Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
Segui la storia  |       
Autore: DianaSpensierata    01/08/2015    3 recensioni
*dal quarto capitolo*
– Sei bella, Diana. Ma ti hanno insegnato a esserlo nel modo peggiore.–
Che il mio lavoro non sia un capolavoro di moralità, non mi è nuovo. Ma le sue parole hanno una sfumatura diversa, mi sta dicendo che neanche io c’entro, che avrei potuto cambiare. Che forse posso ancora, perché un conto è essere un errore, un conto è essere l’errore di qualcun altro. Il mio cervello connette a fatica, ma sente a meraviglia, e in questo momento sente che vuole piangere, perché in qualche modo ci crede anche lui che qualcosa è andato storto, che i pezzi della mia vita li ha attaccati qualcun altro, e male. E queste sensazioni cadono, cadono dai miei occhi senza freni, a volte anche i duri piangono.
Delle braccia mi stringono, l’ultima volta che sono stata stretta così non la ricordo ma ero piccola ed ero ancora qualcuno, qualcuno di talmente diverso che mi sembra di vivere il deja vù di un estraneo, eppure è così vivido…
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





~~E’ la notte di Capodanno.
Non lavoro ma nemmeno esco, le altre ragazze mi hanno invitato a bere qualcosa ma questa sera non me la sento. Rimango in questa camera d’albergo da quattro soldi che ormai è diventata la mia casa, in realtà lo avrei il denaro per permettermi di meglio, ma non voglio fingere di meritarlo, di essere migliore.
Qui tutto lo sporco che ho accumulato in questi anni è concesso, altrove no, purtroppo sono conosciuta per quello che faccio e ho un volto piuttosto memorabile.
Non mi vergogno facilmente, ma l’idea di rientrare in un’ipotetica casa ogni mattina sotto gli sguardi dei vicini mi dà la nausea. So di non essere più nel mio piccolo nido a Santa Monica dove tutti sapevano tutto di tutti, ma l’impressione è quella, a volte se sei nato in un luogo puoi viaggiare quanto vuoi ma ti sembra di essere sempre lì, ormai ce l’hai dentro …
Guardo senza un reale interesse le dirette delle feste in tutte le città maggiori del mondo, vedo la gente e  la loro finta gioia che conosco molto bene, un bicchiere in mano capace di lavare via qualsiasi macchia, così come la bottiglia di vodka che mi tiene compagnia adesso. La bevo di rado, ma in fin dei conti ho anch’io un po’ di diritto di festeggiare.
Cado in dormiveglia, credo, perché quando mi accorgo dei colpi alla porta mi sembra di ricordarne molti prima. Mi alzo un po’ barcollando e vado ad aprire.
Sì, avete indovinato.
– Jackson – lo saluto con un cenno del capo e mi faccio da parte per farlo entrare.
– Perché non esci tu con me?– mi chiede.
Scuoto la testa. Io sono la donna da nascondere, il peccato da chiudere in un armadio. Non sono fatta per stare all’aperto, accanto a un uomo poi…! E mica un uomo qualsiasi…
– Insisto.–
– Non è il caso. Non sto bene, ho anche bevuto e…–
– Sono solo scuse.– inarco un sopracciglio e gli indico la bottiglia vuota di vodka abbandonata per terra.
– Voglio che tu venga lo stesso. Per favore.–
Nessuno mi chiede mai per favore.
Annuisco, prendo una giacca per coprire le spalle lasciate scoperte dal mini dress leopardato. Mi aggrappo al suo braccio finchè non siamo dentro la limousine , è grande ma è buia, mi sento già più a mio agio, chiudo gli occhi. Li riapro quando siamo arrivati.
Un albergo?…
Entriamo in silenzio, lui ha già le chiavi con sé, saliamo nella stanza.
Mi è capitato di lavorare fuori casa, ma in nessun caso sono capitata in una camera del genere. Magari è l’alcol a giocarmi questi scherzi, ma mi sembra di non vederne la fine… mi prende per mano e mi porta sul terrazzo, e, quasi fosse tutto calcolato, in quell’istante  iniziano i fuochi.
– E’ bello – dico dopo un po’.
– Come mai non sei uscita a festeggiare?–
– Non mi andava molto…–
– Tanto meglio per me – sorride.
Mi riaccompagna all’interno e come al solito, seguendo gesti automatici, inizio a spogliarmi. Mi sta fissando, ma il suo sguardo è sofferente. – Scusa, credevo…– sono confusa, più che mortificata.
– Non l’hai ancora capito, vero?–
– Ricordo quello che mi hai detto. Colpa del letto e dell’abitudine, non c’entri.–
Sospira. Mi si siede accanto, tanto che riesco a distinguere l’alternanza sul suo viso dei lineamenti duri e dolci nonostante il buio. Poggia una mano alla base della schiena e lentamente rialza la lampo. Rabbrividisco, sarà la stanchezza. – Sei bella, Diana. Ma ti hanno insegnato a esserlo nel modo peggiore.–
Che il mio lavoro non sia un capolavoro di moralità, non mi è nuovo. Ma le sue parole hanno una sfumatura diversa, mi sta dicendo che neanche io c’entro, che avrei potuto cambiare. Che forse posso ancora, perché un conto è essere un errore, un conto è essere l’errore di qualcun altro. Il mio cervello connette a fatica, ma sente a meraviglia, e in questo momento sente che vuole piangere, perché in qualche modo ci crede anche lui che qualcosa è andato storto, che i pezzi della mia vita li ha attaccati qualcun altro, e male. E queste sensazioni cadono, cadono dai miei occhi senza freni, a volte anche i duri piangono.
Delle braccia mi stringono, l’ultima volta che sono stata stretta così non la ricordo ma ero piccola ed ero ancora qualcuno, qualcuno di talmente diverso che mi sembra di vivere il deja vù di un estraneo, eppure è così vivido…
Piangere stanca, provare dei sentimenti stanca. E senza sapere come (e nemmeno bene dove) mi addormento.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson / Vai alla pagina dell'autore: DianaSpensierata