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Autore: wingedangel    30/07/2015    1 recensioni
Zaira, principessa delle ninfe, poche settimane dopo il suo sedicesimo compleanno finalmente sogna l'uomo destinato a diventare suo marito e re al suo fianco.
Esce dal lago, pronta a soggiogarlo con un'incantesimo e portarlo via con sè... ma su Alan l'incantesimo non funziona, e Zaira è costretta a farlo innamorare 'alla maniera degli umani'.
Zaira è determinata ma il tempo è tiranno, la regina soffre di una misteriosa malattia che la sta lentamente conducendo alla morte, Zaira deve sbrigarsi se non vuole che le sirene riescano a prendere il potere e cacciare le ninfe dal lago...
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

 
Zaira scattò a sedere sul letto allarmata, sentendo che qualcosa non andava. Sentiva delle voci accanto al suo letto, voci maschili che si scambiavano battute idiote. Ma che diavolo ci facevano due umani accanto al suo letto a discutere di una brutta partita della sera prima? Si voltò e si batté la mano sulla fronte, sentendosi una stupida. Le voci provenivano dalla radiosveglia appoggiata sul comodino accanto al suo letto. Con un gesto brusco la spense e scese dal letto, ormai sveglia. Ma come diavolo fanno gli umani a infliggersi una tale tortura ogni mattina?
Si diresse verso l’armadio che Soraya la sera prima aveva provveduto a riempire con le sue cose. Mentre spostava le grucce una ad una si rese conto che nessuno di quei bellissimi vestiti eleganti che usava al castello poteva essere considerato adatto ad una giornata di scuola di una studentessa umana sedicenne. Decise che avrebbe rimediato con un incantesimo, procurandosi un abbigliamento più adatto. Il problema era che non aveva idea di come si vestissero le ragazze umane per andare a scuola. Provò a indossare un abitino estivo a motivi floreali come ne aveva visti parecchi addosso alle ragazze che andavano a prendere il sole al lago. Si controllò allo specchio. No, non andava. Zaira non aveva altre idee, non era mai stata in città fino al giorno prima, come poteva sapere in che modo bisognava vestirsi per andare a scuola? Un’immagine le balenò in mente. Il giorno precedente, quando aveva seguito Alan a scuola aveva visto una ragazza entrare di corsa, ma non ci aveva fatto caso. Cercò di ricordare come era vestita, e si creò un abbigliamento simile. Indossò una t-shirt rossa con scollo a V,  un paio di jeans, scarpe da tennis e un giubbetto leggero. Si controllò e decise che doveva andare bene, visto che quella ragazza era il suo unico modello di abbigliamento. Si ripromise di controllare l’abbigliamento delle sue compagne e regolarsi di conseguenza per i giorni seguenti.
Uscì dalla camera e si diresse verso la cucina. Come sempre Soraya era già sveglia e le stava preparando la colazione.
 
“Buongiorno.”
 
“Oh, buongiorno anche a te. Pronta per il tuo primo giorno di scuola?”
 
Zaira annuì, fissandola. Indossava un tailleur color crema che la faceva sembrare un’umana qualunque, se non si contava la sua innaturale bellezza ovviamente.
 
“ Che ci fai vestita così?”
 
“ Beh, devo andare a lavoro.”
 
Zaira la guardò, incredula.
 
“Siamo arrivate solo ieri e tu hai già trovato un lavoro?”
 
“ Beh l’affitto non si paga da solo.” Si giustificò lei.
 
“ Hai usato un incantesimo di persuasione, vero?”
 
“ Ho dovuto approfittarne parecchio ieri, altrimenti non avremmo un appartamento in cui vivere, e non saresti stata ammessa a scuola visto che non hai alcun documento, e niente che certifichi la tua formazione precedente.”
 
“ Ah ecco! Cominciavo a chiedermi come mai avevamo avuto così fortuna a trovare un appartamento così in fretta.” Rispose, con un sorriso.
 
Soraya per un attimo aveva temuto che la principessa si sarebbe arrabbiata per il suo uso della magia, e il suo sorriso la rassicurò.
 
“ E tu? Non ti ho mai vista vestita così.”
 
“ Beh ho dovuto cercare di adattarmi al modo di vestire degli umani. Sono credibile secondo te?”
 
Soraya le rivolse un sorriso incerto.
 
“ Credo di si, come te, non ho visto molti umani a scuola. Al massimo potrei ideare un catalogo di moda mare per umani.”
 
Zaira sorrise. Era vero, li avevano osservati spesso fare il bagno al lago, ma non avevano mai frequentato molto la città.
 
“ E quando hai incontrato Lucas? Ricordi come era vestito?” chiese, speranzosa.
 
Soraya ripensò al suo primo incontro con il suo compagno, intento a disegnare seduto in riva al lago, aveva esitato prima di pronunciare l’incantesimo, si era seduta accanto a lui e avevano parlato dei suoi disegni. Ricordava ogni dettaglio di quei momenti. Appena l’aveva visto si era sentita finalmente completa, tutto quello che aveva sempre cercato, quell’amore romantico di cui leggeva nei libri umani, era finalmente lì di fronte a lei, aspettava soltanto che lei pronunciasse le parole di quell’incantesimo che le avrebbe reso tutto più semplice. Ricordò come si era sentita felice con lui. Era davvero al settimo cielo in compagnia di quell’umano, poi la bolla di felicità in cui si era rinchiusa scoppiò, costringendola alla scelta più difficile della sua vita…
 
“ Ehi, Soraya? Ci sei?”
 
Soraya si riscosse di colpo dai suoi pensieri, rendendosi conto che la principessa stava ancora aspettando la sua risposta.
 
“Indossava un maglione scuro a quadri, e jeans. Perché…”
 
Soraya si interruppe appena notò che Zaira aveva provato a riprodurre l’abbigliamento che le aveva appena descritto. Scoppiò a ridere.
 
“ Era decisamente meglio prima!”
 
Così la principessa si cambiò di nuovo, poi fece rapidamente colazione e uscì di corsa da casa, chiacchierando con l’amica aveva finito per far tardi. Si diresse in fretta verso la scuola.
 
Aveva percorso appena duecento metri quando una macchina accostò accanto a lei.
 
“ In ritardo già dal primo giorno di scuola?” le chiese Alan, abbassando il finestrino.
 
 “ Beh, ho imparato dal migliore!” scherzò lei.
 
Alan ridacchiò, poi scese dalla macchina e le aprì la portiera, invitandola a salire.
 
“ Dai sali, ti diamo uno strappo a scuola.”
 
Zaira annuì e salì in quella specie di scatola di metallo semovente, elettrizzata. Aveva visto raramente le strane ‘macchine’ che gli umani usavano per spostarsi ma non aveva mai avuto la possibilità di farci un giro. Si sentiva felice come da bambina, quando Soraya la accompagnava a giocare con i pesci e le sirene del lago, prima che la sirena Xeni prendesse il potere e decidesse di cacciare le ninfe dal lago, Zaira non ne capiva il motivo, sirene e ninfe avevano convissuto pacificamente per anni, perché non poteva semplicemente lasciare che fosse così?
Si riscosse dai suoi pensieri e si sedette sul sedile dietro ad Alan, e in quel momento si rese conto che non erano da soli. Al posto di guida era seduta una donna che dimostrava almeno una quarantina d’anni. A Zaira fece uno strano effetto, era abituata a vedere invecchiare gli uomini delle sue sorelle, ma non aveva visto molte donne umane di una certa età. È così che sarebbe apparsa Soraya senza l’eterna giovinezza delle ninfe? Si chiese. Nel frattempo la donna si era accorta che Zaira la stava fissando, così decise di presentarsi.
 
“ Ciao, io sono Clarissa, la madre di Alan. Tu devi essere la ragazza nuova. Zaira, giusto?”
 
La ragazza guardò stupita prima la donna poi Alan. Come faceva a sapere il suo nome? Che Alan le avesse già parlato di lei? Beh se era così era senz’altro un buon segno. Forse la sua permanenza tra gli umani sarebbe stata meno lunga del previsto. Presto lui sarebbe caduto ai suoi piedi e l’avrebbe seguita al castello di sua spontanea volontà.
 
“ Alan mi ha parlato di te.” Disse Clarissa, notando lo sguardo confuso di Zaira.
 
“ Beh, veramente è stato Ethan.” Chiarì il ragazzo.
 
“ Ethan?” si lasciò sfuggire Zaira.
 
Ethan aveva parlato di lei alla madre di Alan? Che poteva significare? Perché avrebbe dovuto parlare di lei alla madre del suo migliore amico? Zaira non riusciva a capire.
 
“ stava cercando di evitare al suo amico la punizione per aver fatto tardi a scuola.” Spiegò Clarissa.
 
Eppure Zaira continuava a non capire, che c’entrava lei con la punizione di Alan? Guardò il ragazzo, aspettando un chiarimento.
 
“ Lascia perdere, dai” Disse invece lui, chiudendo la conversazione.
 
“ Beh che male c’è?” intervenne Clarissa. “ Ethan voleva solo farmi sapere che avevi conosciuto una ragazza. E anche se non potevo evitare di metterti in punizione per essere arrivato tardi a scuola, sono stata felice di sentirlo…”
 
“ Lo so, mi hai fatto il terzo grado!” la interruppe lui. “ Ma per favore volete smetterla tutti di insistere? Io non ho conosciuto nessuna! Si, ho incontrato Zaira, ma questo non vuol dire niente… non più. Smettetela di vederci dei significati che non ci sono!” sbottò, nervoso.
 
A Zaira sembrò una reazione eccessiva, che c’era di male se lui conosceva una ragazza e sua madre si faceva delle speranze? Poi realizzò il significato di quelle parole. Lei non gli piaceva. Ma come era possibile? Lui era umano, lei una ninfa. Era bellissima, perfetta. Come poteva non piacergli? Era impossibile! Poi le tornarono in mente le sue parole, quando il giorno precedente al lago le aveva detto che era “strana forte”. Che fosse quello il motivo? La trovava troppo strana per pensare di avere una storia con lei? Beh in effetti non aveva tutti i torti, pensò Zaira, dopotutto lei non conosceva il mondo degli umani, si sentiva un pesce fuor d’acqua tra gli uomini, non sapeva come comportarsi, era naturale che lei ai suoi occhi apparisse strana. Zaira sentiva che ci sarebbe voluto parecchio tempo per abituarsi a vivere tra gli umani, e per convincere Alan a seguirla, soprattutto ora che le aveva detto chiaro e tondo di non essere interessato a lei.
 
“ Ma ti pare il modo di trattarla, Alan? Non puoi davvero essere così cafone! Come pensi che abbia preso le tue parole? Guardala!” sbottò Clarissa, delusa dal comportamento del figlio.
 
Alan si rese conto in quel momento del fatto che Zaira aveva sentito quello che aveva detto, lei non sapeva di Chloe, aveva sicuramente interpretato male le sue parole, e anche se si sentiva umiliato da come sua madre si era rivolta a lui di fronte ad una ragazza, riconosceva che aveva ragione. Gli dispiaceva che Zaira prendesse sul personale le sue parole, doveva scusarsi.
 
“ Zaira, io non intendevo…”
 
“ Non preoccuparti, non fa nulla. Scusate, è stato solo un attimo di nostalgia di casa.” Disse lei, cercando di salvarsi dalla figuraccia.
 
“ Immagino, da dove vieni?” chiese Clarissa.
 
Zaira esitò, doveva inventarsi qualcosa, non poteva dir loro la verità, ma non sapeva molto della geografia degli umani.
 
“ Beh da nessun posto in particolare, io e la mia famiglia abbiamo girato molto. Solo che stavolta ho dovuto lasciare mia madre.” Ammise.
 
“oh mi dispiace. Come mai? Se non sono troppo indiscreta ovviamente.”
 
Zaira le sorrise. “Non c’è problema. È malata, è ricoverata in ospedale, e finché non starà meglio devo stare con mia zia. Così, eccomi qui.”
 
Stava mentendo, Zaira lo sapeva, ma dopotutto un fondo di verità c’era. La regina era davvero malata, anche se non poteva certo essere ricoverata in un ospedale umano. Il risultato comunque non cambiava, probabilmente non avrebbe più rivisto sua madre per molto tempo, e Soraya era il suo unico punto di riferimento in quel mondo estraneo. In fondo non poteva certo raccontare che sua madre era la regina delle ninfe che l’aveva allontanata da sé per permetterle di irretire Alan e portarselo via.
 
“ Mi dispiace, e dove l’hanno ricoverata? È tanto lontano? Riesci almeno ad andare a trovarla?” continuò Clarissa.
 
Zaira alzò le spalle, rassegnata. Soraya le aveva riferito che la regina non avrebbe gradito le sue visite finchè non avesse portato Alan con sé, non voleva che perdesse di vista la sua missione. Non si rendeva conto, però, che Zaira aveva bisogno di rivedere sua madre, si sentiva sola in quel mondo estraneo, e avrebbe voluto poter rientrare a casa, anche solo per poco, ma non poteva, doveva restare e convincere Alan a seguirla.
 
“ No, purtroppo. È ricoverata molto lontano, dove abitavamo prima, e ora c’è la scuola, e mia zia che vuole che pensi a farmi una vita e degli amici qui, perciò mi sa che non la vedrò più per un po’.”
 
In quel momento la donna fermò la macchina, erano arrivati davanti a scuola e non ci fu più tempo per approfondire il discorso, con grande sollievo di Zaira.
 
“ Mi raccomando Alan! Comportati bene, altrimenti ti scordi la macchina anche domani!” urlò Clarissa al figlio, appena i ragazzi scesero dall’auto.
 
“ Tranquilla, è già stato abbastanza imbarazzante farmi portare a scuola da te oggi, per domani preferisco di gran lunga la mia macchina!”
 
Poi Alan e Zaira entrarono a scuola, appena arrivarono all’ingresso lui fece per andarsene.
 
“ Ok, allora io vado, se faccio tardi anche oggi chi la sente mia madre! Ciao!”
 
“ Aspetta!”
 
Lui si fermò e si voltò.
 
“ Ehm… io avrei Storia con il prof Smith, sai dove devo andare?” chiese lei, leggermente imbarazzata.
 
Lui le sorrise. “ Certo, ti ci accompagno, vieni.”
 
“ No, basta che me lo spieghi. Non voglio farti arrivare tardi, e la campanella è appena suonata.”
 
“ Non farò tardi, ci devo passare davanti comunque, la mia classe è subito dopo la tua.”
 
La ragazza fu felice di sentire quelle parole, non era un tragitto lungo, ma era comunque contenta di stare ancora in sua compagnia, più tempo passavano insieme, più lei poteva cercare di dimostrargli di non essere così “strana forte” come lui credeva, sperando che la smettesse di credere così assurda l’idea di potersi innamorare di lei. Zaira sorrise e lo seguì.
 
Lui la guidò lungo un corridoio fiancheggiato su entrambi i lati da file di armadietti metallici, da cui qualche studente ritardatario stava ancora recuperando i propri libri.
 
Poco dopo Alan si fermò, indicandole una porta.
 
“Eccoci qui.” Disse. “la tua classe.”
 
“ Grazie.”
 
Zaira fece per entrare, ma lui la fermò.
 
“ A proposito, questo non vale!”
 
Zaira inarcò le sopracciglia, confusa. Che stava dicendo? Aveva sbagliato qualcosa? Aveva dimenticato qualcuna delle tante consuetudini umane?
 
“ Come scusa?”
 
“ Mi avevi promesso di permettermi di portarti a fare il giro della scuola. Ma questo non conta, okay?”
 
Zaira sorrise, sollevata, anche se non capiva perché dimostrasse questo interesse per lei se aveva detto che non la guardava assolutamente come una ragazza che potesse piacergli da quel punto di vista.
 
“Okay, ora però devo entrare. Ciao, e grazie.”
 
Zaira entrò in classe. Si accorse subito che il professor Smith era già entrato, era seduto alla cattedra con il naso su quello che doveva essere il loro libro di testo. Zaira non era mai andata a scuola prima, si era sempre occupata Soraya della sua istruzione, ma si rese conto che se avesse mai avuto un professore di storia se lo sarebbe immaginato proprio come il professor Smith: basso, capelli bianchi, occhiali, e un viso spigoloso tutte rughe che lo faceva assomigliare più ad un vecchio rudere che ad un essere umano.
 
“Tu devi essere la nuova. Zaira, giusto?” chiese, controllando il registro. “Bene, trovati un posto, svelta, e cominciamo la lezione.” Fu il suo caloroso benvenuto, poi tornò con il naso sul libro.
 
Zaira sospirò e fece scorrere lo sguardo sui suoi nuovi compagni di classe alla ricerca di un posto vuoto in cui sedersi. Notò subito una ragazza dai capelli rossi legati in una lunga treccia che agitava una mano per catturare la sua attenzione indicandole il posto vuoto accanto al suo. Zaira pensò subito che quella ragazza le era simpatica, sembrava un tipo esuberante, e in quel gruppo di sconosciuti dall’aria tremendamente annoiata, era l’unica che le stesse offrendo una buona accoglienza. Si sedette accanto a lei.
 
Nel frattempo il professor Smith aveva già iniziato la sua lezione, se così si poteva chiamare la mera lettura del libro di testo.
 
“Ciao, io sono Iris” le sussurrò la rossa, con un sorriso.
 
“Io sono Zaira, ma immagino che tu già lo sappia.” Rispose, ricambiando il sorriso.
 
Dopo una decina di minuti Zaira stava chiedendo a Iris come facesse a resistere per due intere ore a quelle lezioni così soporifere senza pensare di tentare il suicidio, quando il professor Smith la colse in flagrante.
 
“Signorina Evans, capisco che lei sia nuova, ma questo non le dà il diritto di disturbare la mia lezione, sa almeno di cosa stiamo parlando?”
 
Zaira lanciò un’occhiata al libro di Iris, che le stava indicando un paragrafo con il dito: ‘figure mitologiche greche: creature legate agli elementi’ Zaira quasi esultò per la fortuna sfacciata che le era capitata… forse questa ‘scuola’ non era poi così male, anche se non capiva il senso di certi argomenti, dopotutto gli antichi greci erano ormai morti e sepolti. Ormai nessuno credeva più agli dei e alle ninfe.
 
“ Certo. Parliamo di figure mitologiche dell’antica Grecia. Stava cominciando a parlare più nello specifico degli esseri legati agli elementi, per esempio le ninfe…” disse, per cercare di indirizzare la prossima domanda del professore.
 
“ Bene, allora visto che ritiene le mie lezioni così noiose da permettersi di disturbare, perché non presenta lei ai suoi compagni l’argomento?”
 
Il professor Smith sorrise, pregustando il momento in cui lei sarebbe rimasta zitta, in imbarazzo, incapace di continuare.
 
“ Ma professore… non l’ha ancora spiegato!” intervenne Iris.
 
“ Ve lo spiegherà lei, visto che sembra saperne abbastanza da non prestare attenzione. Allora, signorina Evans, vuole continuare?”
 
Zaira sorrise, per nulla intimorita. Il professore non poteva sapere che non avrebbe mai avuto bisogno di lezioni per rispondere a quella domanda.
 
“ Con molto piacere. I greci descrivono le ninfe come creature mitologiche figlie di Urano ma successivamente associate anche ad altri Dei. Hanno l’aspetto di bellissime ragazze, e vivono ognuna nell’elemento che le caratterizza. Ci sono ninfe dell’acqua, della terra e dell’aria. Stando ai greci le ninfe dell’acqua hanno nomi diversi a seconda del tipo di corso d’acqua in cui vivono, quindi abbiamo le Nereidi nei mari, le Limniadi nei laghi, le Potameidi nei fiumi…”
 
“ D’accordo.” La interruppe lui. “ Evidentemente nella sua scuola precedente ne avevate già parlato, ma i suoi compagni no, quindi per favore cerchi di fare attenzione.”
 
“Si, si, va bene.” Rispose scocciata.
 
“ Sei stata grande!” le sussurrò Iris appena il professore riprese la ‘lezione’.
 
Zaira sorrise, per quello che aveva visto la scuola umana era piuttosto noiosa, ma l’aver messo al proprio posto quel professore scorbutico l’aveva appena resa più simpatica alla classe, forse quello poteva essere un buon modo per instaurare rapporti con gli umani senza sembrare ‘strana forte’. Sua madre aveva ragione, andare a scuola sembrava un buon modo di imparare a relazionarsi, entro la fine della mattinata aveva già rimediato un invito per un pomeriggio di shopping con Iris, e per una festa il sabato sera.
 
 
CANTUCCIO DELL’ AUTRICE:

Ciao a tutte, intanto ringrazio chi ha inserito la mia storia tra le seguite e le preferite, grazie mille, davvero, se volete lasciarmi una piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensate o se avete consigli da darmi lo apprezzerei molto.
Passando al capitolo, volevo inserire tutta la giornata scolastica in questo capitolo, ma risulterebbe troppo lungo, quindi vi toccherà aspettare il prossimo capitolo per vedere come andrà il giro della scuola che Alan ha promesso a Zaira. A presto ragassuole,
baci,
wingedangel.
 
   
 
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