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Autore: _Storyteller_    29/07/2015    2 recensioni
Hope Bennett è figlia di una famiglia Purosangue che vive nel quartiere di Wimbledon. E' una ragazza gentile e determinata che ha preso il meglio dai suoi genitori, uno smistato in Corvonero e l'altra in Tassorosso. E' l'anno 1971 e una nuova era di ragazzi si accinge a frequentare Hogwarts, non con qualche sorpresa.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO:
... "Finalmente, il mio turno era arrivato, tra poco avrei potuto scrivere ai miei genitori di essere stata smistata, avrei potuto raccontare loro della mia nuova famiglia e delle conoscenze che avevo fatto sull’Espresso per Hogwarts. Finalmente tutto sarebbe iniziato anche per me."...
...">"...
Genere: Avventura, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: James/Lily, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ho lottato invano. Non c'è rimedio.
Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti.
Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami.

-Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio-

 

 

 

«Hope spiegami, con precisione, cosa ti ha scritto il Professor Silente nella lettera.»

«Ancora? Mamma ve l’ho letta tre volte! Non prestate attenzione o cosa?»

«Ci sembra solo strano. Tutto qui.»

 

Era il 30 Agosto, mancavano solo due giorni. Presto sarei tornata ad Hogwarts per cominciare il mio quinto anno. Tecnicamente avrei dovuto frequentare il secondo ma il Professor Silente aveva trovato una soluzione: avrei frequentato normalmente il quinto anno ma avrei dovuto dare tutti gli esami degli anni successivi. Un’impresa ardua, se non impossibile. Narcissa, Lucius, Severus e Fran si erano subito proposti di aiutarmi ed io, ovviamente, avevo accettato il loro aiuto.

Stavo per rileggere la lettera del preside quando un ticchettio proveniente alla finestra catturò la mia attenzione. Sorrisi riconoscendo King, il Gufo di Lucius Malfoy. Nei giorni passati Lucius mi aveva spesso inviato delle lettere, voleva che lo tenessi aggiornato costantemente sulle mie condizioni di salute e spesso lo prendevo in giro per questo.

 

«Tesoro credo che sia per te. Salutami Malfoy.»

 

Sorrisi nuovamente. Mamma aveva cambiato opinione su Lucius, anche se non aveva mai avuto molti pregiudizi nei suoi confronti; papà preferiva non esprimersi sull'argomento.Presi la lettera dal becco del Gufo e corsi in camera per aprirla.

 

 

Miss Bennett,

Come stai in questa mattinata? Spero tu abbia preso tutto l’occorrente per l’inizio della scuola. Volevo solo ricordarti che sarò io, e solo io, ad istruirti a dovere. Sono molto versatile nelle arti magiche e tu possiedi molto potenziale nascosto. Ovviamente abbandonerò il Quidditch, la tua istruzione può essere una chiave di svolta molto importante per degli affari. Non sforzare troppo il tuo esile corpicino e mangia qualcosa di più sostanzioso di un thè e biscotti. Si Miss, se te lo stai chiedendo io so tutto. Quasi dimenticavo: non tagliarti i capelli. È un ordine Bennett.

Lucius Malfoy

 

 

Malfoy e le sue lettere verdi smeraldo. Abbandonare il Quidditch? Non gli avrei mai permesso di chiudere con il suo sport preferito.

Rilessi con attenzione la lettera. Come sapeva che il giorno prima avevo mangiato solo qualche biscotto? Io non gli avevo scritto nulla nella lettera della sera. Non poteva avere spie o cose simili ed ero abbastanza sicura che i miei non avessero una relazione epistolare con la famiglia Malfoy.

Sbuffai gettando la lettera del mio amico sul letto. In qualche modo mi sembrava di essere ancora in ospedale, ricevevo lettere al mattino e alla sera da parte dei miei amici e tutte recitavano la frase “Come stai oggi?”. Non che la cosa mi desse fastidio, al contrario… era la costante pressione che sentivo addosso a farmi cadere in crisi. Avrei dovuto recuperare quattro anni da sola, il Preside era stato molto chiaro sull'argomento. A rendere tutto ancor più difficile era mio padre che non aveva più voluto parlare con me del suo rapimento. La cosa mi faceva impazzire. Io dovevo sapere cosa era successo, dovevo capire.

 

«Tesoro scendi! E’ ora di fare colazione!»

«Arrivo mamma!»

 

Superai il mio baule infilandomi un paio di pantofole per non sporcare le calze bianche. Ero diventata più alta, i capelli rossi si erano allungati di molto, la voce era cambiata. Facevo fatica a riconoscermi. Non mi sentivo più me stessa, avevo l’impressione di vivere nel corpo di un’estranea. Forse dovevo solo prendere la mano con il mio “nuovo” corpo. Mi soffermai sulle lentiggini che ora mi attraversavano le guance andando a creare una linea orizzontale. prima non le avevo, o meglio non le avevo così marcate.

Scesi velocemente le scale saltando l’ultimo scalino.

 

«Stai attenta amore, non vorrei che ti facessi male.»

«Mamma… non devi essere così in pena. Sto bene e non sarà un salto a farmi tornare in coma.»

 

Silenzio. In casa nessuno aveva mai pronunciato quella parola. Era tabù. Sollevai le spalle ignorando lo sguardo severo di mio padre e presi posto accanto a lui, come tutte le mattine.

 

«Papà… cosa vuol dire la frase “sarò io ad istruirti a dovere?”»

 

Tossì forte sputacchiando il caffè sulla sua copia della Gazzetta del Profeta. Tossì ancora tornando a sorseggiare il suo caffè bollente senza accennare ad una reazione. Si prese qualche secondo per placare il rossore al viso prima di rispondermi con voce strozzata e stridula.

 

«Chi…. Ehm…Di che cosa stiamo parlando Hope?»

«Nulla, me l’ha scritto Lucius nella lettera. Credo che si riferisse all’aiuto che vuole darmi insieme a Narcissa, Fran e Severus.»

«Andy, tesoro, vuoi dell’acqua?»

 

Soffocai una risata per poi arrossire violentemente, solo ora avevo afferrato il doppio senso della frase di Malfoy.

 

 

***

 

 

Il banchetto. Per Salazar avevo scordato quante pietanze ci servissero. Primi, secondi, contorni, bibite di ogni tipo. Un banchetto da Re. Afferrai del pollo fritto e delle zucchine, volevo tenermi leggera per il dolce.

 

«Bennett così mi fai arrabbiare. Assaggia questo.»

«Lucius non ho voglia di altro, sto aspettando il dolce. Spero ci sia lo yogurt gelato.»

 

Lucius mi sorrise e ripose la sua forchetta colpa mi pesce e patate. Sembrava che non fossero passati quattro anni, tutto era così familiare.  Finalmente ero tornata a casa.

Scostai una lunga ciocca di capelli da davanti al viso. Odiavo i capelli lunghi, erano una costrizione non indifferente: dovevano essere ben pettinati tutte le sere, t’impedivano i movimenti più semplici e, di tanto in tanto, te li ritrovavi in bocca al posto del cibo. Decisamente i capelli lunghi non erano nel mio stile. Perché allora li portavo ancora così lunghi?

 

«Aspetta Miss. Ci penso io.»

 

Con estrema eleganza Lucius Malfoy afferrò i miei capelli, la sua presa non mi fece male anche se era ben salda. Con un movimento fluido legò la massa informe in un’elegante coda. Ignorai la sua mano fra i miei capelli, ignorai la lieve carezza sul mio collo e il suo soffio leggero sulla pelle, non ignorai invece la sua vicinanza. Troppo vicino.

 

«Lucius grazie ma... non vorrei dover far valere la regola dei 10 metri.»

«Si Lucius, stà alla larga dalla mia ragazza.»

 

Fran. Il tono scherzoso in cui l’aveva detto mi aveva fatto sorridere ma su Lucius non aveva avuto lo stesso effetto. La sua espressione seducente aveva lasciato posto ad una furiosa, i suoi lineamenti erano contratti dal fastidio ed i suoi occhi glaciali fulminarono il povero Francis.

 

«Ehm… Cissy che ne dici se andiamo a…»

«Tu non ti muovi da qui Bennett. TI ricordo che questa sera inizia la tua prima lezione. Ho parlato personalmente con il Professor Lumacorno prima dell’inizio dell’anno ed ha acconsentito ad insonorizzare un aula per i tuoi allenamenti. Il preside ha concordato il tutto.»

«Subito? Lucius sono appena tornata!»

«Non vedo il motivo per cui tu debba perdere tempo. Sei indietro di quattro anni. Spero vivamente che tu abbia fatto pratica, non sarò dolce come insegnante.»

 

No che non lo sarai Lucius. Di questo ne sono più che convinta.

 

 

***

 

 

«Incarceramus

 

L’incantesimo di Lucius mi colpì in piano petto, delle corde iniziarono a legarmi i polsi e le caviglie facendomi rovinare sul freddo pavimento dell’aula. Era stato di parola, aveva verificato la padronanza che possedevo degli incantesimi del secondo e terzo anno per poi passare a quelli più complessi. Non sembrava avere uno schema la sua lezione, tutto stava succedendo in maniera così veloce da causarmi forti mal di testa.

 

«Non sei concentrata Bennett. Devi impegnarti. Bloccare un incantesimo stile non è difficile. Ti ho mostrato come fare.»

«Io mi sto impegnando Lucius! Sei tu che vai troppo veloce!»

«Allora vuol dire che non ti stai impegnando abbastanza. Devo darti un buon motivo per difenderti?»

«Liberami e ti faccio vedere io il motivo che spingerà te a difenderti.»             

 

Non era un sorriso dolce quello che apparve sul suo volto, era più simile ad un ghigno divertito che ad altro. Con un veloce gesto della bacchetta le corde che mi tenevano bloccata sparirono. La mano di Lucius Malfoy era li, tesa e pronta ad aiutarmi.

Tenevo ancora i capelli legati nella coda che mi aveva fatto Lucius al banchetto, non volevo certo che mi finissero davanti agli occhi. Un brivido mi percorse la schiena al solo ricordo del calore delle sue mani sul mio collo, era stata una carezza lieve ma che aveva lasciato una scia infuocata fino alla guancia.

 

«Non distrarti Bennett. Sfilami il bastone dalle mani. Conosci l’incanto.»

«Accio bastone!»

«Impedimenta.»

 

A causa del contro-incantesimo di Lucius volai dalla parte opposta della stanza. Che bastardo, non aveva accennato al fatto che avrebbe usato degli incantesimi anche lui. Scossi la testa con energia, dovevo dimostrare a Lucius Malfoy che non ero una sfida persa in partenza. Puntai il ginocchio a terra e mi sollevai a fatica dal pavimento, il tutto sotto lo sguardo attendo di Malfoy.

 

«Riproviamo.»

«Ne vuoi ancora? Riprovaci allora.»

«Accio bastone!»

«Protego

 

Dannato contro-incantesimo. Come potevo sperare di usare l’incantesimo di appello se continuava a bloccare le mie mosse? Dovevo trovare una soluzione. Sospirai scuotendo la testa andando ad appoggiarmi ad uno dei banchi dell’aula. La classe era stata insonorizzata con un incantesimo molto utile che Malfoy aveva promesso di insegnarmi se, in questa lezione, fossi riuscita a bloccare un suo incantesimo o a sfilargli il suo bastone da passeggio dalla mancina.

 

«Sei pallida Miss. Forse dovrei andarci piano con te.»

«Non te lo perdonerei mai Lucius. Ho solo mal di testa, tutto qui.»

«Mal di testa? Fammi controllare.»

 

La sua mano andò a posarsi sulla mia fronte, voleva controllare la temperatura del mio corpo che, in quel momento, si era alzata di qualche grado. Le sue mani, così grandi e fredde mi coprivano la fronte. Lui era così vicino. Da quando mi sono svegliata dal coma, Lucius ha sempre tenuto questo atteggiamento. Mi provoca ed io non riesco a rispondere, mi sento impotente ed insicura.

 

«Lucius… sto bene. Dico davvero. Riprendiamo?»

 

Da dove avevo preso tutta quella forza? Tutta quella fermezza nella voce? Non ero io quella che aveva parlato, dentro di me doveva vivere una Hope segreta del quale ignoravo l’esistenza.

In risposta si avvicinò maggiormente al mio orecchio ed afferrò il lobo tra le labbra. Uno strano calore si diffuse per il mio corpo, sentivo il sangue correre veloce a colorare le guance dipingendole di rosso.

 

«Ho creduto che non saresti mai tornata. Dormivi così profondamente in quel letto. Sono egoista Bennett, ricordalo bene.»

«Sei stato tu a dire quella frase allora. Tu mi hai detto di non lasciarti.»

«Un momento di debolezza. Non accadrà più Miss. Non mi mostrerò mai più così debole davanti agli altri. Ora torniamo al tuo allenamento. Ho grandi progetti per te.»

 

 

***

 

 

Per Merlino se ero stanca. Da giorni non facevo che trattenermi la sera con Lucius o con Narcissa o con Severus per le ripetizioni. Francis era strano con me, mi stava alla larga ed ultimamente si era allontanato molto da noi, dal gruppo. Non mi spiego il motivo. Tutto è accaduto così velocemente che non sono riuscita a far nulla per impedirlo.

 

«Bene ragazzi. Per la lezione di Cura delle Creature Magiche di oggi dovrete dividervi in coppie. Oh no, sarò io a formarle signor Potter.»

 

Potter. James Potter. Era davvero lui? Quel ragazzo con gli occhiali non assomigliava per nulla al bambino arrogante a cui ero abituata. I capelli erano sempre scompigliati dal vento e, quando non lo erano, ci pensava lui stesso a scuoterli. Avevo sentito dire da Narcissa che era diventato cercatore della squadra di Grifondoro e la cosa andava ad aumentare il suo ego smisurato. Remus anche era cresciuto, le cicatrici sul suo viso erano aumentate ma nessuno sapeva come si era procurato quei tagli. Peter Minus era ancor più grasso di quanto ricordassi, il suo volto aveva assunto la forma di un ratto.

 

«Lupin e Balck. Minus e Nott, Piton ed Evans, Bennett e Carbajal ed infine… Potter e Greengrass

«Professoressa Caporal non posso cambiare compagno?»

«Assolutamente no Potter. Vi ho separati così da non distrarvi. Ora, insieme al vostro compagno, scegliete uno degli animali che vedete nella foresta. Entro la fine della lezione voglio un resoconto dettagliato dell’animale fantastico.»

 

Lasciai andare la mano di Narcissa, almeno lei aveva avuto un compagno decente. Carbajal. Non conoscevo nessun Carbajal. Attesi pazientemente che tutte le coppie si formassero, non conoscendo l’identità del mio compagno non volevo rischiare qualche brutta figura. Un ragazzo dai capelli leggermente lunghi e castani mi si avvicinò sorridente.

 

«Tu sei Bennett vero? Io sono Hache. Piacere di conoscerti. Allora… hai già scelto una creatura?»

«Veramente no. Sai non sono molto ferrata in Cura delle Creature Magiche. Scegli tu?»

«Oh allora sei fortunata, io ho Eccezionale in Cura. Vieni, voglio presentarti un animale che potrebbe piacerti. Si chiama Jarvey.»

 

Hache mi sorrise dolcemente e mi porse la sua mano. Solo allora mi presi qualche secondo per osservarlo meglio: aveva un buffo taglio di capelli, li portava corti ai lati e più lunghi al centro. Non avevo mai visto un taglio di capelli così particolare. Disegni erano stati tracciati con precisione sulla parte rasata della testa che rendevano il suo assurdo taglio di capelli ancor più particolare. La sciarpa di Grifondoro era ben visibile sopra la camicia bianca. Neanche mi ero accorta di essere capitata con un Grifone.

Afferrai la sua mano e mi lasciai trascinare in un angolo appartato della Foresta Nera. Quando Hache lasciò andare la mia mano mi presi del tempo per guardarmi intorno: il terreno era disseminato di buche, forse erano state le talpe a farle.

 

«Vieni.»

 

Hache si chinò vicino ad una buca e mi fece cenno di sedermi accanto a lui. Tirai fuori il mio blocco per gli appunti, dell’inchiostro ed una piccola piuma per scrivere. La Professoressa ci aveva chiesto una relazione dettagliata dell’animale e non volevo deluderla.

 

«Jesse! Ehy Jesse! Voglio presentarti una persona. Sono Hache.»

 

Scossi la testa sorridendo, come poteva un animale capire una frase simile? Scrissi sul quaderno il nome dell’esemplare ed attesi. Dopo qualche altro incoraggiamento da parte del ragazzo una creatura molto simile ad un furetto saltò fuori dalla buca. Era il furetto più grande che avessi mai visto.

 

«Hache è lui il Jarvey?»

«Si

 

Lasciai cadere il quaderno a terra. L’animale parlava. Quel furetto cresciuto aveva riposto alla mia domanda. Guardai incredula il mio compagno che ora mi stava sorridendo.

 

«I Jarvey hanno la capacità di parlare, non sanno formulare frasi complesse però. Lui è Jesse. I maschi sono più piccoli delle femmine ed hanno il manto molto scuro. Si, Jesse è un maschio.Sono esemplari che possono trovarsi in Gran Bretagna, in Irlanda e nel Nord America.»

«Jesse… Hache è impressionante.»

«Ma va a farti esplodere la testa!»

 

Sollevai un sopracciglio. Jesse era decisamente un Jarvey maleducato, eppure mi era sembrato così mite con Hache. Tornai ad osservare confusa il mio compagno.

 

«Scusalo. I Jarvey formulano frasi brevi… e spesso ingiuriose. Le femmine sono molto meno aggressive dei maschi, loro devono proteggere il territorio. Vedi tutte queste buche? Le scavano loro. Si nutrono di ratti e topi di campagna ma anche di talpe. Il loro passatempo preferito è dare la caccia agli Gnomi.»

«Oh intendi oltre ad offendere la gente?»

 

Hache scoppiò in una fragorosa risata e mi lanciò degli aghi di pino secchi contro la camicia. Sorrisi divertita scrivendo tutte le informazioni che Carbajal mi aveva dato sul Jarvey. Carbajal non era un cognome inglese, doveva essere argentino o spagnolo. Allora cosa ci faceva Hache ad Hogwarts?

 

«Hache tu non sei inglese vero?»

«Si che lo sono, io sono nato in Inghilterra. Mio padre e mia madre no, loro sono nati in Spagna. Per essere una Serpeverde sei simpatica.»

«E tu per essere un Grifondoro sei poco spavaldo.»

«Vieni, portiamo il tutto alla professoressa Caporal. Guarda! C’è un Ippogrifo! Sapevi che gli Ippogrifi sono originari dell’Europa? Sono ghiotti d’insetti ma si accontenta anche di piccoli mammiferi ed uccelli.»

 

Hache sapeva davvero molte cose sulle creature fantastiche. La professoressa Caporal mi aveva assegnato lui come compagno di proposito? Sapendo della mia condizione aveva voluto aiutarmi in qualche modo. Aveva previsto tutto. Astuta la professoressa.

Hache mi porse nuovamente la mano con un sorriso.

 

 

***

 

 

Volai dalla parte opposta dell’aula. Un forte dolore alla schiena mi bloccò a terra. Facevo fatica a respirare, l’aria bruciava all’interno dei polmoni. Che razza d’incantesimo aveva usato? Tutta l’aria che avevo era stata risucchiata via, la gola aveva iniziato a bruciare ed una presa invisibile m’impediva di respirare.

Asciugai con il dorso della mano una lacrima ai lati degli occhi. Bastardo. Avevo da poco imparato a bloccare un incantesimo basilare e ad appellare gli oggetti.

 

«Alzati.»

«Sei un bastardo.»

«Prego? Non mi piace ripetermi. Alzati.»

 

Con rabbia afferrai la mia bacchetta di platano e piume d’ippogrifo da terra. Che cosa aveva Malfoy? Era di pessimo umore e stava sfogando tutta la sua ira su di me. Legai nuovamente i capelli in una coda alta e fronteggiai ancora Lucius Malfoy.

 

«Bene. Mi piacciono le ragazze obbedienti.»

«Qual è il tuo problema? Se sei di umore nero non devi prendertela con me.»

 

La sua espressione mutò in un istante. Un lampo di pura ira gli attraversò gli occhi grigi, la sua mascella si strinse ed il suo corpo tremò lievemente nel tentativo di controllarsi.

 

«Prendermela con te Bennett? Sei tu quella che mi fa essere così incazzato.»

«Io? E che diavolo avrei fatto ora?»

 

Una forza invisibile mi bloccò contro la parete e la mano di Lucius Malfoy si strinse intorno ai miei capelli. Un incantesimo non verbale. Aveva giurato di non usarli mai, almeno fino a che non avessi preso dimestichezza con incantesimi più complessi. Tirò indietro la mia coda facendo avvicinare il suo viso al mio. Mi faceva male. Mi stava facendo male e non solo fisicamente.

 

«Carbajal. Vai con lui ad Hogsmeade è così?»

«Non sono affari tuoi.»

«Risposta sbagliata Bennett. Facciamo un gioco: ad ogni risposta che non mi piace riceverai una punizione.»

«Si può sapere che diavolo ti prende?»

 

Un dolore tremendo si sparse per tutto il corpo. Ogni nervo del mio corpo iniziò a bruciare. Lame incandescenti stavano affondando nella mia pelle ed io volevo urlare. Gridai con quanto fiato avevo in corpo ma Lucius non parve scomporsi. Lo vidi sollevare la bacchetta e tutto il dolore, che avevo provato fino a quel momento, sparì. Ansimai andando ad appoggiarmi contro l’ampio petto del mio compagno di Casa. Le gambe non mi reggevano in piedi, ogni muscolo del mio corpo era ancora dolorante per quell’incanto sconosciuto.

 

«Cosa… cos’era quello

«Non è ancora il momento Bennett. Ricorda bene quella sensazione, non voglio essere costretto a farti ancora del male.»

 

Strinsi le sue vesti nelle mani per reggermi, le gambe non volevano rispondere ai miei comandi. Le sue mani si strinsero intorno alla mia vita sorreggendomi ed il mio cuore saltò un battito. Mi aveva fatto del male ma non riuscivo ad odiarlo. Era protettivo nei miei confronti, forse anche troppo.

Chiusi gli occhi, troppo stanca per protestare lasciando che le sue braccia mi stringessero contro il suo petto.

 

«È vero allora. Vai ad Hogsmeade con Carbajal.»

«Hache è un bravo ragazzo. Mi ha aiutato molto con Cura delle Creature Mag»

 

Non riuscì a finire la frase che la presa sul mio fianco si fece più forte, la mancina di Malfoy andò a slacciare i capelli dal loro fiocco lasciandoli liberi e le sue labbra annullarono la breve distanza che le separava dalle mie.

 

 

 

 

 

Angolo Autrice. 

Eccomi tornata con un nuovo capitolo! Volevo ringraziare tre persone in particolare:

-        Giandra: grazie per avermi dato la forza di continuare questa storia, grazie per mostrarmi i veri errori orrori grammaticali. Spero davvero di riuscire a migliorare.

-        Sere DiLaurentis Morgan: grazie davvero per tutto il supporto che mi dai. Sei speciale davvero.

-        _Memoirs of a Titan_: grazie per non esserti mai arreso con me.

 

  
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