Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    27/07/2015    7 recensioni
Può un'amicizia sopravvivere a tutto il dolore che a volte la vita ci riserva? Al senso di colpa che ti attanaglia per aver lasciato il tuo migliore amico solo nel momento del bisogno? O al dolore di vedere la propria vita travolta da menomazioni fisiche che forse mineranno la tua indipendenza per sempre?
E cosa si nasconde nel luogo in cui Ben si è rifugiato per sfuggire a tutto? Possono le persone che incontrerà sul suo cammino aiutarlo a riprendere in mano la tua vita?
Sequel di "Il paradiso può attendere". E' consigliabile anche se non necessario, leggere la storia precedente.
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA CLINICA DEGLI ORRORI di MATY66 e CHIARABJ
 
Capitolo 6
L’ultima ninna nanna
  
“I miei genitori hanno detto che sei supermegafantastico” fece Leon  nuotando accanto a Ben nella piscina della fisioterapia.
“Dubito che i tuoi abbiano usato quel termine”  sorrise Ben.
“Beh… sì hanno detto che sei simpatico, ma tu per me sei supermegafantastico”
Ben sorrise di nuovo.
Neppure Aida gli mostrava una tale adorazione.
“Leon… George ti aspetta dall’altro lato” disse Chiara entrando in acqua anche lei.
“Pronto?” chiese poi a Ben iniziando gli esercizi di mobilizzazione.
Ben la lasciò fare completamente indifferente.
“Senti Ben… posso chiamarti così visto che ormai siamo intimi?” sorrise Chiara.
Da quando era lì era la prima volta che Ben la vedeva sorridere davvero.
Ben annuì pensando che in fondo Chiara era la donna con cui aveva avuto più contatti fisici  da quasi due anni.
“Bene… posso sapere perché sei così poco collaborativo?” chiese la giovane con calma mentre massaggiava la gamba.
“Mi pare di fare tutto quello che dici…” rispose Ben svogliato.
“Sembri un pupazzo. Non t’ impegni Ben” lo rimproverò Chiara.
Ben non rispose, non volendo mentirle.
“L’altro giorno ho fatto una chiacchierata con il tuo amico… mai visto un tipo più protettivo. Siete molto amici giusto?”
“Semir? Sì… lui è fatto così a volte esagera, ma è l’uomo migliore che io conosca”
La voce di Ben si era fatta bassa e triste.
“Gli amici sono importanti,  una delle cose più belle nella vita, ma a  volte sono un po’… ingombranti” fece Chiara continuando il suo lavoro.
“Semir è più di un amico. Lui, sua moglie e le bambine sono l’unica vera famiglia che io abbia mai avuto”
“E forse non meritano un po’ più d’impegno da parte tua? Suppongo che loro vogliano vederti felice” fece Chiara.
Ben pensò che la giovane stava decisamente tentando di cambiare approccio.
“Loro forse meritano di meglio di un paralitico che gli gira per casa a cui pensare” rispose con una punta di acidità nella voce.
Chiara rimase un attimo scioccata, ma non ebbe il tempo di replicare.
Un gran chiasso si stava alzando dall’altra parte della piscina.
“Leon… cosa hai?” sentì urlare.
Chiara mollò tutto e si diresse a grandi bracciate verso l’altro lato.
I suoi colleghi avevano tirato fuori dall’acqua Leon che stava vomitando platealmente sul bordo della piscina.
“Vai a chiamare il dottor Stein” urlò Chiara ad una collega, mentre usciva rapida dalla piscina.
“No…sto bene” fece il bambino.
“Cosa ha?” urlò Ben  che si era avvicinato anche lui, impossibilitato ad uscire da solo.
“Nulla non ti preoccupare. Ora gli altri ti aiutano ad uscire” rispose Chiara mentre seguiva il collega che stava portando in braccio Leon verso l’infermeria.
Ben non poté fare altro che assistere alla scena del tutto impotente.
 
“Mi sento meglio davvero” borbottò il piccolo Leon mentre  il  primario della clinica il dottor Frank Stein,  finiva di  visitarlo.
Chiara assisteva alla scena in disparte, ma era molto preoccupata.
Il bambino appariva pallido e stava sudando abbondantemente, nonostante non facesse per nulla caldo.
“Sembra solo un’ intossicazione o un’ influenza virale, nulla di grave” concluse il medico alzandosi.
“Dottore a me non sembra un’intossicazione. Non ha la diarrea e  non presenta gli altri sintomi… solo una debolezza muscolare spiccata” protestò Chiara.
Leon non riusciva ad alzarsi dal letto da qualche ora.
“Beck… chi è il medico qui? Lei faccia il suo lavoro da fisioterapista e lasci a noi quello di medico” rispose Stein inviperito.
“Dovremmo almeno avvisare i genitori…”
“Non mi pare il caso di spaventarli solo per un’indigestione”
“Ma…”
“Dottoressa Beck le ripeto. Si limiti a fare il suo lavoro”
Chiara non ebbe il tempo di rispondere che il medico aveva già lasciato la stanza.
“Ehi… come ti senti?” chiese la giovane rivolgendo la sua attenzione al piccino steso sul letto.
“Così…” fece il bambino, sincero.
“Vuoi che chiamo la tua mamma?” chiese Chiara.
“Ma il dottor Stein  ha detto…”
“Me ne frego di quello che dice il dottor Stein” pensò Chiara.
“Se la vuoi chiamare non ci sono problemi, nessuno s’arrabbierà”
Leon ci pensò un po’ su combattuto. Ma era sempre stato un bambino forte.
“No lascia stare… la mia sorellina è appena nata, non li fa dormire… magari la chiamiamo domani. Tanto mi sento meglio” fece sorridendo.
Chiara era indecisa, ma si fidò del piccolo.
 
“Semir abbiamo novità sull’autista del tir” annunciò Susanne.
“Dimmi” rispose il piccolo turco, sempre distratto.
“Semir, tutto bene?” chiese la segretaria accomodandosi nell’ufficio.
“Sì certo…”
“Sembri distratto” fece la bionda segretaria guardandolo fisso.
“No… allora dimmi”
Susanne continuò a guardarlo incerta, ma azionò comunque il telecomando per proiettare le slides sullo schermo.
“Si chiamava Ettore Lazzari. Era italiano, ma viveva in Germania da molti anni ed è stato più volte arrestato. Aveva contatti con la  mafia siciliana, ma i colleghi dicono che non era in organico alle cosche mafiose”
Sullo schermo era comparsa la foto di un cinquantenne dall’aria truce.
“Non abbiamo modo di sapere dove stava trasportando quei farmaci?”
“Purtroppo è difficile, il camion è andato quasi completamente distrutto”
“Sappiamo qualcosa della famiglia?”
“No… solo che aveva moglie e due figli. In realtà erano tre, ma una bambina è morta qualche anno fa” la voce di Susanne divenne triste.
“Dammi l’indirizzo, vediamo se domani riesco a capire qualcosa dalla moglie” disse alla fine Semir prendendo la giacca.
 
Era quasi sera ormai e la debolezza di Leon non accennava a migliorare.
Tutti i pazienti del reparto erano passati  a vedere la loro piccola mascotte e Chiara era sempre più angosciata.
Aveva cercato più volte di contattare il dottor Stein, senza risultato e ora se ne stava seduta accanto al letto di Leon, aspettando  che migliorasse, anche se il suo turno era finito da un pezzo.
Il medico di turno, il dottor Morge, non sembrava preoccupato e le sorrise quando entrò nella stanza con una  siringa.
Chiara rimase interdetta.
“Dottore non crede che il bambino sia troppo debole per seguire la terapia?” chiese.
“Ma no  Chiara, ti stai preoccupando troppo. Gira un brutto virus influenzale,  non c’è nulla di cui spaventarsi” disse mentre faceva l’iniezione.
Come al solito Leon non aveva battuto ciglio, era un ragazzino davvero coraggioso, ma sembrava pallido ed indifeso.
Il medico uscì dopo aver dato una carezza a Leon.
“Posso entrare?” chiese Ben fermandosi sulla soglia.
“Ben!” il viso di Leon s’illuminò all’istante.
“Ciao piccolo, come ti senti?” chiese il giovane poliziotto avvicinando la sedia al letto.
“Bene… mi racconti una storia di polizia? Ma la voglio paurosa”
“Certo” rispose Ben guardando preoccupato verso Chiara.
“Bene,  mentre Ben ti racconta la storia, io  ho una cosa da fare. Però prima devo dire qualcosa a  Ben ”
I due uscirono.
“Tienigli compagnia, io vado a chiamare i genitori” gli disse sussurrando.
“Non l’avete ancora fatto? Ma sta così male?” Ben  era sempre più preoccupato.
“No anzi i medici dicono che è solo un virus influenzale, ma ha solo nove anni.  La mamma deve stare con lui”
Ben pensò con nostalgia ai pochi anni  in cui aveva avuto da piccolo il conforto di sua madre quando era malato.
Era morta quando lui aveva solo otto anni.
Il giovane poliziotto tornò nella stanza di Leon.
“Allora una storia paurosa? Vediamo… sai che una volta mi hanno… sepolto vivo?”
 
Chiara riattaccò il cellulare più sollevata.
La madre di Leon stava arrivando.
Risalendo verso la stanza incrociò nel corridoio Alex.
Se ne stava impietrito, poggiato al muro.
“Perché hai permesso che gli facessero l’iniezione anche stasera?” chiese a bruciapelo.
“Cosa vuol dire anche stasera?”
“Che  ne hanno già fatta una stamattina” fece Alex guardandola negli occhi.
“Smettila Alex, non puoi credere che la terapia lo faccia stare male”
Chiara  cercò di cancellare il pensiero dalla mente.
“Non è così Alex!” disse scandendo le parole.
 
“Ehi piccolo, non dovresti dormire un po’ ora?”
“Ma non ho sonno, mi fanno male le gambe…” piagnucolò il piccino.
“E se ti canto qualcosa?”
Leon sorrise.
“Sì dai…  la mamma mi cantava sempre la ninna nanna”
Ben iniziò ad intonare piano ‘La le lu’.
Come la cantava a Lily e come prima l’aveva cantata ad Aida.
 
La le lu solamente l'omino nella luna osserva quando i piccolini dormono dormi anche tu la le lu. Davanti al lettino ci sono due scarpicine sono stanche come te…
 
Non ci volle molto prima che Leon chiudesse gli occhi per la stanchezza.
Ben uscì spingendo la sedia in modo da non far rumore.
Sull’uscio incrociò Chiara.
“I genitori stanno arrivando, vai a dormire non ti preoccupare” gli disse riprendendo il suo posto vicino al letto.
“Ben… grazie di tutto” disse la giovane mentre Ben  s’avviava nel corridoio.
 
Ben e Alex rimasero in perfetto silenzio mentre si stendevano sui loro letti per dormire.
Non avevano bisogno di parole per esprimere la loro angoscia.
 
La luce del mattino penetrava appena dalle persiane quando Ben aprì gli occhi all’improvviso.
Aveva una brutta sensazione e sentiva come se qualcuno lo  stesse  guardando.
E infatti sulla porta c’era Chiara.
La giovane era completamente sconvolta, il viso gonfio dalle lacrime, i capelli scompigliati ed i vestiti in disordine.
Nel corridoio si sentiva un gran via vai di gente.
“Cosa è successo?” chiese Alex che si era messo a sedere sul suo letto completamente sveglio.
“Ragazzi, non volevo che lo sapeste da altri…”
La voce di Chiara era solo un sussurro.
Ben sapeva già quello che era successo prima che le parole uscissero dalla bocca della donna.
“Leon… stanotte ha avuto una crisi respiratoria… è morto” disse Chiara scoppiando in lacrime.
 
Angolino musicale: Noi autrici ci sentiamo un po’, anzi decisamente in colpa…povero Leon. E questa volta la ‘colonna sonora’ sarà molto …particolare.
‘la le lu nur der mann im mond schaut zu’(la le lu solamente l’omino sulla Luna osserva)
 
 
Per ascoltarla : https://www.youtube.com/watch?v=gPxdDzmIlCk
La le lu 
solamente l'omino nella luna osserva 
quando i piccolini dormono 
dormi anche tu 
- la le lu 

Davanti al lettino 
ci sono due scarpicine 
sono stanche come te 
e ora si riposano 

Ecco che arriva il mago "Sabbiolino"
silenziosamente entra in casa 
cerca per te il più bello tra i suoi "sogni" 
- la le lu 

Solamente l'omino della luna osserva 
quando i piccolini dormono 
ora dormi anche tu 

Quando tutte le stelle del cielo si sono svegliate 
ti canto volentieri una ninna nanna 
- la le lu 
solo l'omino sulla luna osserva 
quando i piccolini dormono 
ora dormi anche tu. 
  
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