Ho
lottato invano. Non c'è rimedio.
Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti.
Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami.
-Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio-
«Hope spiegami, con precisione, cosa ti
ha scritto il Professor Silente nella lettera.»
«Ancora? Mamma ve l’ho letta tre volte!
Non prestate attenzione o cosa?»
«Ci sembra solo strano. Tutto qui.»
Era
il 30 Agosto, mancavano solo due giorni. Presto sarei tornata ad Hogwarts per cominciare il mio quinto anno. Tecnicamente
avrei dovuto frequentare il secondo ma il Professor Silente aveva trovato una
soluzione: avrei frequentato normalmente il quinto anno ma avrei dovuto dare
tutti gli esami degli anni successivi. Un’impresa ardua, se non impossibile.
Narcissa, Lucius, Severus e Fran si erano subito proposti di aiutarmi ed io,
ovviamente, avevo accettato il loro aiuto.
Stavo
per rileggere la lettera del preside quando un ticchettio proveniente alla
finestra catturò la mia attenzione. Sorrisi riconoscendo King, il Gufo di Lucius
Malfoy. Nei giorni passati Lucius mi aveva spesso
inviato delle lettere, voleva che lo tenessi aggiornato costantemente sulle mie
condizioni di salute e spesso lo prendevo in giro per questo.
«Tesoro
credo che sia per te. Salutami Malfoy.»
Sorrisi nuovamente.
Mamma aveva cambiato opinione su Lucius, anche se non aveva mai avuto molti
pregiudizi nei suoi confronti; papà preferiva non esprimersi sull'argomento.Presi la lettera dal becco del Gufo e corsi in
camera per aprirla.
Miss Bennett,
Come stai in questa mattinata? Spero tu abbia preso tutto
l’occorrente per l’inizio della scuola. Volevo solo ricordarti che sarò io, e
solo io, ad istruirti a dovere. Sono molto versatile nelle arti magiche e tu possiedi molto
potenziale nascosto. Ovviamente abbandonerò il Quidditch, la tua istruzione può
essere una chiave di svolta molto importante per degli affari. Non sforzare
troppo il tuo esile corpicino e mangia qualcosa di più sostanzioso di un thè e
biscotti. Si Miss, se te lo stai chiedendo io so tutto. Quasi dimenticavo: non
tagliarti i capelli. È un ordine Bennett.
Lucius Malfoy
Malfoy
e le sue lettere verdi smeraldo. Abbandonare il Quidditch? Non gli avrei mai
permesso di chiudere con il suo sport preferito.
Rilessi
con attenzione la lettera. Come sapeva che il giorno prima avevo
mangiato solo qualche biscotto? Io non gli avevo scritto nulla nella lettera
della sera. Non poteva avere spie o cose simili ed ero abbastanza sicura che i miei non avessero una relazione epistolare con la famiglia Malfoy.
Sbuffai
gettando la lettera del mio amico sul letto. In qualche modo mi sembrava di
essere ancora in ospedale, ricevevo lettere al mattino
e alla sera da parte dei miei amici e tutte recitavano la frase “Come stai
oggi?”. Non che la cosa mi desse fastidio, al contrario… era la costante
pressione che sentivo addosso a farmi cadere in crisi. Avrei dovuto recuperare quattro anni da sola, il Preside era stato molto chiaro sull'argomento. A rendere tutto ancor più difficile era mio padre che non aveva più
voluto parlare con me del suo rapimento. La cosa mi faceva impazzire. Io dovevo sapere cosa era successo, dovevo capire.
«Tesoro
scendi! E’ ora di fare colazione!»
«Arrivo mamma!»
Superai
il mio baule infilandomi un paio di pantofole per non sporcare le calze
bianche. Ero diventata più alta, i capelli rossi si erano allungati di molto,
la voce era cambiata. Facevo fatica a riconoscermi. Non mi sentivo più me
stessa, avevo l’impressione di vivere nel corpo di un’estranea. Forse dovevo
solo prendere la mano con il mio “nuovo” corpo. Mi soffermai sulle lentiggini che ora mi attraversavano le guance andando a creare una linea orizzontale. prima non le avevo, o meglio non le avevo così marcate.
Scesi
velocemente le scale saltando l’ultimo scalino.
«Stai attenta amore, non vorrei
che ti facessi male.»
«Mamma…
non devi essere così in pena. Sto bene e non sarà un
salto a farmi tornare in coma.»
Silenzio.
In casa nessuno aveva mai pronunciato quella parola. Era tabù. Sollevai le
spalle ignorando lo sguardo severo di mio padre e presi
posto accanto a lui, come tutte le mattine.
«Papà…
cosa vuol dire la frase “sarò io ad istruirti a
dovere?”»
Tossì
forte sputacchiando il caffè sulla sua copia della Gazzetta del Profeta. Tossì
ancora tornando a sorseggiare il suo caffè bollente senza accennare ad una reazione. Si prese qualche secondo per placare il
rossore al viso prima di rispondermi con voce strozzata e stridula.
«Chi…. Ehm…Di che cosa
stiamo parlando Hope?»
«Nulla, me l’ha scritto
Lucius nella lettera. Credo che si riferisse all’aiuto che vuole darmi insieme
a Narcissa, Fran e Severus.»
«Andy, tesoro, vuoi
dell’acqua?»
Soffocai
una risata per poi arrossire violentemente, solo ora avevo afferrato il doppio
senso della frase di Malfoy.
***
Il
banchetto. Per Salazar avevo scordato quante pietanze ci servissero. Primi,
secondi, contorni, bibite di ogni tipo. Un banchetto da Re. Afferrai del pollo
fritto e delle zucchine, volevo tenermi leggera per il dolce.
«Bennett
così mi fai arrabbiare. Assaggia questo.»
«Lucius non ho voglia di
altro, sto aspettando il dolce. Spero ci sia lo yogurt
gelato.»
Lucius
mi sorrise e ripose la sua forchetta colpa mi pesce e patate. Sembrava che non
fossero passati quattro anni, tutto era così familiare. Finalmente ero tornata a casa.
Scostai una lunga ciocca di
capelli da davanti al viso. Odiavo i capelli lunghi, erano una costrizione non
indifferente: dovevano essere ben pettinati tutte le sere, t’impedivano i
movimenti più semplici e, di tanto in tanto, te li ritrovavi in bocca al posto del
cibo. Decisamente i capelli lunghi non erano nel mio
stile. Perché allora li portavo ancora così lunghi?
«Aspetta
Miss. Ci penso io.»
Con estrema eleganza Lucius
Malfoy afferrò i miei capelli, la sua presa non mi fece male
anche se era ben salda. Con un movimento fluido legò la massa informe in
un’elegante coda. Ignorai la sua mano fra i miei capelli, ignorai la lieve
carezza sul mio collo e il suo soffio leggero sulla pelle, non ignorai invece
la sua vicinanza. Troppo vicino.
«Lucius
grazie ma... non vorrei dover far valere la regola dei 10 metri.»
«Si Lucius, stà
alla larga dalla mia ragazza.»
Fran. Il tono scherzoso in cui
l’aveva detto mi aveva fatto sorridere ma su Lucius non aveva avuto lo stesso
effetto. La sua espressione seducente aveva lasciato posto ad
una furiosa, i suoi lineamenti erano contratti dal fastidio ed i suoi occhi
glaciali fulminarono il povero Francis.
«Ehm…
Cissy che ne dici se andiamo a…»
«Tu
non ti muovi da qui Bennett. TI ricordo che questa sera inizia la tua prima lezione.
Ho parlato personalmente con il Professor Lumacorno prima dell’inizio dell’anno
ed ha acconsentito ad insonorizzare un aula per i tuoi
allenamenti. Il preside ha concordato il tutto.»
«Subito?
Lucius sono appena tornata!»
«Non
vedo il motivo per cui tu debba perdere tempo. Sei indietro di quattro anni.
Spero vivamente che tu abbia fatto pratica, non sarò dolce come insegnante.»
No che non lo sarai Lucius. Di
questo ne sono più che convinta.
***
«Incarceramus!»
L’incantesimo
di Lucius mi colpì in piano petto, delle corde iniziarono a legarmi i polsi e
le caviglie facendomi rovinare sul freddo pavimento dell’aula. Era stato di
parola, aveva verificato la padronanza che possedevo
degli incantesimi del secondo e terzo anno per poi passare a quelli più
complessi. Non sembrava avere uno schema la sua
lezione, tutto stava succedendo in maniera così veloce da causarmi forti mal di
testa.
«Non
sei concentrata Bennett. Devi impegnarti. Bloccare un incantesimo stile non è
difficile. Ti ho mostrato come fare.»
«Io
mi sto impegnando Lucius! Sei tu che vai troppo veloce!»
«Allora
vuol dire che non ti stai impegnando abbastanza. Devo darti un buon motivo per
difenderti?»
«Liberami
e ti faccio vedere io il motivo che spingerà te a difenderti.»
Non era un
sorriso dolce quello che apparve sul suo volto, era più simile ad un ghigno divertito che ad altro. Con un veloce gesto
della bacchetta le corde che mi tenevano bloccata sparirono. La mano di Lucius
Malfoy era li, tesa e pronta ad aiutarmi.
Tenevo
ancora i capelli legati nella coda che mi aveva fatto Lucius al banchetto, non
volevo certo che mi finissero davanti agli occhi. Un brivido mi percorse la
schiena al solo ricordo del calore delle sue mani sul mio collo, era stata una carezza lieve ma che aveva lasciato una scia
infuocata fino alla guancia.
«Non
distrarti Bennett. Sfilami il bastone dalle mani. Conosci l’incanto.»
«Accio
bastone!»
«Impedimenta.»
A causa del
contro-incantesimo di Lucius volai dalla parte opposta della stanza. Che
bastardo, non aveva accennato al fatto che avrebbe usato degli incantesimi
anche lui. Scossi la testa con energia, dovevo dimostrare a Lucius Malfoy che
non ero una sfida persa in partenza. Puntai il ginocchio a terra e mi sollevai
a fatica dal pavimento, il tutto sotto lo sguardo attendo di Malfoy.
«Riproviamo.»
«Ne
vuoi ancora? Riprovaci allora.»
«Accio
bastone!»
«Protego.»
Dannato
contro-incantesimo. Come potevo sperare di usare l’incantesimo di appello se
continuava a bloccare le mie mosse? Dovevo trovare una soluzione. Sospirai
scuotendo la testa andando ad appoggiarmi ad uno dei
banchi dell’aula. La classe era stata insonorizzata con un incantesimo molto
utile che Malfoy aveva promesso di insegnarmi se, in questa lezione, fossi
riuscita a bloccare un suo incantesimo o a sfilargli il suo bastone da
passeggio dalla mancina.
«Sei
pallida Miss. Forse dovrei andarci piano con te.»
«Non
te lo perdonerei mai Lucius. Ho solo mal di testa,
tutto qui.»
«Mal
di testa? Fammi controllare.»
La sua mano
andò a posarsi sulla mia fronte, voleva controllare la temperatura del mio
corpo che, in quel momento, si era alzata di qualche grado. Le sue mani, così
grandi e fredde mi coprivano la fronte. Lui era così vicino. Da quando mi sono
svegliata dal coma, Lucius ha sempre tenuto questo atteggiamento.
Mi provoca ed io non riesco a rispondere, mi sento impotente ed
insicura.
«Lucius…
sto bene. Dico davvero. Riprendiamo?»
Da dove
avevo preso tutta quella forza? Tutta quella fermezza nella voce? Non ero io
quella che aveva parlato, dentro di me doveva vivere una Hope segreta del quale
ignoravo l’esistenza.
In
risposta si avvicinò maggiormente al mio orecchio ed afferrò il lobo tra le
labbra. Uno strano calore si diffuse per il mio corpo, sentivo il sangue
correre veloce a colorare le guance dipingendole di rosso.
«Ho
creduto che non saresti mai tornata. Dormivi così profondamente in quel letto. Sono egoista Bennett, ricordalo bene.»
«Sei
stato tu a dire quella frase allora. Tu mi hai detto di non lasciarti.»
«Un
momento di debolezza. Non accadrà più Miss. Non mi mostrerò mai più così debole
davanti agli altri. Ora torniamo al tuo allenamento. Ho grandi progetti per
te.»
***
Per Merlino
se ero stanca. Da giorni non facevo che trattenermi la sera con Lucius o con
Narcissa o con Severus per le ripetizioni. Francis era strano con me, mi stava
alla larga ed ultimamente si era allontanato molto da
noi, dal gruppo. Non mi spiego il motivo. Tutto è accaduto così velocemente che
non sono riuscita a far nulla per impedirlo.
«Bene
ragazzi. Per la lezione di Cura delle Creature Magiche di
oggi dovrete dividervi in coppie. Oh no, sarò io a formarle signor Potter.»
Potter.
James Potter. Era davvero lui? Quel ragazzo con gli occhiali non assomigliava
per nulla al bambino arrogante a cui ero abituata. I capelli erano sempre
scompigliati dal vento e, quando non lo erano, ci pensava lui stesso a
scuoterli. Avevo sentito dire da Narcissa che era diventato cercatore della
squadra di Grifondoro e la cosa andava ad aumentare il suo ego smisurato. Remus
anche era cresciuto, le cicatrici sul suo viso erano aumentate ma nessuno
sapeva come si era procurato quei tagli. Peter Minus
era ancor più grasso di quanto ricordassi, il suo volto aveva assunto la forma
di un ratto.
«Lupin
e Balck. Minus e Nott, Piton ed Evans, Bennett e Carbajal ed
infine… Potter e Greengrass.»
«Professoressa
Caporal non posso cambiare compagno?»
«Assolutamente
no Potter. Vi ho separati così da non distrarvi. Ora,
insieme al vostro compagno, scegliete uno degli animali che vedete nella foresta.
Entro la fine della lezione voglio un resoconto dettagliato dell’animale
fantastico.»
Lasciai
andare la mano di Narcissa, almeno lei aveva avuto un compagno decente.
Carbajal. Non conoscevo nessun Carbajal. Attesi pazientemente che tutte le
coppie si formassero, non conoscendo l’identità del mio compagno non volevo
rischiare qualche brutta figura. Un ragazzo dai capelli leggermente lunghi e
castani mi si avvicinò sorridente.
«Tu
sei Bennett vero? Io sono Hache. Piacere di conoscerti. Allora… hai già scelto
una creatura?»
«Veramente
no. Sai non sono molto ferrata in Cura delle Creature
Magiche. Scegli tu?»
«Oh allora sei fortunata, io ho Eccezionale in Cura. Vieni, voglio
presentarti un animale che potrebbe piacerti. Si chiama Jarvey.»
Hache mi sorrise
dolcemente e mi porse la sua mano. Solo allora mi presi qualche secondo per
osservarlo meglio: aveva un buffo taglio di capelli, li portava corti ai lati e
più lunghi al centro. Non avevo mai visto un taglio di capelli così
particolare. Disegni erano stati tracciati con precisione sulla parte rasata
della testa che rendevano il suo assurdo taglio di capelli ancor più
particolare. La sciarpa di Grifondoro era ben visibile sopra la camicia bianca.
Neanche mi ero accorta di essere capitata con un Grifone.
Afferrai la
sua mano e mi lasciai trascinare in un angolo appartato della Foresta Nera.
Quando Hache lasciò andare la mia mano mi presi del tempo per guardarmi
intorno: il terreno era disseminato di buche, forse erano state le talpe a
farle.
«Vieni.»
Hache si
chinò vicino ad una buca e mi fece cenno di sedermi
accanto a lui. Tirai fuori il mio blocco per gli appunti, dell’inchiostro ed una piccola piuma per scrivere. La Professoressa ci aveva
chiesto una relazione dettagliata dell’animale e non volevo deluderla.
«Jesse!
Ehy Jesse! Voglio presentarti una persona. Sono Hache.»
Scossi la
testa sorridendo, come poteva un animale capire una frase simile? Scrissi sul
quaderno il nome dell’esemplare ed attesi. Dopo
qualche altro incoraggiamento da parte del ragazzo una creatura molto simile ad un furetto saltò fuori dalla buca. Era il furetto più
grande che avessi mai visto.
«Hache è lui
il Jarvey?»
«Si.»
Lasciai
cadere il quaderno a terra. L’animale parlava. Quel furetto cresciuto aveva
riposto alla mia domanda. Guardai incredula il mio compagno che ora mi stava
sorridendo.
«I Jarvey hanno la capacità di parlare, non sanno formulare
frasi complesse però. Lui è Jesse. I maschi sono più piccoli delle femmine ed
hanno il manto molto scuro. Si, Jesse è un maschio.Sono esemplari che possono
trovarsi in Gran Bretagna, in Irlanda e nel Nord America.»
«Jesse…
Hache è impressionante.»
«Ma va a farti esplodere
la testa!»
Sollevai un
sopracciglio. Jesse era decisamente un Jarvey
maleducato, eppure mi era sembrato così mite con Hache. Tornai ad osservare confusa il mio compagno.
«Scusalo.
I Jarvey formulano frasi brevi… e spesso ingiuriose.
Le femmine sono molto meno aggressive dei maschi, loro devono proteggere il
territorio. Vedi tutte queste buche? Le scavano loro. Si
nutrono di ratti e topi di campagna ma anche di talpe. Il loro
passatempo preferito è dare la caccia agli Gnomi.»
«Oh
intendi oltre ad offendere la gente?»
Hache
scoppiò in una fragorosa risata e mi lanciò degli aghi
di pino secchi contro la camicia. Sorrisi divertita scrivendo tutte le
informazioni che Carbajal mi aveva dato sul Jarvey.
Carbajal non era un cognome inglese, doveva essere argentino o spagnolo. Allora
cosa ci faceva Hache ad Hogwarts?
«Hache
tu non sei inglese vero?»
«Si
che lo sono, io sono nato in Inghilterra. Mio padre e mia madre no, loro sono nati in Spagna. Per essere una Serpeverde sei simpatica.»
«E
tu per essere un Grifondoro sei poco spavaldo.»
«Vieni,
portiamo il tutto alla professoressa Caporal. Guarda! C’è un Ippogrifo! Sapevi
che gli Ippogrifi sono originari dell’Europa? Sono ghiotti d’insetti ma si
accontenta anche di piccoli mammiferi ed uccelli.»
Hache sapeva
davvero molte cose sulle creature fantastiche. La professoressa Caporal mi
aveva assegnato lui come compagno di proposito? Sapendo della mia condizione
aveva voluto aiutarmi in qualche modo. Aveva previsto tutto. Astuta la
professoressa.
Hache mi
porse nuovamente la mano con un sorriso.
***
Volai dalla
parte opposta dell’aula. Un forte dolore alla schiena mi
bloccò a terra. Facevo fatica a respirare, l’aria bruciava all’interno dei
polmoni. Che razza d’incantesimo aveva usato? Tutta l’aria che avevo era stata
risucchiata via, la gola aveva iniziato a bruciare ed
una presa invisibile m’impediva di respirare.
Asciugai con
il dorso della mano una lacrima ai lati degli occhi. Bastardo. Avevo da poco
imparato a bloccare un incantesimo basilare e ad appellare gli oggetti.
«Alzati.»
«Sei
un bastardo.»
«Prego?
Non mi piace ripetermi. Alzati.»
Con rabbia
afferrai la mia bacchetta di platano e piume d’ippogrifo da terra. Che cosa
aveva Malfoy? Era di pessimo umore e stava sfogando tutta la sua ira su di me.
Legai nuovamente i capelli in una coda alta e fronteggiai ancora Lucius Malfoy.
«Bene.
Mi piacciono le ragazze obbedienti.»
«Qual
è il tuo problema? Se sei di umore nero non devi
prendertela con me.»
La sua
espressione mutò in un istante. Un lampo di pura ira gli attraversò gli occhi
grigi, la sua mascella si strinse ed il suo corpo
tremò lievemente nel tentativo di controllarsi.
«Prendermela
con te Bennett? Sei tu quella che mi fa essere così incazzato.»
«Io?
E che diavolo avrei fatto ora?»
Una forza
invisibile mi bloccò contro la parete e la mano di Lucius Malfoy si strinse
intorno ai miei capelli. Un incantesimo non verbale. Aveva giurato di non
usarli mai, almeno fino a che non avessi preso dimestichezza con incantesimi
più complessi. Tirò indietro la mia coda facendo avvicinare il suo viso al mio.
Mi faceva male. Mi stava facendo male e non solo fisicamente.
«Carbajal.
Vai con lui ad Hogsmeade è così?»
«Non
sono affari tuoi.»
«Risposta
sbagliata Bennett. Facciamo un gioco: ad ogni risposta
che non mi piace riceverai una punizione.»
«Si
può sapere che diavolo ti prende?»
Un dolore
tremendo si sparse per tutto il corpo. Ogni nervo del mio corpo iniziò a
bruciare. Lame incandescenti stavano affondando nella mia pelle ed io volevo
urlare. Gridai con quanto fiato avevo in corpo ma Lucius non parve scomporsi.
Lo vidi sollevare la bacchetta e tutto il dolore, che avevo provato fino a quel
momento, sparì. Ansimai andando ad appoggiarmi contro l’ampio petto del mio
compagno di Casa. Le gambe non mi reggevano in piedi, ogni muscolo del mio
corpo era ancora dolorante per quell’incanto sconosciuto.
«Cosa…
cos’era quello?»
«Non
è ancora il momento Bennett. Ricorda bene quella sensazione, non voglio essere
costretto a farti ancora del male.»
Strinsi le
sue vesti nelle mani per reggermi, le gambe non volevano rispondere ai miei
comandi. Le sue mani si strinsero intorno alla mia vita sorreggendomi ed il mio cuore saltò un battito. Mi aveva fatto del male ma
non riuscivo ad odiarlo. Era protettivo nei miei
confronti, forse anche troppo.
Chiusi gli
occhi, troppo stanca per protestare lasciando che le sue braccia mi stringessero
contro il suo petto.
«È
vero allora. Vai ad Hogsmeade con Carbajal.»
«Hache
è un bravo ragazzo. Mi ha aiutato molto con Cura delle Creature Mag…»
Non riuscì a
finire la frase che la presa sul mio fianco si fece più forte, la mancina di
Malfoy andò a slacciare i capelli dal loro fiocco lasciandoli liberi e le sue
labbra annullarono la breve distanza che le separava dalle mie.
Angolo Autrice.
Eccomi
tornata con un nuovo capitolo! Volevo ringraziare tre persone in particolare:
-
Giandra: grazie per avermi dato la
forza di continuare questa storia, grazie per mostrarmi i veri errori orrori
grammaticali. Spero davvero di riuscire a migliorare.
-
Sere DiLaurentis Morgan:
grazie davvero per tutto il supporto che mi dai. Sei speciale davvero.
-
_Memoirs of a Titan_: grazie per non esserti mai arreso
con me.