Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: Becky2000GD    28/07/2015    2 recensioni
Huntington Beach, California. La città sembra il posto giusto per riprendersi dopo l'ennesima atrocità subita. Destiny, però, non ne è convinta. È persa nei suoi problemi, nei suoi pensieri... non è più in grado di dimenticare. La vita le ha giocato troppi brutti scherzi, ma quello che sta per succederle non è che la punta dell'iceberg. Potrà infatti ricostruire il puzzle e soprattutto raccogliere i cocci di se stessa e solo grazie all'aiuto di persone di cui, prima, non si sarebbe mai fidata.
Dal testo:
Sono troppo spaventata. Non ho ancora avuto nemmeno modo di spostare gli occhi sul viso dell'individuo davanti a me.
"Allora, ti vuoi sbrigare?! Muoviti!" grida ancora, spingendo la pistola più vicino al mio viso.
È in quel momento che, nonostante il terrore puro e una tempesta di pensieri in testa, riesco finalmente a guardarlo: passo gli occhi dalla mano che mi tiene un'arma puntata contro, in sù, lungo tutto il suo braccio e via via fino al viso. Così, mi ritrovo dinnanzi due grandi occhi color nocciola, coperti da un leggero strato di trucco.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era solo il destino











 

“Non serve parlare... e forse non serve nemmeno capire. 
La vita ha la stessa logica di un sogno, a volte di un incubo.” 

Dylan Dog, albo n. 100  




 




Welcome to Hell

 

“Synyster”, come lo chiamano, è poi tornato da me. Dopo aver aperto lo sportello, mi ha prima chiesto cortesemente di scendere.  
È stato incredibile, non era mai stato così carino prima... calmo, tranquillo. 
Però è stata anche una scena assai ridicola: è come chieder a un condannato a morte di prepararsi l'iniezione letale, chi sarebbe così stupido?  
Così, ancora del tutto presa dal nervosismo e in preda ad un pianto isterico, ho preso a scalciare e dimenarmi anche di più. Synyster, dopo essersi chinato su di me, ha tentato di afferrarmi per i fianchi e tirarmi su, ma senza successo.  
L'ho colpito con un calcio proprio in mezzo allo stomaco. Appena mi sono resa conto di cosa avevo fatto, ho capito che l'avrei pagata cara.  
Bella cogliona sono stata, colpire così forte un pazzo assassino e forse anche stupratore e Dio solo sa che altro... e oltretutto qui a supportarlo c'erano anche i suoi amici.  
Lui, in seguito al colpo, è rimasto come di pietra.  
Non ha nemmeno portato le mani sullo stomaco, si è solo fermato sgranando gli occhi ed ha deglutito.  
Un piccolo gemito strozzato è fuoriuscito per un attimo dalle sue labbra rosee e sottili. Sono rimasta a fissarlo ma, se solo non avessi avuto le mani ammanettate dietro la schiena, mi sarei coperta il viso.  
Ero immensamente spaventata.  
Entrambi abbiamo smesso di respirare per un attimo: lui per il dolore, probabilmente, io per il terrore puro.  
Dopo pochi istanti, la rabbia è diventata visibile, si leggeva sul suo viso. La mascella contratta in una smorfia di vera e propria ira, la fronte corrugata.  
«Questo... non avresti dovuto farlo» ha ringhiato a denti stretti. Avrei quasi voluto implorarlo di perdonarmi, ma non ne ho avuto tempo.  
Mi ha afferrato per i capelli e mi ha trascinato con forza fuori dalla vettura. Ho gridato fortissimo per il dolore, mentre le mie gambe nude e le mie braccia strisciavano sulla stradina piena di breccia che conduceva alla veranda della casa.  
Il mio vestito verde acqua si è sporcato di terra e sangue, in quegli istanti.  
I suoi amici, sadici bastardi, per tutto il tempo non hanno fatto altro che tifare a gran voce per lui. Un ragazzo con i capelli mori e un lungo ciuffo che gli ricadeva sugli occhi azzurri ha persino gridato qualcosa tipo: «Falle vedere come funziona qui da noi, a quella piccola sgualdrina!».  
Synyster mi ha trascinato persino sui tre scalini che conducevano alla porta della casa.  
Non penso di aver mai urlato tanto. Lui mi ha sbattuto forte da una parte e dall'altra, per suo puro divertimento. Voleva solo farmela pagare per quel calcio.  
Dopo ciò, sempre trascinandomi, mi ha portata in salotto e, alzandomi per i capelli, mi ha gettata sul divano.  
 
Ed eccomi qui. Sono passati circa quindici minuti e sto piangendo ancora come una bambina. Mi fa male tutto.  
Oh, lui era così adirato... ho lividi ovunque e la pelle graffiata, rovinata sulle braccia e sulle gambe e, in alcuni punti, è ormai inesistente tanto che si vede la carne viva. Brucia così tanto... questo uomo è un animale.  
Per calmarsi è andato in cucina e si è seduto, prendendo un'altra birra.  
«Però... era da tanto che qualcuno non riusciva a farlo arrabbiare così», sghignazza il più basso del gruppo, un ragazzo con un'altissima cresta in puro stile punk.  
Mi rendo conto che lui non sarebbe poi così male come ragazzo, come del resto tutti gli altri. Ma ora come ora sono troppo infuriata e nervosa per pensarci.  
Sto ancora cercando di ricordare che dicevano al telegiornale riguardo questo Synyster e quegli altri suoi amichetti, tuttavia proprio non rammento. Ho solo davanti agli occhi qualche foto sfuocata del servizio che avevo visto su di loro... ma nulla di più. 
Un tizio alto e con un piercing sotto il labbro inferiore, mi si avvicina guardandomi con i suoi occhi azzurro cielo da dietro una ciocca di capelli piuttosto lunga rispetto alle altre. Già, ha proprio uno strano taglio di capelli. Ma ciò che mi preoccupa ora è la sua espressione indecifrabile.  
Lo fisso negli occhi, mentre vedo il suo sguardo passar lungo tutto il mio corpo.  
Schiude appena le labbra e passa lascivamente la lingua su esse, per poi sorridere appena inarcando un sopracciglio.
«Non avresti dovuto ridurla così, Syn» dice con la sua voce calda e tranquilla, voltandosi verso il suo amico.  
Poi, riporta l'attenzione su di me. Si avvicina e tenta di sfiorarmi una coscia, proprio su una ferita. Scalcio improvvisamente, un riflesso incondizionato. Dovrei smettere di agire così o sarà peggio per me. 
Lui si allontana in fretta, senza una parola.  
«È una cagna, non vedi come fa?! Ha cercato di colpirti come ha fatto con me. Come puoi dirmi che non avrei dovuto farle male? Anzi. Sembra non abbia ancora imparato la lezione...» borbotta Synyster ancora infuriato. 
Si alza con uno slancio dal tavolo e si avvia verso di me con fare minaccioso.  
Il ragazzo che prima si era avvicinato al mio rapitore dandogli una pacca sulla spalla, ora se la ride mostrando due grandi fossette. Anche gli altri ridono, mentre io sto tremando e piangendo. Godono della mia paura.  
«Dai, amico, sii buono... è solo spaventata» il ragazzo che ha appena provato a sfiorarmi scrolla le spalle. Dopodiché, si concede un sorso di birra sorridendo.  
«Eh no, Jimmy. Questa mi ha stancato!» risponde lui gridando. Mi afferra per i fianchi per poi prendermi in spalla. Così, mi allontana dal lurido e vecchio divano di stoffa verde scuro.
«No, no!» urlo io disperata.
«Sta' zitta!». La voce di Synyster supera le mie grida, mentre tutto ciò che riempie davvero il silenzio della casa sono le risate dei suoi amici maniaci.  
 
Mi porta lungo una rampa di scale, per poi percorrere un corridoio. Si ferma davanti ad una porta malconcia, come tutto il resto qua dentro.  
Da fuori, la casa sembrava meglio nonostante l'evidente età. Apre la porta con un calcio. I cardini cigolano in maniera sinistra e orribile. 
Io ho già paura di quello che mi attende là dietro il rettangolo di legno. Be, ho paura di tutto qui.  
Vorrei solo non essermene mai andata da Oakland, odio Huntington Beach, la odio eccome.  
Voglio tornar a casa mia, da mia nonna, lontano da tutto questo inferno.  
Perché devo esser sempre costretta a far io i conti con la feccia della società? Non è normale, chi può subire situazioni come questa due volte nella vita? È statisticamente una cosa quasi impossibile!  
Questa è sfortuna. Sfortuna pura e semplice ed io sono troppo intelligente per non rendermene conto. 
Vorrei solo chiuder gli occhi, ma non ci riesco perché il mio istinto dice di restare vigile.  
In pochi secondi, Synyster entra nella stanza e mi butta su un logoro letto.  
Le lenzuola non sanno di certo di bucato, sono troppo sporche e consumate... mi viene istintivamente da tossire, annusando l'aria qui dentro.  
Tutto sa di polvere e di chiuso, c'è puzza di muffa.  
Mi viene il voltastomaco.  
Tuttavia, nulla è orribile come quello che sto vedendo ora: ci sono catene ovunque... il muro è coperto di schizzi di sangue e anche il parquet.  
Capisco così che probabilmente anche le macchie sbiadite sulla coperta e sulla federa del cuscino, sono di sangue.  
Con gli occhi sbarrati e senza un filo di voce, mi guardo meglio attorno e... ci sono... delle unghie! Unghie conficcate nel muro!  
Improvvisamente riprendo a gridare, inorridita.  
I ragazzi, che nel frattempo ci avevano seguito e si erano affacciati alla porta, non riescono a far a meno di divertirsi.
«Non ti piace questo posto, dolcezza?» mi chiede, sfregandosi le mani, un ragazzo che a quanto ho sentito dovrebbe chiamarsi Zacky o qualcosa del genere.  
Devo imparar i loro nomi a memoria, se voglio poi denunciarli alla polizia!  Certo... sempre se ne uscirò viva.  
«Per favore... per... favore» li imploro singhiozzando.  
Ho gli occhi gonfi e sento un nodo in gola, mi fa male a respirare.  
Sono stanca di piangere e gridare. Sono stanca di tutto oggi.
«Per favore? Per favore cosa? Avresti dovuto pensarci prima di graffiarmi sul viso e anche prima di darmi un calcio, razza di mocciosa!» mi ringhia contro il mio rapitore, che nel frattempo si era fermato a guardar la scena senza una sola parola.  
Con un gesto veloce, lui mi fa voltare. Finisco con il viso contro la disgustosa e sporca federa del cuscino.  
L'odore penetrante che mi entra nelle narici mi fa quasi sentire male.  
Dopodiché, lo sento salire sul letto.  
Si mette su di me, in ginocchio, le mie gambe in mezzo alle sue.  
Vorrei colpirlo ancora una volta, tuttavia ora so che se lo facessi... sarebbe la mia fine. Mi afferra i polsi. Non capisco cosa stia cercando di fare, fin quando non mi sento finalmente libera dalle manette.  
«Il tuo peggior incubo deve ancora cominciare» mi sussurra piano all'orecchio dopo essersi chinato su di me, in modo che solo io possa sentirlo.  
Rabbrividisco all'istante. Poi, si allontana dal mio corpo, alzandosi.  
I suoi amici, tutti e quattro assieme, mi si avvicinano.  
Mi fanno voltare nuovamente. Li ringrazio mentalmente, era disgustoso avere il viso schiacciato contro quel cuscino.  
E poi da così posso quasi tenere sottocontrollo la situazione. O almeno credo. Voglio illudermi di poterlo fare. 
Si limitano a sghignazzare e a lanciarsi sguardi tra loro. Due mi afferrano i polsi e altri due le caviglie.  
Mi sfilano le scarpe e i braccialetti che porto ai polsi.  
«Uuuh... guardate qui!» urla con entusiasmo il ragazzo con le grandi fossette.  
Passa leggermente un dito sulle evidenti cicatrici sul mio polso sinistro.  
Cerco di sottrarre il braccio a quell'imbarazzante situazione... ma non ci riesco. Il tizio è forte e non mi molla.  
«Ma tu guarda… Abbiamo una piccola autolesionista» mormora sbigottito il ragazzo che dovrebbe chiamarsi Jimmy.  
Poi, mi rivolge uno sguardo strano accompagnato da un sorriso... ma questa volta non sembra volermi prendere in giro. Il suo sorriso era triste, amareggiato.  
«Beh... vorrà dire che non se la prenderà troppo quando Syn tornerà. Lui le farà molto male... e se ama il dolore, buon per lei. Avrà da divertirsi» sghignazza il più basso del gruppo, mentre Zacky annuisce e l'altro gli dà una pacca sulla spalla. 
È un discorso tremendamente idiota. E che ne sanno loro di quelle cicatrici, della storia che c'è dietro?  
Jimmy sembra l'unico a non trovarci nulla di divertente. Scuotendo forte la testa per la paura, mi aggrappo al suo sguardo compassionevole. Lo fisso negli occhi.  
Mi sembra quasi di implorarlo: se lui ha ancora un briciolo di cuore sotto tutto l'inchiostro che gli colora la pelle, devo appellarmi a lui.  
Schiude appena le labbra quando si rende conto che lo sto fissando e so che ha capito cosa voglio dirgli.  
Si volta di scatto, tornando a quello che stava facendo.
Afferrano le catene che sono a terra e mi legano saldamente i polsi e le caviglie. Non posso più muovermi. Strattono le catene... senza alcun risultato.
 
I ragazzi si fanno tutti da parte, mentre vedo Synyster tornare in stanza.  
Si è levato la maglietta bianca e stretta.  
Resto a bocca aperta quando lo vedo... è... spettacolare.  
Per un momento, mi dimentico della situazione e mi perdo nella visione davanti a me. È una cosa stupenda. Ha un fisico incredibile. Ha meno tatuaggi di come pensavo... ne è completamente ricoperto dai polsi alle spalle.  
Ha persino delle lettere tatuate sulle dita. Sul petto invece ha un solo tatuaggio... una piccola scritta, che non riesco bene a decifrare.  
I suoi muscoli guizzano mentre mi si avvicina.  
Il solito sorriso beffardo è dipinto sul suo volto. Sembra essersi un po' calmato, è più rilassato.  
«Bene bene...eccoti qui, cara mocciosa. Ti chiami... Destiny, giusto?» mi domanda, stringendo nella mano destra la mia patente.  
Tiene ancora l'altra mano dietro la schiena e questo mi spaventa molto. Che cosa avrà là?  
«Che nome stupido! Non hanno tanta fantasia i tuoi, vero?» chiede poi il ragazzo con le grandi fossette.  
Vorrei solo voltarmi e guardarlo storto. 
«Già, Matt ha ragione,», risponde Synyster, «ma sta tranquilla. Vedrò di trovarti un bel soprannome, okay?».  
Non rispondo all'evidente provocazione, cercando di capire le sue intenzioni.  
In un secondo lo ritrovo su di me. Scopro con orrore che nell'altra mano stringe un coltello da cucina, con una lunga lama affilata e il manico nero in acciaio.  
«Oh mio Dio...» mormoro con gli occhi sgranati.
«Questa frase la ripeterai spesso oggi. Ed anche con più enfasi rispetto a come l'hai appena detta» dice Synyster con tranquillità, mentre afferra il mio vestitino a balze e inizia a tagliarlo con facilità grazie all'arma che tiene saldamente in mano.  
 
Mi sto vergognando tantissimo.  
Presto sarò quasi nuda davanti questi pazzi. E da come mi guardano, sembrano solo lupi famelici. 
Che cosa ho fatto di male per meritarmi tutto ciò? Cosa, dico io? Nella mia vita non ho mai dato fastidio a nessuno, ho sempre e solo tentato di raccogliere i pezzi e mi sono sempre rialzata in piedi meglio che potevo.  
Ho fatto di tutto per non deludere mai le poche persone che mi erano rimaste, anche quando soffrivo troppo.  
Mi sono cucita all'anima nomi, volti e parole e così ho sempre ottenuto la forza di cui necessitavo.  
Sempre. Sempre. SEMPRE.  
Cos'è ora tutto ciò? Una punizione?  
L'unica cosa che forse potrebbe non esser giusta è che mi rifiuto di fidarmi davvero delle persone. Mi apro a poche. Ma del resto come potrei fidarmi?  
Quelli che hanno distrutto la mia vita, quella tragica notte, fuggirono sulla loro stramaledetta auto e non furono mai beccati.  
Erano tornati in Messico, a quanto sembra.  
Loro se ne vivono felici sguazzando nei soldi sporchi, probabilmente. E magari l'idiota che era stato ferito non è neanche morto!  
Mentre io ho dovuto tirar avanti facendo giorno dopo giorno i conti con il passato e con tutto il male che lasciava addosso. Dimentichiamo quello che vorremmo ricordare e ricordiamo quello che vorremmo dimenticare.  
Così va la vita.  
È tutto schifosamente ingiusto ed io lo so bene.  
Ma nonostante tutto...sapete cosa? Uscirò anche da questa situazione, se mi lasceranno vivere abbastanza.  
Non mi arrenderò mai al dolore, MAI. Le cose possono sempre andare meglio, ci devo credere, ci devo credere...
 
L'uomo ha tagliato il vestito fino al mio ombelico. 
Poggia il coltello sulla mia pancia nuda, con la punta affilata rivolta verso l'alto.  
«Perché mi state facendo tutto questo? Perché ce l'avete con me? Neanche mi conoscete, maledizione! Avresti potuto prenderti l'auto e andartene, perché cavolo ti sei ostinato a portarmi con te?» gli urlo tutto d'un tratto.  
Lui è impassibile e, con le mani, strappa quello che resta del mio minuscolo abito nuovo.  
La stoffa fa un rumore orrendo.  
«Sai... sembra proprio che io ti abbia lasciato dei lividi piuttosto evidenti... ricordi il motivo, no? Prima... in auto... quando ti ho afferrata ed ho stretto forte le mani attorno al tuo collo» mormora, per poi accarezzarmi.  
Sembra che ricordare quegli istanti gli piaccia molto.  
Cerco solo di non piangere più.  
Lo fisso negli occhi e con orrore leggo in essi un malsano, sempre più accentuato ed evidente divertimento.  
«Wow!» sento il ragazzo basso gridare non appena Synyster si sposta appena per mostrarmi meglio ai suoi amici.  
Mi sta trattando come il suo giocattolo nuovo. O forse sono solo il trofeo della giornata?  
Zacky fischietta.  
«Sei un sadico della peggior specie, Synyster! Ci tieni qui davanti a te solo per mostrarci la tua nuova preda e non ci dai neanche la possibilità di giocarci un po'!» gli dice quello che dovrebbe chiamarsi Matt, mettendo il broncio.  
Preda... mi ha chiamato preda. Mi si chiude lo stomaco solo a sentirla, questa parola.  
«Ma dai, amico! Lo sai bene che arriverà anche il vostro turno! Beh, come sempre del resto!» risponde con assoluta soddisfazione la bestia che mi ritrovo addosso.  
Jimmy se ne sta zitto con le braccia incrociate e la schiena poggiata al muro. Si limita a sorridere, molto interessato a quello che vede.  
Come può starsene lì in quel modo? E poi che significa che arriverà anche il loro turno? Io non voglio farci nulla con questa gang di ragazzacci depravati. Che si credono, i protagonisti di un filmetto? 
Questa è realtà, vita vera! Non possono comportarsi così. Sembra solo un gioco per loro! 
Eppure mi sto rendendo conto che, forse, non ho molte possibilità perché faranno di me ciò che preferiscono.  
Il mio pensiero fisso è Sid, lei è l'unica speranza.  
Avrà per forza denunciato la scomparsa della sua auto, si starà chiedendo perché sono sparita e deve aver saputo cosa è successo mentre era nel centro commerciale.  
Insomma, è una tipa sveglia! Non può non aver fatto due più due!  
Lo so che è una situazione davvero bizzarra e senza senso e che nessuno si aspetterebbe mai una cosa del genere.  
Ciò tuttavia non toglie che io, ai suoi occhi, sono scomparsa. Quindi ha sicuramente chiamato la polizia!  
Io devo solo farmi forza e resistere più a lungo che posso. Il mio rapitore mi afferra dal mento e, stringendolo con una dolcezza che non gli appartiene tra l'indice e il pollice, mi costringe a voltarmi verso di lui.  
«Perché guardi loro? Ti piacciono i miei amici? Beh, per ora mi dispiace ma dovrai accontentarti di me, anche se poi avrai modo di giocare anche con loro. Se fai la brava ti permetterò di scegliere con chi divertirti per prima, okay?» dice ridendo e gli altri fanno lo stesso.  
«Ti prego, no...» lo imploro ancora una volta, pur sapendo bene quanto questo gesto sia inutile.  
Synyster riafferra il coltello, sollevandolo piano, per poi appoggiarlo nel comodino qui di fianco.  
Riprendo a respirare, sentendomi finalmente bene. Almeno l'arma ora è lontana da me.  
Mi sfiora delicatamente con la punta delle dita mentre i suoi occhi quasi cambiano colore, diventando come incandescenti. Si china su di me, poggiando le sue labbra sulle mie e infilando con prepotenza la lingua nella mia bocca.  
 
Porta una mano sul mio polso destro, stringendolo con forza tra le sue dita.  
Non capisco perché... sono incatenata al letto, non ho comunque modo si muovermi.  
Deve essere proprio un maniaco del controllo. E questa non è una buona notizia. Infila l'altra mano sotto il mio reggiseno. Per tutto il tempo, io non faccio altro che tentare di farlo smettere, provo a sottrarre le mie labbra ai suoi baci insistenti spingendomi sempre più affondo nello scomodo cuscino sporco, ma la sua lingua esigente non ha intenzione di allontanarsi neanche per un attimo dalla mia.  
Se lui non fosse solo un criminale... tutto questo mi piacerebbe, in realtà.  
Le sue labbra sanno di birra e sigarette... ho sempre pensato che l'odore del fumo fosse qualcosa di disgustoso. E detesto la birra.  
Tuttavia, ora che sono costretta ad assaggiare letteralmente questo mix... lo trovo inebriante. È sexy... proprio come il ragazzo che si sta stringendo a me.  
Il suo modo di toccarmi, invece... è imbarazzante e frustrante. Mi vergogno e mi sento in colpa.  
Vorrei potermi sottrarre a questa tortura, salvarmi da lui e dalle sue intenzioni come mi sono sempre salvata da tutto il male che avevo attorno.  
Sid, d'altronde, me lo ripete sempre: “Alla fine dei giochi, nessuno si salva da solo. La vita ci fotte tutti. Però, se siamo abbastanza coraggiosi da lasciarci aiutare, forse possiamo ancora uscirne vivi e con un po' di esperienza in più. E probabilmente con un pezzo di cuore in meno...”.  
Sagge parole. La mia amica è eccezionale... io, invece, dovrei imparare ad ascoltare.  
 
Improvvisamente, mordo con forza le labbra del ragazzo che, con grande energia, continua a spostare le mani su di me senza però mai smettere di baciarmi.  
Era la cosa più naturale che potessi fare a questo punto.  
Il mio istinto mi costringe a fargli male quando osa poggiare le dita sul bordo della mia biancheria intima.  
Si allontana in un secondo da me mugolando.  
Porta l'indice e il medio della mano destra sulle labbra, mentre i suoi amici si avvicinano subito capendo che qualcosa non va.  
La linfa scarlatta gli macchia i polpastrelli. Osserva fumando di rabbia il rosso appiccicoso sulla pelle, mentre passa la lingua sul labbro inferiore per leccare via in fretta il sangue.
«Allora... proprio non vuoi capirlo, vero? Tu... non devi fare cose come questa. Mai!» ringhia il ragazzo.  
I suoi amici sembrano un po' spaventati e non sanno che fare.
«Quanto puoi essere cogliona?» mi domanda Zacky.  
Gli altri si limitano a fissarmi con uno sguardo di rimprovero. Synyster si fionda sul primo cassetto del comodino.  
Oddio, ma che vuole fare?  
Subito ne estrae una pistola, molto più grande di quella che minacciava di utilizzare prima in macchina.  
Sbianco all'istante.  
Ora mi ammazza... ora mi ammazza... l'unica cosa che mi ripeto.  
Un solo altro pensiero mi tormenta: perché vuole usare la pistola, se è infuriato e il coltello è persino più a portata di mano? Troppo tardi, non è più il momento di capire questo.
«Oh - oh... dì le tue preghiere Destiny!»
«Questa volta non penso che la passerai liscia, a giudicare dal suo sguardo» mormora il ragazzo basso.  
«È stato divertente, cara» borbotta con un sorriso appena accennato Matt.  
«Ora la ammazza» dice a bassa voce James.  
Lui sembra davvero terrorizzato all'idea, qualcosa mi dice che non vorrebbe ritrovarsi qui il mio cadavere. 
E neanche io vorrei morire così... . 
Sento un rumore forte e sordo.  
La testa mi fa così male, ora... e ho bisogno di riposarmi. Sì, lo sento... poi, il vuoto più totale. 
 
Apro gli occhi. Non c'è più un filo di luce. La stanza è dannatamente buia.  
Sento un forte dolore alla testa, seguito da un grande senso di nausea e da un dolore generale diffuso in tutto il corpo.  
Ho ancora la vista appannata ma, piegando leggermente il collo in avanti, riesco a vedere fin fuori dalla finestra con gli infissi d'ebano.  
Il cielo è blu scuro, pieno di stelle. Sento grilli e cicale frinire.  
Dal vetro rotto, entra una piacevole brezza fresca. Almeno il venticello si porta via la puzza che regnava sovrana qua dentro quando sono arrivata. Porta nella stanza l'odore del grano e il profumo tipico dell'estate.  
Mi fa sentire un po' meglio.  
«Ti sei svegliata, finalmente» una voce mormora.  
Lancio un grido. Oh mio Dio! Sono così tesa!  
Io... credevo di essere sola! Urlo così forte che la mia stessa testa dolorante ne risente.  
Mi pento subito di averlo fatto, soprattutto dopo essermi resa conto che, la persona che si trova qui con me, è solo James. Il migliore tra tutti questi schifosi.  
Beh, sempre meglio che svegliarsi e ritrovarsi Synyster seduto vicino al letto!  
Il ragazzo balza in piedi, poggiandomi una mano sulle labbra e premendola su esse.  
«Accidenti, ma perché sei così imprevedibile?» si lamenta lui, guardandosi attorno non appena sente dei passi salire le scale velocemente. Fissa lo sguardo sulla porta, probabilmente aspettando di veder emergere i suoi amici dal buio del corridoio.  
«Che succede?» domanda Matt curioso, aprendo la porta e accendendo la luce. 
«Nulla. Si è... solo svegliata ed era spaventata» risponde James scrollando energicamente le spalle. Come se non ci fosse molto senso a tutto questo. 
«Del resto... non poteva esser altrimenti. Si è svegliata nuda, ancora incatenata e con un tipo pericoloso a fianco» scherza Zacky. James sorride avvicinando la mano al mio collo e sfiorandomi con i polpastrelli.  
Il suo tocco leggero e delicato mi fa rabbrividire, tuttavia mi rendo conto dal suo sguardo che non devo aver paura. No, non di lui.  
È una sensazione strana, semplicemente però la sento forte e chiara... l'intuito mi dice che questo ragazzo non è poi così marcio come si potrebbe credere.  
Ehi, aspetta... che ha detto Zacky? Sono... nuda? Alzo lo sguardo e lo noto: sì, accidenti, sono completamente nuda! Gli occhi mi si riempiono di lacrime che pungono terribilmente.  
Che cavolo può essere successo? Ricordo solo di... di... di aver morso Synyster! Poi ho il vuoto più totale.  
Lui si voleva vendicare... pensavo mi avrebbe uccisa!  
E invece no! Sono ancora qui! E sono viva!  
Ma ho un blackout TOTALE delle ultime ore. Che è... successo? Deglutisco, immaginando le peggiori cose.  
Sento qualcuno ridere tra i singhiozzi.  
L'inquietudine si fa ancora più strada in me quando mi volto e vedo Synyster farsi strada in mezzo ai suoi amici ed entrar in stanza.  
Puzza incredibilmente di alcol, ma non sembra del tutto andato. Non sembra sbronzo, seppur immagino bene che avrà tempo per completare l'opera durante la notte.  
«Allora? Ti ci sei divertito come abbiamo fatto tutti noi?» chiede con enfasi dopo essersi buttato addosso al suo amico abbracciandolo. Gli fa l'occhiolino e gli porge la sua birra. Jimmy la prende e la porta alle labbra, bevendone un sorso con soddisfazione.  
«Uhm... sì! È stato... divertente. Giusto?» domanda voltandosi verso di me ammiccando.  
Divento rossa di vergogna. James sbianca.  
I ragazzi battono a turno il cinque al loro amico.  
«Grande! Sei sempre il migliore!» gli dice il ragazzo con la cresta punk.  
«Beh, grazie Johnny...» risponde lui imbarazzato.  
«Divertiti ancora! Tanto... lei deve restare qua! Sei sempre troppo gentile con le ragazze. Dovresti smettere!» gli consiglia il mio rapitore.  
Se ne tornano tutti di sotto, senza aggiungere altro. Scendono le scale urlando divertiti.  
Io non riesco neanche più a capirli. È un incubo tremendo.
«Non... non è come credi tu» mormora James stringendo i pugni.  
Non riesce a guardarmi negli occhi, sembra che il mio piangere lo stia facendo star male.  
«Cosa mi avete fatto...? COSA MI AVETE FATTO?» grido più forte, mordendomi leggermente il labbro inferiore. Mi manca il respiro.  
«Io non...»si blocca a metà frase. Alzo appena lo sguardo su di lui, aspettando che finisca di esprimersi.  
Eppure sembra non abbia intenzione di farlo. Inizio a strattonare con forza le catene.  
Il nervoso si impossessa di me e la rabbia è molto forte. Essere così... ferita e immobilizzata davanti ad un essere tanto infimo da approfittare di me mentre non sono nemmeno cosciente, mi fa sentire male.  
Senza bisogno di altre parole, egli s’inginocchia sul pavimento.  
Tira fuori da sotto il letto delle corde robuste. Non faccio in tempo a chiedermi cosa voglia farci: lui porta le mani sulle manette di ferro sui miei polsi e, con la chiave, le apre una alla volta.  
È un po' ridicolo che siano ancora usate per qualcosa catene così al giorno d'oggi, sembra solo roba da film. Tento di distrarmi con l'aiuto di tali stupidi pensieri ma non serve troppo. 
Vorrei poter tirare un pugno a Jimmy ma ovviamente non ne ho la forza per via dei muscoli intorpiditi.  
L'uomo mi massaggia piano i polsi. Questa cosa mi stupisce tanto. 
Perché lo fa? 
Le sue mani grandi sono tremendamente morbide e attente. Sta solo cercando di farmi passare un po' il dolore. 
È molto preso da ciò che sta facendo.  
Dopo ciò, si sfila la maglietta e me la fa indossare senza neanche chiedermi il consenso.  
Mi sento come una bambola nelle sue mani. Eppure... non è neanche una cosa così malvagia. 
Mi lega nuovamente i polsi con una delle corde, senza fare un nodo troppo stretto. 
Mi libera anche le caviglie dalla fredda e dura morsa delle catene.  
Sono tra le sue braccia... non riesco a smettere di fissarlo. Questo ragazzo... ha che non va?  
Perché passa tempo con quegli squilibrati? Sembra essere... migliore di loro! Be, insomma. Dipende dai momenti, ecco. 
Tuttavia ho capito che forse prima... aveva detto quelle cose solo per far contenti gli amici. Lui non mi ha toccata. 
I suoi occhi... sono profondi. Mi ispirano fiducia.  
È come il fratello maggiore che avrei sempre voluto. Arrossisce non appena si rende conto che lo sto osservando.
«Buona notte» mormora, dopo avermi infilata sotto le coperte del letto.  
Si avvicina piano alla porta, lentamente. Non ho modo di dire nulla.  
Tutto è sempre assurdo da quando oggi ho conosciuto, mio malgrado, questi ragazzi.  
Che hanno? Sono psicopatici? Bipolari? O sono solo dei lunatici del cazzo che non si rendono conto che torturare, stuprare e ammazzare gente non è normale?  
E non lo è nemmeno confondere qualcuno in questo modo!  
Lo vedo voltarsi appena e sorridermi.  
Non ho modo di ricambiare, sconvolta come sono.  
Vorrei solo capire che cavolo mi hanno fatto in questo tempo in cui non ero cosciente... o chi l'ha fatto.  
James... non sembra c’entri nulla. Sì, non c’entra nulla. Me lo ripeto ancora una volta. 
Eppure sto così male...che non ho la forza di pensarci adesso. La maglia di quel ragazzo è larga e calda e mi copre fin sulle cosce.  
Affogo le lacrime nel cuscino, cercando di addormentarmi nonostante questo doloroso nodo in gola.  
Domani non sarà sicuramente una giornata migliore di questa. 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: Becky2000GD