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Autore: _Aural    31/07/2015    2 recensioni
"Fu chiesto a un gufo di fare ciò che sapeva: egli gridò e parlò della Stella del mattino. E gridò ancora e parlò dell’Alba."
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Si diressero verso Agrifogliere, regione che in tempi più felici era abitata dagli Elfi ed allora il suo nome fu Eregion. Ivi crescevano antichi alberi di agrifoglio i cui tronchi grigioverdi sembravano costruiti con la pietra stessa delle colline. Le foglie erano scure e lucenti, e le bacche ardevano rosse ai raggi del Sole nascente. Alla loro sinistra si intravedevano i vaghi contorni di alte montagne che parevano ora ergersi in mezzo al sentiero. (*)


Cavalcarono accanto alla stessa velocità, servendosi dei soli gesti del capo e delle mani per capirsi sulla strada da percorrere.

Decisero di fermarsi quando il Sole si nascose ai loro occhi, il percorso non era stato impegnativo, ma dopo un’intera giornata a cavallo sentivano il bisogno di riposarsi, chi più e chi meno.

Si accamparono dove gli alberi erano più fitti e scesero dai cavalli che si riposarono.


Legolas per prima cosa prese una mela da ciò che aveva portato con sè e la diede al cavallo sussurrandogli parole in elfico, girandosi vide che il destriero di Aragorn lo stava guardando, o meglio stava guardando la mela che ormai non c’era più, allora l’Elfo parlò nella sua lingua e quando il cavallo si fu avvicinato prese un frutto e glielo diede, accarezzandogli intanto il muso.

“Non lo viziare”

Proferì il Ramingo scherzando, aveva osservato la scena mentre cercava di accendere un falò e dopo pochi minuti ci riuscì.

Si sedettero entrambi attorno al fuoco, uno di fronte l’altro; l’Uomo prese qualcosa da mangiare mentre Legolas si limitò a qualche pezzetto di Lembas in cui trovava tutto il necessario per sopravvivere.

Stettero in silenzio e Legolas dopo un po’ si mise ad osservare lo scoppiettio della legna, tra quelle fiamme si stava perdendo, sembrava volessero raccontargli una storia.

Aragorn osservò l’altro e lo trovò con la testa appoggiata sulle ginocchia che erano circondate dalle braccia, gli occhi guardavano intensamente il falò. A quanto pare il fuoco aveva trovato nell’Elfo un buon ascoltatore, il quale, ahimè, fu riportato alla realtà dall’Uomo, a cui questi racconti non erano concessi.

“...stato?”

Legolas si ridestò

“Cosa?”

“Dicevo, qua ad Agrifogliere, ci sei già stato?”

“In tempi passati, quando fece parte del regno di Gondor e accoglieva numerosi avamposti militari”

L’Uomo capì che doveva essere passato proprio tanto tempo

“Ora è abbandonato, raramente si possono scorgere piccole comunità dei Dunedain”

L’Elfo si osservò intorno, Forse è meglio così, il nuovo aspetto del territorio dove il verde prevaleva sull’Uomo non gli dispiaceva e Aragorn sembrò leggere i pensieri di Legolas perchè rise

“Lo potrai preferire così, ma è grazie agli avamposti se c’è stata pace e da qualche altra parte gli Uomini avranno sfruttato i grandi spazi della natura”

La figura bionda stava ancora ragionando sulle parole appena sentite, ma venne interrotto nuovamente

“Sarà meglio rimandare la conversazione, dovremmo riposare”

Legolas allora alzò gli occhi al cielo e si colmarono con l’infinità delle Stelle; la notte era calata da un po’.

L’Elfo si mise in piedi sotto lo sguardo dell’Uomo

“Dormi, farò io la guardia” disse prima di salire sui rami più bassi dell’albero che si trovava dietro di lui; Aragorn lo ringraziò e poco dopo si addormentò.


Quando riaprì gli occhi la prima cosa che vide furono le foglie dell’albero sotto cui aveva preso dimora, osservò i colori di esse per un po’; il suo sguardo poi si spostò sul fuoco spento, sui cavalli e infine su Legolas che per dargli il buongiorno fece un lieve movimento con la testa, ricambiato nello stesso modo dall’Uomo.

Si rimisero in marcia subito per non perdere altro tempo.


-


Dopo molti giorni di galoppo avvistarono finalmente le rive dell’Isen da dove sarebbe iniziato il viaggio di ritorno; procedendo però Aragorn scorse degli Uomini, non riusciva a distinguere il numero a causa della lontananza, per questo, sotto gli occhi perplessi di Legolas diresse il cavallo verso di loro.

Erano sette Uomini a cavallo e finalmente li riconobbe

“Chi sono?”

“Raminghi del Nord, viaggiano con me”

“Non mi avevi detto che ci saremmo uniti ad altri Uomini”

E Aragorn notò come l’Elfo sottolineò la razza, più si avvicinavano e più era teso.

“Non pensavo di trovarli, è dal mio ritorno a Gran Burrone che non ho loro notizie”

Poco dopo anche gli altri si accorsero delle nuove presenze e riconoscendo il loro capitano gli andarono incontro. Legolas vedendoli avvicinarsi velocemente quasi non si impaurì, anche il suo cavallo, che rifletteva le emozioni del padrone, era restio a procedere e continuò solo dopo che Aragorn lo ebbe tranquillizzato.


Una volta incontrati scesero tutti dai cavalli, Elfo compreso. I sette Uomini andarono ad abbracciare e salutare un Aragorn evidentemente felice, che la compagnia di Legolas non si fosse dimostrata piacevole quanto se l’aspettava?

In tutta quella confusione il Principe fece caso agli appellativi dati al Ramingo Grampasso, Capitano, Aragorn.


Silenzio, Legolas si accorse del silenzio che improvvisamente si affacciò e dei visi rivolti verso lui che, non sapendo cosa fare, cercò istintivamente lo sguardo di Aragorn per trovarlo subito.

“Lui è Legolas, del Reame Boscoso” e l’Elfo piegò impercettibilmente la testa come saluto, gli Uomini fecero lo stesso e ognuno disse il proprio nome.

Nessuno, fra gli altri, aveva visto un Elfo da così vicino e nessuno si aspettava di vedere un essere di estrema bellezza eppure così freddo e pericoloso, perchè era chiaro che fosse pronto a tendere l’arco in qualunque momento per un qualunque passo falso.


Con orrore l’Elfo notò che questi nuovi Raminghi li stavano conducendo ad un accampamento allestito da loro là vicino, situato appena fuori da un bosco.


“Abbiamo solo un giaciglio in più per dormire” proferì qualcuno scusandosi, ma Legolas era di tutt’altra opinione:

“Non preoccupatevi, preferisco gli alberi” e alcuni Uomini giurarono di averlo sentito cantare.

La sera fu organizzato un banchetto e l’Elfo educatamente rifiutò il cibo offertogli, rifiutò anche la birra che invece era molto apprezzata da ognuno dei Raminghi.


Alla fine si misero tutti intorno ad un fuoco e iniziarono a raccontare aneddoti di caccia intervallati da canzoni dettate più che altro dalla birra; anche Aragorn, seduto accanto a Legolas, era più allegro del solito e ogni tanto si univa nei canti notevolmente diversi da quelli intonati a Imladris.

Come i canti si alternavano ai racconti, così le pipe si alternavano alle birre.


Il Principe tentava di ascoltare le storie delle fiamme, ma il fuoco era un narratore esigente e pretendeva silenzio, così Legolas si ritrovò senza intrattenitore.

E giunse un momento della serata dove l’Elfo non sopportò più tutto quell’insieme di cose, senza farsi notare andò a confondersi col buio degli alberi. Una volta salito sui rami respirò a pieni polmoni apprezzando ancora di più la sensazione di aria pulita, pensò al suo povero cavallo e alla confusione che doveva sentire.

Osservò il gruppo di Uomini e le loro risa ancora raggiungevano le delicate orecchie elfiche. Spostò lo sguardo sui giovani alberi ormai scuri per la notte e li paragonò a quelli di Mirkwood, ma non potevano superare le piante della sua dimora; se lo disse per amore o per bellezza, non lo sapeva.


Dopo un po’ Aragorn si accorse che al suo fianco Legolas non era più presente e si sentì in colpa perchè guardando lo scenario si accorse come quello non fosse un posto da Elfi, ma indovinò quale invece lo poteva essere.


Tra le foglie di un albero intravide quei capelli biondi che la Luna faceva diventare del suo stesso colore e da sotto parlò in elfico, per sorpresa del Principe:

“Serlyë en elmë” (Stai con noi)

“Ù nin ve vinya Atani” (Non mi piacciono gli Uomini)

“Antaron er rod“(Dagli una possibilità)

“Nantë glaman, waaran ar usquenerea” (Sono rumorosi, sporchi e puzzano)

Il Ramingo sorrise, non sapendo se attribuire quella frase al Legolas Elfo o al Legolas Principe, ma probabilmente era di tutti e due.

“Ten’ ta met amin” (Per questo anch’io)

“Leh, naan ron vinya” (Si, ma loro di più)


Aragorn rimase in silenzio e poco dopo, con gran stupore di Legolas, si mise a sedere ai piedi dell’albero. L’Elfo aspettava di sentirne la voce, ma l’Uomo stava zitto, non era rimasto là perchè aveva qualcosa da dire, ma per rimanere con lui, gesto che lo rese felice.

Entrambi erano tranquilli e non sentivano il bisogno di interrompere quella quiete che aveva fondato radici tra loro.

Improvvisamente dalle foglie giunse un lieve canto in elfico, il tono di voce era così basso che solo chi si trovava vicino quanto Aragorn poteva sentirlo; all’Uomo piacque pensare che il canto fosse per lui, e forse lo era.

Finita la canzone, la melodia continuò a rieccheggiare nella mente del Ramingo portando pace e calma.


Gli altri Uomini stavano iniziando a preparare per andare a riposare, spensero il fuoco dal momento che il cielo limpido non diluiva la luce della Luna; Aragorn e Legolas se ne accorsero e decisero di raggiungerli.

Quando erano ancora tutti presenti l’Elfo parlò:

“Vi consiglio di spostarvi nel bosco, questa notte pioverà”

I Raminghi mossero lo sguardo verso il cielo, eppure era così limpido; si guardarono tra di loro, no che non si fidassero, ma in quel momento pareva un poco impossibile e si sa, gli Uomini non sono così saggi da vedere oltre la realtà.

“Vicino c’è abbastanza spazio per potervi sistemare” continuò Legolas

“Spostiamo l’accampamento” proferì Aragorn, al che gli altri ubbidirono, guidando anche i cavalli.

Una volta inoltrati nel bosco percorsero pochi metri ed arrivarono nel luogo consigliato dall’Elfo che, prima che i Raminghi si sistemassero, disse che avrebbe fatto lui la guardia e gli altri lo ringraziarono.

“Ù mere sendait?” (Non vuoi riposarti?)

“Uuma dela, ù eram anta” (Non preoccuparti, non ne ho bisogno)

Si dissero ancora poche parole e dopo i saluti i cavalieri si stesero aspettando che il sonno li accogliesse.


Con i cavalli Legolas si intrattenne sentendo storie di viaggi, avventure e il Principe gli narrò di luoghi incantati, solo un sogno per destrieri di Mortali.


Il riposo dei Raminghi fu interrotto bruscamente, chi si svegliò per un tuono e chi per un lampo; aprirono gli occhi e si misero a sedere, appena i loro sensi si destarono sentirono immediatamente il suono usuale della pioggia e il suo inconfondibile odore, Allora l’Elfo aveva ragione ragionarono tutti, tranne Aragorn che non ne aveva mai dubitato. Questo pensiero portò alla ricerca della figura di Legolas che non si vedeva da nessuna parte.

“Potete tornare a dormire, la tempesta sta passando”

La voce sembrava provenire da ogni albero, come se fosse stato il bosco a parlare e gli Uomini non seppero dove guardare. Aragorn lo trovò sopra dei rami, era appoggiato al tronco e le poche gocce arrivate sulla sua chioma si erano trasformate in diamanti, mentre gli occhi chiari lo fissavano l’Elfo gli sorrise, solo lui l’aveva visto.

I Raminghi, non dubitando più delle sue parole, si misero nuovamente a dormire e Legolas osservò ogni particolare, ogni difetto, ogni graffio del volto di ogni Uomo, soffermandosi un po’ di più su quello di Aragorn, nonostante lo conoscesse di già.



Note

(*) “ Le foglie erano scure e lucenti, e le bacche ardevano rosse ai raggi del sole nascente. All'estremo sud Frodo intravedeva i vaghi contorni di alte montagne che parevano ora ergresi in mezzo al sentiero che la compagnia stava per percorrere.” (J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell'Anello, "L'Anello va a sud", libro secondo, capitolo III)


Ecco il nuovo capitolo!

Sono abbastanza di fretta quindi mi scuso per eventuali errori (al mio ritorno controllerò meglio il capitolo, l'ho già controllato molte volte, ma non si è mai troppo sicuri) e faccio di fretta i ringraziamenti! 

E non preoccupatevi, risponderò alle recensioni del capitolo precedente! C:  (quando tornerò lunedì)

Vi vorrei dire che non ho alcuna conoscenza dell’elfico, le frasi che metto sono l’insieme delle parole tradotte, purtroppo non so coniugare i verbi o declinare aggettivi o nomi, infatti li metto alla forma base o comunque con tentativi che penso siano sbagliati.  E non so nemmeno se l’ordine in cui metto le parole sia giusto. Scusatemi! Ma ci tenevo a mettere le frasi in elfico e non ho tempo libero per documentarmi meglio sulla grammatica :c


Inoltre vorrei condividere con voi una gioia enorme, questa settimana ho avuto la fortuna di incontrare in giro per Firenze il nostro Legolas <3 E ora ho una foto con Orlando Bloom… la mia vita si avvicina alla completezza <3


Buon proseguimento di vacanze!
   
 
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