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Autore: blackmiranda    31/07/2015    9 recensioni
Cinque mesi dopo la sonora sconfitta, Ade riesce finalmente ad uscire dal fiume infernale in cui Ercole l'ha scaraventato. Purtroppo per lui, i progetti di vendetta dovranno attendere: una nuova minaccia si profila all'orizzonte, preannunciata da una profezia delle Parche, unita a quella che ha tutta l'aria di essere una proposta di matrimonio...
“E' molto semplice, fiorellino. Vedi, sono in giro da un bel po', e, anche a seguito di recenti avvenimenti non molto piacevoli, mi sono ritrovato, come dire, un po' solo. E così ho pensato, ehi, perché non cercare moglie?”
Persefone rimase interdetta. La situazione si faceva sempre più surreale, minuto dopo minuto.
“Tu... vorresti sposarmi?” balbettò incredula.

Questa è la storia di Ade e Persefone, ovvero di un matrimonio complicato. Molto complicato.
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Ercole, Megara, Persefone
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mother of dreams





 

I due coniugi si guardavano in cagnesco, separati solo dal lungo tavolo ligneo della sala da pranzo. Chiazze rosse erano fiorite sulle guance di Persefone, che teneva ancora le mani appoggiate al tavolo, la schiena curva in avanti e il respiro affannoso.

Ade non era meno arrabbiato: se fosse stato ancora un dio, si sarebbe senz'altro ricoperto di fiamme aranciate da capo a piedi. “Ascoltami bene, fiorellino.” esordì, una nota bassa e minacciosa nella voce. “Credi che il fatto di essere sposato con te mi faccia fare i salti di gioia?! Perché, forse ti è sfuggito, non è così!”

Persefone quasi si strozzò per la frustrazione. “Beh, genio, è tutto merito tuo se adesso siamo sposati! Per quanto mi riguarda, non c'è giorno della mia esistenza che non rimpianga più di quello!”

“Lasciami finire di parlare, razza di isterica!” replicò Ade, alzando ancora di più il tono della voce. Sapeva che probabilmente tutta la villa li stava ascoltando – o magari tutta Tebe, chissà -, ma arrivato a quel punto non era minimamente in grado di trattenersi. “Resta comunque il fatto che siamo sposati, per l'eternità, e se credi che me ne starò come un allocco a fare finta di niente mentre mia moglie se la fa con gli stallieri, non mi conosci affatto!”

La giovane si staccò di scatto dal tavolo, allontanandosi bruscamente da lui. “Tu...sei...la persona che più odio al mondo.” ringhiò, puntando l'indice verso di lui. “Non solo mi hai condannata a una vita nell'Oltretomba, lontana da tutto ciò che è bello, ma vuoi perfino impedirmi di amare! Lo so che l'AMORE è un concetto che a te sfugge completamente, ma per me è importante! È tutto!”

“Ah, certo, conosci un tizio attraente per la bellezza di cinque secondi, gli fai gli occhioni dolci e improvvisamente diventi un'esperta dell'AMORE!” sbottò lui, mimando le virgolette alla parola amore.

“Senza dubbio ne so più di te! Sai cosa credo? Credo che tu sia fisiologicamente incapace di amare.”

Ade sollevò un sopracciglio, incredulo. “Fisiologicamente incapace..?”

“Sì! Devi avere un'allergia o qualcosa di simile! Per te è fisicamente impossibile voler bene a qualcuno, o anche solo compiere un'azione che non sia volta esclusivamente al tuo vantaggio personale! Usi la parola, ma non ne capisci il significato, non ne hai minimamente idea!”

“Ok, Seph, ora stai delirando.”

“No! È la pura verità.” continuò lei, gli occhi che brillavano di una luce malsana. “E ti dirò di più, sei pure un ipocrita. Credi che non abbia notato come la guardi? Ora puoi portarmi a letto, Meg? Che accidenti era quello? E poi vieni a fare la predica a me? Come se te ne importasse qualcosa! Tutto quello che sono, per te, è un'altra pedina sulla tua scacchiera, e il mio compito l'ho portato a termine, quindi perché non mi lasci in pace?” Detto questo, la ragazza gli voltò le spalle, i lunghissimi capelli biondi oscillanti sulla schiena, e marciò fuori dalla stanza.

Ade, rimasto interdetto per una manciata di secondi, si riscosse proprio quando la figura di lei stava per sparire dietro l'angolo: “Allora è di questo che si tratta, riccioli d'oro? Una semplice scenata di gelosia?” le urlò dietro, sogghignando per la soddisfazione di averla smascherata.

Persefone si arrestò all'istante. “Oh, no! No no no no NO!” sbraitò, tornando sui suoi passi. “Io non sono per NIENTE gelosa! Sei tu che hai iniziato a fare il geloso, e per cosa poi? Per uno stupido senso di possesso nei miei confronti, che, mi dispiace deluderti, non esiste se non nella tua testa!”

Ade non si fece intimorire. “Diventi più articolata quando sei arrabbiata. Che si tratti del sangue che ti va alla testa?”

“Smettila di sorridere! Non sono gelosa! Credi che me ne importi qualcosa di te?!” continuò lei, e se fosse diventata più rossa era certo che sarebbe esplosa.

Lui si limitò a fissarla, perfettamente consapevole di metterla a disagio anche senza bisogno di aprire bocca.

D'altra parte, aprire bocca era una delle cose che gli riuscivano meglio, per cui rincarò la dose: “Ora tutto si spiega: mi sembrava effettivamente strano che avessi scelto il primo stalliere che capitava a tiro...”

Non è uno stalliere, è un addetto alla cura dei cavalli.” sibilò lei tra i denti.

Ade interruppe il suo pontificare per lanciarle uno sguardo che solitamente riservava a Pena e Panico. “Sul serio, Seph? Dobbiamo fare un ripassino del vocabolario? Dopo adulterio, anche stalliere?”

Lei fece del suo meglio per ignorare il commento. “Tu sei quello che mi ha appena fatto una scenata di gelosia. È inutile che adesso rigiri la frittata, i fatti sono fatti.”

Ade sollevò l'indice, come avrebbe fatto un insegnante con uno scolaro poco attento. “Ma solo perché tu mi avevi provocato. E mi avevi provocato perché sei gelosa di Meg.” Le sorrise furbescamente. “Ammettilo, ti sentirai meglio.”

Persefone scosse la testa. “Incredibile.” mormorò, alzando gli occhi al cielo. “Nemmeno se fossi l'ultimo uomo, o dio, sulla terra potrei mai essere gelosa di te.” scandì lentamente, voltandosi nuovamente per andarsene.

“Continua pure a negarlo, ormai ti ho scoperta!” la canzonò lui, divertito, ma questa volta lei non tornò indietro.

 

***

 

Persefone si chiuse in camera e, afferrato il cuscino, ci soffocò dentro più di qualche urlo imbestialito.

Come osava, quel...quel...ormai non le venivano nemmeno più in mente dei termini adatti per definirlo! Come osava anche solo insinuare che lei fosse gelosa di lui, quando era tutto il contrario! Anzi, pensò maltrattando ulteriormente il cuscino, come osava anche solo essere geloso di lei! Non ne era degno! Neanche un po'!

Lanciò un altro grido soffocato, lasciandosi mollemente cadere sul letto. Era inammissibile, una cosa del genere! Doveva assolutamente trovare un modo per fargliela pagare una volta per tutte, si disse, ma poi un altro pensiero le attraversò la mente: e se fosse stato davvero geloso di lei?

Se solo avesse avuto a disposizione le frecce di Cupido, per trafiggerlo e fargli veramente provare gelosia, per poi torturarlo in eterno! O anche solo trafiggerlo con frecce normali, per provocargli un po' di dolore fisico, non le sarebbe dispiaciuto.

La sua mente tornò alla discussione di poco prima. Corrugò la fronte, poi si ricordò che da umana rischiava di farsi venire le rughe e cercò di distendersi la pelle del viso meglio che poteva.

Pena e Panico le avevano confessato i piani che Ade aveva per lei, e soprattutto il motivo che lo aveva spinto a sposarla, e lei era certa di poter escludere un qualsiasi interesse di tipo sentimentale da parte del dio dei morti: non solo non l'aveva mai corteggiata, ma era stato ben felice di scaricarla di nuovo sull'Olimpo in primavera ed estate.

Fece una smorfia. Era vero, c'era stata quella volta in cui avevano consumato quella bizzarra colazione, in cui forse era stato un minimo galante nei suoi confronti...

Scosse furiosamente la testa. No, non ci poteva pensare! Non poteva iniziare a chiedersi se lui provasse qualcosa per lei, altrimenti avrebbe solo fatto il suo gioco.

Una cosa era certa: gli dava fastidio che lei flirtasse con Adone, e se lei avesse saputo sfruttare bene quella carta, avrebbe potuto fargliela pagare...d'altra parte, se avesse continuato a vedersi con il ragazzo, l'avrebbe fatto anche per ingelosire Ade, e quindi in un certo qual modo gliel'avrebbe data vinta...

...però, se non si fosse più vista con Adone, gliel'avrebbe data vinta lo stesso.

Era fregata, realizzò sbuffando come un toro inferocito.

Si massaggiò le tempie, chiudendo gli occhi. Il mal di testa che le era magicamente passato in compagnia di Adone le stava tornando. Decise che ci avrebbe riflettuto su in un altro momento e, tiratasi su a sedere, prese a prepararsi per andare in cerca dell'aitante ragazzo. Non l'avrebbe di certo mollato con facilità.

 

***

 

Quella sera, tutti gli abitanti della villa erano andati a coricarsi presto, lanciando occhiate pensose al cielo plumbeo, che non prometteva nulla di buono. Ade era crollato già da ore, stroncato dalla malattia che l'aveva contagiato, cosa che, neanche a dirlo, aveva messo di buon umore tutti quanti.

“Spero che ci resti secco.” aveva commentato Ares.

“Sarebbe troppo bello per essere vero..!” aveva sospirato Demetra, che non si sarebbe mai abituata all'idea che la sua unica figlia fosse andata in sposa ad un essere tanto spregevole.

“È quello che si merita!” era intervenuto Apollo con fare altezzoso.

Atena era rimasta in silenzio: apparentemente era l'unica a rendersi conto che senza Ade non sarebbero mai e poi mai riusciti a sconfiggere Urano, per quanto forti potessero essere Zeus e Poseidone. La profezia era chiara in proposito, ma per quanto lo ripetesse in continuazione nessuno sembrava darle retta. L'ex-dea della saggezza faticò a prendere sonno quella notte, rigirandosi più e più volte nel letto: continuava a chiedersi tormentosamente come avrebbero fatto a riconquistare l'immortalità perduta, ma l'unica risposta che le veniva in mente era la solita, ovvero “Diventare eroi sulla Terra”. Facile a dirsi, non altrettanto facile a farsi.

O questo oppure sconfiggere Urano, e non sono nemmeno sicura che riavremmo indietro i nostri poteri, anche se riuscissimo a batterlo. E non riusciremmo mai a batterlo in queste condizioni. Era un cane che si mordeva la coda.

Lo stato di prostrazione in cui era caduta Atena, tuttavia, era un'eccezione: per il resto, chi più chi meno rapidamente, tutti gli altri abitanti della villa di Ercole erano caduti tra le braccia di Morfeo (ammesso e non concesso che Morfeo fosse ancora un dio, cosa che non era ancora stata appurata). A parte il fragoroso russare di Bacco, che da quando erano arrivati si era premurato di avere sempre una bottiglia di vino sottomano, la casa era tranquilla, e sembrava essa stessa riposare nella quiete notturna, sotto un cielo privo di stelle.

 

“Ehi, ragazza.” La voce era di donna, calda e profonda, e nascondeva al suo interno un rombo come di terremoto, il tono perentorio. “Ragazza, sto parlando con te.”

Persefone si riscosse bruscamente. “C-cosa?” mugugnò confusa, sfregandosi gli occhi.

“Oh, finalmente. Non ho tutto il tempo del mondo, sai?”

La ragazza cercò la fonte di quella voce con lo sguardo, e rimase paralizzata dallo stupore: la donna di fronte a lei era enorme, con un seno che avrebbe potuto essere facilmente scambiato per un paio di colline, eppure la sua voce le arrivava come se fossero nella stessa stanza, una di fronte all'altra.

“O meglio, io ce l'ho. Siete voi che non lo avete.” si corresse la strana apparizione, i lunghissimi capelli scuri che la coprivano come un mantello.

Persefone sbatté le palpebre. Le risultava difficile concentrarsi, come se il suo cervello non fosse ancora del tutto sveglio. Si accorse che la pelle della donna, rosata sul volto, sfumava verso il verde scuro nei pressi degli arti inferiori, e che i suoi piedi erano a tutti gli effetti fusi nel terreno, il che le conferiva uno strano aspetto piramidale.

Un campanello di allarme le risuonò in testa quando si rese conto di chi si trovava di fronte.

“Oh, alla buon'ora!” le fece la dea, come leggendole nel pensiero. “Voi giovani d'oggi, non avete il minimo rispetto...”

“Gaia.” la riconobbe Persefone, inchinandosi terrorizzata.

“Oh, su, non fare così. Ti perdono.” la liquidò Gaia in tono sbrigativo. “Ora ascoltami bene, ho alcune cose da dirti.”

Persefone si raddrizzò prontamente, notando solo allora che la pelle le era tornata viola e i capelli avevano perso di nuovo il biondo che amava tanto. “Questo è...un sogno, vero?” chiese timidamente.

“Ma certo che è un sogno!” sbottò Gaia, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Ora basta domande e ascolta. Come ti ho già detto, non c'è molto tempo.”

La fanciulla ubbidì, rigida come un manico di scopa. Non riusciva a credere ai suoi occhi...Gaia, la madre terra, la sposa primordiale di Urano, le stava parlando in sogno!

“Conosco la vostra condizione. Mi sono svegliata anche io, insieme ad Urano, da un sonno che andava avanti da eoni...e con me si sono svegliati anche i miei figli. Arriveranno presto per voi, e temo che sarà una dura battaglia.”

Persefone sgranò gli occhi. “Chi? Perché? Cosa vogliono da noi?” domandò, il panico che le cresceva dentro.

Gaia sospirò e il terreno sotto i loro piedi vibrò. “I Centimani. Zeus li conosce bene. Verranno presto per distruggervi. Sono incontrollabili, infuriati...spazzeranno via tutto quello che troveranno sul loro cammino. Dovete fuggire il più lontano possibile, e partire subito. Mi hai capita?” Il suo tono di voce si era abbassato. “Io non posso più trattenerli.”

“Ma...ma tu...” balbettò Persefone, incapace di formulare un pensiero di senso compiuto.

“Ascoltami! C'è un'altra cosa che devi sapere, e questa è la più importante di tutte.” la interruppe la dea. “C'è una falce, un'arma che io stessa forgiai all'alba dei tempi e che diedi a Crono affinché lui ci liberasse dalla schiavitù di Urano.” Improvvisamente il paesaggio cambiò, e di fronte a loro si aprì un verdeggiante promontorio sul mare. “Si trova qui, sepolta nelle mie viscere. Con essa, potrete sconfiggere Urano. Dovrete venire a prenderla, io non posso muovermi.”

La mente della fanciulla fu pervasa dagli striduli versi dei gabbiani e dall'odore salino dell'aria di mare, mentre la fisionomia del luogo le rimaneva impressa in modo indelebile nello sguardo.

“È là che dovete andare. Quando sarete arrivati, la falce verrà a voi. E questo è l'unico modo. Tutto chiaro?”

“Io...immagino di sì...” balbettò Persefone, ancora distratta a causa della vivida immagine del promontorio che le si era parata davanti.

Improvvisamente, la sua vista iniziò ad appannarsi. Presa dal panico, annaspando come se stesse per affogare, chiese: “Aspetta, ma dove si trova di preciso questo posto?”

“A ovest...al di là del mare.” rispose Gaia, e la sua voce era ormai solo un sussurro nel buio.

 

Persefone si svegliò di soprassalto. La stanza era illuminata a giorno, e realizzò che era mattina. Si passò una mano tra i capelli pieni di nodi, il respiro accelerato. Il sogno era vivido nella sua mente, tanto che avrebbe potuto riviverlo passo per passo, e ogni volta che chiudeva gli occhi poteva vedere senza la minima difficoltà il promontorio al di là del mare, come se le fosse stato marchiato nelle retine.

C'è una falce, un'arma che io stessa forgiai all'alba dei tempi e che diedi a Crono affinché lui ci liberasse dalla schiavitù di Urano...

Avrebbe dovuto dirlo agli altri, realizzò alzandosi di scatto dal letto, mentre l'ansia la pervadeva.










Non ho onestamente parole per dispiacermi abbastanza di questo ritardo.
La verità è che gli impegni universitari mi hanno fagocitata...il cambiamento quest'anno è stato grosso e la mia costanza nella scrittura ne ha sofferto moltissimo. 
Ma a voi questo non interessa! A voi interessa sapere cosa ne sarà di questa storia, e lasciate pure che vi rassicuri in merito: come ho già ripetuto più volte, non voglio abbandonarla, ma voglio portarla a conclusione al meglio delle mie capacità. 
Mi scuso con tutte voi per avervi fatto aspettare così tanto. :( 
Spero che nel frattempo la mia capacità di scrivere una bella storia non sia sparita, perché rileggendolo il capitolo mi è sembrato un po'... così. Voi cosa ne pensate? Confesso che l'incredibile popolarità che sta avendo questa fanfiction mi mette anche una paura matta di sbagliare tutto e deludervi. Mi auguro che non sia così. 
Intanto mando un abbraccio a chiunque abbia letto. <3

   
 
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