Capitolo 41: Il più terribile tra i nemici
Nei pressi delle mura infuriava la
battaglia. Gli Heartless avevano iniziato rapidamente ad arrampicarsi su
per quell’immenso ostacolo che impediva loro di raggiungere la città. Una
volta giunti dall’altra parte, però, avevano trovato qualcosa di peggio
delle sole mura. Coloro che erano accorsi per fermarli non avevano perso
tempo.
Axander diede il via alle danze sin da subito, con potenti
attacchi di fuoco che neutralizzavano battaglioni interi. Le frecce
nemiche non potevano nulla contro le sue barriere infuocate e molti nemici
scomparivano annientati dalle lingue fiammeggianti che li
investivano.
Il Re e Riku iniziarono ad ingaggiare battaglia con un
gruppo di Invisibili, distruggendone una ventina ciascuno e costringendone
alla fuga altrettanti; essendo avversari piuttosto duri da affrontare, le
energie cominciarono a venir meno dopo poche battute.
Marcus e Basch,
saliti sulle mura, cercavano, invece, di bloccare in anticipo gli
Heartless e, anche se se ne lasciavano scappare molti, stavano svolgendo
un ottimo lavoro.
Anche Barret era salito sulle mura, iniziando a
sparare su alcuni Behemoth assai lenti ad avanzare, i quali avevano preso
di mira il cancello principale.
Ad alcuni Defenders e Wizards che
riuscivano ad oltrepassare per puro miracolo la prima via, spettava la
disfatta: Leon, Red e Yuffie si erano aggiunti per ultimi, senza sfigurare
comunque per le loro doti di guerrieri.
- Leon! Leon! - tuonò Barret. -
Sono troppi questi bestioni, non riesco a finirli in fretta! Sfonderanno
il cancello! -
Leon calò il suo gunblade su un Heartless, eliminandolo,
per poi voltarsi, in direzione dei compagni.
- Stanno per entrare!
Teniamoci pronti! - la sua voce sovrastò il cozzare di molte
lame.
Aveva appena finito di pronunciare quelle parole che Barret cadde
dalle mura, alzando un gran polverone. Nonostante la caduta e il tonfo
micidiale, non si era fatto quasi nulla.
- Coff... Coff... Un tale,
vestito di nero... Sta venendo qui... Coff! - avvertì tutti,
tossendo.
- Vestito di nero? - gli piombò accanto Axander. - Lo hai
visto meglio? -
- Certo che l’ho visto meglio! Era alto, capelli
argentei ed un’aria estremamente tranquilla! -
Axander imprecò. La
descrizione era lacunosa, ma aveva già intuito l'identità
dell'avversario.
- E’ Albaran. Non ci voleva, proprio lui! -
Axander
corse verso il Re, per avvisarlo. Dopo aver ascoltato brevemente le parole
del Guardiano, Topolino annuì.
- E dov’è Riku? - chiese Axander.
Il
Re, colto alla sprovvista da quella domanda, si guardò le spalle.
- Non
lo so, era qui fino ad un attimo fa. Credo si sia avviato verso l’interno
di Linahar -
In quel preciso momento, le porta del cancello principale
si trovarono sottoposte ad una tale pressione che furono sbalzate fuori
dai cardini, finendo dritte qualche metro più avanti, distruggendo
un'intera schiera di abitazioni. Dallo spesso nuvolone di polvere che si
era alzato, uscì una figura che avanza con incedere composto, molto
lentamente. Le sue braccia ondeggiavano lungo i fianchi regolarmente, ad
ogni passo, e lo sguardo era fisso sui presenti.
La nuvola si diradò
ben presto e Albaran, con un sorrisetto che gli conferiva un’aria più
pericolosa di quella che lo accompagnava da sempre, schioccò le dita.
Attorno al gruppetto formato da Barret, Leon, Yuffie e Red, si alzò un
fortissimo vento che ruotava in senso antiorario. La sabbia sollevata
dalla forte velocità dell'aria creò una sorta di gabbia attorno ai
malcapitati. Si trovarono rinchiusi nel grigiore e nel caos tipici di un
tornado.
Marcus e Basch, appena lo videro, furono subito addosso ad
Albaran che, con straordinaria abilità, schivò i loro colpi per afferrare
le loro spade e scagliare i due guerrieri in direzioni opposte.
- Se
avessi saputo che c’era gente così a difesa di questo mucchio di case, non
avrei di certo perso tempo a radunare tutti questi Heartless -
Fece un
passo in avanti ed un globo infuocato esplose a qualche centimetro dal suo
piede. Albaran alzò lo sguardo e vide che il fratello lo stava per
assalire, sguainando le sue alabarde.
Sorrise, quindi, e mise le mani
dietro la schiena, quasi a voler prendersi gioco dell’avversario.
-
Toh, chi si rivede - lo canzonò.
La lama di una delle alabarde si
conficcò nel terreno, provocando un’onda d’urto che fece terra bruciata
nel raggio di parecchi metri.
- Ah, addirittura ridursi ad attaccare
quando sono impegnato a fare altro - disse Albaran, sospeso per aria. -
Non è molto corretto -
Axander lo fissò, ben poco benevolo nei
confronti del parente.
- Parli proprio tu di correttezza? -
Il
sorriso svanì dalle labbra di Albaran.
- Osi accusarmi di essere un
vile come te? - replicò. - Sono sempre stato di parola e la correttezza è
tutto, per il sottoscritto -
Il Generale dei Venti tese la diritta
verso l’esterno e una raffica di vento avvolse il suo braccio. In pochi
secondi dopo, un keyblade fece la sua apparizione, ben saldo nella mano
del suo evocatore.
L'arma aveva una forma allungata, dotata di una
portata eccezionale. Completamente bianca, l’impugnatura era decorata da
numerose foglie impallidite e da figure rassomiglianti a delle nuvole. La
lama assottigliata presentava tre denti affilati, a forma di uncini.
-
Un keyblade... - ringhiò Axander.
Albaran rise di gusto.
- Già... E
tu sei l’unico idiota che ne è sprovvisto. Ma sarò sincero con te: sono
keyblade solo nella forma. Dei cloni, per dirla in altre parole.
Sprovvisti di keyholder... No, noi non siamo i prescelti, ma dovevamo
esserlo - precisò Albaran. - Solo Ilfrien è stato premiato, per i suoi
sforzi. Lui possiede il keyblade sovrano, la più potente tra tutte le
chiavi -
Dopo il breve discorso, una voce si intromise.
- Coraggio,
Al! Disintegra il traditore! - urlò Grelwan, apparso improvvisamente sul
bordo delle mura.
- Non aspettavo certo che tu venissi a dirmelo -
sentenziò Albaran, scocciato.
Roteò immediatamente la Chiave nella sua
mano e si gettò all’attacco, prima ancora che Axander potesse accorgersi
di ciò che stava per accadere.
Il Generale si bloccò a pochi centimetri
dal fratello, posizionandosi di profilo rispetto a lui. Il braccio destro
era già caricato, per poter sferrare un poderoso tondo, da sinistra verso
destra.
- Ho atteso a lungo questo istante - disse. - Ere ed ere,
millenni ed ancora millenni. Hai battuto tutti noi, quella volta. Persino
Ilfrien. Ma con me, tu avesti la meglio solo per un caso fortuito.
Quest’oggi non si ripeterà -
Tutt'a un tratto, entrambi furono colpiti
da una forte fitta al petto. Axander abbassò la guardia, andando a tastare
con una mano in direzione del cuore.
- Lo senti anche tu quel dolore -
sibilò Albaran. - Lo hai già sentito la volta in cui ti liberasti di
Nathan, ma non era così forte. Anche io lo avvertii, ma mi è bastato una
volta per farci l’abitudine. Ogni qualvolta uno dei nostri fratelli viene
sconfitto, il segnale si fa sempre più chiaro -
Alle loro spalle, sulla
sommità delle della cinta muraria, Grelwan storse la bocca, cercando di
non far notare che anche lui accusava la medesima fitta. Un lampo
solitario squarciò il cielo, segno che anche Ilfrien era venuto
fuomineamente a conoscenza della disfatta di uno di loro.
- E io so già
che cosa è accaduto. Il tuo caro Sora ha dato il ben servito al nuovo
arrivato. Perfetto - sogghignò Albaran. - Addio -
Come se il tempo si
fosse fermato, terminate quelle parole, il keyblade saettò verso Axander.
Costui fu sbalzato all’indietro, scaraventato contro la parete di un
edificio e venendo travolto dalle macerie. Albaran fece roteare nuovamente
la sua arma per aria.
- E’ giunto il momento di andare a fare visita al
Custode del keyblade - disse.
Si avviò, quindi, indisturbato, verso una
delle vie di Linahar.
Giunto all’entrata della strada, il Generale
vide Sora e Riku, l’uno accanto all’altro. Il primo era in ginocchio, a
terra, mentre l’altro cercava di destarlo.
Albaran si avvicinò,
prendendo per una spalla Riku e spostandolo con ben poca gentilezza.
-
Lascia stare, ci penso io -
Riku si oppose, impugnando il keyblade. Non
ebbe il tempo di realizzare chi era veramente arrivato da lui.
- Che
cosa? - tuonò. - Vattene da qui! -
Alabaran lo fulminò con lo
sguado.
- Levati dai piedi, petulante ragazzino! -
Riku levò il
keyblade per aria, gettandosi sul nemico alla cieca. Albaran si scansò di
lato, colpì il keyblade avversario con il proprio, disarmando il ragazzo.
Si sbarazzò di lui come aveva fatto con Axander, ovvero con un tondo
talmente veloce che pareva aver fermato il tempo. Riku cadde rovinosamente
per terra.
- Vedo che, alla fine, hai ucciso la tua cara amica. Da te
non me lo sarei mai aspettato. Immagino cosa provi: il tuo cuore non può
resistere ad una tale... Sciagura. La rabbia e l'odio avanzeranno
imperterriti. E di me, invece? - chiese il Generale, voltandosi verso
Sora. - Ti ricordi di me? -
Sora non rispose. Si limitò ad osservare il
nemico con uno sguardo vacuo e sperduto nel vuoto, con occhi spenti.
-
Io... Io... - balbettò, con un filo di voce.
Albaran lo prese per il
collo, sollevandolo da terra.
- Oramai non sei nient’altro che un
bamboccio. Sono contento - affermò. - Kairi aveva chiesto di lasciarle
un’altra opportunità per eliminarti e non ha fallito. Ora, distrutto dal
dolore, il tuo cuore sta lentamente collassando -
Fece una breve pausa,
scrutando Riku, steso a terra.
- Ma dato che, com'è risaputo, io sono
una persona corretta, ti spiegherò tutto. Hai diritto di sapere, in fin
dei conti. Vedi - iniziò. - La tua amica e quell’altra ragazza ci sono
servite per riaprire Kingdom Hearts. Sigillato, non serve proprio a nulla,
se non a fare da sfondo ad un bel cielo stellato durante una qualsiasi
notte estiva particolarmente noiosa. Ma due cuori puri, più il solito
contributo di altri cuori, sono la mossa vincente. Se l’altra ragazza ci
ha dato solo parte del potere del suo cuore, per aprire Kingdom Hearts,
prima che Einar venisse a rapirla, con Kairi è stato diverso: con lei
abbiamo completato l’opera, rimanendo a nostra volta meravigliati. In lei
c’era molto più potere di quanto ci aspettassimo -
Sora, incosciente,
penzolava dalla mano di Albaran, ascoltando controvoglia. Le parole
sembravano con scalfirlo minimamente. In realtà, esse risuonavano nella
sua testa come tante esplosioni che gli laceravano l'anima.
- Finito il
suo compito, di Kairi non rimaneva quasi nulla, se non un guscio vuoto. Il
suo cuore non esisteva praticamente più. Tuttavia, era un peccato
sprecarla così e trasformarla in un volgare Nessuno. Quindi, sperando che
accadesse ciò che è accaduto, cioè che ti sconfiggesse su tutti i fronti,
Ilfrien ha usato i suoi immensi poteri per renderla identica a noi,
donandole un nuovo cuore. Una nostra sorella - sorrise Albaran. - Oramai,
pressoché come noi, legata anche lei a Kingdom Hearts, era costretta ad
evitare che tu portassi a termine la tua missione. Poverina, costretta ad
eliminare il suo miglior amico per poter sopravvivere -
- Non
ascoltarlo, Sora! -
Albaran si voltò di scatto, irritato da quella voce
molesta che lo aveva interrotto. Sora tentò di fare altrettanto e vi
riuscì con enorme fatica.
- Tu! -
Axander se ne stava in piedi
all'imbocco del viale, solitario. Sullo sfondo, delle fiamme che
avvolgevano le mura di Linahar.
- Sicuramente le hanno manipolato la
mente, come un burattino - disse Axander. - Io li conosco bene e so cosa
sono capaci di fare -
Una lama infuocata gli roteò alla sua sinistra,
affiancandolo e restando sospesa a mezz'aria, come in attesa di un ordine.
Axander sorrise.
- Sono loro che non conoscono bene me -
Ad un suo
segnale del braccio, la lama saettò in avanti. Albaran si trovò costretto
a lasciare la presa su Sora, deviando con uno schiaffo la lama. A quel
punto, Axander colpì.
Giunto immediatamente davanti al fratello con
quel diversivo, si abbassò, sferrandogli un montante con entrambe le
alabarde. Il Generale Si sentì trascinare verso l'alto, andando ad urtare
contro uno dei ponti che solcavano i viali e che collegavano i tetti delle
case.
- Dannazione, anche io avevo questo dubbio, ma non è il momento
di arrendersi! - urlò Axander, avvicinandosi a Sora e facendolo rialzare
in piedi. - Mio fratello dice il vero, purtroppo. L’ombra in loro potere è
troppo grande affinché qualunque persona possa resistere -
Sora non
parlò e barcollò per un attimo, appoggiandosi al muro. Scosse la
testa.
- Che importanza ha ora... Lasciami in pace... -
- Ah, è
così? - fece Axander, mentre Sora si allontanava, in direzione delle mura.
- E’ questo che hai imparato fino ad ora? Arrenderti quando abbiamo
bisogno del tuo aiuto? -
- Troppe volte ha rinviato la resa! - urlò
Albaran, apparendo all’improvviso.
Si lanciò su Axander con il suo
keyblade, ma questi fu rapido a parare. Entrambi si ritrovarono
avvinghiati in una morsa letale.
- Ha ragione lui - disse Albaran, con
voce più pacata. - Lascialo stare... -
Iniziarono a incrociare le lame,
combattendo furiosamente. Passati pochi minuti, Axander fu colto da
un’illuminazione, ma non diede a vedere che era riuscito a trovare una
soluzione.
- Una nostra sorella, vero? - chiese astutamente al
fratello.
- Vedo che anche tu, alla fine, ci sei arrivato -
Albaran
sferrò un fendente e Axander lo schivò. Ciononostante, il Generale dei
Venti fu veloce ad allungare la mano libera, scagliando una raffica di
vento contro il fratello che perse l'equilibrio e fu gettato al
suolo.
Axander si rialzò rapidamente, iniziando ad urlare.
- Sora,
se Kairi è diventata come loro... Come me... Questo vuol dire che non è
morta! So come aiutarti! -
Ben presto, il volto di Albaran fu sconvolto
da una smorfia di rabbia. Si lanciò contro Axander, puntandogli il
keyblade alla gola.
- Taci, vigliacco! -
Sollevò il keyblade,
preparandosi ad affondarne la punta nel collo dell’avversario. Qualcosa,
però, fendette l’aria e, rapidamente, si scagliò sulla mano di Albaran,
disarmandolo. Questi guardò poco più avanti, sconcertato.
- Chi osa...!
- tuonò.
Sora riprese l’Ultima Weapon al volo, la quale ritornò stretta
tra le sue mani. Con straordinaria destrezza, il Custode si avventò su
Albaran, menando un tondo dalla potenza strepitosa e mandando il nemico al
tappeto, lacerato da un fascio dorato emesso dal keyblade.
Axander
ritornò in piedi, spolverandosi le ginocchia.
- Ottimo lavoro - si
congratulò con Sora.
Poté notare come negli occhi dell’Eroe del
keyblade brillava una strana luce. Axander ce l'aveva fatta: le sue parole
erano risuonate come un eco di speranza e avevano raggiunto Sora in
tempo
- Indietro - disse il ragazzo. - Lasciaci soli -
Axander
annuì, senza ribattere.
- Fa attenzione, ok?
-