Crossover
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Autore: Odinforce    31/07/2015    5 recensioni
In un luogo devastato e dominato dal silenzio, Nul, un essere dagli enormi poteri si diverte a giocare con i mondi esterni per suo diletto. Da mondi lontani sono giunti gli eroi più valorosi, pronti a sfidare le loro nemesi che hanno già sconfitto in passato. I vincitori torneranno al loro mondo, siano i buoni o i malvagi. Saranno disposti ad obbedire alla volontà di Nul?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12
L’ultimo membro dei Valorosi non tardò a dimostrare il suo talento al gruppo, mentre continuavano a percorrere le vie di quell’angusto quartiere. I Senzavolto continuavano a gremire le strade principali, perciò gli otto compagni non avevano avuto scelta che sgattaiolare tra i vicoli, pur di evitare scontri inutili. A un certo punto, tuttavia, erano finiti in una strada senza uscita: un alto muro di mattoni e rivestito di cemento si ergeva di fronte a loro, sbarrando loro il passo. Jake suggerì di tornare indietro, ma Edward Elric si fece avanti con decisione.
« Lasciate fare a me » dichiarò con un sorriso. Poi fece un battito di mani e pose i palmi sul muro, la cui superficie brillò improvvisamente di luce rossa. Pochi attimi dopo, sul muro era apparsa una porta; Ed l’aprì, mostrando a tutti il passaggio appena aperto.
« Mitico! » esclamò Po tutto contento.
« Come hai fatto? » domandò Harry. « Era un incantesimo? »
« Una trasmutazione » spiegò Ed. « Ho trasformato i mattoni e il cemento per creare la porta. Lo scambio equivalente è il principio base dell’alchimia; non posso creare le cose dal nulla come fai tu, Harry, ma solo trasmutare quelle che ho a portata di mano. Ma i risultati sono altrettanto buoni. »
I Valorosi attraversarono la soglia uno dopo l’altro; Ed passò per ultimo, dopodiché si occupò di trasmutare nuovamente il muro, facendolo tornare come prima.
Una sola occhiata nei dintorni e capirono tutti dove si trovavano: era un cimitero, deserto e avvolto da una nebbiolina leggera. Un gran numero di lapidi e tombe si estendeva a perdita d’occhio in ogni direzione. Nessuno si sentì in grado di commentare la situazione con ironia, poiché il luogo non era il più adatto per farlo; tuttavia, dal momento che in giro non si vedevano Senzavolto né altre minacce, i Valorosi decisero di sostare nel cimitero. Restarono comunque in guardia, dal momento che la recente esperienza avuta con un esercito di non-morti era ancora viva nei loro ricordi.
Qualcosa attirò pochi minuti dopo l’attenzione di tutti. Un verso stridulo, molto vicino, seguito da un violento batter d’ali; rivolsero lo sguardo nella stessa direzione, e un corvo apparve nel loro campo visivo, atterrando con grazia sopra una lapide. Gli otto compagni cercarono di non farci troppo caso, ma il corvo li stava fissando, gracchiando forte.
« E tu chi saresti, il guardiano del cimitero? » chiese Harry, leggermente divertito.
Il corvo picchiò con il becco sulla lapide, indifferente. Un attimo dopo, dalla nebbia apparve un uomo, dal fisico asciutto ma muscoloso, la carnagione chiara e i capelli lunghi, vestito completamente di nero. Il suo aspetto era già lugubre di per sé, ma il suo volto lo rendeva ancora di più: era truccato di bianco con alcune linee nere intorno alla bocca e sugli occhi... un’inquietante maschera di Pierrot.
I Valorosi scattarono subito in guardia, temendo che l’uomo in nero avesse intenzioni ostili. Non era un Senzavolto, ma non dava nemmeno l’impressione di essere amichevole. Egli avanzò tuttavia versò di loro, allargando le braccia come per mostrare di essere disarmato.
« Allora spalancai le imposte » sussurrò l’uomo in nero, « e sbattendo le ali entrò un corvo maestoso dei santi tempi antichi, che non fece un inchino, né si fermò un istante. E con aria di dame o di gran gentiluomo si appollaiò su un busto di Pallade sulla porta. Si posò, si sedette, e nulla più. »
I Valorosi si scambiarono un’occhiata incredula, pur restando in guardia.
« Il Corvo, di Edgar Allan Poe » disse Lara, riconoscendo quei versi.
« Sei in cerca di guai, straniero? » chiese Hellboy, la mano stretta sulla pistola.
« Non più di te, amico mio » gli rispose l’uomo in nero, « poiché vaghi per questa selva oscura del tutto ignaro della verità. »
« Aspetta, Red » intervenne Sora, intercettando la sua prossima, impulsiva reazione. « C’è qualcosa di strano in lui, lo sento. Forse è come noi. »
« Quel tipo puzza di morte lontano un miglio » ribatté, « è senza dubbio una creatura occulta. Un buon motivo per me per farlo fuori. »
L’uomo mascherato si avvicinò lentamente al Hellboy, fino a toccare con la fronte la canna della sua pistola senza alcuna paura.
« Coraggio, allora. Uccidimi, eroe coraggioso. Sono il tuo nemico... non esitare. »
Hellboy sparò, come per obbedire. L’uomo crollò subito a terra, con un bel buco in fronte.
I suoi compagni rimasero allibiti.
« Red! »
« Me lo ha chiesto lui » si giustificò, posando la pistola.
« Ma non c’erano prove che ci fosse ostile » disse Luke. « Magari voleva aiutarci. Ora non lo sapremo mai. »
Una risata si levò nell’aria, interrompendo le loro chiacchiere. Con sommo stupore, i Valorosi si resero conto che era l’uomo in nero a ridere. Questi infatti si rialzò subito da terra, continuando a ridere nonostante il buco fumante sulla sua fronte; quando fu di nuovo in piedi davanti a loro, il foro di proiettile era svanito.
« Oh, spero che non mi venga l’emicrania » commentò. « Dio solo sa quanto le detesto... »
Gran parte degli otto compagni era a bocca aperta.
« Di solito muoiono tutti, dopo che il mio Samaritano li becca in fronte » disse Helboy. « Come fai ad essere ancora vivo? »
« Cosa ti fa pensare che sono vivo? Hai pensato male, perché ti sei posto la domanda sbagliata. »
« Chi sei tu? » domandò Sora.
« Questa è una domanda classica, ma avete una buona ragione per farmela. Va bene, vi accontenterò. »
L’uomo tornò alla lapide dove stava appollaiato il corvo, mostrando ai Valorosi il nome inciso sopra:
 
ERIC DRAVEN
 
« Una volta mi chiamavo così... prima di morire. Ora non sono che uno spirito di vendetta, tornato per dare la pace a me e a colei che amo. »
Draven indicò la lapide accanto alla sua, mostrando agli altri un altro nome:
 
SHELLY WEBSTER
 
« Io e Shelly stavamo per sposarci » disse. « La notte prima delle nozze, quattro criminali giunsero nel nostro appartamento... per ucciderci. Io fui gettato dalla finestra. Shelly fu stuprata e pugnalata... morì in ospedale solo dopo trenta ore di agonia. »
I Valorosi ascoltarono ogni parola, e ognuno di loro reagì con una diversa gradazione di orrore, dipinto sui loro volti.
« Secondo la mitologia di alcune culture, il corvo imperiale avrebbe il ruolo di psicopompo. Quando però il cuore della persona morta è particolarmente colmo di dolore e rabbia, il corvo fa resuscitare l'anima per poter regolare i conti. Un anno dopo la mia morte, questo corvo è venuto da me per resuscitarmi. Grazie a lui, ho potuto regolare i conti con la banda di bastardi che  avevano ammazzato me e Shelly, ottenendo quindi la pace che meritavamo. Ora è finita... posso riposare in pace. »
« Allora perché sei ancora qui? » domandò Ed.
« Il corvo mi ha fatto tornare un’altra volta » rispose Draven. « A quanto pare ho ancora del lavoro da sbrigare da queste parti... e si dà il caso che le persone che devo aiutare siano appena arrivate. »
I Valorosi si scambiarono un’altra occhiata perplessa.
« Scusa, in che modo puoi aiutarci? » chiese Harry.
« Oh, non credete che mi unirò alla vostra squadra. Non sono un eroe, né sono in grado di affrontare i nemici con cui avete a che fare. Il mio compito consiste nell’aprirvi gli occhi sulla realtà che vi circonda.
« Allora, sapete perché ve la passate così male negli ultimi tempi? Perché non vi ponete le domande giuste. Continuate a vagare senza sosta tra queste orride strade, affrontando continuamente qualche brutto ceffo che vuole cavarvi il cuore dal petto. Non fate altro che chiedervi che diavolo sta succedendo, eppure non riuscite a capirci un’acca di questo circo degli orrori che vi circonda. Camminate e combattete, senza fermarvi a ragionare. »
« Abbiamo provato a ragionare, senza alcun successo » obiettò Lara.
« Perché non vi siete posti le domande giuste » ribatté Draven. « E se continuerete così, presto o tardi sarete sconfitti. Ma state tranquilli, sono qui per questo... sono qui per aiutarvi a trovare le risposte di cui avete bisogno. »
L’uomo in nero non aggiunse altro. Per alcuni dei Valorosi era chiaro il suo silenzio: voleva che scoprissero da soli le domande giuste. Perciò si guardarono tra loro per un po’, in silenzio, riflettendo attentamente.
« Perché siamo qui? » chiese infine Jake.
Draven sorrise.
« Questa, amici, è la domanda giusta. Complimenti, ragazzo... non era poi così difficile, no? E la risposta a questa domanda è altrettanto facile. Voi siete qui per combattere. »
Il gruppo restò di nuovo in silenzio, dominato da qualcosa di simile allo stupore.
« Combattere? Che vuoi dire? » fece Harry.
« Sarà meglio spiegare la situazione nel dettaglio » disse Draven, appoggiandosi alla sua lapide come per mettersi comodo. « Sicuramente ognuno di voi avrà giocato da piccoli a qualche gioco da tavolo, no? Bene, allora saprete tutti come funziona: c’è il tabellone, le pedine, le caselle, e naturalmente qualche ostacolo lungo il percorso.
« La verità è che tutto questo è come un enorme gioco da tavolo. Il suolo su cui state camminando è un immenso tabellone, e voi siete le pedine scelte per giocare. E i nemici che avete incontrato e affrontato sono solo alcuni degli ostacoli che vi attendono. Capite cosa voglio dire? Voi siete qui perché siete stati scelti... scelti per giocare questa partita. »
Di nuovo silenzio. Per i Valorosi non era facile da accettare tutto questo.
« Ma... stai dicendo sul serio? » chiese Ed, visibilmente stupito.
« Fino all’ultima parola. Vi garantisco che è la verità. »
« Io continuo a non capire » intervenne Po. « Se tutto questo è un gioco, io non mi sto divertendo affatto! »
« In un gioco non è la pedina a divertirsi, ma il giocatore » ribatté Draven. « O, in questo caso, l’organizzatore della partita. »
« L’organizzatore? »
« Ma certo, avrei dovuto immaginarlo » commentò Jake, incrociando le braccia. « È tutta opera di qualcuno, vero? Siamo stati scelti da qualcuno per partecipare a questo “gioco”? »
« Esatto. Finalmente cominciate a capire, amici miei. Siete davvero in gamba. »
« Allora di chi si tratta? » chiese Sora. « Chi ha organizzato tutto questo? »
Draven sospirò, interrompendo la conversazione per un attimo.
« Stavolta la risposta non è facile. Cos’è una pedina in confronto al giocatore? Nient’altro che un misero pezzo di legno nelle mani di un gigante. Dunque noi abbiamo la stessa consistenza in confronto a colui che governa questo mondo.
« Non so nulla di lui, a parte il nome con cui piace essere chiamato: Nul. È il padrone indiscusso di questo mondo contorto, che è in grado di plasmare e modellare secondo ogni sua fantasia. Può creare e distruggere qualsiasi cosa con il più semplice pensiero. Può evocare persone e cose provenienti da altri mondi, persino resuscitare i morti e portarli qui. È come un dio, dunque, un essere onnipotente. »
« Nul... » ripeté Lara. « Ricordo che Natla ha fatto questo nome quando mi aveva catturata. Ha detto che è stato lui a portarla qui... come tutti noi. »
« Ma se è così potente come dici, perché sta facendo tutto questo? » intervenne Luke. « A quale scopo ci ha riuniti in questo mondo? »
« Uhm... credo di saperlo » borbottò Hellboy. « Se questo Nul è una sorta di divinità, allora si annoia molto facilmente, come tutti gli uomini di potere. E allora tende a cercare forme estreme di svago, per liberarsi della noia. »
Draven ammiccò, soddisfatto per la sua intuizione.
« Sempre più bravi » dichiarò. « In realtà non sono sicuro del motivo per cui Nul stia facendo tutto questo, ma è probabile che sia come dici tu. Del resto accadeva anche nei tempi antichi, no? Gli dèi scatenavano guerre e pestilenze sull’umanità per osservare la loro reazione... per divertirsi a guardare la loro sofferenza. Nul si sta comportando così, allora: vi ha richiamati dai vostri mondi per il suo piacere. Vuole vedervi combattere a costo della vita, costringendovi a ripetere le avventure che avete vissuto. »
I Valorosi non capirono il senso dell’ultima frase.
« Come ho detto prima, questo gioco è pieno di ostacoli... e di avversari. Questo campo da gioco è stato diviso in due schieramenti. Da una parte ci siete voi, gli eroi dei vostri mondi, e dall’altra parte c’è la squadra avversaria... che comprende alcuni pessimi elementi. Si tratta delle vostre nemesi: i nemici che avete affrontato nei mondi da cui provenite. Credo che ne abbiate già incontrati alcuni, non è vero? »
Harry, Sora e Lara annuirono insieme.
« Ce n’è uno per ciascuno di voi » proseguì Draven. « Hanno tutti una cosa in comune... la morte, avvenuta per mano vostra. Persone o creature a cui avete rovinato un piano malvagio, per questo ora non desiderano altro che farvela pagare. »
« Ci mancava solo questa » si lamentò Jake.
« Sappiate inoltre che le vostre nemesi sanno già tutto. Sanno le regole del gioco, e cosa devono fare per vincere. Perciò si sono già organizzati nel tentativo di trovarvi... con l’ovvia intenzione di uccidervi. La morte di un eroe comporta la vittoria del suo avversario. »
« E cosa succede all’avversario se vince? » chiese Harry, nervoso.
« Il premio che spetta loro per la vittoria è uno solo... la resurrezione. Se i vostri nemici vi uccideranno, Nul li riporterà in vita, permettendo loro di tornare nei mondi che hanno lasciato per causa vostra. »
Nessuno dei presenti si azzardò a perdersi in esclamazioni inutili. Ormai si aspettavano una cosa del genere, basandosi sulle dichiarazioni fatte da Ansem e Natla quando li avevano incontrati. Certo, restava comunque una verità troppo incredibile, per tutti quanti.
« Già, è proprio così » disse Draven. « E, se il mio intuito non m’inganna, quelli potrebbero riprendere gli affari da dove li avevano lasciati, tipo conquistare il mondo o roba del genere. E senza di voi ad impedirglielo, ci riusciranno sicuramente. »
« No... » balbettò Ed agghiacciato. « I miei nemici non possono essere che gli Homunculus... dovrò affrontarli di nuovo? Non può essere, è sicuramente un incubo! »
« Un incubo molto reale, ragazzino. »
« Chi hai chiamato ragazzino?? Stupido pagliaccio triste, io ti... »
« Chissà quale sarà la mia nemesi » commentò Hellboy, interrompendo le imprecazioni. « In tanti anni di servizio ho fatto fuori un’infinità di mostri e creature malvagie... non ho idea di chi potrebbe essere stato scelto per affrontarmi. »
« Ora capisco le parole di Voldemort » intervenne Harry. « “La tua morte sarà la mia vita”. Se dovesse uccidermi in questo mondo, tornerebbe in vita... e di sicuro riprenderà il potere come Oscuro Signore. »
« Uhm » mormorò Jake. « Almeno questo conferma la nostra ipotesi. Noi proveniamo tutti da mondi diversi. E siamo stati scelti per combattere contro i nostri vecchi nemici. Non so voi, ma sapere come stanno le cose mi fa sentire decisamente meglio. Ora non resta che capire come uscire da questo inferno. Tu lo sai, Draven, vero? Esiste un modo per tornare nei nostri mondi? »
Draven sbuffò spazientito.
« Credevo fosse ovvio. Se volete tornare a casa dovete vincere la partita. E per vincere dovrete sconfiggere le vostre nemesi. A quel punto Nul dovrebbe acconsentire a riportarvi indietro.
« Bene, credo che sia tutto. Ora sapete quello che dovevate sapere fin dall’inizio. Il mio compito è finito, ragion per cui tolgo il disturbo e torno al fianco della mia amata nella tomba. »
Detto questo, voltò loro le spalle senza aspettarsi alcun ringraziamento.
« Aspetta! » gridò Lara. « Un’ultima cosa, Draven... questo “gioco”... questa situazione in cui ci troviamo... è già avvenuto altre volte? »
Draven si fermò, mostrando loro un volto amareggiato.
« Certo. Un sacco di volte. Potrete accorgervene voi stessi se procederete in quella direzione » e puntò il dito verso est. « Là si trova il Cimitero dei Mondi. In pratica si tratta del cassonetto della spazzatura di questo luogo, in cui vanno a scaricare gli avanzi delle partite precedenti. Là troverete i resti di tutto ciò che si trovava qui prima di voi... cadaveri, soprattutto, quelli dei vostri predecessori. »
« I nostri predecessori? » ripeté Sora, stupito. « Vuoi dire... altri eroi come noi? »
Draven annuì.
« Ma allora... sono morti degli eroi in questo mondo? »
« Spiacente, ragazzo » gli rispose Draven, alzando le spalle. « Qui non funziona come immagini tu. Non sono solo gli eroi a trionfare. Ogni tanto capita anche a loro di perdere... e di morire. E dal momento che a me sono accadute entrambe le cose, altro non mi resta che augurarvi buona fortuna per il futuro... ne avrete un gran bisogno. »
Così, senza aspettare altre domande, Draven se ne andò. I Valorosi lo videro allontanarsi insieme al corvo, svanendo entrambi nella nebbia come se li avesse inghiottiti.
All’improvviso gli otto compagni erano privi di ogni dubbio... ma la verità era più sconvolgente di quanto avessero immaginato. Tutti loro erano stati scelti dal misterioso Nul per prendere parte al suo gioco perverso, con una posta fin troppo alta: combattere o morire. Ciò significava dover affrontare, contro la loro volontà, vecchi nemici che non avevano alcuna intenzione di rincontrare: Harry, Sora e Lara avevano già avuto l’occasione di scoprirlo... ma per gli altri, l’identità dei loro avversari restava un mistero.
Ancora una volta non era la paura a dominarli, ma l’angoscia. La consapevolezza di essere solo pedine di un grande gioco... possibile che non avessero altra scelta che proseguire, con la speranza di arrivare sani e salvi al traguardo?
« Io non ci sto » dichiarò Harry, spezzando il silenzio che si era creato. « Non ho alcuna intenzione di stare al gioco di questo Nul. Ho praticamente passato tutta la vita seguendo un destino già scritto... e ora che ne sono finalmente uscito, non voglio che altri diventino padroni del mio destino! Non mi importa cosa vuole Nul da me... io tornerò a casa, che gli piaccia o meno! »
Gli altri compagni lo guardarono, incoraggiati dalle sue parole.
« Io sono con te, amico » rispose Sora, alzando il pugno con aria orgogliosa.
« Lo siamo tutti » aggiunse Jake, guardando tutti. « Siamo pedine di un gioco? Chi se ne frega! Io dico di trovare Nul e fare quattro chiacchiere con lui... se lui ci ha portati qui con la forza, allora ci riporterà indietro, a costo di rompergli le ossa. »
« Uno scambio equivalente » commentò Ed con un ghigno. « Sono d’accordo! »
« Allora come ci muoviamo, capitano? » domandò Hellboy, rivolto a Jake. « Hai in mente una rotta? »
« Andremo al Cimitero dei Mondi, come suggerito dal nostro amico Draven. Non è molto, ma forse laggiù troveremo qualche traccia che ci condurrà a Nul. » 
Nessuno tra i presenti ebbe qualcosa da obiettare. Ora che finalmente avevano un obiettivo concreto – un nemico da affrontare – la speranza di poter risolvere tutto si era fortificata. Non avevano dimenticato le parole di Draven riguardo a Nul, relative al suo potere illimitato... ma contavano di trovare una soluzione a tempo debito.
Così i Valorosi si rimisero in marcia, verso la prossima meta.
   
 
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