Angolo
dell’autrice:
Questa
è la prima fic che dedico
al mio anime preferito. L’ho scritta nella speranza di
riuscire a rivendicare
il finale originale del manga, che, a differenza di molte fan, reputo
bellissimo. Il finale dell’anime risulta essere praticamente
deturpato rispetto
all’idea originale del manga e del romanzo da cui esso
è tratto, e, a mio
avviso, in maniera del tutto ingiusta. Questa fic è pensata
per essere una
rappresentazione fedele (e, naturalmente, anche un po’
romanzata) del finale
originale di questo bellissimo anime. Spero che possiate gradire!! E,
come al
solito, le critiche costruttive sono sempre ben accette. Un bacio, S. :*
PS:
Per comodità (o meglio, per mio personale capriccio), ho
scelto di
adottare
i nomi che sono stati utilizzati all’interno
dell’anime italiano.
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“Perché
sei andato via? Perché?”
Mentre
le lacrime correvano
rapide sulle guance rigandole il viso, le sue mani torturavano
ininterrottamente il pezzo di carta che aveva sancito nuovamente il
loro addio.
Il
suo timore si era tragicamente
avverato. Albert aveva riacquistato la memoria. Ed esattamente come
aveva
immaginato, aveva preso con sé Poope e la sua sacca ed era
andato via. Mai
prima di allora, guardandosi intorno, aveva avuto
l’impressione che quella casa
fosse tanto spoglia. Mai in vita sua aveva avvertito così
fortemente la tristezza
della solitudine.
“Perché
tutte le persone che amo se ne vanno via?”
Nella
disperazione delle sue
lacrime, cominciò a scorgere i visi sorridenti di tutti
coloro ai quali aveva
voluto bene, e che in qualche modo l’avevano abbandonata.
“Prima
Anthony, poi Terence, poi Stear… E adesso anche tu,
Albert.”
Si
lasciò cadere sconsolatamente
sul letto e continuò a piangere lacrime amare per diverso
tempo.
Il
suo ultimo pensiero prima di
partire per New York era stato rivolto ad Albert. Allora aveva solo
potuto
immaginare quanto le sarebbe pesata la sua assenza, allora quella
preoccupazione era stata smorzata dall’entusiasmo
dell’incontro prossimo con
Terence, mentre invece, in quel preciso istante, si ritrovava a doverci
fare i
conti per davvero. Non avrebbe potuto immaginare che la partenza di
Albert
potesse causarle un dolore tanto insopportabile. Eppure, sapeva
perfettamente
che prima o poi ciò che temeva sarebbe accaduto.
Nell’impossibilità
di restar
ferma di fronte agli eventi che le si erano così bruscamente
catapultati
addosso, e che le pesavano tragicamente come un macigno, la giovane
uscì in
strada, speranzosa di riuscire presto a trovare l’oggetto
delle proprie
ricerche. Ricerche che tuttavia si rivelarono ben presto del tutto vane.
Di
Albert non c’era infatti
alcuna traccia, e Candy dovette ben presto rassegnarsi alla tristezza
irrimediabile della solitudine della propria casa. Fu quasi certa che
l’amico
fosse ormai irrimediabilmente lontano. Eppure, rientrata in casa, si
ritrovò a
riflettere sul fatto che ogni cosa attorno a lei fosse ormai
completamente
impregnata della sua presenza. Le lenzuola avevano ancora addosso il
suo buon
profumo, e la ragazza non si sarebbe sorpresa se la porta principale si
fosse
aperta all’improvviso rivelando il suo viso sorridente e
dolce, non si sarebbe
sorpresa se all’improvviso avesse sentito la sua voce
parlarle, le sue mani
forti poggiarsi delicatamente sulle sue esili spalle, non si sarebbe
sorpresa
di correre in cucina e scoprirlo impegnato a prepararle la cena. Le
costava
molto doverlo ammettere, ma la presenza di Albert, in quel breve lasso
di tempo
che avevano trascorso assieme, le era divenuta indispensabile. Albert
c’era
sempre stato. Lo aveva avuto accanto in ogni momento difficile della
vita, fin
da quando era soltanto una ragazzina. Da quel momento non aveva cessato
di
esserci neppure per un istante. Neppure l’amnesia gli aveva
impedito di essere
per lei l’amico speciale di sempre. Quel periodo trascorso
insieme aveva
piuttosto contribuito a rivelare a Candy quanto quel ragazzo fosse per
lei
importante. La sua vita non avrebbe più potuto essere la
stessa senza di lui.
Le
lacrime cominciarono a
sgorgare silenziose dai grandi occhi verdi. Candy pensò di
non essersi mai
sentita così sola in tutta la sua vita.
Lo
scorrere dei suoi pensieri
risultò tuttavia bruscamente interrotto. Candy
ritornò con la mente alla
propria realtà nel momento in cui udì battere con
forza alla propria porta. E
il suo usuale ottimismo non mancò di soccorrerla
momentaneamente anche
stavolta. Sperò con ardore che a bussare tanto
insistentemente alla sua porta
fosse Albert. Sperò che ci avesse ripensato, che avesse
deciso di tornare da
lei. Così la giovane, dimentica ormai delle lacrime di
poc’anzi e ormai sicura
di essere ad un passo dal riabbracciare il suo caro amico si
catapultò alla
porta.
Aprendo
l’uscio tuttavia, dovette
assaporare l’amarezza della disillusione.
“C’è
una carrozza che la attende
signorina.”
La
giovane, stranita e oltremodo
sorpresa indossò velocemente il migliore dei propri abiti,
in attesa che le
fosse fornita una spiegazione. La sorpresa della giovane crebbe in
maniera
ancora maggiore quando la carrozza si fermò di fronte alla
residenza dei Legan.
Una
volta scesa dalla carrozza,
l’accoglienza riservatale la sorprese alquanto. Iriza
l’attendeva in cima alle
scale, e rivolgendosi al fratello ordinò che
“fosse fatta entrare la signorina
Candy”.
All’ingresso
anche la signora
Legan le rivolse un comportamento di riguardo.
“La
zia Elroy vorrebbe parlare
con te.”
Candy
si lasciò condurre senza la
minima opposizione, ormai fortemente incuriosita e vogliosa di
conoscere il
proprio ruolo in quella strana faccenda.
Una
volta introdotta all’interno
della sala nella quale la zia Elroy la stava già aspettando,
la sorpresa di
Candy si trasformò in orrore nel momento in cui si
capacitò del motivo che
aveva spinto la signora Legan e la zia Elroy a farla chiamare con tutta
quell’urgenza.
“E’
stato deciso dal signor
William Andrew che dovrai sposare Neal. Intendo convocare oggi stesso
tutta la
famiglia per annunciare il vostro fidanzamento.”
Candy,
inorridita, tentò di
opporre la propria replica. Ma il suo tentativo di protesta fu
bruscamente
interrotto sul nascere.
“Ma
zia Elroy, io …”
“Non
dire nulla, Candy. Questa è
una decisione del signor William. Mi pare d’averti
già detto che nessuno può
contraddire una sua decisione.”
Candy
si morse un labbro
inorridita, squadrando il pavimento. Durante quegli anni aveva imparato
a
provare un profondo senso di riconoscenza e affetto nei confronti dello
zio
William, nonostante quest’ultimo gli avesse sempre negato
l’onore di
incontrarlo. La giovane non riuscì ad accettare il pensiero
che lo zio William,
il suo buon benefattore, fosse stato tanto crudele da scegliere per lei
un’esistenza tanto triste. Senza neppure consultarla, per
giunta. La sorpresa
provata poc’anzi non le impedì comunque di
avanzare le proprie proteste.
“Sono
spiacente zia Elroy. Ma io
non ho alcuna intenzione di sposare Neal. Non lo sposerò,
perché io non lo amo
affatto.”
“Ma
questo non ha alcuna importanza,
mia cara Candy.” Iriza interruppe le parole della giovane e
tentò di
persuaderla circa l’opportunità di assecondare i
disegni dello zio William.
“Come
potrai sicuramente
immaginare, neppure a noi fa piacere questo matrimonio, ma, come ha
appena
accennato la zia Elroy, le decisioni del signor William non si possono
discutere. Perciò è deciso. Tu, Candy, dovrai
sposare mio fratello Neal.”
Pronunciate
queste parole, un
sorriso beffardo e perfido comparve sul viso della ragazza. Candy non
si lasciò
comunque intimidire.
“Beh,
in questo caso… Parlerò io
stessa con lo zio William.”
Candy,
delusa e arrabbiata corse
via velocemente dalla residenza dei Legan, è in breve tempo
si ritrovò
nuovamente a casa propria.
Rientrata
in casa, si ritrovò ad
essere ancor più triste di quando era andata via. E alla
tristezza ben presto
si aggiunse una rabbia incontenibile.
“Ti
detesto Neal, ti detesto con tutto il cuore. Come puoi credere che
io abbia già dimenticato tutto quello che ho passato a causa
tua? Non potrei
riuscire a perdonare te ed Iriza, neppure se ci mettessi tutta la mia
buona
volontà. E pensare che dovrei addirittura
sposarti… Non ho la benché minima
intenzione di passare un solo momento della mia vita insieme a
te!!”
Sprofondato
in quel baratro di
nera tristezza, il suo pensiero volò ancora una volta, quasi
inconsapevolmente,
a tutti coloro che amava, e che erano lontani.
“Terence…
Albert… Dove siete?”
La
tristezza irrimediabile di
Candy si tramutò ben presto in incontenibile risoluzione.
Sapeva perfettamente
che parlare con lo zio William si sarebbe rivelata un’impresa
ardua. In quel
caso, avrebbe parlato con George.
Riuscire
a rintracciare George si
rivelò al contrario un’impresa piuttosto semplice
per Candy.
“Signor
George, vorrei che lei
discutesse con lo zio William circa la sua decisione di farmi sposare
Neal. Io
non sono affatto d’accordo.”
“S-sposare
Neal?”
“Ma
come? Vuol dire che lei non
ne sapeva nulla?”
La sorpresa del signor
George di fronte alla
sua più che legittima indignazione riempì di
dubbi l’animo della giovane Candy.
“Non
c’è bisogno che io parli con
il signor William. Ci parlerà lei stessa. Sarò io
a condurla da lui.”
I
sentimenti che Candy avrebbe
dovuto provare in quel momento avrebbero dovuto oscillare tra la rabbia
e
l’indignazione. Tuttavia, il sentimento che prevalse e
riempì l’animo di Candy
fu sicuramente l’emozione.
Erano
ormai trascorsi parecchi
anni da quando era avvenuta l’adozione da parte del signor
Andrew. Tante e
tante volte Candy aveva immaginato il sopraggiungere di quel momento,
tante
volte aveva sperato e sognato di poter guardare in faccia il proprio
benefattore, di potergli rivolgere parole cariche di riconoscenza e di
affetto
per tutto ciò che per lei si era premurato di
fare…
Eppure,
adesso che quel momento
era arrivato, Candy ebbe l’impressione di sentirsi mancare.
Le parole che tante
e tante volte aveva immaginato di rivolgere al tanto amato benefattore
divennero
a un tratto nuvole di fumo, si svuotarono improvvisamente di ogni
significato.
Candy non riuscì a trattenere la propria emozione, non
riuscì in nessun modo a
esprimere ciò che provava.
Il
viaggio verso la residenza
degli Andrew parve interminabile alla giovane, la quale
passò quel breve lasso
di tempo ad immaginare il volto del suo vecchio benefattore, il suo
tono di
voce, il colore dei suoi occhi, il taglio dei suoi capelli. A pensare
alle
parole più opportune per salutarlo, per esprimergli il suo
affetto, la sua
riconoscenza, la sua gioia. E anche, ovviamente, la sua indignazione
per la
decisione sulla sua vita che era stata presa, in maniera assolutamente
indipendente da lei.
Il
viaggio si concluse tuttavia
ben prima che la giovane avesse potuto soltanto formulare un solo
pensiero di
senso compiuto. Prima che la ragazza potesse consapevolmente
capacitarsi di ciò
che stava accadendo, si era ritrovata all’interno della
residenza degli Andrew,
in una stanza buia e desolata. Seduto in una grande poltrona, di
spalle, stava
l’uomo a cui Candy doveva praticamente ogni cosa.
La
sua istruzione, la possibilità
di sfuggire alle cattiverie di Neal ed Iriza, la possibilità
di fuggire da
tutti i dispiaceri che aveva dovuto subire in America in seguito alla
morte di
Anthony, l’opportunità di conoscere Terence e
Patty, di rivedere Annie, Archie,
Stear.
Avrebbe
voluto dire tante cose.
Ma ogni frase che aveva formulato, ogni parola che aveva incisa sul
cuore parve
risoluta a non passare attraverso la sua bocca. Candy rimaneva in
religioso
silenzio attendendo che quell’uomo si voltasse, attendendo di
poter finalmente
scorgere il suo viso.
Nel
momento in cui cominciò a
scorgere il movimento di quella poltrona verso la sua direzione, il suo
cuore
perse un battito. Fino a quando, per lo meno, non intravide
nell’ombra
un’immagine conosciuta.
“Albert?”
Era
proprio Albert a trovarsi
davanti a lei in quel preciso istante. La luce che penetrava dalla
finestra
rivelava palesemente i lineamenti perfetti, i bei capelli dorati, la
luce viva
dei suoi occhi color del cielo. Ebbe l’impulso di
catapultarsi tra le sue
braccia e stringerlo forte.
Ma
la situazione oltremodo
bizzarra nella quale i due ragazzi erano venuti a trovarsi spinse Candy
a
sostituire il sentimento della sorpresa a quello della gioia di poter
rivedere
tanto presto l’amico. Che cosa ci faceva lì
Albert? Come gli era saltato in
mente di rifugiarsi proprio lì?
“Albert!!
Ti ho cercato
dappertutto! Ma dove eri finito? Va’ via da qui!! Se ti
vedessero passeresti
dei guai seri!!”
Ma
Albert pareva non dare troppa
udienza alle sue parole. Pareva piuttosto che le pessimistiche
previsioni della
ragazza e il suo sguardo alquanto preoccupato non sortissero effetto
alcuno su
di lui.
“Sta’
tranquilla, Candy. Non ho
nessun motivo per cui nascondermi. Devi sapere, Candy, che il mio nome
completo
è William Albert
Andrew.”
Il
cuore della ragazza perse
nuovamente un battito. Non le fu possibile per qualche istante credere
alle
parole che aveva appena udito né muoversi di un solo
millimetro. La sorpresa
non le permise di pronunciare una sola sillaba.
“Lo zio
William e Albert… Sono la stessa persona?”
Per
tutta risposta, Candy si
portò una mano alla bocca. Gli occhi increduli e la bocca
spalancata lasciavano
palesemente intravedere la sorpresa mista allo sconcerto della giovane.
Al contrario il viso di
Albert pareva sereno,
quasi sollevato.
“Candy…
Che cosa c’è?”
“Beh,
ecco Albert, io… Sono
sorpresa. Credevo che lo zio William fosse un buon vecchietto con i
baffi, non
avrei mai immaginato di trovarmi di fronte… un ragazzo
così bello…”
Il
giovane arrossì appena
percettibilmente, per poi scoppiare in un’allegra e sonora
risata.
“E’
perfettamente comprensibile
Candy. Tutti la pensano più o meno allo stesso modo. Ma
permettimi di spiegarti
come stanno le cose.”
La
giovane Candy, ancora
profondamente scossa dallo stupore si preparò
all’ascolto della spiegazione che
Albert le avrebbe fornito da lì a poco.
“Rimasi
orfano quando ero ancora
molto piccolo. Mi ritrovai improvvisamente ad avere il ruolo di guida
della
famiglia quando non ero ancora assolutamente in grado di ottemperare
adeguatamente ai miei doveri. Così la zia Elroy e tutti i
componenti più
anziani della famiglia hanno preso la decisione di tenermi
“nascosto”,
assumendosi essi stessi il compito di capofamiglia, per lo meno fin
quando non
fossi divenuto adulto. E’ stato deciso di comune accordo che
a questo zio
William fosse data l’immagine di un anziano e solitario
signore, fino al
momento in cui, diventato adulto,
avrei
potuto uscire allo scoperto per svolgere adeguatamente il mio compito.
In ogni
caso, non ho smesso un solo momento di tenerti d’occhio e di
starti vicino.
Quando
hai cominciato a studiare
alla Saint Paul School mi sono trasferito in Inghilterra per poter
continuare a
prendermi cura di te. Ma dopo aver conosciuto Terence, dopo aver capito
quanto
lui ti amasse, ho creduto che tu non avessi più bisogno di
me, e che lui
sarebbe stata la persona più adeguata per pensare a te.
Così sono partito per
l’Italia. Sapevo però che si avvicinava il momento
in cui avrei dovuto rivelare
la mia vera identità, così, d’accordo
con George, decisi di farlo appena
rientrato dal mio viaggio. Fu questo a spingermi a tornare in America.
Ma
il treno sul quale stavo
viaggiando subì un’esplosione. Il resto lo sai
già, Candy.”
Ogni
avvenimento cominciava
finalmente a prendere forma nella mente confusa di Candy. Il discorso
pronunciato da Albert non faceva una sola piega. Era finalmente chiara
la
presenza costante di Albert nella sua vita. Era finalmente svelato il
motivo
per il quale il signor William continuava a sfuggirle continuamente.
Quel volto
astratto aveva finalmente preso una forma, aveva assunto le sembianze
di una
fisionomia che a Candy era già molto cara. Albert era sempre
stata una persona
molto importante per Candy. Avrebbe dato qualsiasi cosa per lui, in
qualsiasi
momento della sua vita. In quel momento tuttavia, ormai svelata la sua
reale
identità, si capacitò per la prima volta del
fatto che qualsiasi cosa fosse in
suo potere non sarebbe stata abbastanza per esprimere la propria
riconoscenza,
né tantomeno per ricambiare adeguatamente ciò che
Albert, tanto nelle vesti del
suo caro amico tanto in quelle del misterioso signor William, aveva
fatto per
lei dal momento in cui era entrato nella sua vita.
I
sentimenti provati da Candy in
quell’istante poterono trovare un’unica
manifestazione: le lacrime. Calde
lacrime cominciarono a bagnarle il viso, mentre guardava, carica di
riconoscenza e indicibile affetto, l’uomo che
l’aveva salvata. Perché Albert
l’aveva salvata per davvero. L’aveva salvata in
tutti i modi in cui una persona
può essere salvata.
“Candy…
Perché piangi?”
“Non
è nulla, Albert… Piango
perché sono infinitamente felice. Ti ringrazio …
Ti ringrazio per ogni cosa.”
Il
giovane sorrise dolcemente
alle parole di Candy, e si avvicinò a lei per asciugarle le
lacrime con un
tocco delicato e caldo.
“Ho
solo una domanda da
rivolgerti, Albert. Cosa ti ha spinto ad adottarmi?”
“Sono
stati Archie, Stear ed
Anthony a chiedermi di farlo. Ma in realtà esiste anche un
altro motivo… I tuoi
occhi limpidi e vivaci mi ricordavano tanto quelli di mia sorella, la
madre di
Anthony.”
“Così
la madre di Anthony era la sorella di Albert… Deve aver
sofferto
molto anche lui durante la sua vita.”
“Vieni
con me Candy, usciamo.”
I
due ragazzi cavalcarono a
lungo, oltrepassando con nostalgia tutti i luoghi cari alla loro
infanzia.
Candy si lasciò trasportare dai ricordi evocati da quei
luoghi, ed Albert
l’assecondò seguendola. Giunsero infine sulla riva
del fiume presso il quale
era avvenuto il loro primo incontro. Candy riportò alla
mente i tragici
avvenimenti di quel giorno. La fuga verso la casa di Pony attraverso il
fiume per
via delle continue ingiustizie subite a causa dei fratelli Legan e il
salvataggio
da una morte certa da parte di Albert. Candy sorrise dolcemente a quel
ricordo.
Sorrise ricordando la prima impressione che aveva avuto di lui. Nello
sconcerto
e nel terrore di quella sera, il viso del giovane amico le era parso
tale e
quale a quello di un orso.
“Albert,
ti sono riconoscente per
ogni cosa. Solo adesso mi rendo perfettamente conto del fatto che ti
devo
tutto. Ciononostante non posso approvare la tua decisione di
costringermi a
sposare Neal.”
“Sposare
Neal? Ti assicuro che io
non ne so assolutamente nulla… Non preoccuparti Candy. Non
dovrai sposare
nessuno finché non sarai tu stessa a volerlo.”
Quelle
parole avevano sortito un
cambiamento nello sguardo del giovane Albert. Egli parve agli occhi
della
ragazza dapprima sorpreso, poi quasi irritato. Era chiaro che il
giovane non
fosse a conoscenza di ciò che Candy gli aveva appena
rivelato. E lei si sentì
quali in colpa per aver sospettato di lui anche per un solo momento.
Candy
squadrò tuttavia il ragazzo con aria sorpresa e
interrogativa. Se l’ordine di
sposare Neal non era stato impartito dallo zio William, era chiaro che
Iriza
avesse mentito. Doveva trattarsi senz’altro di
un’altra delle sue immotivate
cattiverie nei suoi riguardi.
Candy
si sentì profondamente
sollevata. In fondo al proprio cuore non aveva mai dubitato della
bontà d’animo
del signor William. Ancor meno avrebbe potuto dubitare di Albert.
Così il
pensiero di Neal l’abbandonò velocemente. Non
avrebbe avuto nulla da temere
finché il signor William fosse rimasto al suo fianco. E
soprattutto, non
avrebbe avuto nulla da temere finché Albert fosse rimasto al
suo fianco.
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I
due giorni successivi
trascorsero velocemente. Candy poté finalmente ritrovare la
felicità che
credeva di aver smarrito irrimediabilmente in seguito
all’addio a Terence ed
alla partenza improvvisa di Albert. Credette di aver ritrovato
all’improvviso
tutta la propria felicità. Vivere a fianco di Albert,
consapevole che la sua
guarigione fosse avvenuta, e resa ormai partecipe soprattutto di ogni
cosa che
ci fosse da sapere, riempì Candy di serenità e
gioia. D’altro canto, il
comportamento di Albert nei suoi riguardi non era cambiato. La rivelata
identità del signor William Andrew non aveva sortito nessun
cambiamento nel
loro rapporto. Lo aveva conosciuto come un ragazzo semplice, gentile,
dolce, ed
era esattamente in questo modo che Albert aveva continuato a
dimostrarsi nei
suoi riguardi. Continuava ad essere presente e affettuoso, buono e
amabile,
esattamente come era sempre stato.
Candy
non credeva che le sarebbe
stato possibile tornare a sorridere in maniera tanto serena e
spontanea, in
maniera tanto vera in seguito al
definitivo addio di Terence. Eppure era successo. Albert era stato
capace di
restituirle un sorriso che sembrava andato via per sempre, senza
neppure
capacitarsi di essere il detentore di un potere tanto grande.
Aveva
continuato ad ascoltarla, a
consolarla e ad abbracciarla nei suoi momenti di tristezza, a ridere
assieme a
lei nei suoi momenti di gioia, a prepararle la cena ogni sera, a
osservarla
dalla finestra mentre correva sui prati, a farle trovare un
tè caldo quando
rincasava.
Candy
non riusciva a figurarsi
nella mente una gioia più grande di questa. Ma quei giorni
trascorsi assieme ad
Albert passarono in fretta.
Un
pensiero minaccioso invase la
mente della giovane Candy.
“La festa
di fidanzamento!”
Inorridita
da quel pensiero, che
era stato praticamente accantonato dalla sua mente per tutti i giorni
precedenti, la giovane si catapultò da Albert, cercando
conforto e consiglio.
“Oggi
ci sarà la festa di
fidanzamento. La zia Elroy ha intenzione di annunciare il mio
matrimonio con
Neal di fronte a tutti i componenti della famiglia! Che cosa dovrei
fare,
Albert?”
Albert,
dal suo canto, non
dimostrò alcun segno di turbamento.
“Presentati
alla cerimonia di
fidanzamento, Candy. Una volta arrivata lì potrai proferire
il tuo rifiuto.”
Candy
guardò il ragazzo con occhi
carichi di lacrime. A quella vista, Albert non poté fare a
meno di commuoversi
a propria volta.
“Sta’
pure tranquilla Candy. Non
dovrai sposare nessuno, a meno che non sia tu stessa a volerlo.
Andrà tutto
bene.”
La
ragazza si lasciò cadere tra
le braccia di Albert, il quale la strinse in un caloroso abbraccio.
“Non ti
abbandonerò, mia piccola, dolce Candy. Stanne
certa.”
La
fiducia suscitata dalle parole
di Albert restituì a Candy la sua abituale forza di spirito.
Così la giovane,
risoluta, si decise a presentarsi al ricevimento che era stato
organizzato in
suo onore.
Il
suo ingresso nella grande sala
dove era stato organizzato il rinfresco suscitò assieme la
sorpresa e il
compiacimento dei Legan. Era perfettamente chiaro che non si
aspettassero la
partecipazione della ragazza. Ma era oltremodo chiaro anche il fatto
che la sua
presenza avesse suscitato in loro un forte sentimento di malvagia
soddisfazione.
Prevaleva
in loro la
soddisfazione della consapevolezza di essere riusciti a piegare la
volontà di
quella ragazza impossibile. Tuttavia, ogni loro possibile sentimento di
compiacimento fu interrotto sul nascere dal discorso intrapreso da
Candy.
“Prima
che questa cerimonia
cominci, intendo annunciare che sono qui unicamente per comunicare a
tutti voi che
non ho alcuna intenzione di sposare Neal Legan.”
Le
parole pronunciate da Candy
suscitarono lo sdegno dei presenti.
“C-come
sarebbe a dire non
intendi sposare Neal? Dimentichi forse che questo è il
preciso ordine dello zio
William? Intendi opporti alla volontà del tuo
benefattore?”
“Mi
oppongo, signora Legan.”
L’attenzione
generale, che fino a
qualche istante prima era rimasta unanimemente rivolta alla giovane
Candy si
spostò definitivamente sul giovane che aveva appena
pronunciato quelle parole.
Nessuno aveva la più pallida idea di chi potesse essere quel
ragazzo. Né tantomeno
nessuno poteva immaginare come fosse stato possibile per uno
sconosciuto
accedere a quella sala.
“E
tu chi diavolo saresti? Ti
ordino di uscire immediatamente fuori da questa stanza!”
“So
chi è, mamma!! Si tratta del
vagabondo che vive insieme a Candy!”
Neal
additò con rabbia l’intruso
che aveva osato intromettersi tra lui e Candy, risoluto a farlo
sbattere fuori
in un solo istante e soprattutto, a fare in modo che non avesse mai
più nulla a
che fare con Candy.
I
presenti cominciarono a
manifestare sconcerto e sorpresa. Ciò che stava avvenendo
all’interno di quella
sala era uno scandalo, nel vero senso della parola.
Neal
e i Legan credevano
erroneamente di avere in pugno la situazione, e soprattutto di poter
gestire
ogni cosa a proprio favore. Fu il sorriso tranquillo di Albert a
suscitare in
Neal i primi segni di dubbio e disagio.
“Vedo
che sei informato sul mio
conto. Ma non abbastanza, purtroppo. Il mio nome è William
Albert Andrew. E in
quanto tutore della qui presente signorina, intendo annunciare in
questa sede
che non ho mai espresso il desiderio che la signorina Candy fosse data
in
moglie ad alcuno. La qui presente signorina sposerà
l’uomo che lei stessa
deciderà di sposare, quando le sembrerà
opportuno.”
Neal
credette di sognare. Era
sorpreso, sdegnato, incredulo. Se avesse potuto agire secondo la
propria
volontà avrebbe fatto buttar fuori quello stupido ciarlatano
in un batter
d’occhio. Ma a fermare le sue malsane intenzioni fu lo
sguardo sorpreso della
vecchia zia Elroy.
“William…
Tu qui?”
“Esatto,
zia Elroy. Intendo
approfittare di questa circostanza per annunciare che d’ora
in avanti sono in
grado di occuparmi di tutti i miei doveri di capofamiglia. Sono pronto
a
sostituirti.”
“Zia
Elroy!! Questo ciarlatano
non può essere davvero chi dice di essere! Sei proprio
sicura di non esserti sbagliata?”
“Sta’
zitto, Neal.”
La
zia Elroy non aggiunse
null’altro. E fu in quel preciso momento che nessuno ebbe
più alcun dubbio.
Quel ragazzo dai lunghi capelli biondi era esattamente chi diceva di
essere.
William Albert Andrew.
Quella
verità atroce fu alquanto
dura da accettare per i Legan. Erano stati umiliati letteralmente da
quella
sciocca ragazzina. Quella dannata ragazzina che non aveva fatto altro
che
causare loro dei problemi da quando avevano preso la sventurata
decisione di
adottarla.
E
quella terribile umiliazione
era per giunta avvenuta sotto gli occhi di tutta la famiglia. Neppure
la zia
Elroy aveva osato opporsi alle parole di quel ragazzo. E ciò
risultava essere
una conferma piuttosto evidente dell’identità del
giovane sconosciuto. La
signora Legan non poté far altro che serrare i pugni e i
denti in una stretta
rabbiosa e micidiale. Tutto sommato, si ritrovò ben presto a
dover ammettere la
propria sconfitta. Così, la rabbia di poc’anzi si
tramutò velocemente in
rassegnazione. La donna rivolse il proprio saluto ai presenti e si
accinse ad
abbandonare la sala del ricevimento, seguita da entrambi i figli, che,
al pari
della madre, non avevano osato proferire una sola parola.
Questo
avvenimento tranquillizzò
tanto Albert quanto Candy. I due ragazzi si scambiarono un sorriso
complice.
Dopo aver a propria volta rivolto un saluto a tutti i presenti si
accinsero ad
abbandonare quella casa, lasciando nel più totale sconcerto
tutti gli invitati.
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Il
loro ritorno a casa avvenne
sotto una nuova luce. Candy poté sentirsi finalmente e
definitivamente libera
da ogni spiacevole incombenza. Non avrebbe mai più avuto
nulla da temere con
Albert al suo fianco.
“Candy,
adesso che è tutto
finito, che ne diresti di tornare per qualche giorno alla casa di Pony?
Sono
certo che una vacanza ti farebbe bene.”
Candy
rivolse ad Albert uno
sguardo sorpreso. Dal momento in cui Albert le aveva rivelato la sua
vera
identità, il susseguirsi frenetico degli eventi aveva
completamente allontanato
da lei il pensiero della casa di Pony, di Miss Pony, di Suor Maria e di
tutti i
bambini. La giovane provò per un istante un lieve senso di
colpa.
Ciononostante
non poté fare a
meno di confessare a se stessa che questa volta, per la prima volta
nella sua
vita, si ritrovava a non essere entusiasta di quel soggiorno. Recarsi
alla casa
di Pony avrebbe significato abbandonare nuovamente, seppur in maniera
momentanea, il suo amico Albert.
E
la ragazza non era ormai più
abituata a vivere lontana da lui.
Decise
tuttavia di accettare il
consiglio di Albert e di partire. E ben presto la malinconia si
tramutò nel più
puro entusiasmo. L’idea di rivedere dopo tanto tempo tutte le
persone che amava
così profondamente le riempì in breve
l’animo di gioia.
Giunta
nuovamente lì si guardò
intorno per capacitarsi che nulla era cambiato dall’ultima
volta che si era
trovata lì. Ma stavolta la sua disposizione
d’animo era diversa. Del tutto migliore,
sotto ogni punto di vista. Scorgendo da lontano l’edificio
che aveva chiamato
“casa” per tutta la durata dei momenti migliori
della propria vita, la giovane
non riuscì a trattenere l’entusiasmo.
Corse
velocemente preda della
gioia, e una volta giunta davanti all’ingresso
trovò ad attenderla una sorpresa
magnifica.
Annie,
Archie e Patty erano lì. E
stavano aspettando lei. La giovane corse incontro ai suoi cari amici, e
manifestò loro la propria profonda sorpresa per averli
trovati lì.
“Mia
cara Candy, è stato il tuo
benefattore, il Signor William, ad organizzare questa festa qui in tuo
onore.”
La
voce materna e dolce di Miss
Pony sorprese Candy, la quale la guardò incredula. Una volta
appresa quella
notizia splendida non riuscì a trattenere le lacrime. Ma non
avrebbe voluto che
i suoi amici e i bambini la vedessero piangere. Così, senza
rispondere
verbalmente alle parole di Miss Pony, Candy corse verso la cara collina
di
Pony, satura di dolci ricordi. Nella sua solitudine poté
dare libero sfogo alle
proprie lacrime, che non erano lacrime di tristezza, bensì
di gioia. Con gli
occhi chiusi si appoggiò all’albero sulla collina
che gli era tanto caro, e si
lasciò trasportare dai ricordi.
“Miss
Pony, Suor Maria, Annie, Anthony, Archie, Stear, Patty, Terence,
Albert…
Grazie a tutti,
amici miei. Grazie di tutto cuore.”
“Sei
più carina quando ridi che
quando piangi.”
Quella
voce provenuta dalle sue
spalle ebbe la capacità di riscuotere Candy dai propri
pensieri. Riconosceva
quelle parole. Ed era assolutamente certa che fosse stata la stessa
persona di
allora a pronunciarle. E le aspettative della giovane non furono
deluse.
Volgendosi scorse lo stesso giovane che tanti anni prima le aveva
asciugato le
lacrime e restituito il sorriso. Era cresciuto, certo. Ma indossava gli
stessi
abiti scozzesi, lo stesso bel medaglione, portava addosso la stessa
cornamusa.
Candy
non poté trattenere la
propria traboccante gioia nel riconoscere l’uomo che le stava
davanti.
Albert….
“Ma
allora eri tu… Eri tu il mio
principe della collina…”
Candy
gli corse incontro e si
rifugiò tra le sue braccia. Per loro non ci fu alcun bisogno
di parlare. Ben
presto tuttavia la loro solitudine fu interrotta dall’arrivo
dei bambini, che,
incuriositi dagli strani abiti indossati da Albert cominciarono a
circondarlo
allegramente. Così il giovane si allontanò
insieme ai bambini, facendo loro
ascoltare il suono della cornamusa. Candy lo guardò
allontanarsi, senza che le
lacrime della sua gioia avessero smesso di rigarle il viso.
“Candy,
perché stai piangendo?”
“Oh,
Annie… Non capisci? E’ lui…
E’ sempre stato lui.”
Annie
non riuscì a capire fino in
fondo le parole di Candy. Ma ciò che seppe con lampante
certezza in quel
momento fu che la sua amica aveva dimenticato Terence. E che era
finalmente
pronta ad aprire nuovamente al proprio cuore la porta
dell’amore e della
felicità.
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Dopo
quelle parole enigmatiche
Candy era corsa via, inseguendo i bambini e Albert.
La
ragazza sorrideva beatamente
adesso.
Vedendola
giungere da lontano, il
ragazzo sorrise a propria volta, e allargò le braccia verso
di lei.
“Finalmente
ti vedo sorridere di nuovo, Candy. Amo il tuo sorriso
Candy, non posso stare lontano dal tuo sorriso, non posso stare lontano
da te.”
Giunta
davanti ad Albert, la
giovane gli si accoccolò al petto, continuando a sorridere.
Non ci fu bisogno
di dire nulla. Tra di loro ogni cosa era ormai diventata chiara come la
luce
del sole.
“Ti
va di fare una passeggiata,
Candy?”
“Ma
certo, Albert.”
I
due ragazzi si incamminarono
insieme, percorrendo tutti i luoghi cari all’infanzia di
Candy. La ragazza era
felice. Ogni singola espressione che si dipingeva sul suo viso era
chiara
manifestazione della sua grande felicità. Albert tuttavia
sembrava al contrario
aver abbandonato la propria allegria. Il giovane era taciturno, e
sembrava
piuttosto agitato, preoccupato. Candy non poté fare a meno
di rattristarsi
capacitandosi dello stato d’animo dell’amico.
“Albert…
Che cosa c’è?”
Il
ragazzo fissò i propri occhi
all’interno di quelli di Candy. E si decise a non esitare
oltre. Avrebbe
confessato ogni cosa a Candy, qualunque fosse il prezzo da pagare.
“Io…
Devo parlarti, Candy.”
Candy
fu sorpresa di udire quelle
parole. L’aria solenne e preoccupata di Albert fece
comprendere alla giovane
che ciò che lui aveva da dirle doveva essere qualcosa di
estremamente
importante. Così si sedette all’ombra di un grande
albero attendendo che Albert
facesse lo stesso, e preparandosi all’ascolto di
ciò che l’amico aveva da
dirle.
“In
realtà avrei voluto
parlartene un po’ di tempo fa. Prima di riacquistare la
memoria non smettevo di
chiedermi se quando avessi ricordato nuovamente ogni cosa sarebbe stato
possibile per me continuare a vivere felice accanto a te. Questo
pensiero mi
tormentava, Candy. Avrei voluto vivere accanto a te per sempre.
Ma
quando ho riacquistato la
memoria ho preferito ottemperare ai miei compiti relativi alla famiglia
e
rivelarti tutto prima di compiere un qualsiasi altro passo. Volevo che
tra di
noi fosse tutto chiaro prima di confessarti ogni cosa. Ma adesso che
sei a
conoscenza della verità non posso più tacere. Ti
amo, Candy. Da quando abbiamo
vissuto insieme mi sono reso conto che non posso più stare
lontano da te.”
Aveva
tenuto gli occhi fissi sul
terreno per tutta la durata del suo discorso. E il suo sguardo non si
era
illuminato di gioia neppure per un momento. Albert era rimasto triste.
Perché
in fondo al proprio cuore
sapeva quanto Candy avesse sofferto per Terence, e quanto quella ferita
bruciasse ancora.
Tuttavia,
nel momento in cui
smise di parlare trovò il coraggio di alzare lo sguardo
verso Candy. Rivolse i
propri grandi occhi agli occhi di Candy, e lo sguardo che vi
trovò all’interno
lo riempì di sorpresa. Gli occhi di Candy erano carichi di
lacrime, ma
brillavano di luce viva e di gioia.
Se
solo Albert avesse avuto idea
della sofferenza che la sua assenza aveva causato nel cuore della
ragazza, se
solo avesse potuto immaginare quanto il pensiero di Terence fosse
lontano da
lei, la sua malinconica rassegnazione avrebbe ceduto il posto alla
più grande
gioia immaginabile.
“Ti
amo anche io Albert. Credo di
averti sempre amato.”
Gli
occhi di Albert brillarono, e
il cuore incredulo prese a martellargli nel petto. Si
avvicinò cautamente al
viso che tanto tacitamente e candidamente aveva preso ad amare, e per
un
momento credette di sognare. Le loro labbra, cercandosi ardentemente si
trovarono, e si unirono nel bacio più dolce che i due
ragazzi avessero potuto
immaginare. Si staccarono da quel sogno solo quando avvertirono la
necessità di
riprendere fiato. Si squadrarono negli occhi, carichi di amore e
dolcezza, e,
soprattutto, consapevoli della nuova complicità che tra loro
si era stabilita.
I
due ragazzi si presero per mano
e tornarono assieme verso la casa di Pony.
La
loro unione sarebbe stata
ufficializzata a breve. E a partire da quel momento Candy avrebbe
potuto
assaporare la felicità più autentica.