Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: luckily_mellark    30/07/2015    2 recensioni
"ti prego non dirmi che sei gay e che vuoi baciarmi" faccio la finta faccia scioccata, una di quelle espressioni che metto su quando fingo che tutto vada bene ma nella realtà sto sprofondando in un baratro buio.
"stupido! Io sono serio per una buona volta quindi stammi bene a sentire" ripete Finnick
"ok parla" sbuffo
"quest'anno sarà diverso Fratello. All'ultimo anno cambiano sempre le cose! E anche tu riuscirai a parlarle senza che lei ti ringhi contro come un cane rabbioso." annuncia, sicuro di se.
Quanto vorrei avere la sua sicurezza. La mia popolarità in questa scuola è solo una facciata: non permetto a nessuno di conoscermi fino in fondo, non finchè non sono certo di potermi fidare, e per il momento, la storia della mia schifosa vita la sanno solo i miei due migliori amici, Johanna e Finnick. Per gli altri sono solo un ragazzo popolare e a quel che si dice ben dotato, viziato che ottiene sempre ciò che vuole.
Ma non è così.
[AU][lievemente OOC ] [Rating arancione/rosso]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

pochi istanti dopo, la serratura scatta, seguita dal cigolio della porta sui cardini. Una ragazza mora, i capelli raccolti in una lunga treccia, e un borsone a tracolla, entra in salotto e nel mio campo visivo.

 

La guardo negli occhi solo il tempo che mi basta a deglutire e a soffocare un'imprecazione.

TU?!!!”

 

 

adesso ne sono convinto.

 

Questa cazzo di sfiga mi perseguita.

 

O forse sono io che sono proprio stupido.

 

Come ho fatto a finire nella tana del lupo?!!!

 

 

 

 

“Katniss tesoro” Pauline fa oscillare lo sguardo tra me e sua figlia, visibilmente curiosa “ben arrivata”

spero con tutto il cuore che si metta a parlare con sua mamma, ma ovviamente, non lo fa

“lurido verme schifoso” mi ringhia letteralmente contro, riducendo gli occhi grigi ad una fessura e scoprendo i denti.

Deglutisco, sfregandomi le mani sudate sui pantaloni

“Katniss” la madre cerca di attirare la sua attenzione, ma per la prima volta è concentrata su di me, e non nel senso positivo. E come prima conversazione non sta andando affatto bene. Sempre che si possa chiamare conversazione.

“cosa ci fai tu qui?! Ci stai provando anche con mia sorella?! Sei uno stronzo! Un patetico stronzo ricco!” urla, e le si imporpora la faccia.

“ma cosa...” vorrei risponderle, magari con calma, ma sua sorella mi anticipa

“Katniss! Smettila!” si alza in piedi, facendo traballare pericolosamente la limonata nel bicchiere “è qui per aiutarmi”

“Katniss io son..” riprovo, imperterrito a mettermi in mezzo alla discussione, visto e considerato che sembro essere il fulcro della cosa

“stai zitto tu! E non chiamarmi così!” mi fulmina, pietrificandomi sul posto. Sento una gocciolina di sudore scendermi lungo la nuca. Poi torna a rivolgersi a Rose

“ti sta solo prendendo in giro Prim! Lui vuole arrivare a noi. A me!” È un verme.”

“perchè l'ha scelto lui di essere messo in punizione scommetto! E l'ha scelto lui di seguire una ragazzina perdendo il suo tempo prezioso! Smettila di crederti il centro del mondo Katniss! Non ce l'hanno tutti con te” Rose è paonazza, con le mani ben piantate sul tavolo

“senti Katniss. Ti sbagli su tutta la linea. E se per una buona volta mi dessi la possibilità di spiegarmi, capiresti.” cerco di mantenere un tono pacato, nonostante dentro di me senta ribollire fiumi di rabbia. Non ha capito nulla e se continua così non capirà mai.

“ora me ne vado. Non preoccuparti.” con un sospiro recupero le mie cose e guardo la ragazzina bionda che ha preso le mie difese

“continuiamo un altra volta in biblioteca della scuola ok?”

“no Peeta. Resta” anche Pauline mi guarda. Il classico sguardo indagatore da mamma.

“e tu Katniss, siediti e comportati come si deve. E raccontatemi cosa è successo.”

“non ci penso proprio” lei se ne va, chiudendosi la porta della camera alle spalle, con un tonfo

“dottoressa, sul serio. È tutto un malinteso.” cerco di rassicurarla, ma i suoi occhi chiari sono penetranti.

“non sono una persona che si impiccia negli affari degli altri” comincia, facendomi annodare lo stomaco.

“ma se mia figlia entra in casa urlando, deve essere successo qualcosa. E gradirei sentire sia la tua che la sua versione dei fatti”

non dovrei essere preoccupato, ma il cuore prende a battermi alla velocità della luce. Rose mi guarda, il labbro sporto e la matita infilata tra i capelli, dietro l'orecchio. Deglutisco.

Poi comincio a raccontare la mia versione dei fatti.

 

 

Quando finisco, il suo naso si arriccia, lasciandomi intendere che crede alle mie parole solo in parte. Rose dal canto suo si muove inquieta sulla sedia.

“grazie per quello che hai fatto Peeta” Pauline mi tende la mano, alzandosi. La imito, stringendo la sua.

“grazie per avermi ascoltato” con la borsa a tracolla mi avvio verso la porta. Pauline è scomparsa in camera della figlia maggiore

“ciao Rose. Ci vediamo a scuola ok?” le sorrido, piegando pigramente gli angoli della bocca.

“io ti credo” mi sorride in risposta.

Quando mi chiudo la porta alle spalle, realizzo che è stato davvero un pomeriggio di merda.

 

 

Appena salgo in macchina decido di chiamare Finnick, e aggiornarlo sulla situazione. In fondo resta il mio migliore amico e ho bisogno di un parere che non sia di parte o profondamente turbato dalla rabbia e dalla frustrazione.

Fortunatamente risponde dopo i primi tre “TU-TU”

“pronto cazzone. Dimmi che vuoi”

alzo gli occhi al cielo. Ogni tanto ha la tentazione di fregargli il telefono e cancellargli il mio numero, così la prossima volta mi risponderebbe in modo normale

“ciao re degli scemi. Indovina dove sono”

“spero tu non sia a cagare, perchè sto per mandartici”

“idea geniale, ma no. Sono appena uscito da casa della Everdeen”

“cheeeee?!” scoppio a ridere, forse un po' troppo sonoramente “si può sapere come ci sei finito li?! Credo di essermi perso qualcosa. Avete scopato? “

“ehm...no stupido idiota che non sei altro!... hai presente la ragazzina che dovevo aiutare? È sua sorella” spiego, poi mi affretto ad aggiungere “e Katniss appena mi ha visto ha dato in escandescenza e mi ha praticamente buttato fuori di casa”

“quella è fuori di testa” commenta, in ogni caso, completamente allibito

“oh puoi giurarci fratello” scherzo “però devo ammettere che è carina quando è così arrabbiata”

“tu sei malato Peeta. Fatti vedere da uno specialista!” sbotta, fingendosi sconvolto.

Un'idea mi salta in mente alla velocità della luce.

“Finn sei un genio! Grazie! Ora devo riattaccare”

metto giù senza nemmeno aspettare la sua risposta. Conoscendolo avrà detto che sa di esserlo... un genio...

ora però devo chiamare Abernathy.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con uno sbuffo batto un paio di volte le nocche sulla porta di legno dell'ufficio del signor Abernathy, psicologo della scuola nonché ex alcolista anonimo fieramente convinto che nessuno in questa gabbia di matti lo sappia.

Non è che io abbia problemi con questo tipo, ma entrare in questa stanza mi mette a disagio: il fatto di farmi aprire la testa da uno sconosciuto mi crea una certa forma di tensione che sono costretto a provare per colpa di quel demente di Gale Hawthorne. Spero si senta così anche lui, visto che la punizione è stata assegnata ad entrambi.

“entra” biascica la voce dall'interno, così inclino la maniglia e spingo, facendo ruotare l'uscio sui cardini cigolanti

“buongiorno” saluto, portandomi lo zaino su una spalla sola ed avvicinandomi all'ottomana vecchio stile. La giornata a scuola è stata pesante, ma ne sono fortunatamente uscito indenne: cosa che spero di fare anche da questo incontro.

“siediti ragazzo” sbadiglia, storcendo il naso adunco e facendo pericolosamente oscillare l'unto tra i suoi capelli. Obbedisco, continuando ad osservare le ciocche chiare che ondeggiando a destra e sinistra, come ipnotizzato.

“mi hai chiamato tre giorni fa. Quindi vorrei andare subito al dunque. Non avevamo deciso di vederci solo una volta a settimana? O la Paylor ha cambiato idea e non mi ha avvertito?”

“no signore. Ho solo bisogno di un consiglio per chiarirmi le idee su una questione, e pensavo che lei potesse essermi d'aiuto” accavallo le gambe, concentrandomi sui lacci delle scarpe che si stanno allentando dopo l'uso

“mmh” bofonchia, riempiendosi un bicchiere con un liquido chiaro e dall'odore pungente. Assomiglia a sciroppo per la tosse, ma qualcosa mi dice che non è esattamente di quello che si tratta.

Notando il mio sguardo incerto mi rivolge il calice

“vuoi della sambuca ragazzo? È un peccato, ma non ho i chicchi di caffè per berla come si deve”

scuoto la testa, sistemandomi meglio sul posto

“no grazie”

“è già la seconda volta che rifiuti Peeta. Devo preoccuparmi?” si acciglia, squadrandomi dalla testa ai piedi

“no signor Abernathy, sono apposto così.” mi schiarisco la voce tossicchiando “ora se non le dispiace, posso chiederle quella cosa?”

annuisce, trangugiando dal bicchiere, senza distogliere lo sguardo da me. Con la mano libera mi intima di parlare

“bhe vede. Ho scoperto che la ragazza a cui faccio ripetizioni è la sorella minore di Katniss Everdeen.” inizio, per venire prontamente interrotto

“se fossi famoso per l'intuito mi sa che avremmo un grosso problema. Mi domando come tu abbia fatto a non accorgertene prima” arrossisco fino alla punta dei capelli troppo biondi

“ehm, già... quindi...” cerco di sviare il discorso e di riportarlo al punto di partenza, nella speranza di evitare altri insulti gratuiti “come le dicevo ho dato ripetizioni a Primrose, e sono andato a casa sua. Quando abbiamo iniziato, è arrivata sua sorella. Che mi ha cacciato di casa urlandomi degli improperi che non sto qui a ripetere”

“oh questo lo so già” mi guarda dall'alto in basso, poggiando la schiena alla scrivania di mogano. “la signorina Everdeen è già venuta da me a parlarne”

non so se la cosa mi dia più fastidio o se mi lusinga soltanto. Katniss Everdeen ha bisogno di uno psicologo per parlare di me? Wow. Opto per la seconda.

Con un sorrisetto compiaciuto continuo

“siccome la cosa mi ha spiazzato, e siccome ho avuto la possibilità di parlare con il resto della sua famiglia, vorrei provare a parlare anche con lei. Magari è la volta buona che sente le mie ragioni” sospiro, prendendo a mordicchiarmi i polpastrelli.

“sinceramente? Non capisco il tuo bisogno morboso di mettere in chiaro la situazione. Nella peggiore delle ipotesi si accorgerà da sola di aver frainteso tutto tra un paio d'anni, quando avrà la maturità sufficiente per non pensare di avere tutto il mondo ai suoi piedi”

“sinceramente” riprendo le sue parole “ho solo voglia di riscattare il mio nome senza dover finire un'altra volta in ospedale se solo le passo affianco” metto in chiaro, omettendo ovviamente, che la ragazza mia attira in qualche modo. Saranno i suoi occhi grigi e penetranti, o il suo fisico che combacia con il mio, ma sono intenzionato ad avvicinarmi di più a lei. Quantomeno per scoprire cosa mi affascina.

“sono disposto a darti un consiglio in nome del cameratismo maschile” annuncia, umettandosi le labbra screpolate. Così mi preparo ad ascoltare

“trova un interesse comune”

mi acciglio e distinguo chiaramente la mia fronte aggrottarsi e le sopracciglia curvarsi “cioè? Non la seguo... come faccio a trovare un interesse in comune se non la conosco nemmeno?”

“ te lo spiego con un esempio: se lei facesse parte della squadra di Football, tu dovresti trovarti un posto in squadra. In poche parole devi metterla alle strette, chiuderla in un angolo e costringerla a prestarti l'attenzione che meriti”

“non è roba da stalker incalliti? O da maniaci?” indago, dandomi dello stupido per essermi rivolto ad un alcolista per avere consigli su come avvicinare una ragazza. Probabilmente avrei dovuto chiedere al professore di ginnastica. O di letteratura. O di spagnolo. O di qualsiasi altra cosa. O forse avrei risolto tutto con internet.

“no ragazzo! Al contrario! Più le tratti con cura e meno si interessano a te, mentre se le stalkeri alla fine se ne fanno una ragione e ti rivolgono la parola”... o una denuncia... “Devi comportarti come se loro fossero solo un'opportunità, in certi casi.”

ora sono fermamente convinto di aver sbagliato persona a cui chiedere consiglio. Finn per lo meno, le ragazze le rispetta

“lei è sposato Signore?”

“purtroppo no ragazzo, perchè?” mi fissa, sulla difensiva ma abbastanza sconsolato.

questo spiega tutto...

mi alzo, sperando che la mia espressione non tradisca lo stordimento che provo.

Lo zigomo pulsa in sottofondo, ovattandomi la testa

“oh nulla nulla. Solo curiosità” sorrido in modo affettato “la ringrazio Haymitch. Ora penso che andrò a casa”

 

 

 

 

Fuori comincia a piovere, e il calore pomeridiano di Settembre sta cedendo il posto al tempo ballerino dell'autunno di Ottobre. Tremo appena e mi stringo addosso la giacca da baseball per coprirmi dal venticello insistente. La macchina è parcheggiata poco distante dalla scalinata d'ingresso della scuola, per cui ci metto poco a farmi cadere sul sedile anteriore, che sbuffa sotto il mio peso. I ragazzi escono al suono della campanella e io non posso fare a meno di cercare i miei migliori amici con lo sguardo prima di mettere in moto e tornarmene a fare gli straordinari in pasticceria da papà.

Per quanto mi riguarda sarà una lunghissima serata, e se sarò così straordinariamente sfortunato Rye mi farà compagnia. Mi auguro con tutto il cuore che non succeda, perchè se c'è qualcosa di più deprimente che lavorare di venerdì sera, è lavorare di venerdì sera con il fratello più scassapalle dell'intera nazione a stelle e strisce.

Metto in moto e ingrano la retromarcia, uscendo dal parcheggio, non appeno intravedo le chiome ramate di Annie e Finn e la zazzera corvina di Johanna che li segue facendogli le boccacce alle spalle. Sorrido e parto, accorgendomi con la coda dell'occhio dello sguardo di Delly puntato su di me.

 

Il viaggio verso casa è abbastanza breve, e senza intoppi, ma quando scendo la pioggia fattasi sferzante mi intride i vestiti d'acqua. Entro direttamente dal negozio e saluto i clienti fidati con un cenno della mano, la mamma che li sta servendo, con un bacio sulla guancia, per poi sparire nel retrobottega e abbandonare in un angolo la mia roba.

“ciao Pà! Sono tornato!” affondo le mani sotto il lavello dopo essermi messo una maglia vecchia e mi metto la fascetta per tenere indietro i capelli.

“ciao figliolo” mi da le spalle ma percepisco comunque il calore del suo benvenuto

“come è andata a scuola? Chiede, con sincera curiosità

“tutto ok” alzo le spalle anche se so che non può vedermi, tirando fuori dal frigo gli ingredienti per preparare l'ennesima torta nuziale che dovrò consegnare domattina.

“e come ti senti con...” lo vedo indicarsi il volto e non serve che finisca la frase perchè io capisca cosa mi sta domandando

“non mi da particolari problemi” taglio corto, mettendomi al lavoro. Prima finirò questa torta meglio sarà, anche se sicuramente sarò costretto a continuare fino a notte fonda.

Metto insieme gli ingredienti e seriamente, mi domando come qualcuno possa scegliere un dolce tanto complicato e dolce per il proprio matrimonio.

Quando e se mai arriverà il mio momento per convolare a nozze la torta dovrà essere semplicemente elegante. E in sintonia con l'abito di mia moglie. Non una cosa esagerata come quella che devo realizzare ora. Bella si, ma troppo carica di elementi per i miei gusti. Poi la mente comincia a divagare su come dovrebbe essere la sala per il mio banchetto, e su quanto sarà bella e sexy la mia fidanzata. E so che sono troppo giovane per pensare a queste cose, ma ogni tanto pensieri del genere si risvegliano dal loro torpore ed escono dall'angolino dove erano rinchiusi

“sei di poche parole oggi” constata papà, riportandomi alla realtà

“mmm” mi limito a mugugnare in risposta, togliendo le basi dal forno per metterle a raffreddare insieme alla crema. Dò un'occhiata all'orologio appeso di fianco ai forni, che segna le sette. In realtà non ho molta voglia di parlare, e continuo a pensare alle parole di Haymitch. Lo so che sono tutte stronzate e che con molta probabilità era ubriaco marcio e io non me ne sono nemmeno reso conto, ma quella cosa di trovare un interesse comune mi ronza in testa e non riesco a dimenticarmene. Sarà che non è del tutto un'idiozia se si esclude tutto quello che ha detto dopo.

“papà” smetto di lavorare e mi appoggio al bancone con la schiena incrociando le braccia al petto. Aggrotto la fronte e aspetto che si giri, prima di continuare.

“secondo te perchè le ragazze sono più attratte da un uomo che le tratta con freddezza piuttosto che da uno che dimostra loro affetto?”

vedo le rughe formarsi sulla sua fronte mentre poggia la sac a pochè e si lascia cadere stancamente su uno sgabello

“presumo che lo facciano perchè così possono impegnarsi di più ad attirare la sua attenzione. Nel senso che se già hanno chi gli sbava dietro, allora che senso avrebbe fare tutte quelle cose che fanno per farsi belle?”

è una teoria interessante, certo. Ed è anche vero che più io continuo a comportarmi da stronzo più le mie compagne di scuola sono attratte da me.

“non è tipo, che ne so, masochista?”

“probabilmente. Ma valle a capire le donne” alza le spalle ed io lo imito, riprendendo il mio lavoro.

 

 

 

 

Alle otto la pasticceria chiude e papà mi lascia finalmente solo a finire il mio dannatissimo capolavoro di alta arte dolciaria. Mamma mi ha portato giù un paio di hotgog che metto da parte per quando avrò davvero fame. La pioggia batte ritmicamente e con insistenza sulla porta socchiusa del laboratorio, che lascia entrare un po' dell'aria frizzante di questa sera. Il sole sta calando così sono costretto ad accendere le luci aranciate del soffitto per vederci meglio.

Stendo la pasta di zucchero sui tre piani della torta e raccatto le rastrelliere di fiori commestibili dallo scaffale. Il colorante e il pennello sono già pronti, come al solito, così decido di prendermi una pausa.

Mentre scendo dallo sgabello e mi sgranchisco le gambe mi prendo un attimo per osservare come sono ridotti i miei vestiti: lo zucchero mi imbratta i pantaloni e la panna e la crema non hanno risparmiato la maglia. Devo seriamente smetterla di pulirmi le mani sui jeans, altrimenti farò impazzire la mamma.

Stendo le labbra in un sorriso e accendo la radio, tanto perchè possa farmi un po' di compagnia ed esco a prendere una boccata di aria fresca.

Ed è a quel punto che la vedo.

Se ne sta li, seduta sul ciglio del marciapiede, rannicchiata su se stessa, con i cappuccio calcato in testa, sotto la pioggia battente. I capelli castani le stanno appiccicati al viso e la felpa verde ha assunto una sfumatura più scura nei punti in cui è inzuppata. Cioè praticamente ovunque.

Mi fa tenerezza, con il trucco leggermente colato e le braccia attorno alle ginocchia magre.

Così, per qualche moto di compassione che in assoluto non avrei motivo di provare, decido ugualmente di andarla a salvare dal mare d'acqua torbida che le nuvole stanno riversando nelle strade di questa cittadina dimenticata da Dio.

Forse sono uno stupido e dalla vita non ho imparato proprio nulla, se non come si porta a letto un'oca del terzo anno o come si prepara una torta degna di questo nome e non necessariamente in questo ordine.

Con un respiro profondo rientro e rovisto alla ricerca di un ombrello, ma l'unica cosa che trovo è un vecchio pezzo spesso di cartone e decido che andrà bene comunque.

Me lo porto sopra la testa ed esco, senza preoccuparmi di infilarmi qualcosa sopra la maglietta a maniche corte.

Quando la raggiungo sembra non essersi nemmeno accorta di me, così mi faccio sentire

“ciao Katniss”

i suoi occhi grigi ora mi fissano spalancati ed enormi, ma in loro non trovo la solita ostilità.

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: luckily_mellark