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Autore: JessL_    29/07/2015    4 recensioni
È facile perdere di vista i propri obiettivi, ed è ancora più difficile rialzarsi una volta che si cade.
Bella ha ventisei anni, una volta finito il college è rimasta a vivere a Chicago, ha trovato lavoro ed è piuttosto soddisfatta della sua vita... almeno finché non viene licenziata e si ritrova senza pensarci a Forks, di fronte alla casa che l'ha vista crescere.
Tratto dal prologo:
"Avete presente quella sensazione stupenda del sentirsi finalmente a casa? Ecco, è esattamente quello che sto provando di fronte alla villetta di mio padre.
Questa casa, queste semplici mura, racchiudono un’infinità di ricordi. Questa casa mi ha visto crescere. Su quel portico, una volta, ci ho rimesso quasi la pelle all'età di tre anni a causa di un’asse che ha ceduto; su quel dondolo ho letto una miriade di libri e soprattutto in giardino mi sono gustata un sacco di grigliate con amici.
Non accade spesso, purtroppo, che io torni a casa a trovare mio padre, il lavoro negli ultimi tre anni mi ha letteralmente succhiato la vita, e trovarmi qui, ora, ha un sapore dolce amaro."
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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CAPITOLO 4

~ Nodi al pettine.
 
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«Come mai qui?» Vi prego, ditemi che non sta facendo lui l’offeso!
«Sono stata invitata, non illuderti, non sono di certo qui per te.» Lo supero a testa alta ed entro in casa.
Casa Cullen è sempre stata spaziosa, luminosa e magnifica... a quanto pare con gli anni è anche migliorata. Sia santificata Esme e il suo ottimo gusto!
Entro in sala da pranzo con un sorriso e quando gli occhi verdi di Carlisle si specchiano nei miei, non riesco a non ridacchiare.
«Ma guarda un po’... sei invecchiato!» Carlisle scoppia a ridere e si alza per poi abbracciarmi. Mi allontana dalla sua stretta e mi guarda per bene.
Non ha più i capelli biondi, ora sono sale e pepe, porta gli occhiali e ha qualche ruga ma è inutile dirlo, rimane comunque il papà più affascinante di Forks.
«Dov’è andato a finire lo scricciolo che mi mangiucchiava sempre per casa e che cercava di scappare da Alice e dalla sua mania per lo shopping?» Rido e ritorno tra le sue braccia.
«Mi sei mancato!»
«Anche tu, hai continuato a fare esami medici, vero?» Alzo gli occhi al cielo e mi allontano per lanciargli un’occhiataccia.
«Ovvio, il mio medico è pignolo, sai, mi ha praticamente visto nascere.» Carlisle ride e chiama a voce alta Esme, non sentendolo, si scusa e la raggiunge in cucina. Abbandono la mia borsa sul mobile che costeggia la parete e quando mi volto non mi stupisco di trovare Edward appoggiato allo stipite della porta.
«Sei stata molto impegnata questa settimana?» Perché questo tono? Come si permette di essere lui quello arrabbiato?
«Sicuramente non quanto te.» Alza un sopracciglio ma non ha il tempo di rispondere che appare Alice con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
«Oh, Bella, ciao! Mia madre?»
«A me non mi saluti?» Le chiede Edward ma lei muove solo la mano per azzittirlo e non schioda gli occhi dai miei.
«Tuo padre la stava cercando, io non l’ho ancora vista. Perché hai gli occhi spiritati?»
«Perché fuori ci sono i miei parenti. Hanno deciso di fare una sorpresa e di arrivare prima... mia madre andrà fuori di testa!» Quasi non scoppio a ridere, quasi.
«Cos’è questo rumore? Edward, tesoro, non avrai mica dimenticato la musica accesa in macchina?» Esme appare seguita da Carlisle, non appena mi vede mi abbraccia e mi posa un lieve bacio sulla guancia. Esme è una donna di classe, letteralmente; nonostante lavori, nonostante porti avanti questa casa, è fantastica. È vestita benissimo, curata e soprattutto si è occupata lei del pranzo che tra poco divorerò.
«No, mamy, arriva dalla macchina di zio Eleazar... Jasper sta trattenendo tutti fuori perché io sono letteralmente corsa dentro per avvisarti.» Esme quasi impallidisce e per quanto la scena sia divertente, mi trattengo da porre domande o ridere.
Esme ci abbandona correndo fuori, Carlisle la segue a passo sostenuto ed Alice scappa in cucina perché sente odore di bruciato.
«Non mi hai risposto.» La sua è un’accusa. La rabbia sta fermentando, rido senza umorismo e non gli rispondo, raggiungo la mia amica in cucina.
 
«Quindi sei disoccupata.» Non faccio sparire il sorriso dalla mia faccia ma giuro che vorrei strozzare Irina. Pensavo che dopo tutti questi anni in cui non ci siamo mai minimamente viste o pensate, le cose sarebbero cambiate, invece...
«Mi spiace deluderti ma non appena sono arrivata qui, ho trovato un impiego.»
«E dove? Sei tornata a lavorare dai Newton? Come quando avevi sedici anni?» Irina ride, e giuro che nella mia testa la sto immaginando strozzarsi con un osso del pollo.
«Non ci sarebbe stato nulla di male, se così fosse... ma in realtà lavoro per Jasper, nel suo studio legale. Ho fatto passi da gigante, e te, invece? Miri ancora a diventare una modella? Non si direbbe guardandoti...» Alice cerca di non farsi notare ma sta ridendo, Edward si nasconde dietro un bicchiere e Kate scuote il capo divertita. È sempre stato così tra me e Irina. Tutta la famiglia ci è abituata.
«Avevo quindici anni quando volevo fare la modella... e anche se avessi potuto farlo, alla fine ho deciso di andare al college. Sai, gli studi sono importanti. Ora lavoro in un centro dove ci occupiamo di tenere al salvo gli animali.» Ragiono un secondo e finisco di masticare il mio boccone.
«In pratica fai la volontariato in un canile?» Lo chiedo stranita, non tanto per il lavoro in sé, amo gli animali, è proprio il fatto di immaginarla a contatto con loro che mi stupisce. Ha sempre odiato ogni tipo di animale.
«E cosa fai nell’ufficio di Jasper?» Chiede Kate, bloccando sul nascere la sorella che mi sta continuando a guardare malissimo. «Non sapevo avessi deciso di diventare avvocato.»
«No, figurati, ho frequentato lettere ma dopo il casino a Chicago qualsiasi cosa andava bene e Jasper mi ha salvata offrendomi un posto da segretaria.»
«E questo lavoro ti tiene impegnata ventiquattro ore al giorno? O comunque talmente tanto da non riuscire a guardare un attimo il telefono?» Sgrano gli occhi alle domande di Edward. Ma di che diamine sta parlando?
La tavolata si azzittisce e per quanto mi senta imbarazzata, di certo non gli lascerò l’ultima parola. Anche se per i suoi genitori non ci siamo praticamente mai parlati.
«Oh, tempo ne ho avuto, ho un lavoro d’ufficio, stacco alle cinque ma il telefono caso strano non è mai squillato. Magari sei tu che lavori troppo e non hai un attimo per fare una dannata chiamata!»
«Io? In effetti è vero, sono stato impegnato, sono un avvocato, tempo libero ne ho poco ma per quanto la cosa potrebbe stupirti, ti ho fatto tre chiamate al giorno per... cinque giorni! E indovina? Non ho mai ricevuto risposta. Nemmeno ai messaggi, adesso che ci penso. Potevi essere chiara fin dall’inizio, Bella, o comunque mandarmi un messaggio chiedendo di smetterla.»
«Ma di cosa stai parlando? Non ho ricevuto nessuna chiamata, smettila di fare la vittima della situazione! Secondo te se non fossi stata interessata ti avrei baciato? Sarei venuta a cena con te e poi a casa tua? E che cazzo?!» Una volta che praticamente finisco di urlare, mi rendo conto di dove ci troviamo, probabilmente fa’ mente locale anche lui. Sento le mie guance diventare rosse come un semaforo e grazie al cielo ha la decenza d’imbarazzarsi anche lui.
«Wow, mi mancavano i pranzi in famiglia.» Esclama Carlisle per poi ridere e beccarsi uno scappellotto dalla moglie.
«Ragazzi, penso abbiate bisogno di parlare un attimo da soli. Perché non andate in giardino?» Sospiro e annuisco. Mi alzo e scusandomi, precedo Edward fino alla portafinestra e poi subito fuori.
«Spiegami perché non hai risposto nemmeno a un messaggio.» Sembra tranquillo, ora. Indossa una camicia e un pantalone, le maniche sono arrotolate fino ai gomiti e noto un piccolo tatuaggio ma non ho il tempo di indagare.
Incrocio le braccia al petto e sospiro. «Non mi è mai arrivato nessuno messaggio.» Esasperato, sfila il telefono dalla tasca e me lo passa, facendomi vedere tutti i messaggi inviati, non li leggo, clicco sul mio nome e osservo il numero che appare.
Scoppio a ridere facendolo innervosire.
«Scusa, scusa... è che... il numero è sbagliato. Solo un numero in realtà, l’ultimo.» Alza un sopracciglio e io mi mordo il labbro per non riprendere a ridere.
«Mi hai lasciato il numero sbagliato?»
«Ehi, non l’ho fatto apposta!» Edward scoppia finalmente a ridere, io lo seguo a ruota ma smetto non appena mi si avvicina.
«Mi stai dicendo che ho passato una settimana a inveirti contro per nulla?»
«A quanto pare siamo in due ad aver perso solo tempo per nulla.» Con ancora un sorriso sulle labbra, mi afferra una mano e mi sospinge verso di lui; i nostri petti sono l’uno contro l’altro, i suoi occhi sono nei miei e i nostri nasi si sfiorano.
«Allora meno male che infine ho deciso di venire, oggi.»
«Non dovevi esserci?»
«Già, non volevo vederti. O meglio... volevo evitare il casino che poi è successo.» Intreccio le mie mani dietro la sua schiena.
«Che cosa stiamo facendo, Edward?» Mormoro a qualche millimetro dalle sue labbra.
«Non lo so, Bella, ma non voglio smettere.» Sorridendo mi alzo lievemente sulle punte dei piedi e faccio incastrare le nostre labbra.
 
«Tre giorni, tre appuntamenti... non ti sei ancora stancata di lui?» Scoppio a ridere alle parole di Rosalie e scuoto il capo mentre un cameriere ci lascia i caffè.
«Mio fratello è fantastico, non potrebbe mai stancarsi di lui.» Rose sbuffa e io rido ancora di più.
«Mi hai detto la stessa cosa, anni fa, su Emmett.»
«Beh, avevo ragione, state ancora insieme.» Decido d’interromperle prima che mi vengano i crampi a furia di ridere.
«Siete incredibili. Comunque se può interessarvi, stasera non lo vedrò, domani mattina ha un’udienza importante.» Rosalie mi fulmina con un’occhiata.
«Ci stai informando che hai la serata libera e che quindi dovremmo liberarci?» Sgrano gli occhi e mi scambio uno sguardo con Alice.
«Certo che no! Stavo solo conversando...»
«Beh, poco importa. Oramai hai detto che sei libera, quindi... pigiama party!» Rimango un attimo a bocca aperta ma quando anche Alice si aggrega all’urlo di giubilo di Rose, non posso che scoppiare a ridere. E che pigiama party, sia.
 
«Non che questo sia il mio argomento preferito ma... veramente ti ha sempre e solo baciata? Voglio dire... mio fratello è un bravo ragazzo, ne sono contenta ma di certo non pensavo fino a questo punto.» Ok, immaginateci, tre pazze, sedute per terra nel salotto di mio padre con dei mini pigiamini che ci rimpinziamo di gelato e pettegolezzi. Sì, un sogno. Cose di questo genere mi mancavano veramente tanto e nemmeno lo sapevo.
«Sai cosa significa che non ha mai sfiorato nemmeno per sbaglio il mio seno? Ha giusto accarezzato il mio sedere quando mi sono sdraiata su di lui e sul suo divano. In pratica è stato un miracolo.» Nessuna delle due commenta e io le guardo stranita. Non riesco a credere che non abbiano niente da dire... o che non ridano.
«Dite che sta continuando sta cosa giusto per... non lo so! Voglio dire, persino tu, Rose, mi hai fatto notare che sono una grande amica di sua sorella e magari, a causa di ciò, non sa come scaricarmi, potrebbe anche essere, no?»
«È tornato il vulcano in eruzione.» Sussurra Alice meritandosi un’occhiataccia da parte mia.
«Alice, esprimiti! Potrà essere tuo fratello ma io sono una tua amica. Una tua cara amica. Una delle tue più vecchie amiche.» Alice sorride alzando gli occhi al soffitto.
«Conosco mio fratello, è il mio gemello, e posso assicurarti che se avesse voluto lasciarti perdere lo avrebbe già fatto, se non fosse interessato. Di certo non porterebbe mai avanti una frequentazione per paura di una mia reazione.»
«Questo, però, non spiega perché ci stia andando così piano.» Mormora Rose affondando nuovamente il cucchiaio nella vaschetta del gelato. La guardo assorta e infine sospiro.
«Dite che devo parlargliene?» Sgranano gli occhi.
«E passare per la ninfomane di turno? Anche no.» Sbuffo alle parole di Rosalie.
«Ancora con questa storia? Non fa di me una ninfomane il volerci andare a letto.» Alice si tappa le orecchie.
«Rimuovi! Rimuovi! Rimuovi!» Scoppiamo a ridere e Alice mette su il muso.
«Mi stai dicendo che se mai, e dico mai, nel caso accadesse... tu non vorresti sapere nulla?»
«Non lo so... lui mi ha sempre detto, bene o male, con chi usciva, alcune le ho anche conosciute di persona ma... tu sei tu. Lui è lui. Oh, ma chi voglio prendere in giro? Ovvio che vorrò sapere, però, magari non proprio tutti i dettagli. È pur sempre mio fratello.» Ridiamo e lei e Rose si scambiano un cinque.
Le adoro, non posso negarlo e anche con dei pensieri persistenti per la testa, è facile divertirsi e stare in loro compagnia. Sì, anche se non siamo più delle adolescenti. Il fatto che ci comportiamo come tali... beh, a questo punto mi sa che è un dettaglio. Le adoro comunque.
 
«Com’è andata ieri sera?» Mi chiede Jasper non appena chiudo una chiamata. Alzo lo sguardo dalle scartoffie e gli sorrido.
«Molto bene, sembrava di essere tornate indietro nel tempo.» Aggrotto la fronte. «Adesso che ci penso, anche i discorsi che abbiamo fatto... li facevamo anche allora.» Jasper scoppia a ridere.
«Non so perché, ma non mi stupisco. Sappi che sei in debito con me.» Alzo un sopracciglio, curiosa.
«E perché mai?»
«Ieri sera ti ho lasciato Alice.» Scrollo le spalle.
«Dubito tu abbia avuto voce in capitolo sulla decisione.» Lo dico divertita ma in effetti è vero e la sua espressione mi fa capire che ci ho preso.
«È così palese che mi tiene al guinzaglio?» Avete presente i cani bastonati? Ecco, Jasper è tutt’altro. Non capisco se ne sia felice o se sia semplicemente divertito.
«Direi che funziona così in quasi tutte le relazioni. Se stai a vedere o sentire Rosalie... anche lei tiene al guinzaglio Emmett. E da quello che ho capito, non se ne lamenta nemmeno lui.»
«Penso sia difficile far dispiacere Emmett. È sempre così allegro... mi sono chiesto spesso se usi qualche strana droga.» Mi porto una mano di fronte alla bocca e cerco di trattenere una risata.
«Scemo. Sparisci, devo lavorare se voglio meritarmi lo stipendio, e tu mi stai solo facendo perdere tempo.»
«Ehi, donna! Sono io che ti pago!» Si stoppa e si gratta i capelli. «No, in effetti hai ragione, non sono propriamente io a pagarti, quindi sì... è meglio che torniamo entrambi a lavorare.» Scoppio a ridere e scuoto il capo osservandolo rientrare nel suo ufficio.
 
What’sApp: Sei stata aggiunta al gruppo “Le tre Peppie”.
Cerco di non ridere del nome del gruppo e osservo i partecipanti, non che avessi dubbi, anche perché il gruppo lo ha creato Alice.
«Buongiorno, bellezze. Sono in pausa pranzo e stavo pensando a un piano per far capitolare il mio fratellino.» La mia bocca quasi tocca terra quando leggo il messaggio di Alice. È pazza. Non c’è alternativa.
«Sbaglio o non ci stai dormendo la notte per sta cosa?» Le chiedo con una faccina che ride.
«Sì! È tutta colpa tua! Mi stai iniziando a far credere che mio fratello sia gay!» Alzo gli occhi al cielo e Rosalie mette le tre scimmiette, una che non vede, una che non sente e l’altra che non parla. Ok, sta diventando pazza anche lei.
«Se avessi provato i suoi baci, non lo penseresti.» Le dico per farla schifare e ottengo l’effetto desiderato.
«Che schifo! Tornando serie... mio fratello sta tornando a casa, ha finito l’udienza. Vai da lui. Chiedi il pomeriggio libero e saltagli addosso.» Sgrano gli occhi.
«E questo sarebbe il tuo grandioso piano?» Le chiede Rosalie, rubandomi praticamente le parole di bocca.
«Conosci un essere maschile che si tirerebbe indietro a un’offerta simile?» Non rispondo, corro nell’ufficio di Jasper.
 
Con il cuore in gola, busso alla porta dell’appartamento di Edward e mi mordo il labbro inferiore. Magari non c’è, magari è tornato in ufficio... magari ho fatto un viaggio a vuoto. Dio, mi sa che sto veramente diventando una ninfomane!
La porta si apre lentamente e una volta aperta, i miei occhi escono quasi dalle orbite.
«Bella?» Wow, che tartaruga!
«Ti ritrovi spesso ad aprire con indosso solo un asciugamano?»

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Oramai direi che l'importante è pubblicare almeno una volta alla settimana :)
Vi ho chiarito un dubbio ma ve ne ho lasciato un altro, no? Sono pessima, non ci posso fare nulla.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ho notato che le letture ci sono ma le recensioni non sono molte - non che mi stia per tagliare le vene per questo - ma se volete lasciarmi due righe con su scritto quello che pensate, sappiate che siete i benvenuti.
Detto tutto ciò, un bacio e a presto ;)

 
   
 
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