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Autore: TheDarkLightInsideMe    30/07/2015    1 recensioni
Anno 2003.
Protagoniste: tre ragazzine incaute con uno spiccato senso di giustizia.
Egle Sasaki dice di aver girato il mondo insieme ai suoi fin quando non è nata Helen. Da allora la loro famiglia si è stabilita in Giappone.
Federica Capuano è italiana, ma vive nella Terra del Sol Levante da sei anni, ormai.
La loro storia è parecchio conosciuta nel mio mondo, c'è stato un passaparola generale che è arrivato perfino ai piani alti. E per questo voglio farla conoscere anche a voi.
Piacere, il mio nome è Yuryu, e sono uno Shinigami.
(Aggiornamento mesile!)
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Fiducia

 




 
Federica passò i giorni seguenti facendo attenzione a non incontrare mai Light Yagami, neppure casualmente. Gli disse che non avrebbero potuto vedersi o sentirsi per almeno quattro giorni, rivelandogli che era pedinato da un agente dell’FBI. Light ideò tutta la faccenda del dirottamento il venti dicembre per scoprire il suo nome e poi lo usò per uccidere gli altri agenti segreti una settimana dopo; il tutto continuando a fare esperimenti sui limiti del Death Note sui criminali in carcere.
In realtà avrebbe voluto collaborare di più con quella ragazza che condivideva la sua causa e il suo potere, ma con la faccenda del pedinamento non sarebbe stato furbo vedersi, anzi, avrebbe complicato ancora di più le cose. Tuttavia, continuava a chiedersi come avesse fatto lei ad accorgersi del pedinamento prima di lui, che era il pedinato. Assolutamente anormale e sospetto ma, se lei fosse stata una doppiogiochista, avvertirlo e fargli uccidere dodici persone non sarebbe stato fruttuoso, soprattutto dato che aveva tutte le prove che voleva della sua colpevolezza. Quindi a che pro fargli commettere altri omicidi? E poi, lei stessa aveva ucciso decine di persone con quel quaderno –che altro non era che un dono divino.
Il castano scosse la testa, ripetendosi che quella ragazza, Federica Capuano, non poteva essere una pedina di una qualche agenzia o di L.
Oh, ecco, L. Un altro problema. Nel giro di dieci giorni gli aveva lasciato una serie di “indizi”, o almeno così il detective doveva pensare: il simbolo dipinto col sangue, la frase sugli Shinigami eccetera. Ma comunque non doveva abbassare la guardia, soprattutto avendo una complice: se lei, una volta arrestata, avesse fatto il suo nome a lui non sarebbe più bastato scrivere un paio di frasi sul suo quadernino nero. Continuava ad avere la sensazione che quella ragazzina l’avrebbe tradito, un giorno o l’altro, impedendogli di diventare il dio del nuovo mondo che stava creando o vendendolo.
Ad ogni modo, doveva uscire, adesso. Ryuk, dietro di lui, se la rideva come non mai. Che avesse percepito le sue perplessità? O magari sapeva qualcosa di cui lui non era a conoscenza? In certi momenti proprio non lo sopportava.
E poi, c’era un’altra cosa strana riguardo quella ragazza: il Dio della Morte che avrebbe dovuto seguirla. Lei diceva che, condividendo il Death Note con un’altra persona (era possibile?) convinceva lo Shinigami a rimanere con quella, ma allora l’altra non si accorgeva dell’assenza del Quaderno? Se lo dividevano? E come faceva Federica a scriverci sopra senza che l’altra se ne accorgesse? Toglieva le pagine così abilmente da non far notare la differenza? Le sostituiva?
Magari quell’uscita improvvisa gli avrebbe fatto rinfrescare le idee. Doveva portare il ricambio a suo padre al posto di sua sorella, approfittando dell’occasione per dare uno sguardo alla situazione in questura. Prese una pagina del Quaderno della Morte per sicurezza (ascoltando e rispondendo alle domande di Ryuk sul perché lo facesse) ed uscì.
Contemporaneamente, quasi dall’altra parte della città, Egle Sasaki si richiuse alle spalle l’uscio, dopo aver lasciato la famiglia ai preparativi per l’uscita di qualche ora dopo. In fondo era il primo dell’anno, in quel paese si era soliti andare a pregare al tempio cittadino. Proprio lei che non aveva mai creduto ad alcuna divinità doveva essere catapultata in quella storia?
Comunque, doveva sbrigarsi. Sarebbe stato meglio arrivare alla questura prima di Light Yagami (o magari attendere il suo bersaglio lì), ma la velocità non era mai stata il suo punto forte. Ma doveva arrivare in tempo ad ogni costo, o i piani di Alpha sarebbero andati in fumo. In fondo, due ragazzine non potevano fare niente contro Kira, ma forse con un piccolo aiuto…
Quando entrò nell’edificio semi-abbandonato si sentì puntate tutte le telecamere addosso. Era la cosa giusta da fare? Cambiare la storia così? Per effetto farfalla avrebbe potuto combinare un guaio enorme, se riusciva in quello che stava per fare. Sempre se ci sarebbe riuscita…
Il suo bersaglio era seduta accanto a Light Yagami, evidentemente aspettando che arrivasse qualche poliziotto, quando Light le chiese di fare due passi.
Quando sarebbe dovuta intervenire? In quel momento? Prima che la donna consegnasse la sua patente all’assassino seriale? E sarebbe stata capace di pedinarli, nel caso?
Uscì poco prima dei due, esclamando qualcosa come “non c’è mai nessuno, quando ti serve aiuto!” e si riparò dietro l’angolo, per poi seguirli silenziosamente.
Ascoltò le presentazioni e osservò con curiosità il suo obiettivo. Naomi Misora o, come si era presentata a Light, Shoko Maki: lunghi capelli neri, vestita con un giubbino di pelle e un jeans nero, gli stivali alti. Parlando con Light così apertamente si stava per scavare la fossa con le proprie mani. L’ex agente dell’FBI che aveva battuto il Serial Killer di Los Angeles stava per essere uccisa dalla stessa persona che avrebbe ammazzato Beyond Birthday venti giorni dopo.
<< Può dirmi l’ora e il giorno in cui è avvenuto il dirottamento dell’autobus? >>
Il ragazzo aveva cacciato fuori dalla tasca una pagina di Death Note e stava facendo finta di prendere appunti su ciò che era accaduto a Raye Pember, scrivendo in realtà i dati sulla morte di Shoko Maki. Era quello il segnale a cui aveva pensato la ragazzina.
Fece un respiro profondo, si mosse a passo svelto dal vicolo in cui si era appostata e si avvicinò ai due.
<> esclamò, con un tono frivolo che quasi la fece ridere. Ovviamente Naomi avrebbe capito che si trattava di qualcuno che aveva origliato la conversazione, o così Egle sperava. Il successo dell’operazione si basava sulla sua credibilità. << Dai, lascia stare questo tipo –che per te è anche troppo giovane –e vieni a raccontarmi un po’ quello che hai fatto in questi anni, su! >> si rese conto troppo tardi che tirare in ballo l’argomento “fidanzati/questioni di cuore” non era la cosa più intelligente da fare, ma ormai era tardi per rimangiarselo. Prese Misora per un polso e provò a trascinarla via da Kira.
Sulle prime lei parve riluttante, ma poi si lasciò portare via. In fondo, se quella ragazza si fosse rivelata un problema avrebbe sempre potuto stenderla con un paio di mosse di capoeira.
Light vide le due sparire dietro un angolo nell’istante in cui si rese conto che i quaranta secondi erano belli e passati e che “Shoko Maki” era un nome falso. Era stato gabbato. Quella tipa non era per niente stupida come pensava, e l’altra… chi diavolo era quel turbine vestito di bianco e nero che era arrivato così all’improvviso e aveva salvato quella donna?
La neve incominciò a cadere tra le risate dello Shinigami Ryuk.
 
 


<< Chi sei? E perché mi hai portata qui? >> in effetti le domande di Naomi Misora erano fondate, dato che quello stretto vicoletto era un posto sì isolato, ma anche inquietante e non esattamente adatto ad una chiacchierata del genere. D’altra parte, ora veniva il difficile.
<< Mi chiamo Egle Sasaki, e ti assicuro che questo è il mio vero nome. Ti conosco, ti ho vista indagare sul BB Murder Cases di Los Angeles, Naomi Misora. >> disse tutto d’un fiato; d’altra parte aveva imparato quelle frasi a memoria e ripetute chissà quante volte per paura di dimenticarsele.
L’agente dell’FBI parve colpita: in fondo erano in pochi a sapere che il L.A.B.B. l’aveva risolto lei e non L. Tra cui L stesso… ma ovviamente quella ragazzina non poteva essere L. << Come fai a…? >>
<< Non è semplice da spiegare; posso dire che ti conosco meglio di quanto credi. E che ti devi fidare di me. Pensaci: se fossi stata Kira o qualcuno in combutta con lui gli avrei semplicemente rivelato il tuo nome. >> in effetti… ragionò Naomi. << Quello che voglio da te è solo un aiuto ad avvicinarmi ad L. Gli devi un favore, credo, no? >>
La donna alzò un sopracciglio. << Mettiamo caso che io ti creda… perché dovrei farlo? L non accetterebbe l’aiuto di una semplice ragazzina. >>
<< Io sono Alpha. >> la risposta fu cruda e diretta. << So la vera identità di L e quella di Kira. E ti ho appena salvato la vita, Naomi Misora. >> non le diede neppure il tempo di ribattere. << Light Yagami è per il 92% di possibilità Kira. E se tu gli avessi detto il tuo vero nome saresti morta. >>
L’altra ci pensò su un po’: se davvero stava dicendo la verità –ed era plausibile, in fondo –come avrebbe potuto metterla in contatto con L? Non lavorava più per l’FBI e Raye… << Come? >> domandò semplicemente.
<< Fidati di me, Naomi-san. Ti darò il mio numero di telefono; telefonami quando sarai sicura di voler collaborare con me e la mia partner. >> le spiegò, porgendole un fogliettino con dei numeri scritti in maniera abbastanza leggibile. Poi fece per andarsene e lasciare la più grande nella stradina. << Se ti sei fidata di Rue Ryuzaki puoi fidarti anche di me… anche se io non mi rivelerò una serial killer. Oh, e per quanto possa valere… condoglianze, Naomi Misora. >>
Si allontanò più rapidamente che poté, ritornando a casa. Se Naomi Misora l’avesse chiamata nella settimana seguente, allora voleva dire che aveva recitato bene e che si meritava sul serio la fiducia di sua sorella. Se non l’avesse fatto si sarebbe presentata da L da sola, contando su quello che sapeva grazie a quel benedetto manga.
Mentre entrava nell’ingresso si chiese se quelle ultime frasi, del tutto improvvisate, non fossero state la sua rovina.
Fortunatamente, pochi giorni dopo, il cellulare di Egle Sasaki squillò nel bel mezzo della notte, con la scritta “sconosciuto” sullo schermo.
 


 
La mattina successiva, Egle uscì presto di casa e si incontrò ad un incrocio con Naomi Misora. Poi, le due ragazze si incamminarono verso uno dei tanti hotel di Tokyo, più precisamente quello in cui avrebbe alloggiato L –con uno dei suoi tanti pseudonimi, ovviamente –quel giorno. Naomi era comunque ancora scettica, riguardo al piano dell’altra, ma non fece domande. Non che si fidasse di quella sconosciuta e dei suoi ragionamenti contorti, ma piuttosto del più intelligente detective al mondo. Anche se continuava a dubitare fortemente che Kira si sarebbe esposto così tanto da andare a trovare L di persona, qualcosa in quella Egle Sasaki ancora non la convinceva.
Se solo avesse potuto vedere Shuyo, alle loro spalle, allora avrebbe capito perché si sentiva così osservata. Ma in fondo –si disse Egle –quello che aveva escogitato era l’unico modo per ricevere l’attenzione di L. Quello scontro si sarebbe concluso in fretta e l’adorato detective con la faccia da panda non sarebbe morto. Fine della storia.
Il Death Note era al sicuro in quella borsa, ma l’idea che Federica avesse sostituito tutte le pagine, sapendo bene che né lei, né Helen l’avrebbero mai usato, si faceva sempre più persistente. In tal caso, avrebbe perso l’unica prova con cui poteva aiutare L. E quello sarebbe stato un bel problema.
Ma in quel momento c’era una sola cosa che la preoccupava, e non riguardava quel quaderno maledetto, né Naomi Misora, né il fatto che la sua migliore amica –non sapeva neppure se poteva ancora definirla tale –collaborasse con il pluri-omicida che quell’investigatore tentava di trovare e che dunque sarebbe entrata a far parte delle indagini come sospettata.
La cosa che la faceva disperare, in quel momento, era il modo in cui avrebbe reagito sua sorella una volta scoperto che era andata ad incontrare il loro idolo senza di lei.
E a quel punto, Kira sarebbe diventato un problema secondario e il Death Note un’arma di riserva.
Helen, infatti, già soppesava le padelle per vedere con quale avrebbe potuto infliggere il danno maggiore.













Angolino autrice


E rieccomi, come ogni mese. Personalmente ritengo questo capitolo un po' di passaggio e un po' assurdo, ma era l'unico modo per far procedere la narrazione, dato che ho un vuoto di altri cinque capitoli, se tutto va bene. Questa fanfiction si prospetta lunghetta XD

Grazie per essere arrivati fin qui senza aver ancora lanciato pomodori. * si inchina, perché Black Butler le sta facendo tanto male*


DarkLight
   
 
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