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Autore: Nousa    31/07/2015    0 recensioni
Sei amici si ritrovano a condividere l'ultima estate insieme tra avventure, feste, drammi, problemi e molto altro...
E' solo una storia come le altre, ma per noi è unica nel suo genere.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO VIII

 

 

Il buongiorno si vede dal mattina, dicevano, pensò Kismet. Peccato che erano le 5 ed era già sveglia per colpa di quel coglione di suo fratello. Ma non poteva strangolarsi col cordone ombelicale e risparmiare tutti della sua presenza?

“ Ti sto odiando.” Disse Kismet riempiendo lo zaino di merendine a caso.

“ Sto immaginando la tua morte e sto godendo, sappilo.” Jamal scese le scale con due borsoni e li depositò ai piedi di Hakeem che nel frattempo controllava qualcosa sul tablet.

“ Smettetela di lamentarvi, bambini. Vi lamentate in continuazione dicendo che non faccio mai nulla di divertente ed impulsivo e adesso che ci provo non siete contenti.” Il fratello maggiore prese entrambi i borsoni con una sola mano e li portò fuori per caricarli sull'auto.

“ Sai dove intende portarci, per caso?” Chiese Kismet prendendo una bottiglia d'acqua dal frigorifero.

“ Non ne ho idea. Mi ha solo tirato giù dal letto. Ma conosciamo entrambi Hakeem, non gli piacciono i viaggi.” Jamal si sedette su una delle sedie del tavolo da cucina e la guardò giocherellando con l'accendino.

“ Sono troppo assonnata per rifletterci sopra. Ci penserò quando avrò riabbracciato un letto.” Detto ciò Kismet lanciò il suo zaino al fratello colpendolo sulla faccia facendola ridacchiare e scappare in auto.

“ Dov'è l'altro idiota ?” Le chiese Hakeem aprendole lo sportello posteriore.

“ Proprio qui, ma non sei nella posizione di giudicare la mia idiozia, fratello.”

Hakeem lo colpì sulla testa e salì al posto guida della sua Chevy Colorado nera aspettò il fratello e poi partì.

“ Adesso posso sapere dove stiamo andando?” Chiese Jamal cercando una stazione radio decente.

“ No e smettila di chiedermelo. Segui l'esempio di Kis.”

Jam si voltò e sorrise vedendo la sorella distesa su tutto il sedile posteriore addormentata, con la bocca aperta e con... era una caramella alla menta quella che aveva tra i capelli? Prese il cellulare e le fece una foto per poi postarla in rete ridacchiando. Riportò l'attenzione sulla strada, notò che stavano passando proprio davanti alla casa di Dakota. La immaginò ancora nel suo letto a dormire, magari con una di quelle magliette larghe che usava per stare a casa, con i capelli sparsi sul cuscino e quel suo profumo ad imprimerle ogni centimetro di pelle... Si impose di pensare ad altro e si accese una sigaretta abbassando il finestrino.

“ Se ci fosse Ember ti picchierebbe.” Ridacchiò il fratello

“ La capisco ma non riesco a smettere.”

“ Ti avevo detto di non iniziare.”

“ Ti ho mai ascoltato?”

“ No, ecco perchè hai un ferro di cavallo tatuato sul braccio.”

Jamal ripensò a quando Kismet e Lilac lo convinsero a farsi un tatuaggio da ubriaco, dannate ragazze. Anche se doveva ammettere che non gli dispiaceva più di tanto, non aveva mai smesso di credere nella fortuna.

Viaggiarono per circa due ore nelle quali anche Jamal si addormentò lasciando Hakeem ai suoi pensieri. Nonostante non avesse dormito un attimo, non provava alcun senso di stanchezza. Aveva passato tutto il tempo a cercare di capire come spiegare ai suoi piccoli fratelli che sarebbe tornata loro madre. Tre anni prima si scusò con loro dicendo che aveva bisogno di qualche settimana per sé stessa. Settimane che si trasformarono in mesi. E poi in anni. Inizialmente aveva deciso di andare in Asia per “ ritrovarsi”, poi era semplicemente tornata a vivere nella città natale, dalla madre. Ogni tanto li chiamava, forse costretta da uno strano senso del dovere. Hakeem si era preso cura dei fratelli, magari era spesso rude, violento e impulsivo, ma li amava ed erano la sua unica ragione di vita. Non pensava di aver sacrificato nulla, non aveva mai avuto sogni pretenziosi o impegnativi. Sperava di restare in quella città, con la sua famiglia. Forse desiderava un cano, e lo avrebbe preso, decise subito.

 

“ Benedetta ragazza, ma il cellulare a cosa le serve?” Chiese nervosa Ember chiudendo per l'ennesima volta la chiamata. Azure le porse un bicchiere di succo cercando di calmarla non riuscendoci.

“ La conosciamo bene, sarà a casa a poltrire con Trent, probabilmente. Oppure ha solo bisogno di stare un po' sola. Quando se la sentirà ci chiamerà.” Le disse Lilac prendendo la sua borsa.

Quel giorno sarebbero dovuti andare tutti insieme in montagna. L'appuntamento era a casa di Azure alle 7 già pronti. Jacob sbadigliò massaggiandosi gli occhi. L'attenzione di tutte si posò sul suo collo.

“ Quello è un succhiotto?” Gli chiese Dakota avvicinandosi. “ Sì, è un succhiotto. Ma...”

Anche Lilac si avvicinò “ Ha una forma strana, Jake. Sembra uno sputo.”

“ Mai più inesperte...” Borbottò Jacob caricando le borse in auto.

“ Non la aspettiamo più?” Chiese Azure chiudendo la porta di casa

“ No, basta. Salite e liberatemi da questa tortura.” Ordinò Jacob. Ripensò a Jamal e si chiese se fosse così evidente... Insomma, pensò, come l'aveva capito?

Si voltò a guardarla senza farsi notare. Le voleva bene, allo stesso modo delle altre, la stimava e la rispettava, ma... era successo ed entrambi si erano promessi di non riparlarne più. Sperò che Jamal mantenesse la parola data.

 

 

“ Dannazione!” Kismet si risvegliò all'improvviso cercando il cellulare intorno, non si preoccupò nemmeno di sistemare la folta chioma che ormai era un cespuglio.

“ Che succede?” Le chiese Hakeem con gli occhi puntati sull'autostrada.

“ Sto cercando il cellulare. Oggi sarei dovuta andare in montagna con i ragazzi.”

“ Usa il mio.” Le diede il cellulare. Kismet compose il numero di Ember e aspettò che rispondesse.

“ Pronto?”

“ Hey, dolcezza, buongiorno.” Hakeem sorrise.

“ Cosa cavolo stai facendo e perchè non sei venuta, idiota?!” Le urlò l'amica

“ Scusa! Ma non è colpa mia, giuro. E' stato Hakeem a costringerci a salire in auto alle 5.”

“ Alle 5? E dove siete?”

“ Uhm...” Kismet guardò fuori dal finestrino e oltre a qualche albero non notò nulla. “ In autostrada, credo.”

“ E dove siete diretti?”

“ Non ne ho idea”

“ Kismet...”

“ Sono davvero in auto con Hakeem e Jamal.” Kismet si innervosì sentendo la preoccupazione dell'amica. Non aveva nessun desiderio di suicidarsi, né era depressa.

“ Okay, okay. Chiamami dopo, non lasciarmi in ansia.”

“ Sì, mamma.”

Hakeem trasalì ma la sorella non se ne accorse e gli diede il cellulare per poi colpire Jamal sulla faccia.

“ Sveglia, dormiglione.”

“ Appena scendo ti uccido, ragazzina.” Jamal la guardò male e si sistemò sul sedile.

“ Hey, fratello... Stiamo andando da nonna Malika?”

“ Già.”

Kismet si voltò di nuovo verso il finestrino...

“ E' successo qualcosa alla nonna?”

“ No..”

“ Allora perchè stiamo andando da lei? Potrebbe esserci papà. Non lo voglio vedere. Hakeem, riportami a casa.” Kismet cominciò ad innervosirsi.

“Hey, hey, Kis... Calmati. Papà è in Europa per una settimana. Stiamo solo andando a passare un po' di tempo con lei, è sola.” Hakeem le parlò a voce alta per farsi sentire ed abbattere quel muro di ansia che sbucava ogni volta dal nulla.

“ Visto? La andiamo solo a salutare, respira.” Jamal allungò il braccio e accarezzò la mano della sorella che gliela strinse calmandosi e si voltò in silenzio.

“ Non le ho portato il cioccolato all'arancia.” Disse come se nulla fosse.

“ Glielo porteremo la prossima volta.” Le disse Hakeem e svoltò verso la tenuta di sua nonna.

 

“ Eccoli, ingrati, insensibili, traditori ma pur sempre bellissimi. I miei meravigliosi ragazzi!” Malika uscì dalla sua villa ed andò incontro ai suoi nipoti. La camicia di flanella e gli stivali dicevano già tutto, Malika non era la solita nonna da maglioni fatti a mano.

Hakeem la abbracciò e la fece volteggiare facendola strillare.

“ Mascalzone, non ho l'età per queste cose.”

“ Sciocchezze. Sei ancora giovanissima.” Jamal la abbracciò e le diede un bacio.

Poi Kismet si avvicinò.

“ Ciao, nonna...” Lo sorrise timidamente sorprendendo i fratelli.

“ Quanto sei cresciuta...” Malika si commosse e Kismet l'abbracciò sorridente. Il profumo di limoni le inebriava i sensi e l'abbraccio della nonna le fece ripensare a tutti i bei momenti passati lì.

“ Quando Hakeem mi ha chiamata per dirmi che sareste venuti ho deciso di mollare tutto e mettermi a cucinare. Non manca nemmeno uno dei vostri piatti preferiti.” Li esortò a entrare lamentandosi ogni tanto della stazza di Hakeem.

Appena entrarono in casa tutti e tre tornarono indietro con la mente e si persero ognuno nei propri ricordi. Malika se ne accorse ed entrò in cucina anche per farli riprendere confidenza con quel luogo.

“ Guarda, Hakeem. C'è ancora il segno di quando hai sbattuto la testa a 9 anni.” Jamal si accovacciò per guardare meglio sorridente la crepa sul muro.

“ Ho sempre affermato che avessi una testa dura, ma non pensavo così tanto.” Rise Kismet.

“ Potrei mostrarti almeno sette vasi che hai distrutto e che abbiamo dovuto sistemare con la colla.” Hakeem cominciò a contarli e Kismet raggiunse la nonna ridacchiando.

“ Sono molto arrabbiata. Dovreste venirmi a trovare più spesso.”

“ Mi dispiace. Ma... sai... Lo studio, il lavoro dei ragazzi.”

“ E' estate, non studi più e i ragazzi lavorano di sera.”

“ Io...”

“ Tuo padre non viene qui da anni, bambina.”

Kismet rimase sorpresa da quella rivelazione. Nonna Malika era l'unica che riusciva a tenere a bada lei e i suoi fratelli per un intero pomeriggio facendoli stare insieme nella stessa stanza. Decidere di non andare più così spesso da lei la ferì non poco, ma sapeva che vedere suo padre l'avrebbe ferita maggiormente.

“ Mi dispiace, nonna. Perchè non me l'hai detto?”

“ Perchè volevo che superassi le tue paure.”

“ Non le supererò mai, nonna.”

“ Se continui a ripeterlo è normale.”

“ Non è così facile.”

“ Smettila di fare la bambina, non puoi continuare a fare la vittima aspettandoti che tutti ti capiscano. Sei solo capricciosa.”

Kismet fissò la nonna sorpresa e... sorrise. Si era dimenticata i modi... forti... di quella donna.

“ Mi sa che hai ragione.”

“ Ho sempre ragione, bambina. E adesso porta fuori quel vassoio di frutta. Dio solo sa da quanto tempo non mangiate qualcosa di decente.”

Fuori trovarono Hakeem e Jamal intenti a costruire degli aquiloni con il cartone dei sacchi di cemento, dei rametti e le spine dei cactus.

“ Non avete più 10 anni, lo sapete, vero?” Chiese divertita Kismet.

“ Cos'è, ragazzina? Questi modi ti sembrano infantili? Allora posso buttare questo aquilone in più.” Le disse sorridente Hakeem.

“ No!” La sorella corse dentro a prendere i rotoli di spago dal cassetto del mobile in soggiorno, sorprendendosi nel constatare che nulla era cambiato in quella casa. Uscì fuori e prese il suo aquilone. Legò attentamente lo spago e quando anche i fratelli ebbero finito si alzarono e si misero a correre facendo volare le loro creazioni. Hakeem si sentì impacciato e un po' stupido, era vagamente enorme per mettersi a giocare con gli aquiloni, ma quando lui e Jamal videro i sacchi di cemento non riuscirono a trattenersi. In quella tenuta tendevano a diventare dei bambini rudi e selvaggi. Ma, in realtà, pensò che lui lo era anche al di fuori di essa.

“ Bambini, lavatevi le mani e venite a tavola!” Nonna Malika li richiamò sorridendo ripensano a quante volte ripeteva quella frase tempo prima.

 

 

“ Sei in campagna?” Le chiese Azure impossessandosi del cellulare.

Kismet aveva scoperto che la nonna aveva comprato un PC ed installato una connessione internet e così pensò di fare una videochiamata con i suoi amici.

“ Sì. Non sai che aria pulita e rigenerativa. Ti prometto che un giorno ci torniamo e passiamo la giornata a fare yoga all'aperto.”

Azure le sorrise e venne spinta da Dakota.

“ Non ci credo che da quando ti sei svegliata non hai flirtato con nessuno. Jake, ho perso quella dannata scommessa. Non è malata di sesso.”

“ Hey!! Non hai il permesso di fare scommesse su di me.” Le disse imbronciata Kismet.

“ Mi sei mancata così tanto!!! Ember non ha fatto altro che spiegarci l'importanza che dovrebbe avere il rispetto della natura nella nostra società. Se sento ancora una sola parola su questo argomento giuro che incendio l'intera montagna.” Lilac le parlò velocemente e con un'aria da disperata facendo divertire Kismet.

“ Esagerata! Non hai fortunatamente assistito alla scena di Dakota e Azure che hanno buttato tutta la spazzatura nel cassonetto degli organici.” Ember sembrò cercare appoggio nell'amica che invece rise ancora di più quando Lilac si rimpossessò del cellulare

“ Ci ha fatto setacciare tutti i sacchetti per separarli. Tutti che ci guardavano. E' stato così imbarazzante. Non lasciarci mai più con lei.”

Kismet era piegata in due dalle risate.

“ Hey, Kis! Ti sto realmente volendo bene in questo momento, non ho mai guadagnato così facilmente 50 dollari.” Le disse Jacob ammiccando e inquadrando Dakota che invece borbottava accigliata.

“ Fate attenzione quando tornate a casa, anche noi tra poco dovremmo ripartire. Ci sentiamo più tardi.”

La salutarono tutti e lei riattaccò.

“ Sono dei bravi ragazzi” Kismet si voltò e vide sua nonna, le sorrise.

“ Sono parte della mia famiglia.”

“ E allora cerca di tenerteli stretti. Su, i tuoi fratelli ti aspettano giù. Non dimenticare di tornare presto da me.”

 

In auto Kismet ripensò a sua nonna e si ripromise di tornare da lei il prima possibile.

Era ora di superare le paure.

 

  
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