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Autore: ValeDowney    29/07/2015    2 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Rose of true Love

 
 
 
Capitolo XII: Timida Riappacificazione - Seconda Parte
 

Rose lo stava aspettando nel retro, quando Gold ricomparve. Si sedette alla sedia prima occupata da Paige e guardò la figlia. Ci fu silenzio. Padre e figlia si guardarono. Ma poi Gold parlò: “Rose, lo so che negli ultimi giorni non abbiamo fatto altro che ignorarci. Ma prima o poi dobbiamo arrivare a un compromesso.”
“Esatto. Prima o poi” disse Rose e incrociò le braccia.
“Rose, lo sapevi che non potevi uscire. Eppure mi stavi disubbidendo un’altra volta. Ma quando è che capirai che ho impartito quelle regole per tenerti lontana dai guai e proteggerti? Devi capire che sei l’unica cosa che mi è rimasta di tua madre. Non voglio perderti, piccola mia” spiegò Gold.
“Smettila di dire così. Lo so che mi vuoi bene. Lo so che mi vuoi proteggere. Ma papà, non ho più cinque anni. Ho bisogno anche di un po’ di libertà. Di incominciare a vivere la mia vita anche se non posso uscire da questa città. Devi smetterla di starmi sempre addosso. Tu mi stai rovinando la vita!” replicò Rose e gli diede di schiena. Ci fu silenzio. Gold era rimasto senza parole. Mai prima d’ora sua figlia gli aveva detto quelle cose. Sentiva gli abitanti dire che lo odiavano. Ma non avrebbe mai pensato che anche sua figlia ora la pensasse come loro.
“Scusami se ti ho rovinato la vita. Non avrei mai voluto” disse Gold e si alzò. Rose si rivoltò e lo vide ritornare nel davanti del negozio. Lo seguì per vederlo uscire senza proferire altra parola. Rose ci rimase un po’ male. Non voleva dirgli quelle cose. Ma ciò che aveva detto era vero. Se avesse potuto, Gold le sarebbe stato accanto ventiquattr’ore su ventiquattro. Come una sua seconda ombra. Abbassò lo sguardo e si andò a sedere dietro al bancone, aspettando che suo padre ritornasse. Ma Gold se ne era andato a parlare con qualcuno e, poco dopo, si trovava davanti a quella porta d’appartamento dove accanto c'era quella targhetta dorata sopra alla quale era riportato il nome del proprietario. Con il bastone bussò un paio di volte. Bastarono pochi secondi e il proprietario andò ad aprire. Rimase stupito nel vedersi di fronte Gold.
“Signor Gold, che bella sorpresa. Non l’aspettavo. L’affitto è a fine mese” disse il proprietario.
“Non si tratta dell’affitto. Ero semplicemente passato perché volevo parlare con lei, dottore” disse Gold. Il proprietario, che si trattava del Dottor Hopper, si fece da parte, in modo così che Gold entrasse per poi chiudere la porta dietro di loro. Il cane Pongo alzò la testa dalla sua cesta, guardando il nuovo arrivato.
“Prego. Si sieda pure dove vuole” disse il Dottor Hopper e Gold si andò a sedere sul divano. Il dottore gli si fermò accanto chiedendogli: “Vuole qualcosa da bere? Tè? Caffè?”
“No, grazie” rispose Gold e abbassò lo sguardo. Il Dottor Hopper prese penna e taccuino e si sedette sulla poltrona opposta a Gold. I due erano separati da un tavolino trasparente con sopra degli intarsi in legno. Gold sapeva che il Dottor Hopper e Marco, il falegname della città, erano molto amici.
“Allora, Signor Gold, mi parli pure del suo problema. In questa stanza ci siamo solo io e lei. Nessun altro ci ascolterà” disse il Dottor Hopper. Gold alzò lo sguardo e incominciò col spiegare: “Da un po’ di giorni, io e mia figlia non facciamo altro che litigare. In verità è una cosa che è iniziata da settimane, specialmente da quando in città è arrivata la Signorina Swan”. Si passò una mano tra i capelli, sospirando. Poi continuò: “Non voglio litigare con la mia bambina. Ma lei continua a disubbidirmi e a scappare. Gli altri abitanti pensano e dicono che non sono un bravo padre. In passato, hanno già cercato di portarmela via. Non voglio che ciò accada di nuovo.” E si portò le mani sulle faccia.
“Le faccio una domanda: lei ha mai tenuto conto delle opinioni degli altri?” domandò il Dottor Hopper. Gold si tolse le mani dalla faccia e gli rispose: “No, mai.”
“Ma lo sta facendo ora. Cosa le ha fatto cambiare idea? Se davvero non le importa nulla delle opinioni altrui, allora nemmeno ora dovrebbe essere differente. Non ascolti ciò che dicono gli altri su di lei. Ascolti solo ciò che dice il suo cuore da padre. Cosa farebbe per sua figlia? Ignori ciò che dicono gli altri. Ma non ignori sua figlia. Voi due avete bisogno l’uno dell’altra. Avete creato un rapporto che è aumentato sempre di più con il passare degli anni. Non lo rovini solo per delle dicerie di città” spiegò il Dottor Hopper.
“Cosa mi consiglia di fare?” chiese Gold.
“Di starle accanto. Di ascoltarla. Gli adulti difficilmente tendono ad ascoltare i bambini. Ma lei non sia quel tipo di adulto. Dimostri a sua figlia che può fidarsi di lei. Incominciate a fare molte più attività insieme” rispose il Dottor Hopper.
“Nel mio stato non posso fare molto” disse Gold.
“Tanti  altri padri sono come lei. Se andrete al parco e Rose vorrà correre, lei potrà sempre tenerla d’occhio standosene seduto su una panchina” spiegò il Dottor Hopper.
“E’ proprio questo il problema. Secondo Rose, le sto troppo appiccicato. Dovrei lasciarle i suoi spazi. Forse mi preoccupo troppo anche di cose inutili” disse Gold.
“E lei le dia i suoi spazi. Le faccia vedere che è un padre che la comprende” spiegò il Dottor Hopper.
“Quindi… dovrei assecondarla?” domandò Gold.
“Diciamo di sì. Ma le faccia capire che le dà libertà ma, allo stesso tempo, la segue come padre, senza ascoltare ciò che dicono gli altri. Si ricordi che Rose ha solo lei e, come le ho detto anche prima, avete instaurato un bel rapporto padre-figlia. Non lo rovini” spiegò il Dottor Hopper. Ci fu silenzio. Poi Gold si alzò, così come anche il Dottor Hopper. Camminarono verso la porta. Poi Gold si fermò. Lo guardò e gli disse: “La ringrazio per la sua disponibilità.”
“Intanto non avevo altri pazienti” disse il Dottor Hopper, aprendo la porta.
“Facciamo che siamo già a posto con l’ultima rata dell’affitto. Non mi deve nulla” disse Gold.
“Ma, Signor Gold…” iniziò col controbattere il Dottor Hopper. Ma Gold lo interruppe: “Non mi deve nulla. Arrivederci, dottore.” E, dopo che fu uscito, il Dottor Hopper chiuse la porta. Rimase un po’ lì a ripensare alla conversazione che aveva appena avuto. Come potevano ritenere il Signor Gold un cattivo padre? Si capiva che voleva molto bene a Rose e che soffriva nel vederla triste. A volte le persone avrebbero dovuto conoscerlo meglio prima di giudicare.
Intanto, al Negozio dei Pegni, Rose si stava annoiando. Aveva sperato che suo padre sarebbe ritornato prima. Invece era trascorsa mezz’ora e ancora se ne stava lì, sola, in mezzo a tutti quegli strani oggetti. Ma in quella mezz’ora, aveva anche ripensato alla discussione avuta con suo padre. Che cosa le stava succedendo? Perché continuava a prendersela con lui? Era suo padre. Le voleva bene. Si era sempre preso cura di lei. Eppure, da un po’, litigavano in continuazione.
Era assorta nei suoi pensieri quando alzò lo sguardo per vedere David guardare dentro il negozio. I loro sguardi si incrociarono e Rose gli fece cenno di entrare. L’uomo aprì la porta, facendo tintinnare la campanella sopra di essa e, mentre la richiudeva dietro di sé, disse: “Ho visto il cartello 'Torno fra dieci minuti'. Non sapevo ci fosse qualcuno.”
“Mio papà è uscito un attimo, sicuramente per una commissione. Credo che fra poco sarà di ritorno. Aveva bisogno di lui?” chiese Rose.
“No. Io stavo andando da…” iniziò col rispondere David. Ma poi il suo sguardo si fermò su alcuni unicorni in cristallo appesi. Si avvicinò a loro, mettendo una mano sotto uno di essi.
“Azzurro” disse, ad un certo punto Rose. David alzò lo sguardo, domandando: “Cosa hai detto?”
“Azzurro. E’ così che il mio papà preferisce quell’unicorno. Dice che sono tutti lavorati a mano e sono di ottima fattura” spiegò Rose.
“Tuo padre ha ottimo gusto” disse David. Rose abbassò lo sguardo e tristemente disse: “Sì.”
“Qualcosa non va?” chiese David, vedendo lo sguardo triste della bambina. Questi alzò lo sguardo, rispondendogli: “ E’ da un po’ di tempo che stiamo litigando. Inoltre gli ho detto delle brutte cose. Lui è il mio papà e non dovrei trattarlo male. Ho solo lui. Mia mamma è morta dandomi alla luce. Almeno così mi ha detto.”
“Non gli credi?” domandò David.
“Ultimamente mi sta nascondendo un sacco di cose. Ma molto probabilmente lo fa per proteggermi e farmi stare lontana dai guai. Non avrei mai voluto dirgli quelle brutte cose” rispose Rose.
“Non per impicciarmi dei vostri affari di famiglia ma, secondo me, tu e tuo padre dovreste chiarirvi. Non so che cosa gli hai detto di così brutto ma è pur sempre tuo padre. Non lo conosco molto ma, da come ne parli, gli devi volere molto bene. La famiglia è molto importante. Bisogna rimanere sempre uniti. E anche se siete solo in due, tu e tuo padre siete una famiglia” spiegò David. Rose sorrise per poi chiedergli: “E lei ha ritrovato la sua famiglia?”
“Ho ritrovato mia moglie Kathryn. Non mi ricordavo di essere sposato con lei” rispose David.
“Be', dopotutto ha dormito per molto tempo. È normale non ricordarsi di qualcosa” disse Rose.
“Però è come se ci fosse qualcosa che non va. È come se non provassi amore per lei. È strano perché dovrei, visto che è mia moglie” disse David.
“L’amore per qualcuno non è obbligatorio. Se non la ama allora vuol dire che non è lei quella giusta” disse Rose.
“Ma è mia moglie. La donna che ho sposato. Dovrei amarla. Invece il mio cuore la ripudia” disse David.
“Invece per chi sono i suoi sentimenti? Qualcun'altra dovrà aver preso il posto di sua moglie, no?” domandò Rose. David la guardò non sapendo cosa rispondere. Davvero amava veramente qualcun’altra al posto di sua moglie? Come era possibile dopo ventott’anni di coma?
Il suo sguardo si posò su un piccolo mulino a vento in legno, posto proprio poco distante dal bancone centrale. Rose lo guardò chiedendogli: “C’è qualcosa che le interessa?” David si voltò verso di lei e le domandò: “Dove ha preso tuo padre questo?”
“Da quel che ricordo, è lì da molto tempo. Papà non lo ha mai spostato. Ma non mi ha mai detto da dove viene. Vuole che, quando torni, glielo chieda?” rispose Rose. David riguardò il mulino in legno e, con una mano, fece girare le pale. Poi, titubante disse: “Credo… che… appartenesse… a me.”
“Davvero?! Ne è sicuro?” chiese stupita Rose. David la riguardò, rispondendole: “Sì. Me lo ricordo.” Rose lo guardò non sapendo cosa dire. Come faceva a ricordarsi di quel mulino se era la prima volta che metteva piede nel negozio? Che la teoria di Henry fosse vera? Scosse negativamente la testa. Quindi domandò: “Che cos’è che stava cercando?”
“Credo di essermi perso. Ecco perché sono entrato qua. Vedendoti, pensavo che mi potessi aiutare. Stavo cercando Toll Bridge. Venendo qua, ho incontrato il Sindaco, e mi ha detto che avrei trovato un bivio, ma…” spiegò David, scuotendo la testa e guardando una cartina che aveva appena tirato fuori da una tasca della giacca.
“Non dia retta al Sindaco. Sembra che le abbia dato un’indicazione sbagliata” disse Rose.
“Già. Si direbbe che non conosca la sua città” disse David.
“Sì, infatti” disse semplicemente Rose. Passò un momento di silenzio, nel quale David stava per aprire nuovamente bocca. Poi però la bambina andò  alla cassa e prese qualcosa accanto a essa. Ritornò di fronte a David consegnandogli quella cosa appena presa. Si trattava di un pezzo di carta rettangolare. David lo guardò non capendo subito di cosa si trattasse. Toccò a Rose spiegargli cosa fosse: “ E’ una mappa molto dettagliata di Storybrooke. Con questa non rischierà più di perdersi. Quella che le ha dato il Sindaco non è così” e gliela consegnò. David la prese in mano, guardandola. Poi riguardò Rose dicendo: “Io… non so…. cosa dire…”
“Lo consideri un regalo per quella volta che mi ha bendato meglio i punti.  Così siamo pari” spiegò Rose.
“Allora grazie” disse semplicemente David e si voltò per andarsene. Ma Rose lo fermò dicendogli: “Uscito da qua, prenda la prima strada a destra e arriverà a Toll Bridge”.
David la guardò. La ringraziò e, voltandosi, uscì. Rose guardò per un attimo la porta. Poi però andò di fronte al mulino, osservandolo. Proprio come aveva fatto prima David, anche lei con una mano mosse le pale, facendole girare. Come faceva quell’uomo a ricordarsi che l’oggetto appartenesse a lui? C’era qualcosa che non tornava. Ma appena si voltò, sussultò dallo spavento nel ritrovarsi davanti quelle due strane marionette. Erano davvero raccapriccianti e ancora si chiedeva perché suo padre le tenesse lì, proprio davanti all’entrata. Di certo non brillavano di bellezza. Ma se erano lì, voleva dire che per suo padre valevano qualcosa. Lui non teneva e prendeva nulla a caso.
“Meno male siete solo voi due. Certo che però avete proprio un brutto aspetto. Chissà perché papà vi tiene qua davanti. E soprattutto chissà di chi eravate” disse Rose e se ne ritornò dietro al bancone, curiosando tra i vari oggetti.
Nel frattempo, Henry, Paige ed Excalibur stavano passeggiando per la via principale. Erano riusciti ad aiutare Emma nel ritrovare il padre di Ava e Nicholas, seppur lo stesso padre non voleva saperne di loro.
“Sono contenta che si sia risolto bene per loro due. Così almeno non ruberanno più dal negozio del Signor Clark e incolperanno inutilmente te e Rose” disse Paige.
“A proposito di Rose, guarda chi c’è là” disse Henry. I tre si fermarono, per vedere Gold entrare nel negozio Game of Thorns. I due bambini si guardarono per poi correre, seguiti da Excalibur, dall’altra parte della strada. Cercando di non farsi vedere, si abbassarono e guardarono all’interno della finestra. Videro Gold parlare con Moe French, che stava di fronte a lui. A giudicare da come Moe si puliva la fronte con un fazzoletto, Gold doveva avergli detto qualcosa di minaccioso.
“Scommetti che è arrabbiato per il fatto che il Signor French abbia fatto del male a Rose?” chiese Paige. Henry la guardò e stupito domandò: “E lui come farebbe a sapere che il Signor French ha fatto del male a Rose?” Paige lo guardò a sua volta e titubante rispose: “Be'…perché glielo ho raccontato io mentre eravamo in ospedale e Rose stava riposando nella sua camera.” Henry riguardò avanti e Paige aggiunse chiedendogli: “Non avrei dovuto dirglielo?” E anche lei riguardò avanti.
“Prima o poi lo avrebbe scoperto da solo e sarebbe stato peggio. Quindi meglio che tu glielo abbia detto prima” rispose Henry. Videro Moe French agitarsi, mentre Gold rimanere impassibile. I due bambini si riguardarono e Henry propose: “Ora che abbiamo risolto le cose con quei due fratelli, direi di risolvere le cose anche tra Rose e il Signor Gold.”
“Che cosa consigli di fare?” domandò Paige.
“Li faremo incontrare e so anche il posto giusto” rispose Henry. Paige attese il resto della risposta, così come Excalibur che si era messa accanto a lei, con le orecchie dritte. Il bambino proseguì: “Il pozzo nella foresta.”
“Perché, tra tutti i posti, proprio lì?” chiese Paige.
“Perché è da lì che nascerà tutta la magia, quando la maledizione sarà spezzata. È un posto magico. Me lo sento” rispose Henry. Paige lo guardò stranamente. Excalibur guardò da un’altra parte. Poi la bambina domandò: “Ok. E come faremo?”
“Tu parlerai con il Signor Gold. Inventati che Rose è andata nella foresta per un qualsiasi motivo. Io invece parlerò con Rose. Se siamo fortunati, ci crederanno e andranno nella foresta e speriamo si chiariscano una volta per tutte. Ma non far prendere al Signor Gold la macchina. Devono arrivare quasi insieme. Se lui arriva prima e non vede Rose, capirà che stiamo architettando qualcosa” spiegò Henry. I due riguardarono nel negozio per vedere Moe French andarsene e Gold camminare, invece, verso la porta.
“Ok, in bocca al lupo a tutti e tre” disse Henry e corse in direzione del Banco dei Pegni. Paige e Excalibur fecero appena in tempo ad allontanarsi dalla finestra che Gold uscì dal negozio. Voltò lo sguardo trovandosi di fronte bambina e volpe. Fece un piccolo sorriso per poi chiedere: “Allora, come sta andando la vostra passeggiata?”
“Oh, molto bene. Grazie. Ma… ecco…io ed Excalibur non stavamo passando qua per caso” rispose Paige.
“Perché questa frase mi suona molto familiare? Su, avanti, cosa avete combinato?” domandò Gold.
“Si tratta di Rose. Qualcuno voleva farle del male e l’abbiamo vista correre nella foresta, Se ci sbrighiamo riusciremo a raggiungerla” rispose Paige e si voltò iniziando a correre. Ma si fermò quando Gold le chiese: “Chi è che voleva farle del male?” Paige si rivoltò rispondendogli: “Non lo so. Non lo abbiamo visto in faccia e non sappiamo nemmeno dove sia andato o andata. Ma Rose è sicuramente nella foresta. Excalibur ha fiutato la sua pista lì” E, abbassando lo sguardo, aggiunse: “Vero Excalibur?”
La volpe dapprima scosse negativamente la testa. Poi però ricordandosi che doveva stare al gioco, annuì positivamente. Gold inarcò un sopracciglio. Sembrò poi credere alle parole della bambina e, quindi, andò verso la Cadillac, parcheggiata lì vicino. Paige lo fermò: “No. Meglio andare a piedi. Se Rose ci vede arrivare con la macchina, scapperà ancora. Meglio non recare sospetto.” Gold la guardò e la raggiunse. Poi abbassò lo sguardo dicendo: “Excalibur, portaci da Rose.” La volpe abbassò le orecchie indietreggiando e tenendo alzata una zampa anteriore. Guardò Paige che annuì. Riguardò il padrone e, voltandosi, alzò il muso per poi voltarsi e andare a passo veloce verso la foresta. Gold e Paige la seguirono.
Nello stesso momento, al Negozio dei Pegni…
“Ne sei sicuro?” domandò Rose guardando l’amico.
“Sì. Ho visto tuo padre andare verso la foresta. Aveva un’aria molto afflitta. Forse è meglio se lo seguiamo. Non vorrei che facesse qualcosa di stupido” rispose Henry. Rose abbassò lo sguardo. Henry quindi aggiunse: “Si tratta di tuo padre. Tu e lui siete una famiglia. E la famiglia rimane sempre unita. Lui ti vuole bene e tu ne vuoi a lui. Lo so che ultimamente non avete fatto altro che litigare o ignorarvi. Ma è venuto il momento di metterci una pietra sopra. Hai solo lui. Anche io vorrei avere un padre come il Signor Gold.” Rose alzò lo sguardo. Andò verso la porta. Cambiò il cartello a “CHIUSO”. Guardò l’amico dicendogli: “Portami da lui.” Henry sorrise e i due uscirono dal negozio.
Poco dopo, tutti e cinque arrivarono nella foresta. Precisamente dove c’era il pozzo.
“Come avrà fatto mia figlia ad arrivare qua? Lei nemmeno conosce questo posto. Non è che mi state nascondendo qualcosa, voi due?” disse Gold ma, appena si voltò, di Paige e Excalibur non c'era nessuna traccia. Gold si rivoltò e rimase immobile non appena vide chi c’era dall’altra parte del pozzo.
“Henry, ma sei proprio sicuro che mio padre sia venuto qua? E poi che posto è questo? Non ci sono mai venuta qua. Non è che mi hai detto solo una bugia?” disse Rose ma, appena si voltò, Henry non c’era più. Si rivoltò e rimase immobile non appena vide suo padre dall’altra parte del pozzo. Padre e figlia si guardarono in silenzio, rimanendo fermi nelle loro posizioni. Nessuno dei due muoveva un passo.
Il primo a parlare fu Gold che disse: “Quasi mi ero dimenticato di questo posto. È come se sentissi dentro di me che qua è pieno di magia.” E si avvicinò al pozzo. Rose lo guardò in silenzio mentre il padre continuava: “Si dice che se si getta qualcosa qua dentro, il proprio desiderio si avvera. Io non ho mai gettato nulla qua dentro perché avevo già ciò che desideravo” e guardò Rose che disse: “Non è vero. La mamma è morta.” Gold si avvicinò a lei e, mettendole una mano su una guancia, disse: “Lo so. E non l’ho mai dimenticata. Avrei desiderato che tu l’avessi conosciuta come l’ho conosciuta io. Lei ti voleva bene. Il Dottor Hopper ha ragione: prima o poi devo raccontarti più di lei. Ma ora ci sei tu e io non voglio perderti. Non voglio litigare con te, bambina mia. Sei ciò che ho di più prezioso.” Rose vide che aveva quasi le lacrime agli occhi. Non aveva mai visto suo padre così triste. Anche a Rose divennero gli occhi lucidi e abbracciò il padre. Era ovvio che avevano fatto finalmente pace.
Nascosti dietro a dei cespugli, Henry, Paige ed Excalibur stavano osservando quel dolce momento tra padre e figlia.
“Te lo avevo detto. Questo posto è davvero magico” disse Henry, guardando Paige che disse: “Diciamo che abbiamo fatto tutto da soli.” E si allontanò. Henry guardò Excalibur che emise dei versetti per poi seguire Paige.
“Henry, andiamo” lo chiamò Paige.
“Arrivo” disse Henry. Stava per seguirla, quando sentì Rose e Gold parlare. Riguardò Paige, ma vide che l’amica si era già allontanata insieme alla volpe. Quindi ritornò dietro ai cespugli, ascoltando la conversazione tra padre e figlia.
“E’ strano, ma la tua amica Paige mi aveva detto che qualcuno ti voleva far del male e che, quindi, eri scappata qua” disse Gold.
“Sai, Henry è venuto in negozio dicendomi di averti visto venire qua con un’aria molto afflitta e che dovevamo subito seguirti prima che facessi qualcosa di stupido” disse Rose.
“Mi sa che i tuoi amici hanno organizzato tutto per farci incontrare qua” disse Gold.
“Però, così facendo, finalmente abbiamo fatto pace. Forse potevamo mettere fine a tutto questo anche prima” disse Rose. Gold fece un piccolo sorriso e guardò il pozzo. Poi disse: “Henry è un bravo bambino ma, a volte, ha troppa fantasia.” Riguardò la figlia aggiungendo: “Assicurati di continuare con la nostra operazione.”
“Non ti preoccupare. Henry è convinto che creda veramente alla sua teoria. Invece lo sto solo assecondando. Lui crede facilmente a tutto. E l’Operazione Coccodrillo non fallirà” disse Rose. Henry rimase senza parole. Tutti non gli credevano e ora si sentiva tradito. Tradito dall’unica persona della quale pensava di potersi fidare. Tradito dalla sua migliore amica.



Note dell'autrice: Ed ecco un altro capitolo finito. Lo so. Ho tirato un brutto colpo a Henry. Poveretto. Lui cerca di far credere a Emma e, ora, scopre che la sua migliore amica lo stava solo prendendo in giro, essendo in combutta con il padre. Questi Gold. Se non ci fossero li dovremmo inventare (ahahah)

Dopo questo episodio, credo che ne farò altri due e poi passerò a Skin Deep (il mio preferito). Ma sto pensando di fare un Skin Deep diverso, con magari Belle e Rumple che hanno già Rose ( o l'hanno appena avuta).

Finalmente padre e figlia hanno fatto pace. Ma ora Rose dovrà fare pace con Henry. Vediamo come andranno le cose

Volevo ringraziare tutti/e coloro che passano di qua. Che recensiscono o che leggono solamente la storia. Almeno spero di non annoiarvi. Inoltre volevo ringraziare la mia amica Lucia, che mi aiuta con la stesura dei capitoli e le immagini di copertina (create proprio da lei)

Con questo, vi aspetto al prossimo capitolo. Stay tuned, miei cari Oncers

 
 
 
 
 
 
 
 

 

  
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