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Autore: Andy14    29/07/2015    1 recensioni
[Orphan Black Crossover]
Blaine Anderson era felice della sua vita. La sua famiglia lo amava. Ma a volte non sempre tutto è così semplice come sembra, e le certezze non sono mai tali. Perfino il modo in cui si è nati.
Dal testo: Quando Blaine volse nuovamente lo sguardo sulla figura incappucciata, sussultò. Sbatté le palpebre sorpreso e l'altro ragazzo fece lo stesso. Quello era lui! Una perfetta copia di sé stesso lo fissava, il volto rigato di lacrime e gli occhi ambrati arrossati.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Project Klaus.
 Capitoli: 1/?
 Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel.
 Genere: Generale, Romantico,.
 Raiting: Arancione (per il futuro)
 Avvertimenti: OOC, Slash, Crossover.
 Parole: 2414
 Disclaimer: I personaggi non sono miei, ma di proprietà di R.Murphy e della FOX, la trama base appartiene alla BCC America.
Note Iniziali: Nuovo progetto diverso dal solito, per svagarsi un po. Per chi conosce già Orphan Black sa già a cosa va incontro, per chi non lo conosce spero sarà una piacevole sorpresa. Grazie come sempre a AcidQuinn che mi ha betato il capitolo. Buona lettura!


I

Blaine Anderson era contento della sua vita. Andava bene a scuola, viveva in una bella casa grande e la sua famiglia lo amava. A volte suo fratello lo svegliava ad orari improponibili per provare le sue battute, ma poteva passarci sopra. Ogni mattina seguiva sempre la stessa routine. Si alzava e si preparava per la scuola. Usciva dal bagno solo dopo una doccia e una quantità indecente di gel a bloccare i ricci ribelli che aveva sulla testa. Salutava sua madre con un bacio sulla guancia, e usciva per recarsi a scuola.
Il suo armadietto era il terzo sulla sinistra. Aveva un piccolo difetto di fabbrica, quindi dopo aver inserito la combinazione doveva sempre dargli un colpetto per sbloccarlo. Quella mattina non fece eccezione. Mise la combinazione e diede un piccolo pugnetto al metallo, aprendo poi l anta metallica. Canticchiando fra sé e sé prese il libro di Algebra, la sua prima lezione del giorno. Mentre sistemava maniacalmente gli appunti della lezione precedente, sentì un movimento alla sua destra. Blaine aggrottò le sopracciglia e si sporse un poco, curioso. L'armadietto accanto al suo era vuoto da un paio di mesi, da quando il suo proprietario aveva cambiato scuola. La versione ufficiale della storia raccontava un trasferimento per il lavoro di genitori. La versione reale comprendeva un pestaggio da parte di un gruppo di bulli.
Il moretto guardò il suo nuovo vicino di armadietto, intento a scuotere il lucchetto. Aveva dei lucenti capelli castani, il ciuffo sistemato alla perfezione. Blaine non riusciva a vedere il colore dei suoi occhi, ma rimase incantato dalla bellezza di quel profilo. Non lo aveva mai visto, si sarebbe di certo ricordato di un ragazzo come quello.
-Devi dare un colpetto alla porta, se no non si apre.- disse con un sorriso, voleva fare una bella prima impressione. Il ragazzo di voltò e.... oh. Quegli occhi. Blaine si perse un attimo in quell'azzurro così intenso, così profondo. Okay, forse ci si perse un paio di attimi. Si riprese, notando il nuovo arrivato guardarlo confuso, la testa inclinata leggermente di lato. -C-come scusa?-
-Ehm... dicevo che ho già provato ma forse non ci metto abbastanza forza.- mormorò, e Blaine si incantò di nuovo. Aveva una voce che angelica era dire poco. Blaine fece un altro sorriso, avvicinandosi poi all'armadietto dell'altro. Diede un colpo allo sportello, producendo un tonfo metallico. Scosse un po la maniglia e lo aprì.
-Ecco fatto.- mormorò sempre sorridendo mentre si faceva da parte per permettere all'altro ragazzo di usufruire del suo nuovo armadietto.
-Oh grazie? Sei stato molto gentile, ehm...- Blaine sorrise ancora, porgendo all'altro la mano destra.
-Mi chiamo Blaine.- disse. L'altro ragazzo gli strinse subito la mano, ricambiando il suo sorriso.
-Kurt.- disse semplicemente. Blaine non aveva mai sentito nome più bello. Ricambiò la stretta, lasciando poi la mano dell'altro. Non voleva di certo sembrare un maniaco, anche se la sensazione della pelle liscia di Kurt contro la sua non gli era dispiaciuta affatto.
-Che ehm... che lezione hai? Sei nuovo vero? Potrei indicarti la strada se vuoi.- disse il moretto un po impacciato, sentendosi arrossire come nei peggiori dei cliché. Kurt aprì la sua tracolla, tirando fuori l'orario delle lezioni.
-Ho francese alla prima ora.- gli disse, mostrandogli la tabella e il numero della classe dove doveva recarsi. Blaine si avvicinò, guardando il foglio. Guardò l'altro, ispirando piano il suo profumo che gli arrivava perfettamente alle narici.
-Ho capito dove è.. è accanto la mia classe, ti accompagno.- riuscì a dire, chiudendo il suo armadietto. Kurt annuì e gli fece il sorriso più bello che il moretto avesse mai visto. Mentre si incamminavano lungo il corridoio, Blaine Anderson si rese conto di essere decisamente senza speranza.

***

Blaine sorrise guardando lo schermo del suo cellulare, fissando il nome di Kurt e il numero salvato nel suo cellulare. All'ora di pranzo aveva preso il coraggio a quattro mani e glielo aveva chiesto. Kurt gli aveva sorriso e gli aveva chiesto il telefono. Uno squillo dopo, entrambi avevano il numero dell'altro. Blaine aveva passato tutto il pomeriggio a chiedersi se doveva scrivergli o meno. Era troppo presto? Disturbava? Si comportava da maniaco? O forse doveva semplicemente fregarsene e scrivergli. Magari una faccina. E se Kurt odiava le faccine? Blaine sbuffò ai suoi stessi pensieri e si mise il cellulare in tasca. Ci avrebbe pensato una volta tornato a casa. Era uscito circa un ora prima, il glee era durato più del previsto. Aveva perso il precedente pullman che lo avrebbe portato a casa, quindi si era rassegnato a dover aspettare il successivo. Si mise a sedere alla fermata, guardandosi intorno. Non girava molta gente a quell'ora. A catturare l'attenzione di Blaine, però, fu una figura dall'altro lato della strada. Portava una felpa nera con il cappuccio a coprirgli il volto, ma era evidentemente un ragazzo. Si guardava intorno circospetto, come se si aspettasse di essere seguito. Blaine si sporse un poco in avanti, incuriosito da quel comportamento per lui bizzarro.
In lontananza, si sentiva già il bus avvicinarsi a tutta velocità. Sia Blaine che il ragazzo si voltarono verso il rumore. Quando Blaine volse nuovamente lo sguardo sulla figura incappucciata, sussultò. Sbatté le palpebre sorpreso e l'altro ragazzo fece lo stesso. Quello era lui! Una perfetta copia di sé stesso lo fissava, il volto rigato di lacrime e gli occhi ambrati arrossati.
Il ragazzo fece un passo avanti con un sorriso sconfitto sulle labbra, nell'esatto istante in cui l'autobus stava passando. Blaine urlò e si portò le mani alla bocca, udendo lo schianto e le urla delle poche persone presenti. Aprì piano gli occhi e desiderò di non averlo fatto. Il corpo del ragazzo giaceva a qualche metro di distanza, esanime. L'autista dell'autobus scese dal mezzo e corse verso il corpo, accertandosi se fosse ancora vivo.
Blaine si alzò, le gambe che lo reggevano a malapena. Voleva correre via e tornare a casa. Si avviò, decidendo che avrebbe fatto la strada a piedi pur di allontanarsi da quel posto, quando notò uno zaino poco lontano. Si morse il labbro e si avvicinò, doveva essere caduto a qualcuno. Magari a lui. Senza pensarci due volte, Blaine si chinò e raccolse lo zaino, allontanandosi a passo veloce. Magari avrebbe trovato li dentro qualcosa che spiegasse il motivo della loro somiglianza. Perché i suoi genitori non gli avevano detto che aveva un fratello gemello? Non che Cooper non gli bastasse, ma avrebbe davvero voluto sapere di avere un gemello. Si fermò in un vicolo poco lontano,poteva sembrare sospetto che andasse in giro con uno zaino e una tracolla. Aprì lo zaino chiedendo mentalmente scusa al suo precedente proprietario. Sapeva che non era giusto frugarci dentro, ma voleva sapere. Tirò fuori un mazzo di chiavi, un portafogli e un cellulare. Mise tutto nella sua tracolla e lasciò lo zaino vuoto all'angolo della strada, avrebbe controllato il contenuto una volta arrivato a casa. Uscì dalla stradina e si avviò verso casa, senza notare che qualcuno lo stava seguendo.

**

Blaine non dormì quella notte. Ogni volta che chiudeva gli occhi gli compariva davanti il viso di quel ragazzo, l'altro sé. Dopo ore passate a cercare di addormentarsi, Blaine si alzò e prese la sua borsa. Voleva rimandare al giorno dopo l'ispezione degli oggetti trovati nello zaino, ma a quanto pare era arrivato il momento. Prese solo il portafogli e il cellulare, delle chiavi si sarebbe occupato in un secondo momento. Accese il telefono e lo lasciò sul lenzuolo e, mentre quello si avviava, prese il portafogli. Lo aprì piano, controllando gli scomparti. Trovò venti dollari, una tessera per la metropolitana di New York, diversi biglietti da visita, una patente e una carta di identità. Prese quest'ultima e si portò una mano alla bocca. Quella era decisamente la sua carta d'identità. A parte il nome, cognome e data di nascita. Lui non si chiamava Sean Walter e non era nato il dodici febbraio, ma il cinque. Però entrambi erano nati a Columbus. Blaine accarezzò la fotografia con la punta delle dita, nascondendo tutto sotto il cuscino quando sentì dei passi fuori dalla porta. Si sdraiò e finse di dormire, mentre qualcuno apriva la porta della sua stanza.
-Te l'avevo detto che era qui. Mi sarei preoccupato se mio fratello fosse finito spiaccicato contro un autobus.- sentì Cooper sussurrare, sicuramente per non svegliarlo. L'altra persona sospirò, parlando con la voce altrettanto bassa.
-Mi dispiace averti fatto preoccupare. Non credevo che Sean potesse arrivare a tanto, e Blain era il più vicino, non prende li l'autobus? Lo hai scritto nei rapporti.-
-Si ma oggi è tornato a casa a piedi, forse aveva perso l'ultimo autobus. Vieni, andiamo di la o finiremo per svegliarlo...- suo fratello chiuse la porta, continuando a parlare con il suo misterioso interlocutore. Blaine spalancò gli occhi, facendo un respiro profondo. Che diavolo voleva dire quella situazione assurda?
Sentì qualcosa vibrare sotto il cuscino e ci infilò la mano per prendere il telefono. Che altro doveva succedere quella notte? Assottigliò gli occhi per la luce dello schermo e lesse a malapena il nome sul display. Isaac lo stava chiamando. O meglio, Isaac stava chiamando Sean. Chi era Isaac? Senza pensarci troppo Blaine rispose, magari ci avrebbe capito qualcosa.
-Pronto?- rispose in un sussurro, balbettando leggermente sulla P. dall'altra parte sentì un sospiro di sollievo.
-Oh, grazie a Dio sei vivo. Kyle mi ha chiamato e mi ha detto che eri finito sotto un autobus e poi non rispondevi... Sean, che diavolo è successo?- Blaine balbettò fra sé e sé, aveva sentito tante volte la sua voce registrata, mentre cantava, mentre parlava in qualche video, ma non l'aveva mai sentita mentre qualcun altro gli parlava. Certo, l'accento era diverso, ma la voce era la sua.
-I..io...- riuscì a dire dopo un po', sentendo un magone formarglisi in gola.
-Sean? Che ti prende, stai male?- gli chiese preoccupato il ragazzo dall'altra parte del telefono. -Vuoi che venga li? Ci metto un attimo ad arrivare a Lima da qui...-
-No!- disse subito Blaine, senza però urlare.- Non venire...-
-Sean mi stai facendo preoccupare. Che hai?- Blaine prese un respiro profondo e si impose di calmarsi.
-Nulla... sono solo stanco. Sai la storia dell'autobus...-
-Capisco... ti va di incontrarci domani mattina? Devo raccontarti delle cose, ma non è sicuro al telefono.- Blaine ci pensò su. Era sicuro di volerlo? Si rispose subito di sì, volva sapere.
-Sì. Va bene. Dove?-
-Al solito posto? O tua madre ha capito qualcosa?- Blaine si morse il labbro.
-Si infatti... ci possiamo vedere davanti il Lima Bean domani mattina presto? Ho un impegno poi, in mattinata.-
-Voi ragazzi di scuola pubblica siete così noiosi. Comunque per me va bene. E non dimenticarti di prendere la cartellina di tua madre, io ho preso già la mia.-
-S..sì certo... contaci.- Che cartellina?
-Bene, a domani Sean.-
-Sì.. ciao.- rispose Blaine, attaccando e nascondendo di nuovo il cellulare sotto il cuscino. Era più confuso di prima dopo quella telefonata. In che cosa era andato a mettersi in mezzo? Si era rovinato con le sue stesse mani, ma la curiosità aveva preso il sopravvento. Voleva capire, chi erano tutte quelle persone? E chi era lui? Blaine cominciava a chiederselo.

**

Quella mattina il cielo annunciava pioggia. Lima era coperta di nuvoloni scuri e Blaine pensò che si abbinassero perfettamente con il suo umore nero. Era arrivato da poco al luogo dell'appuntamento e si era coperto con il cappuccio della giacca che indossava. Aveva scordato l'ombrello e se i suoi capelli si fossero bagnati avrebbe sicuramente improvvisato un'imitazione perfetta di Borat.
Aveva appena deciso di andarsene, forse era stato tutto un sogno, quando una macchina verde entrò nel parcheggio semi vuoto della caffetteria. Il motore si spense e un ragazzo uscì dalla vettura. Indossava un cappello e degli occhiali da sole, ma anche con quell'accenno di barba, Blaine si riconobbe all'istante. Il cuore cominciò a martellargli nel petto, non era stato tutto un sogno. Il ragazzo davanti a sé, Isaac, era reale. Come era reale lo sguardo confuso che gli stava rivolgendo.
-Ma come cavolo ti sei conciato?- gli chiese, fermandosi davanti a lui. -E che hai fatto ai capelli, ci hai messo la super colla?-
-I...io...- balbettò Blaine alzandosi in piedi.
-Sean ma che...-
-Io non sono Sean.- sussurrò Blaine, fissando l'altro ragazzo negli occhi.

In men che non si dica, Blaine si ritrovò all'interno del locale con un cappuccino medio in mano. Si erano seduti ad un tavolo in disparte, e Isaac stava esaminando con cura la sua carta d'identità. -
-Blaine Anderson...- sussurrò quello, stropicciandosi un occhio. Si era tolto gli occhiali da sole, sostituendoli con un paio di occhiali da vista. Anche Blaine avrebbe dovuto portarli, ma preferiva le lenti a contatto.
-Sei nato a Columbus.- continuò Isaac, sistemandosi la montatura sul naso. -Anche io. Beh, come anche Kyle e Sean... tu il cinque febbraio, io il ventisei gennaio.- disse ancora, bevendo un sorso del suo caffè. -Hai altri fratelli?- Blaine annuì, non aveva spiccicato parola da quando si erano seduti. Aveva paura di dire qualcosa di sbagliato, paura di sapere. -Sapevi di essere stato concepito in vitro?-
-Io non sono stato concepito in vitro!- disse Blaine con voce roca, sentendo la gola secca. Bevve un sorso della sua bevanda, era diventata ormai fredda. Isaac lo guardò serio, restituendogli i documenti.
-Tu non sai niente.- affermò, accavallando le gambe sotto il tavolo. Blaine prese un altro sorso, tanto per tenere occupata la bocca e non rispondere. Gli sembrava così strano parlare con sé stesso. -Sean aveva capito tutto...- continuò Isaac, senza distogliere lo sguardo da lui. -aveva scoperto che sua madre lo aveva concepito in vitro, e anche per noi è stato lo stesso... mia madre è bionda sai? E anche mio padre. Ho sempre pensato di essere frutto di una gravidanza indesiderata.- ridacchiò fra sé e sé. -Mi sono sentito meglio quando Sean mi ha detto cosa aveva scoperto. Ma per capire meglio ho bisogno di quella cartellina, se tu hai il suo telefono devi avere per forza anche quella.- Blaine scosse la testa.
-Non c'era nessuna cartellina. Solo il cellulare, il portafogli e un mazzo di chiavi.-
-Ci serviranno per prendere la cartellina. Sicuramente si trova a casa sua.-
-Ci? Chi ha detto che ti aiuterò?- Blaine si alzò e mise di nuovo la borsa a tracolla. -Io non voglio averci niente a che fare con tutto questo. Sto bene così, grazie.- disse e si allontanò, aprendo la porta della caffetteria.
-Glielo devi!- esclamò l'altro, raggiungendolo.
   
 
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