Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Edimburgh_    31/07/2015    3 recensioni
Qual è il vero significato della parola viaggiare? Cambiare località? Assolutamente no! Viaggiare è cambiare opinioni e pregiudizi.
(Anatole France)
Una raccolta di storie incentrata sul personaggio più schivo del manga, sul suo passato e quegli avventi che sono stati taciuti o sorvolati, sui suoi pensieri molto spesso ignorati all'interno della storia portante.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sesshoumaru, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La sera portava una brezza leggera nel villaggio, rinfrescando le spalle appesantite dei contadini arse dal sole impietoso dell'estate. Volavano stoffe, polveri e capelli in quel vento giocoso del crepuscolo, le voci svanivano lievi senza giungere agli interlocutori e un silenzio quasi religioso invitava a ritirarsi per la cena. I ragazzi venivano richiamati nelle case, chi con garbo chi con più decisione e questi immediatamente abbandonavano a terra i giochi fortuiti che si erano costruiti nel pomeriggio per correre incontro alle braccia materne che li attendevano; solo uno di loro si attardava a disegnare per terra con un rametto, apparentemente privo di un richiamo affettivo cui rispondere. In realtà le sue orecchie canine avevano ben colto il sussurro della madre sull'uscio della casa eppure non voleva ancora rispondervi, troppo impegnato a completare l'opera nel terreno che stava creando.

“Sakura, vieni qui!” a quel grido una bambina scappò verso la capanna, correndo tanto veloce da non vedere il bambino accucciato a terra e calpestargli il disegno, rovinandolo impietosamente. Al bimbo cadde di mano il rametto desolato e alzò per la prima volta la testa dalla polvere. Era solo; tutti si erano ritirati ed erano andati a mangiare dai propri genitori, a ridere con loro, a raccontare storie divertenti che avevano visto, a parlare di futili sciocchezze che tanto allietavano lo spirito. Futili sciocchezze umane. Inuyasha mosse impercettibilmente le orecchie, a lui tutto quello era negato, non uomo non demone brancolava tra i due mondi vedendo il proprio corpo deformarsi a suo piacimento, coprendosi del morbido nero di sua madre ogni qualvolta la luna ritenesse opportuno nascondersi dal cielo. Uno dei ragazzi aveva abbandonato a terra un pallone, lo stesso che il più piccolo bramava tanto di calciare in compagnia, puntualmente rifiutato. Nella penombra della sera però, nessuno era lì per giudicare il piccolo mezzo demone, per dirgli che non essendo umano non poteva giocare, così il bambino si avvicinò e gli tirò arditamente un calcio. La sfera rimbalzò per qualche tempo poi rotolò di nuovo ai suoi piedi. Deliziato da quella fedeltà, il mezzo demone tirò ancora, stavolta con più forza, ignaro dei due occhi gialli che nel folto degli alberi lo seguivano a metà tra l'incuriosito e il disgustato ad ogni passo che faceva. Una parabola lunga portò la palla oltre il ponte, immediatamente seguita dal piccolo calciatore. Si chinò a raccogliere la sfera tra le mani soddisfatto di una tale potenza e, a salvare la vita del bambino ci pensò il vento, che gli portò alle fini narici l'odore demoniaco del pericolo, spronandolo ad abbandonare il gioco e a scappare. Non potendo rifugiarsi dalla madre, che nulla poteva contro lo stormo di demoni che si avvicinava, Inuyasha si gettò nel fogliame, correndo il più veloce che poteva. Udiva distintamente ora il raspare frenetico dei respiri dei grezzi esseri che puntavano alle sue carni e la paura gli si diffuse in petto.

“E' un mezzo demone molto piccolo” ringhiò il buio dietro di lui “Scommetto che le sue carni sono dolciastre quanto quelle umane”

“O forse” rispose un altro in un sibilo serpentesco “E' velenoso come quegli inutili demoni della terra”

“Constatiamolo!” ruggì una terza voce più vicina delle altre e una zampa artigliata si tese verso il bimbo indifeso. Una radice gli favorì la sorte, facendo capitolare il ragazzino a terra, tuttavia non fu abbastanza pronto per approfittare dell'occasione e si vide il piccolo sfuggire ad un soffio dai suoi artigli.

“E' veloce, il lurido incrocio!” si stizzì e riprese la corsa “Muoio dalla voglia di affondare i denti nei suoi muscoli ancora guizzanti” si leccò le labbra al pensiero della morbidezza della sua preda e non si avvide dell'attacco se non quando questo lo colpì in pieno. Nell'esatto istante in cui il bambino cadeva a terra per la seconda volta, slogandosi una caviglia, e i due altri aggressori si protendevano verso di lui per morderlo, un lampo verde staccò la testa al più grosso di loro e fece retrocedere gli altri due.

“Chi osa?” il serpente fece fischiare le spire “Chi interrompe la nostra caccia?” una figuretta di poco più grande rispetto alla preda atterrò dinnanzi a loro.

“Un demone?” il serpente saggiò il suo odore con la lingua “Perché mai ci ostacoli, piccolo cane?” senza degnarli di una risposta, il piccolo demone dai capelli bianchi fece scattare la mano destra abbattendo sul colpo anche gli altri due. Poi si volse a fronteggiare il bambino, che ancora restava a terra a lamentarsi per la ferita. Nell'istante in cui Inuyasha incontrò il suo sguardo, riconobbe in lui qualcosa di familiare, negli occhi dorati con una vistosa traccia marrone come i suoi o nella forma del viso che non differiva dalla sua.

“Chi..chi sei?” balbettò cercando di tirarsi in piedi.

“Sei patetico” gli rispose il demone aggiustandosi sulla spalla destra una sorta di pelliccia bianca vaporosa. Sempre più confuso il mezzo demone si fece avanti.

“Siamo fratelli? Siamo così simili” l'altro lo bruciò con lo sguardo e si ritrasse dal suo tocco gentile.

“Non siamo fratelli” sibilò velenoso. “Non siamo simili affatto. Tu sei solo un misero mezzo demone”

“Ma” Inuyasha non demorse e gli si apprese ad una manica del kimono bianco “Perché allora hai i capelli come i miei? E i miei stessi occhi?” cadde a terra quando l'altro si ritrasse ancora.

“Sei tu che hai i miei stessi capelli e occhi” puntualizzò stizzito e senza più concedergli una parola si alzò da terra, fluttuando per aria.

“No no” lo afferrò per la pelliccia, stupendosi di quanto fosse morbida “Dimmi almeno come ti chiami” preso in contropiede da tanta intraprendenza, il ragazzino venne tirato giù dalla sua stretta. Finirono a terra entrambi, aggrovigliati in quel mare di pelo bianco e soffice e rotolarono fino a scontrarsi contro un tronco.

“Non ci credo che non siamo fratelli” caparbio il mezzo demone stringeva ancora la sua coda tra le mani. “E non sono tanto misero se mi hai salvato”. L'altro strinse le labbra in una linea sottile e lo calciò lontano da sé rialzandosi malconcio. Non potendo più sopportare un simile trattamento, Inuyasha si accucciò a terra e gli saltò alla gola, costringendolo a tornare seduto contro il legno.

“Dimmi il tuo nome” ordinò stringendogli i polsi per evitare i suoi pugni feroci. Il demone alzò lo sguardo alla luna, gemella di quella che aveva in fronte, poi sospirò.

“Mi chiamo Sesshomaru, Inuyasha” non gli diede tempo di digerire l'informazione perché lo scansò con una novella forza e si allontanò leggero nell'aria ancor prima che l'altro potesse solo pensare di toccarlo di nuovo. Stordito, il mezzo demone zoppicò fino a casa, dove trovò la madre affannata per la preoccupazione. Non la salutò ma le saltò in grembo non appena la vide.

“Mamma” le chiese stringendo una ciocca dei suoi capelli corvini “Ma io ho un fratello?” Izayoi strinse le palpebre un istante poi si aprì in un rassicurante sorriso.

“Alla fine dunque l'hai incontrato. Vieni dentro, ti ho preparato la cena. Mentre mangi ti racconterò qualcosa di Sesshomaru, se vorrai”

La prima delle sei OS che ho in programma per questa raccolta (ma non escludo possano aumentare), qual letizia. L'idea di creare una serie di storie dove veniva affrontata la psiche controversa e spesso trascurata di Sesshomaru mi era venuta da tempo ma solo dopo aver steso una scaletta quasi definitiva ho trovato la giusta forza per pubblicare (e tutt'ora non ne sono convinta al massimo ma vedrò in seguito cosa fare). Ho preferito non mettere nessuna coppia nella lista perché il vero nucleo centrale è il personaggio preso singolarmente, che poi sfiora la misantropia come comportamento quindi tessere una trama in cui agisca in modo non dico gentile ma normale con chicchessia è arduo, tuttavia non è detto che prima o poi non riesca ad infilarci qualcosa di un minimo romantico. 
Grazie mille per aver letto

   
 
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