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Autore: Sandra Prensky    30/07/2015    3 recensioni
Ahia.
L'unica cosa che sembrava avere un senso compiuto nel marasma che regnava nella sua testa. Non c'era un solo millimetro del suo corpo che non le dolesse, che non sembrasse andare a fuoco.
Qualcuno faccia smettere quel fischio, pensava. O era solo nella sua testa? Le lacerava i timpani. Voleva solo tornare nell'oblio, dove non avrebbe sentito tutto quel dolore. La sua mente era vuota, non riusciva a formulare dei pensieri di senso compiuto, ma non le importava. Non le importava sapere chi fosse, dove si trovasse, cosa ci facesse lì o cosa fosse successo. Voleva solo che tutto finisse.
Genere: Azione, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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(Attenzione: contiene rumors -spoiler non confermati- di Civil War)

Intorno a lei, solo desolazione. Non aveva ancora trovato superstiti. A vagare zoppicando tra i cadaveri e le macerie, quasi le veniva da pensare di essere morta anche lei. Il dolore. Il dolore alla gamba, il dolore per la morte di Steve, il dolore per i ricordi. Il dolore era tutto ciò che le ricordasse di essere viva. Perchè c'era solo lei in piedi? Cosa era successo lì? Si stupì di non aver pensato prima a queste domande. Insomma, che diavolo ci faceva in quel posto?

 

 

Era scappata dalla cella. Ovvio che era scappata dalla cella. Era Natasha Romanoff, non la guardia sottopagata del supermercato. Era la Vedova Nera, per quanto tutti seguitassero a dimenticarlo. Stark non imparava mai dai propri errori... Questa volta persino Clint sembrava averla sottovalutata. Clint. Solo pensare a lui le faceva tornare quel peso ormai familiare nel petto, le bloccava il respiro. "Vai al diavolo, Romanoff". Quelle quattro parole le riempivano la testa, giorno e notte, una cantilena infernale. Le riempivano la testa anche adesso, mentre cercava disperatamente di ascoltare ciò che Steve stava cercando di dire alla squadra. Quella di quel giorno non sarebbe stata una battaglia come le altre, lei lo sapeva. Era qualcosa di definitivo. Lo vedeva negli occhi di Steve, lo sentiva nelle urla della folla nelle strade, lo avvertiva nel tono dei messaggi di Stark. Erano andati troppo oltre, avevano superato il limite. Nessuno in quella stanza era tranquillo. Non erano stupidi, lo sapevano anche loro. La Donna Invisibile, Devil, Falcon, Spiderman, la Torcia Umana, il Soldato d'Inverno, la Donna Ragno, tutti. Lei aveva imparato a conoscerli tutti, chi più, chi meno. Quelli che per lei una volta erano solo nomi e foto di uniformi scintillanti sui file dello SHIELD erano diventati ormai i suoi compagni, i suoi alleati in quella guerra. Era stanca. Non aveva più quella voglia di combattere che aveva all'inizio, quella se n'era andata da tempo. Quella guerra non aveva portato a niente di buono. Distruzione, morte, caos. Legami distrutti, che non potranno mai più ricucirsi, e non solo quello suo e di Clint. Vedeva la Donna Invisibile, per esempio. Susan Storm, quella biondina con tutto quel potere. Possibile che nessun altro si accorgesse dei suoi pianti quando era da sola? O facevano solo finta di non vedere? Quella guerra a lei era costata come minimo un divorzio. Quando scendevano in battaglia, la vedeva scrutare tra la folla alla ricerca del suo Reed. Non lo perdeva di vista un attimo, anche se faceva finta di non curarsene. Se quello che i file dello SHIELD dicevano era attendibile, e lo era, i due avevano anche un figlio. Ogni tanto lei sarebbe voluta andare da Susan e dirle che la capiva, che sapeva come si sentiva. Ma non era vero. Tra lei e Clint non era mai andata così. Non erano mai stati sposati, figli non avrebbero potuto averne nemmeno volendo. Lui non aveva perso niente, era lei, lei che aveva perso tutto. Lui una famiglia ce l'aveva, una vita all'infuori di lei. No, lei non aveva proprio niente in comune con Susan Storm. Ora come ora, era sola come non mai. Non riusciva nemmeno ad avvicinarsi a Steve, tanto era preso dalla guerra e dalle battaglie. Lei lo osservava, come osservava Stark alla televisione. Osservava i suoi compagni, e osservava coloro che stavano dalla parte di Stark. Le risultava lampante una cosa, e continuava a chiedersi come potesse essere l'unica a vederla. Entrambe le parti, entrambe le fazioni avevano completamente perso di vista l'obiettivo primario. Quella guerra era slittata sul piano personale, e dei bei propositi iniziali non si curava più un'anima. Nessuno si curava più dei civili intorno, erano effetti collaterali. Nessuno, tranne lei. Chi lo avrebbe mai detto, che nell'insieme di tutti i supereroi dediti a salvare il mondo, l'unica che si ricordasse di cosa davvero era importante fosse lei, l'assassina che per anni aveva puntato solo a sopravvivere, l'assassina il cui registro era inondato di note rosse, l'assassina che non era diventata una combattente per salvare nessuno, bensì per uccidere. Mentre gli altri combattevano contro i propri amici e la propria famiglia, lei si curava di allontanare quanti più civili possibili, non intendeva permettere che loro pagassero il prezzo delle dispute di quegli stessi supereroi che avevano giurato di proteggerli. Nemmeno Captain America badava più troppo a loro, ormai. Ma Steve era pur sempre Steve, e aveva come minimo notato l'operato di lei. L'aveva ringraziata una volta, e lei aveva sentito qualcosa di strano nella sua voce. Forse anche lui si era accorto che tutto gli stava sfuggendo dalle mani, ma anche se ne fosse accorto, aveva preferito non farne parola con lei. O con nessun altro, considerando gli avvenimenti che erano seguiti. Tutto, ogni battaglia, ogni dibattito, ogni cosa sembrava ricondurre a lì, a quel momento. Tra poco sarebbe tutto finito, in qualche modo. Lo sapeva lei, e leggeva sulle facce mortalmente serie dei compagni che lo sapevano anche loro. Riuscì a riscuotersi il tempo necessario per accorgersi che Steve aveva finito il suo discorso pre-battaglia. Non ne aveva sentita una parola.

"Comunque vada oggi... Per me è stato un onore, combattere al vostro fianco." Gli occhi di lui incrociarono un attimo il suo sguardo, pronunciando quelle ultime parole prima dell'inevitabile scontro finale. Lei annuì, come per rassicurarlo, e si alzò, seguendo gli altri che silenziosi come non mai andavano incontro al loro destino.

 

"Andate via! Scappate, subito!" Non sapeva per quanto tempo il corridoio sarebbe stato ancora libero, ogni secondo era prezioso. Dal piano di sotto si sentivano i frastuoni della battaglia, si sentivano i colpi di Stark sullo scudo di Steve. Quanto ci mettevano questi civili a scappare? Dovevano correre, non era così complicato. Vide un proiettile dirigersi dritto verso la testa di una bambina che correva a perdifiato. Lei fu più veloce. Tirò via la bambina, facendo scudo con il suo corpo ed evitando il proiettile a mala pena. Riuscì a far evacuare tutti i civili, non senza il bisogno di piantare un paio di colpi in corpo a quel maledetto di Venom. Non le era mai piaciuto... Per fortuna Spiderman aveva terminato il lavoro per lei, riportandolo nella battaglia. Una volta svolto quel compito, si sentì più tranquilla. Ora, poteva combattere senza problemi. Corse verso il centro della battaglia. Forse avrebbe dovuto aspettarsi tutto quel trambusto, ma la lasciò comunque spiazzata. Tutti lottavano come se non ci fosse un domani, e in effetti, vedendo la loro foga, per molti di loro non ci sarebbe stato. Stark e Steve erano al centro dell'enorme edificio, impegnati in una lotta all'ultimo sangue. Era sbagliato, tutto quello era sbagliato. Loro avrebbero dovuto combattere così contro i cattivi, come avevano fatto con Ultron o con i Chitauri, non tra di loro. Steve sembrava prevalere, ma probabilmente solo perchè Visione aveva mandato in corto l'armatura di Iron Man. Intorno a lei, la battaglia infervorava. X-Men che combattevano tra di loro, i Fantastici Quattro che di fantastico al momento sembravano avere solo la rabbia. Spiderman contro Venom, Devil contro She-Hulk. Lei girava su se stessa, confusa, sperando che tutto quello fosse solo un incubo. Poi, li vide. Due occhi azzurri, spaesati come i suoi, con delle ombre grigie. Si incrociarono con i suoi. Il mondo intorno a loro scomparve per magia. Sembrava che non si vedessero da millenni, e ora eccoli lì, con lo stesso sguardo di stupore che avevano entrambi dipinto sul volto la prima volta che si erano visti, a Budapest. Però quella volta non c'era Visione accanto a loro che cercava di incanalare l'energia dei fulmini di Thor di fianco a loro. Tra le mani del robot si era creata un'enorme sfera di energia, e lei e Clint la notarono nello stesso momento. Probabilmente, ci arrivarono insieme. Quella cosa, qualunque cosa fosse, non era contenibile, nemmeno da Visione. Stava per esplodere. Lei rimase a guardare, spiazzata, la sfera che si espandeva ed emetteva una luce sempre più abbagliante. Poi, il tempo si fermò per un attimo. Un attimo eterno. Vide Visione chiudere gli occhi. La luce divenne più forte che mai, e la sfera esplose. Vide il raggio dell'esplosione espandersi, in un tripudio di luce e distruzione. Sembrava che l'intero edificio stesse per collassare. Riuscì finalmente a distogliere lo sguardo e lo portò verso l'alto. Sopra di lei, c'era una buona parte di soffitto in bilico, proprio sul punto di cadere. Sarebbe davvero andata a finire così? Avrebbe potuto correre, mettersi in salvo.... Ma non ne aveva la voglia, nè un motivo. Era stanca, stanca di tutto. Sospirò, e un debole sorriso si disegnò sulle sue labbra, il primo in mesi. Chiuse gli occhi e sentì il frammento di soffitto che collassava definitivamente, ma non gliene importava più. Riaprì gli occhi. Sapeva perfettamente cosa fosse l'ultima cosa che voleva vedere prima di andarsene. Clint, però, non era più dove lo aveva visto fino a poco prima. Stava correndo verso di lei, a perdifiato. Lei inclinò leggermente la testa e fece per dischiudere le labbra per chiedergli spiegazioni, ma lui fu più veloce. La spinse, con tutta la forza che aveva. L'impatto le mozzò totalmente il fiato, tanto era stato forte. Si sentì sbalzare all'indietro e sollevarsi da terra. Oltre alla spinta, l'aveva raggiunta anche il raggio dell'esplosione. Un dolore lancinante alla gamba. L'ultima cosa che vide prima di riatterrare rovinosamente a terra, fu il frammento di soffitto che si abbatteva su di Clint, e non su di lei.

Poi, buio.

Urla.

Di nuovo buio.

Altre urla.

Doveva andare ad aiutare chiunque stesse gridando.

O era lei?

Buio.

Un fischio, tanto forte da lacerarle i timpani.

E Clint?

Perchè l'aveva salvata?

Era quello che aveva fatto, ecco cosa significava quella spinta.

Ma era vivo, giusto?

Buio.

Era sangue la sostanza vischiosa che si sentiva addosso?

Un'immagine, delle ballerine.

Buio.

Lei, una pistola, un uomo con un sacco in testa. Il grilletto scatta, una macchia rossa sul sacco.

Buio.

Urla, le urla non smettevano.

Un arciere...

Buio.

L'arciere cadeva in mare, lei si tuffava per seguirlo.

Buio.

Il simbolo di un'aquila.

Buio.

Neve, l'arciere la abbracciava.

Buio.

Una telefonata, su un tetto.

Buio.

L'arciere che urlava, nel suo letto.

Buio.

Un bacio...

Buio.

Un uomo con una benda sull'occhio sinistro, lacrime.

Buio.

Una famiglia... Era l'arciere quello in mezzo?

Buio.

Un uomo biondo, con gli occhi azzurri le sorrideva, gentile.

Buio.

Una cella.

Buio.

La battaglia, l'esplosione...

Di nuovo buio, le urla non accennavano smettere.

"Nessun sopravvissuto, qui."

Da dove veniva quella voce?

Aspettate, voleva dire. Vi siete dimenticati di me.

Ma era sopravvissuta, lei?

Buio, urla.

Qualcosa le urtò la testa, e perse conoscenza.

O forse no?

Era ancora sveglia?

Le faceva male tutto.

Non riusciva a mettere ordine nella sua testa...

Buio, urla e di nuovo buio.

Poi, tutto finì.

Silenzio, interrotto solo da un fischio.

Nella sua testa solo confusione.

L'unica cosa che riusciva a distinguere in tutto quel caos...

Una parola.

Ahia.

   
 
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