Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: FiordiMandragola    31/07/2015    0 recensioni
Lisa Mackenzie e i suoi amici tornano ad Hogwarts per il loro terzo anno, il primo dopo la vittoria del mondo magico contro Voldemort. Li attende un anno di pace... ma sarà proprio così??? Non vi siete mai chiesti come sarà Hoqwarts dopo la guerra, chi sono i nuovi professori, cosa succede nel castello?! Ecco la mia versione!
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Seguire le lezioni durante la giornata fu estremamente difficile perché i pensieri continuavano a cadere su Penny, e lo fu ancor di più sopportare i Serpeverde che, malvagiamente, mimavano un affogamento ogni volta che ci incrociavano. La Dubh aveva pensato bene di condividere con i suoi compagni l’accaduto e mi pentii di averla continuamente difesa nelle discussioni con Michael.
A conclusione delle lezioni ci fiondammo subito in infermeria e, quando entrammo, la Preside e la Professoressa Sprite si trovavano già accanto al letto di Penny, che era seduta con la schiena appoggiata alla testata.  
<< Oh, ecco che sono arrivati. Venite ragazzi! >>, ci accolse gentilmente la nostra Direttrice.
Ci avvicinammo al letto e, solo quando il mio sguardo incrociò quello della mia amica, mi resi conto di non sapere cosa dire… da un lato avrei voluto abbracciarla e dirle che tutto era finito, che ora tutto sarebbe andato a posto… dall’altro rivedevo Penny arrabbiata che mi urlava di andare via e di uscire dalla sua vita… forse anche per Penny valeva la stessa cosa, perché non riuscì a reggere a lungo il mio sguardo e lo spostò sul lenzuolo che le copriva le gambe.
<< Come stai Penny? >>, chiese finalmente Eze spezzando quel silenzio imbarazzante.
<< Sto meglio, grazie… >>, rispose lei con voce flebile.
<< La signorina Weaterspoon ha confermato la mia tesi sull’accaduto della scorsa notte; ora ha solo bisogno di affidarsi alle cure di Madama Chips e di un po’ di riposo. Buona serata ragazzi >>, e così dicendo la Preside se ne andò. La Professoressa Sprite diede un bacio affettuoso sulla testa di Penny, ci salutò e poi si diresse anche lei verso l’uscita.
Rimasi un po’ male che la Preside e la Direttrice se ne andassero così presto, avevo capito che avremmo parlato insieme di quello che era accaduto a Penny, ma probabilmente lo avevano già fatto senza di noi. Tenendo lo sguardo verso il portone di ingresso dell’infermeria, all’improvviso mi tornarono in mente le parole che Professoressa Sprite mi aveva detto all’inizio del primo anno, durante la mia piccola crisi: “le Case esistono per creare legami forti tra gli studenti e far sentire meno la mancanza della propria famiglia”.
Dovevo essermi incantata perché Michael sventolò una mano davanti al mio viso.
<< Lisa, ci sei?! >>, mi disse ridendo.
<< Sì, scusate, stavo pensando… >>
<< Penny ci stava dicendo che tonerà a casa qualche giorno prima di riprendere le lezioni… >>
<< Sì, la Preside McGranitt ha già avvisato mio padre, verrà a prendermi appena Madama Chips mi dimetterà… ha detto che devo risolvere un po’ di questioni insieme a lui… >>, aggiunse Penny sempre con voce debole.
Da quando eravamo entrati e anche mentre parlava, Penny non aveva mai smesso di torturare il lenzuolo con le mani e il suo sguardo era preoccupato e teso. Ero quasi sicura che sarebbe scoppiata a piangere e invece, con fermezza, alzò la testa e aggiunse: << Ragazzi, io vi devo chiedere scusa per il mio comportamento di quest’anno… >>
<< Anche io ti devo chiedere scusa Penny, sono stato troppo duro con te e anche pieno di pregiudizi >>, la interruppe Michael.
<< No, è solo colpa mia: vi ho tagliato fuori dai miei problemi pensando di farcela da sola… avete provato più volte ad aiutarmi ma io vi ho sempre rifiutato, ero convinta che non avreste capito il mio malessere e che mi avreste impedito di ritrovare mia madre… >>, aggiunse Penny.
<< Credo che tutti dobbiamo delle scuse agli altri >>, intervenni io.
<< Già, non siamo stati una buona squadra… >>, commentò giustamente Eze.
<< La Preside McGranitt, prima, non è venuta solo a vedere come stavo, è stata anche molto severa: mi ha detto che non ho pensato alle conseguenze delle mie azioni l’altra notte, che ho messo in pericolo me stessa e chi sarebbe venuto a cercarmi… e anche che ho sbagliato a non parlare con voi… >>
<< Perché è importante il legame della nostra amicizia e aiuta a far sentire meno la mancanza della propria famiglia, giusto? >>, dissi io.
<< Sì, proprio così… >>
<< Ha detto la stessa cosa a me la Professoressa Sprite al primo anno, quando tu le hai chiesto di parlarmi >>, dissi io. Penny arrossì leggermente ed io continuai: << Penny, ho sbagliato anch’io nei tuoi confronti, avrei dovuto starti più vicino senza farmi prendere dalla rabbia, senza forzarti, ma adesso ho capito: aspetterò che tu sia pronta a parlarmi e ti ricorderò sempre che è importante che tu lo faccia… >>
<< Giusto, noi saremo sempre qui >>, aggiunse Michael.
Gli occhi di Penny si erano fatti umidi ma, nonostante tutto, non pianse.
<< Grazie… Ho sbagliato tutto quest’anno, ho capito di aver combinato un grosso guaio la scorsa notte e mi sento terribilmente in colpa, quindi credo sia il momento di ripagarvi di tutto quello che avete fatto per me e di dirvi tutto. Non voglio aspettare un secondo di più >>
E così, raccolti intorno al suo letto in infermeria, Penny, commossa ma ferma, cercò di farci capire il sentimento di dolore che la tormentava per la scomparsa della madre, anche dopo le vacanze di Natale passate con il padre e la sorella, di come non riuscisse ad accettare la sua morte e di come questo dolore fosse diventato quasi un’ossessione. Ci raccontò di come le leggende celtiche, inizialmente, l’avessero aiutata davvero a distarsi, ma poi aveva trovato le Lacrime della Luna.
<< Mi è piaciuta da subito e percepivo un legame speciale con quella leggenda… ho cercato anche di condividerla con te Lisa, quella sera ad Astronomia, anche se le ho cambiato il finale perché avevo paura che avresti potuto collegarla al desiderio di rivedere mia madre… >>
<< Non avevo capito… Penny, quella sera ti ho detto che forse c’era un pozzo nei dintorni di Hogwarts dove cercare le lacrime: sono stata io a darti l’idea? >>
<< …diciamo che hai confermato quella che già avevo in mente… >>
<< Che scema! Perché non imparo a stare zitta?!? >>, esclamai subito dandomi dei pugnetti sulla testa.
<< Lisa, calmati! >>, mi disse Eze prendendomi le mani ed evitando che mi facessi male.
<< Non è colpa tua Lisa, tu non potevi sapere! Ti ho raccontato la leggenda sbagliata e tu volevi solo aiutarmi… oh, Lisa, scusami… >>, e così dicendo Penny si mosse verso di me allungando le braccia ed io mi lasciai accogliere dall’abbraccio della mia amica. Pochi secondi dopo sentii le braccia di Michael che mi cinsero la schiena e poi quelle di Eze: ci ritrovammo quindi uniti in un grande abbraccio collettivo.
STRINGERSI.
Mi tornò alla mente il pensiero fatto il giorno della commemorazione mentre, per l’ennesima volta ma sempre nuova, provai quella bellissima sensazione chiamata amicizia.
Quando sciogliemmo l’abbraccio, Penny riprese a parlare spiegando come, dopo la nostra discussione sulla torre di Astronomia, si fosse decisa a cercare maggiori informazioni per realizzare il desiderio delle Lacrime della Luna, confermò che la Dubh l’aveva allontanata perché le faceva troppe domande e che si rendeva sfuggevole e raccontava bugie per tenere il più possibile nascoste le sue ricerche.
<< Ho passato davvero tantissimo tempo in biblioteca, credo di aver letto praticamente tutta la sezione delle leggende magiche, finchè l’ho trovato: un piccolo paragrafo che spiegava i tempi e i modi per realizzare la leggenda delle Lacrime… e le cose erano molto più complesse di quanto pensassi… >>
<< Perché? >>, chiese Eze curioso.
<< Non bastava trovare un pozzo che fosse esposto direttamente ai raggi della luna, ma dovevo avere un monile d’argento che mi permettesse di raccogliere le lacrime e poi berle… >>. La spiegazione doveva costare molta fatica a Penny perché, raccontandola, si fece sempre più rossa in viso, quasi come si vergognasse delle sue stesse parole.
<< Cioè avresti dovuto bere l’acqua del pozzo? >>, chiesi io.
<< Sì, pensando intensamente al desiderio che volevo si realizzasse… >>
<< Immagino che il monile d’argento fosse quello che avevi al collo l’altra sera >>, disse astutamente Michael.
<< Esatto… sono riuscita a trovarlo solo pochi giorni fa nelle cucine, dopo aver girato tutte le aule del castello… l’altra sera non volevo venire al compleanno anche per quello, temevo gli elfi domestici si ricordassero di me… >>
<< E ti fermavi sempre dopo le lezioni di Hagrid per chiedergli del pozzo? >>, chiese Eze.
<< Sì, all’inizio gli chiedevo davvero qualcosa sulle lezioni, per fargli capire che ci tenevo alla sua materia, finchè non mi ha invitato per il the e mi sono spinta oltre con le domande… mi vergogno molto di aver usato un Professore per il mio scopo… >>, disse arrossendo ancora.
<< Scommetto che Hagrid era contento di avere la tua compagnia! >>, rispose ancora Eze.
<< Penso di sì… ma se dovesse capitarvi non mangiate i suoi biscotti: sono terribili! >>, disse con un lieve sorriso, che noi trasformammo in una vera risata.
Risi anch’io divertita alla sincera battuta di Penny, eppure, elaborando la storia che stava raccontando, non riuscivo a non pensare come fosse possibile che proprio Penny, la ragazzina seria e studiosa che conoscevo, avesse potuto credere ad una leggenda tanto bizzarra… anch’io, che conoscevo la magia solo da tre anni, avevo capito che in quella storia di magico c’era veramente poco…
<< …devi ammettere Penny che tutta questa storia è davvero strana… >>, dissi trasformando in parole i miei pensieri, trasportata da un’ondata di sincerità.
<< Lo so, e infatti ora me ne vergogno moltissimo… >>, rispose lei arrossendo nuovamente e spostando gli occhi verso il lenzuolo, << ma non me ne rendevo conto fino ieri sera, era diventata la mia unica ragione di esistenza: la possibilità di riavere mia madre superava qualsiasi altro pensiero, mi ha reso cieca davanti alla realtà e al pericolo... e infatti me la sono vista brutta… >>
<< Cosa è successo ieri sera, prima che ti trovassimo? >>, chiese Michael.
Nuovamente incitata dalle nostre domande, Penny raccontò com’era arrivata al lago nero, che si era immersa nelle sue acque gelide, delle difficoltà che aveva avuto a nuotare al buio.
<< Ero quasi stremata quando qualcosa mi ha afferrato una caviglia e mi ha tirato giù… >>
<< Oh mamma mia! >>, esclamai impaurita.
<< Non hai visto cos’era? >>, chiese Eze anche lui spaventato.
<< Non riuscivo, l’acqua era troppo scura… >>
<< Probabilmente era un Avvincino, a quanto pare ce ne sono anche nel Lago Nero… hey, non guardatemi così, studio anch’io ogni tanto! >>, rispose Michael ai nostri sguardi stupiti.
<< E allora cosa hai fatto? >>
<< Sono riuscita a risalire per prendere fiato, ma poi sono stata spinta di nuovo sott’acqua… ero spaventatissima e non riuscivo a realizzare cosa stesse succedendo, ma poi ho capito che quel qualcosa che ha detto Michael mi stava tirando dal monile che portavo al collo, quindi sono riuscita a slacciarlo e mi sono liberata… Non so neanche come ho fatto a tornare a riva, non me lo ricordo bene, ero davvero stanchissima e spaventata… l’ultima cosa che ho visto prima di perdere i sensi è stata la luna piena… >>
<< Hai rischiato grosso… >>, commentò piano Michael.
<< Ora lo so Michael, ma ieri ero sicurissima di potercela fare! Ed ero convinta di poter riavere mia madre, di abbracciarla ancora una volta! Mio padre me l’aveva detto a Natale, e anche la Preside, che neanche la magia permette di riportare in vita i morti, ma io non ho mai voluto crederci, ero convinta che dovesse esistere un incantesimo o una pozione che potesse farlo… ma avevano ragione loro, non si può fare nulla, bisogna solo accettare quello che la vita si porta via e tenere mia madre sempre con me, nel cuore…>>, disse con voce spezzata Penny prima di lasciarsi finalmente andare ad un pianto liberatorio.
Ma erano lacrime diverse: non di disperazione ma di profonda amarezza.
In quegli instanti provai una forte sensazione di impotenza e di paura di fronte alle emozioni che la mia amica aveva tenute nascoste per tutto l’anno, emozioni che io potevo solo cercare di capire… ripensai che, davanti ai caduti della battaglia dell’anno precedente, avevo affrontato l’argomento con Michael e anche lui aveva usato le stesse parole di Penny…
Mi avvicinai alla mia amica, le presi le mani e dissi: << Penny, quello che provi probabilmente non lo possiamo capire fino in fondo, ma ora che l’hai condiviso con noi ne siamo più consapevoli e più forti per starti vicino. Eze ha ragione, non siamo stati una squadra quest’anno, ma ora siamo più uniti di prima! >>
La sua risposta fu semplicemente un magnifico sorriso.
 
Passammo insieme a Penny tutto il tempo a disposizione prima dell’ora di cena (e prima che Madama Chips potesse mandarci fuori a calci dopo l’ennesimo richiamo). Ero contentissima che Penny stesse bene dopo quello che aveva rischiato e stava prendendo il largo dentro di me, dopo molto tempo, una bella sensazione di leggerezza.
Quando, dopo cena, raggiungemmo l’ingresso ai dormitori, trovammo Beathag Dubh ad aspettarci.
<< E questa cosa vuole? >>, mormorò piano Michael già sul piede di guerra.
<< Stai calmo… >>, gli risposi prima di rivolgermi alla Serpeverde.
<< Dubh, hai bisogno di qualcosa? >>
<< Penelope come sta? >>, rispose lei senza tanti giri di parole.
<< Meglio, grazie, puoi andare a trovarla se vuoi, domani sarà ancora in infermeria >>
<< Non credo apprezzerebbe la mia visita… >>
<< Questo non lo puoi sapere, magari ti vede volentieri! >>
Rimase spiazzata per una frazione di secondo, ma poi continuò: << Ho chiesto ai Serpeverde di non fare quelle stupide imitazioni stamattina, ma non mi hanno dato retta >>
<< Ok, grazie lo stesso >>, risposi sorridendo e lei, con uno sguardo enigmatico ma senza rispondere, se ne andò.
<< Certo che questa è strana forte! >>, disse Eze entrando in sala comune, << E non ho capito perché non può andare a trovare Penny invece che chiederlo a noi… >>
<< Perché è una persona sola e non conosce l’amicizia. Dai, forse c’è un po’ di speranza anche per loro! >>, gli risposi io buttandomi a sedere su uno dei nostro pouf vicino al camino.
 
Come ci aveva annunciato, alla dimissione di Penny dall’infermeria il padre venne a prenderla e passò qualche giorno a casa. Al rientro ad Hogwarts la trovai ancora più serena: ci disse di aver riposato molto, di essersi confrontata nuovamente con il padre sul loro lutto e che aveva pianto solo un paio di volte.
<< Ora che sto meglio dobbiamo riprendere il nostro piano di studi, tra un mese ci sono gli esami! >>, disse appena cinque minuti dopo aver rimesso piede nel castello.
I ragazzi non furono molto entusiasti della sua trovata (ora avevano di nuovo due spine nel fianco al posto di una!), ma nei giorni successivi si resero conto che forse era il caso di mettersi a ripassare qualcosa.
Io, dopo l’agitazione iniziale del ritorno di Penny, mi resi conto di accusare il colpo di un anno difficile, sia per ciò che era successo alla mia amica sia per il peso di dieci materie studiate, e giorno dopo giorno mi sentivo sempre più stanca. Ma, anche se il tempo che ci separava dagli esami non era molto, avremmo potuto studiare con calma, magari seduti sui prati del parco nei giorni di sole, perché la cosa più importante era che il nostro gruppo fosse di nuovo unito.
 
FINE


Angolo autrice:
Ed ecco che la storia è finita! Spero tanto che vi sia piaciuta e che vi abbia interessato almeno un po'!
Grazie a tutti quelli che hanno letto. Alla prossima!
FiordiMandragola
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: FiordiMandragola