Serie TV > The Lover
Segui la storia  |       
Autore: Love_My_Spotless_Mind    27/07/2015    0 recensioni
[The Lover ( https://en.wikipedia.org/wiki/The_Lover_(TV_series) )]
Appartamento 709, JoonJae è alla ricerca di un nuovo coinquilino ma non sa che questa coabitazione potrebbe cambiare la sua vita.
(JoonJae X Takuya)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Takuya trascorse la notte ripiegando le sue cose, sistemandole nella valigia e nell’unico borsone che aveva portato con sé, in tutti i viaggi che aveva fatto. Però, non si era mai sentito distante da se stesso come faceva adesso, mentre desiderava di tramutare ogni cosa, di rendere tutto molto meno complicato. Non sarebbe bastato esprimere un desiderio, per quanto intensamente lo avesse fatto, al mattino seguente non avrebbe trovato il mondo trasformato a suo piacimento, questo lo sapeva, aveva imparato ad accettarlo.
Intendeva andarsene di soppiatto, muovendo piccoli passi in silenzio, allontanarsi dalla vita di JoonJae senza far troppo rumore, come se non fosse mai esistito, come se non fosse mai arrivato a sconvolgerla. Era in piedi di fronte all’ingresso, sicuro che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe rivisto. Quell’appartamento, il 709, nascondeva in sé un segreto impronunciabile, un amore irrealizzabile.
JoonJae era dietro di lui, gli occhi ancora arrossati e gonfi, doveva non aver chiuso occhio per tutta la notte.

-Takuya, dove stai andando? – chiese con la voce che gli tremava, conosceva benissimo la risposta, avrebbe fatto ancora più male sentirla pronunciare.

-Ti sono grato di tutto, JoonJae, veramente di tutto. – riuscì solamente a dire, anche se non bastava. Però solamente in quel modo poteva riuscire a non far rumore, ad allontanarsi in silenzio come se nulla fosse mai avvenuto. Forse JoonJae l’avrebbe dimenticato, continuava a sperarlo.
 

Takuya era lontano, la sua presenza sembrava restare sospesa in quel silenzio asfissiante, JoonJae credeva di stare per soffocare. Perché l’amore era stato così crudele con lui? Perdere la persona che amava era l’unica soluzione, vederlo così distante, osservare la sua schiena mentre percorreva sempre più passi che lo allontanavano da lui. Era incapace di muoversi, restò immobile, anche per giornate intere, osservando il soffitto, sperando che prima o poi la sua coscienza decidesse di dileguarsi. Voleva restare vuoto, senza più nulla dentro, un guscio senza sostanza. Quella si, sarebbe stata la sensazione perfetta, quella che stava ricercando da troppo tempo. Se solo non avesse provato dei sentimenti magari Takuya sarebbe stato ancora lì, però lui non avrebbe saputo osservare i suoi sorrisi allo stesso modo, probabilmente non avrebbe neanche saputo gioire della sua presenza. Però almeno sarebbe rimasto.
Mandava giù bevande alcoliche dal sentore così leggero, che scivolavano facilmente, che bruciavano al centro del petto e poi lo stordivano, un po’ come l’amore. Ed almeno così JoonJae, che non si era mai allontanato dalla sua casa, riusciva ad allontanarsi da se stesso. A complicare la situazione fu un mandato di sfratto: aveva un mese di tempo per andar via e cercare una nuova collocazione, poiché il complesso abitativo stava per essere demolito, per decisione improrogabile del proprietario. E così anche l’ultima traccia della loro coabitazione sarebbe andata perduta, non sarebbe rimasto nulla a testimoniare i bei giorni trascorsi insieme e ben presto JoonJae avrebbe iniziato a pensare di aver vissuto tutto nella propria mente.
L’appartamento si era trasformato in una specie di discarica, dove bottiglie e lattine erano lasciate a terra e la polvere si accumulava fitta sui mobili. La vita del ragazzo era diventata passiva, inutile e lui si lasciava dominare solamente dalla tristezza. I pasti erano diventati sempre più sporadici, composti per lo più da cibi non proprio salutari. Non aveva nemmeno voglia di accendere la televisione per ascoltare altre voci, conversazioni di cui non gli importava un accidenti. Era scivolato in un punto di non ritorno e non aveva la minima idea di come avrebbe fatto a rialzarsi, probabilmente non ci sarebbe riuscito. Si trattava di un punto di svolta, peccato che non fosse un cambiamento positivo ma un passo in più verso una vita che non gli apparteneva.
Iniziò a pensare che una felicità fatta su misura per lui non esistesse, indossandola l’avrebbe sempre trovata o un po’ troppo larga o troppo stretta, avrebbe sempre fatto difetto in qualche punto, di questo ormai ne era certo. Eppure per un po’ era stato così felice, aveva persino creduto che quell’allegria non si sarebbe mai allontanata da lui. Era stata solamente un’illusione, aveva dovuto apprendere che la felicità, proprio come le persone, ad un certo punto si volta dandoti di spalle e se ne va via. Magari aveva anche potuto sussurrare “ti sono grata di tutto, JoonJae, mi piaceva essere la tua di felicità” ma era pur sempre lontana, adesso.

JoonJae era riverso sul letto, gli occhi serrati e la sensazione di stomaco vuoto lo stava attanagliando, ma lui cercava di combattere tutto dormendo. Improvvisamente si sentì sfiorare il viso, come una specie di carezza, calda e rassicurante, proprio sulla guancia. Aprì gli occhi, cercando di capire di che cosa si trattasse e si trovò di fronte il viso di Takuya che lo osservava con aria preoccupata. Doveva essere un’allucinazione davvero grave, eppure quella mattina non aveva ancora fatto nulla che potesse manipolare il suo senso di percezione. Che bello rivedere Takuya, anche se si trattava di un sogno, aveva così tanto voluto vederlo in quei giorni, ed ora che ci riusciva era spaventato, si sentiva confuso. Era troppo doloroso pensare a lui adesso, concentrarsi sui tratti del suo volto e sentire riaffiorare ogni singolo ricordo che lo riguardava, ogni parola detta ed anche quelle tenute segrete.

-Perché mi guardi così? – disse Takuya ancora in piedi, immobile, di fronte a lui.
JoonJae si tirò su, si stropicciò gli occhi, andando poi a sfiorare la guancia del ragazzo per capire fin dove la sua immaginazione poteva spingersi. Ma quella che andò ad accarezzare fu davvero la guancia di Takuya, quella pelle morbida e liscia, leggermente accaldata, non poteva far parte di un sogno né di un’allucinazione.

-Sei tu? – cercò di dire anche se gli mancavano le parole, gli si fermavano in gola, andavano a morire dentro di lui.
Takuya si mise a sedere sul bordo del letto, di fianco a lui e gli sorrise. – Aspettavi qualcun altro? – scherzò con un’espressione che JoonJae trovò rassicurante.
Restarono a guardarsi così per un po’, JoonJae non riusciva a credere che quel ragazzo fosse proprio Takuya e che potesse guardarlo così, che potesse addirittura sfiorarlo e parlargli. Sembrava uno di quei sogni troppo belli, aveva timore di svegliarsi all’improvviso e trovarsi nuovamente solo come troppe volte era accaduto in quelle notti. Ed allora strinse forte la coperta tra le dita, voleva credere di poter restare ben saldo alla propria realtà, quella che più gli piaceva, senza più ritrovare il mondo triste da cui credeva di essersi allontanato dormendo.

-Che cosa è successo a questo appartamento? È davvero un disastro! – si domandò Takuya guardandosi attorno, JoonJae era sempre stato molto ordinato nel periodo in cui avevano vissuto insieme. JoonJae non rispose, non aveva giustificazioni.

-Sembra che tu non abbia nemmeno mangiato, devi essere impazzito. Magari qualcosa di buono potrà farti tornare la ragione. – Takuya scomparve oltre il corridoio, JoonJae tornò a sdraiarsi, si assopì un po’ e mentre dormiva poteva sentire i rumori provenienti dalla cucina, l’odore di qualcosa di delizioso che cuoceva. Poco dopo Takuya gli portò una bella scodella di ramen in brodo, di quelli preparati sul momento, con l’uovo sodo in cima e le verdure fresche tagliate finemente. Non si fece troppe domande ed iniziò a mangiare in silenzio, con Takuya che continuava ad osservarlo restando in silenzio, sorrise appena quando notò quanta fame avesse, forse con un po’ di amarezza.
Quando la cena fu terminata Takuya lavò quello che aveva utilizzato per cucinare, JoonJae ne approfittò per alzarsi e fare una doccia, indossando degli indumenti puliti. Fece persino la barba, per giorni interi non aveva riconosciuto il suo volto ed adesso iniziava a sentirsi decisamente meglio.


Scese la sera ed i due si sdraiarono l’uno di fianco all’altro, sul letto di JoonJae. Gli occhi di Takuya erano così brillanti, ritrovarselo davanti, poter osservare nuovamente il suo viso lo aveva fatto sentire immediatamente più tranquillo.

-Credevo che fossi partito. – ammise JoonJae con un filo di voce.

-Avrei dovuto… ma non potevo farlo così. –
Aveva creduto che tutto fosse già perduto ed invece Takuya era rimasto a Seoul, probabilmente aveva alloggiato a pochi metri lontano da lui e JoonJae non aveva fatto altro che piangersi addosso, senza cercarlo. Adesso se ne vergognava, si sentiva stupido.  

-Takuya… non andartene più. –
Takuya accennò un ennesimo sorriso, così bello, i suoi occhi erano leggermente lucidi ma lui non avrebbe pianto, non avrebbe mai ceduto alle lacrime. Aveva davvero creduto di poter partire così, di potersi allontanare da JoonJae senza dire una parola e di poter tornare in Giappone, riprendendo la vita di sempre come se nulla fosse. Peccato che non fosse stato così, per quanto avesse potuto illudersi aveva compreso di non poter dimenticare le parole di quello che voleva convincersi essere un semplice caro amico. Provava qualcosa per lui, fin dal principio, fin dal primo giorno  in cui si erano incontrati però non aveva mai voluto ammetterlo, aveva sempre voluto credere che non fosse così. E la sua dichiarazione non aveva fatto altro che risvegliare quella consapevolezza, mostrandogli la realtà dei fatti.

-Ho paura JoonJae. – ammise Takuya, stringendo la sua mano, facendo combaciare le loro dita. Le osservò unite e provò uno straordinario senso di pace interiore. – Ho paura di essermi innamorato di te. –
Credeva che non si sarebbe mai sentito pronto a rivelare qualcosa del genere eppure ci era riuscito. Ma gli altri non avrebbero compreso,  le altre persone avrebbero rovinato ogni cosa, avrebbero reso tutto complicato, avrebbero sporcato quel sentimento con le loro parole, con i loro giudizi. E lui non voleva che ciò accadesse, sapeva che persino i suoi genitori non avrebbero compreso. Nessuno oltre loro avrebbe capito la profondità del loro amore. Pensava che solamente stando lontani potesse proteggerlo da ogni minaccia, solamente rinunciando alla sua effettiva realizzazione potesse non distruggerlo. Ma si trattava di un sacrificio enorme, una richiesta crudele.
JoonJae lo guardava, non riusciva a credere che lo avesse detto davvero. Forse faceva ancora tutto parte di uno dei suoi sogni, in quel caso non aveva l’intenzione di svegliarsi.
Adagiò le proprie labbra su quelle di Takuya, chiuse gli occhi, si fece più vicino a lui. Le dita di Takuya accarezzarono la sua nuca, andarono a perdersi tra i capelli scuri, ancora leggermente umidi. Aveva desiderato quelle labbra così intensamente, aveva represso quel desiderio, lo aveva nascosto in un angolo sperando di non vederlo più venir fuori. Ed invece adesso poteva realizzarlo, gli serviva solamente un po’ di coraggio, quello che aveva sempre creduto di non possedere. Aveva male allo stomaco per quando si sentiva nervoso, aveva perso coscienza di sé nel modo più bello in cui possa accadere, ritrovandosi improvvisamente a far parte di un momento che fino ad allora aveva avuto vita solamente nelle sue immaginazioni.  I loro respiri si unirono, i loro corpi ricercarono un contatto sempre più vero, più intimo, più deciso. Takuya fu il primo a spingere la lingua fra le sue labbra, per poter incontrare quella dell’altro, per poter gustare il sapore della persona che aveva scoperto ( o più semplicemente accettato) di amare.
Quella notte ogni barriera si dissolse, la vicinanza fu sempre più netta e loro furono liberi di stringersi, rinchiusi nell’intimità di quell’appartamento che custodiva tutta la loro storia, tutto il percorso che avevano affrontato prima di ritrovarsi finalmente a divenire una cosa sola. JoonJae non aveva mai vissuto un rapporto in un modo così vero, non aveva mai desiderato di far parte di un simile momento non solamente con il proprio corpo ma con tutto se stesso. Ed ora si ritrovava a desiderare di trasmettere a Takuya tutto quello che anche lui voleva provare, non lo faceva più per egoismo, non pensava solamente a soddisfare una piccola voce dentro di sé, era tutto diverso. La pelle di Takuya era fresca, liscia, le sue braccia erano attorno al suo collo e quegli occhi profondi erano ancora puntati contro di lui. Lo guardava in un modo in cui nessun altro aveva mai fatto, e persino quando socchiuse le palpebre, rapito da una sensazione nuova e per lui totalmente sconosciuta, riuscì a trasmettere a JoonJae tutto il suo sentimento.
JoonJae aveva sprecato la sua prima esperienza in una sudicia camera d’albergo di quart’ordine, frettolosamente, in segreto, trattenendo i sussurri e sospiri, pensando a controllarsi, senza mostrare il reale se stesso. Per Takuya doveva essere diverso, era diverso. Ed era proprio grazie a lui che con la sua innocenza, con la sua purezza, aveva donato significato ad ogni gesto, ad ogni traguardo. La trasformazione era completata, JoonJae comprese di essere una persona diversa, gli fu ancora più chiaro quando, ad amplesso finito, non utilizzò le sue ultime forze per rivestirsi ed andar via ma restò lì, ben saldo a Takuya, respirando il profumo dei suoi capelli e della sua pelle, ascoltando la frequenza del suo respiro come se si trattasse di una melodia meravigliosa.

Il sole era sorto ed illuminava con i suoi raggi brillanti la camera da letto, donava luce persino a quel posto lasciato vuoto, all’impronta sul cuscino, lasciata da una persona ormai lontana. Quando JoonJae aprì gli occhi Takuya si era dissolto, come il più bello dei sogni, impalpabile, leggero, forse irreale. Se non avesse conservato sulla pelle la sensazione dei suoi baci avrebbe realmente creduto di aver immaginato tutto e non l’avrebbe trovato nemmeno troppo strano, solamente molto crudele.
Si voltò, sul comodino era stato lasciato un biglietto, scritto in giapponese. JoonJae lo strinse tra le mani, esitante, sentì il cuore in gola, probabilmente quello era l’addio definitivo.

“Addio, sogno di una notte”
Vi era scritto.
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Lover / Vai alla pagina dell'autore: Love_My_Spotless_Mind