Chapter 17
..Pregherò in
silenzio, sempre in silenzio. Per noi non esiste la luce, solo le tenebre. Mia
crudele tomba, mia rosa nera. Le mie ferite sono infette. Il tuo fantasma
continua a torturarmi…
Era
un labirinto dal quale non volevo trovare una via d’uscita. Le enormi pareti
sulle quali sbocciavano rose sembravano soffocarmi e a tratti capaci di provare
sentimenti ed emozioni sempre contrastanti. A volte credevo mi odiassero e
volessero distruggermi, certe volte sembravano adorarmi o semplicemente non si
curavano del mio passaggio. Il terreno era soffice e diverse foglie secche
rendevano il sentiero facilmente percorribile da piedi umani. Ero scalzo. Una
nebbia leggera rendeva impossibile la visione del cielo sopra la mia testa.
Solo il grido di alcune cornacchie mi riconducevano alla vita mortale. Cosa
stavo inseguendo? Alcuni petali mi facevano da guida lungo l’infinito labirinto
senza fine. Gli enormi arbusti erano irti di spine che rendevano vermiglio il
mo braccio destro. Non provavo dolore. Volevo solo raggiungere la meta. Il
centro del labirinto. Alcune grida sommesse, o sorrisi, mi fecero rabbrividire.
Mi guardai le mani bianchissime, come di un morto. Erano davvero le mie mani?
Quando pensai di essermi irrimediabilmente perso vidi una figura a pochi passi
da me. i capelli lunghi e di un rosso vivo le scendevano fino in terra. Il suo
vestito di broccato nero non lasciava intravedere la sua carne nuda. Ma era
bellissima. Provai a parlarle. Dalla mia bocca non uscirono parole. Neanche
una. Lei però sembrò udirmi e si girò
lentamente. Molto lentamente. Mi guardò. Lo sguardo malizioso si tinse di un
sorriso maligno appena accennato. I suoi occhi erano neri. La sua pelle
innaturalmente eburnea.
Mi
svegliai di soprassalto. Mi guardai affannosamente intorno e riconobbi la mia
stanza. La mia chitarra, i miei libri, il mio mondo. Ero sudato e tremavo di
paura. Era sicuramente stato un brutto incubo, ma il cuore mi batteva forte e
non potevo arrestarlo. Rimasi prono sul letto nella tipica posizione da
dormiente ad ascoltare il mattino che finalmente mi stava accarezzando con i
primi raggi del mattino riscaldandomi dolcemente. Percepii una presenza vicino
a me. pensai subito a mia madre. Subito cercai di ricordarmi come ero riuscito
a trascinarmi fin qui in quelle condizioni. Davvero non me lo ricordavo. Mentre
cercavo di rammentare. Sentii la presenza togliere dalla custodia la mia
fender, quella che avevo comprato con i soldi guadagnati la scorsa estate sudando
come non mai per recuperare le palle da tennis. Poi si sedette sul letto e
incominciò a suonare una dolce melodia.
“..Hand in mine into your icy blues and then i sad to you we could take to the highway…”
Era
la mia canzone. E Gee me la stava dedicando. Mi girai
a guardarlo. Il suo viso era concentrato sugli accordi da suonare, ma sembrava
felice di poter cantare. I capelli spettinati gli ricadevano irregolarmente
sulle gote leggermente arrossate e i gli occhi verdi erano leggermente
arrossati ma terribilmente vivaci e lucidi. Si girò verso la mia direzione.
“
Scusa non volevo svegliarti come stai?”
Aveva
smesso di suonare e sembrava meno rilassato. Era molto preoccupato. Cosa ho
fatto per meritarti? Pensavo.
“
Tutto bene grazie”
Mi stirai energicamente. Una fitta al torace
mi fece subito rabbrividire e ritornai sotto le coperte per non fargli vedere
la mia smorfia di dolore. Delicatamente allora Gee
mise sulla scrivania lì di fianco la chitarra e scostò maldestramente la
coperte che mi coprivano perfino i capelli e si infilò nel mio letto. Quante
volte avevo sognato questo momento? Il momento di stringerlo fortemente tra e
mie braccia e sussurrargli quanto è importante per me? ormai non tenevo più il
conto. Ma ancora una volta fu lui ad aggirarmi un braccio lungo la vita ed
accarezzarmi ogni zona del mio corpo che doleva. Al passaggio delle sue mani
ogni dolore scomparve ed accrebbe la mia eccitazione ed il mio amore verso di
lui.
“
chi ti ha fatto questo?” gemette quasi con un filo di rabbia che tentò di
reprimere.
“
Non lo so non li ho visto in faccia”
“
Merda”
Cosa
pensava di fare? Non osai immaginarmelo. In quel momento tutto quello che mi
bastava era averlo al mio fianco. Vicino a me. per sempre se era possibile. Lo
guardai dal basso. Il suo mento era contratto in modo innaturale. Era furibondo
ma rimaneva calmo e lucido allo steso tempo. Gli bacia il collo delicatamente.
Il labbro era da una parte spezzato. Ma continuai a baciarlo perché era
realmente l’unica cosa che desideravo. Il suo sguardo si addolcì e mi baciò di
rimando.
A
scuola le cose peggiorarono. Le mie situazioni erano pessime e dovevo sembrare
uno straccio. Ma se tutti si preoccupavano per me, c’era invece un gruppo di
ragazzi, probabilmente di due anni più grandi che non nascondevano la loro
felicità nel vedermi più morto che vivo. Cercai di non farci caso. Se anche
erano stati loro a picchiarmi io cosa potevo fare? Proprio niente. Non
sembravano dello stesso parere Bob e Ray, ma soprattutto Gee
sembrava volergli saltare addosso da un momento all’altro.
Le
lezioni terminarono velocemente quel giorno e senza indugi mi diressi verso i
parcheggio della scuola dove avevo appuntamento con Gee
che si era offerto di riaccompagnarmi a scuola. Arrivai nei pressi dove la sua
macchina era parcheggiata ma di lui nessuna traccia. Probabilmente stava
parlando con qualche professore. La cosa non mi innervosì. Mi appoggia alla
portiera della macchina e cercai disperatamente una sigaretta. Fu allora che
sentii delle voci.
“
beh ancora qui? La lezione di ieri non ti è bastata?”
Mi
girai. In quell’istante scoprii che i miei presentimenti erano fondati. Dei
ragazzi che frequentavano la mia stessa suola e che incrociavo ogni giorno in
corridoio mi avevano picchiato barbaramente. E ancora non ne conoscevo il
motivo. Erano in quattro. Ben piazzati. Uno teneva una spranga in mano. Ma dove
l’avevano presa? Volevano uccidermi? Ero terrorizzato. Avevo paura di morire. E
cosa ci sarebbe stato scritto sulla mia lapide? Ucciso da quattro teppisti che
non avevano niente da fare R.I.P., che tristezza. Attorniarono la macchina dove
ero appoggiato e incominciarono a distruggerla senza sosta.
“Ma
che fate?” urlai impotente…
LA dreamer: Grazie per i complimenti troppo gentile!!^^
spero continuerai a leggere la storia!!!
_omfg_: Eh già Frank è stato picchiato…come sono
crudele!!!! ^^
kiroandstrifyforever: è vero il capitolo precedente era
abbastanza dolcioso...devo smetterla di mangiare
zucchero!!!^^