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Autore: Ipox_017    01/08/2015    3 recensioni
Connie Spice è una ragazza detta da molti strana, particolare, eccentrica, matta, con il corpo nella realtà ma la mente in un altro mondo. Non che abbiano tutti i torti, il suo modo di vestire, di comportarsi la rendono agli occhi della gente una ragazza fuori dal normale, ma a Connie non le è mai importato niente di cosa dice e pensa la gente. Se le piace tingersi i capelli di un colore strano lo fa, se vuole mettersi quella maglietta con quei colori sgargianti lo fa. Se deve decidere dal cambiare totalmente o rimanere se stessa, ovviamente, decide di diventare ancora più stravagante di prima. La sua filosofia era “essere diversa”, e la rispettava in tutto e per tutto, anche nel suo carattere. Curiosa, estroversa, testarda, caparbia, coraggiosa, ribelle. Un vulcano sempre attivo. Ma purtroppo anche lei, come tutti i ragazzi, ha un grosso problema con il mondo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera :) Non speravo di pubblicare così velocemente, ma le idee sono arrivate e non potevo di certo chiudergli la porta in faccia no? Oky sto sclerando, capitemi. Voglio solo dirvi grazie per chi ha letto questa storia, chi la leggerà, chi ha recensito sempre dandomi la forza e volontà di continuare, perché lo ammetto sarei stata capace di non finirla. Lo so che è corta, ma era una cosa tanto per, non pensavo nemmeno di arrivare a 14 capitoli, e invece io stessa mi sono emozionata nel scriverla e nel rileggerla. Grazie per tutto. Ma tranquille non sarà la fine. Ho sempre quella piccola idea e poi ce ne saranno tante altre. Per ora godetevi quest'ultimo capitolo. 
Buona lettura :)

Hiccup era seduto in uno dei tanti tavoli della grande sala, ormai vuota. Era tardi, quasi le tre di notte, tra le mani un boccale di birra che sorseggiava mentre mille pensieri gli passavano per la mente mentre la fiamma di una candela bruciava facendo sciogliere goccia per goccia la cera. Esattamente faceva pensieri su Connie. Si sentiva distrutto, triste, arrabbiato, dispiaciuto per quello che le aveva detto…per averla paragonata ad Astrid. Beve un altro sorso di birra e sbatte il boccale sul tavolo facendo strabordare un po’ il liquido giallastro che finisce sulla sua mano. Sospira e appoggia la testa sul suo braccio.
<< Qualcuno è nervoso o sbaglio? >> sente dire. Era Valka che si avvicinava lentamente con le braccia incrociate. Gli sorrise e si sedette di fronte al ragazzo che si fissava le mani.
<< Cosa è successo Hic? >> dice guardandolo con gli occhi dolci e preoccupati.
<< Ho combinato un casino madre…Connie… >> dice gesticolando. Si ferma e fissa il vuoto.
<< L’ho vista correre via, stava…piangendo. Cosa ti ha detto esattamente? >>
<< Madre io la amo, la amo con tutto me stesso, e anche lei mi ha detto di amarmi…mi ha cantato quella canzone, l’ho baciata…il bacio più bello della mia vita…ma poi…mi ha detto che non sarebbe potuta restare, che aveva delle responsabilità nel suo mondo, che non sarebbe più tornata qui…a Berk e io, sono frustrato perché non capisco! Ha detto di amarmi, ma allora perché scappi? Perché mi abbandoni?! >>
La madre lo guarda triste e dispiaciuta, sa che per lui non è facile come non lo è stato per lei.
<< Hiccup ascolta…si dice sempre che se ami una persona bisogna lasciarla andare. Tu nonostante questo la ami ancora nonostante il tuo rimorso no? Lei se ne andata perché è troppo buona, perché sa che il suo mondo ha bisogno di lei >>
<< Ma diceva sempre che odiava i suo mondo e che sarebbe rimasta qui volentieri se avesse potuto…ha promesso di tornare, ma… >>
<< E tu non ti fidi della sua parola? >>
Hiccup guarda Valka a lungo. Fissa i suoi occhi così simili ai suoi. Li abbassa sul boccale e stessa cosa fa Valka.
<< Non lo so >>
 
<< Grazie per l’ospitalità Margaret >> dice la signora Spice abbracciando la sorella.
<< Grazie a te per esser venuta. La prossima volta venite entro il prossimo anno >>
<< Sicuramente >>
<< Ciao ragazzi. Fate i bravi e non fate arrabbiare i vostri genitori >>
La famiglia Spice si avvia verso la macchina. Entrano e si allacciano le cinture. Poi il signor Spice accende e si avvia. Connie è appoggiata al finestrino. Le cuffiette nelle orecchie e gli occhi gonfi e rossi con le lacrime sempre pronte a scendere.
<< Beh è stata una bella vacanza no? >> chiede la signora Spice girandosi a guardare i figli.
<< Connie va tutto bene? >>
<< Uhm? Si…si sto bene >> risponde la ragazza asciugandosi le lacrime in fretta per poi tornare nella sua posizione.
“Ti prego Hiccup…perdonami.”
 
Quel pomeriggio quando finalmente arrivarono a casa, Connie sentì dentro di lei una strana emozione. Non era tristezza, non era né rabbia né delusione. Era una stranezza che le fece venire paura. Quella casa, la sua casa in cui passò ben diciannove anni, ad un certo punto non riusciva più a riconoscerla. Sapeva benissimo dove fosse il bagno, o la sua stanza. Ma non si sentiva più appartenente a quel luogo. Raggiunse allora la sua camera trascinandosi dietro la sua valigia. Niente. Ancora quella sensazione che la confondeva.
<< Vi preparo la merenda bambini? >> disse sua madre dal corridoio.
<< Sii! >> urlarono i bambini entusiasti correndo verso la madre per abbracciarla.
Connie vide quella scena come se fosse un estranea, come se fosse il pubblico che stava guardando un film dove una madre abbracciava i figli.
<< Tu vuoi qualcosa Connie? >> chiese allora la donna vedendo la figlia che li fissava.
<< No mamma, grazie >>
Lei annuì e chiuse la porta della stanza, chiudendo a sua volta Connie nel suo silenzio e nel suo dolore.
Si stese sul letto e singhiozzando si addormentò.
(Clicca pe la canzone)
Una luce bianca, molto simile a quella della caverna, sfuma rivelando una stanza. Connie si guarda attorno, quel luogo lo conosce molto bene. È il salotto della casa di sua nonna. Si gira trovandovi seduta sul comodo mobile la donna. In dosso aveva uno dei suoi tanti vestiti a fiori, i capelli grigi acconciato per bene e un grosso sorriso sulle labbra. Allarga le braccia e la ragazza non perde tempo e ci si lancia piangendo.
<< Nonna…oh nonna! Ho fatto un casino! L’ho perso, l’ho perso per sempre! >>
<< Oh tesoro, ma non è vero. Lo sappiamo entrambe >>
<< Cosa? >> chiede la ragazza allontanandosi quel poco per guardare meglio l’anziana.
<< Tu sai cosa devi fare. Sai qual è il tuo posto, e non è certo questo >>
Connie abbassa gli occhi.
<< Pensa a te per una volta Connie, o te ne pentirai >>
La ragazza apre gli occhi. Le mani unite in grembo, una gamba stesa e l’altra piegata verso l’esterno.
Nessun rumore si sente oltre la sua porta, guarda così l’ora, 2:45. Si mette seduta e si strofina gli occhi ripensando al sogno fatto.
“ E se non era un sogno? E se veramente mia nonna mi avesse indicato cosa dovevo fare? Non posso rimanere qui, non è questo il mio posto.”
Così si alza si spoglia e indossa un leggings comodo e una semplice felpa. Non prende più niente. Né il cellulare, né una valigia. Non sarebbe servito. Piano esce dalla sua stanza e va verso quella dei suoi genitori. Sul comodino della madre lascia una lettera, scritta velocemente a penna. Poi va dai suoi fratelli. Adesso è davanti ai loro letti e li guarda sorridendo.
Si inginocchia lentamente in mezzo a loro sussurrando.
<< Scusate ragazzi, sapete che vi voglio un mondo di bene, ma devo andare. Ricordatevi di me, vi amo con tutto il mio cuore >>
Lascia ad ognuno di loro un bacio sulla fronte ed esce. Prende dei soldi dal portafoglio di suo padre e corre verso la prima fermata dei taxi.
<< Dove la porto signorina? >> chiede l’uomo una volta salita e chiusa la portiera.
Data la via il tassista parte e a Connie involontariamente le viene di sorridere.
La strada è lunga ma incredibilmente affascinante di notte con le luci dei lampioni e delle poche macchine che sfrecciano verso chissà quale meta.
<< Ecco qui. Sono 35$ >> dice l’uomo fermandosi e tendendo la mano.
<< Tenga il resto >> dice la ragazza dandoglieli tutti.
Una volta che il taxi si allontana la ragazza inizia a camminare. Scavalca il muretto dei suoi zii e attraversa il giardino dirigendosi al boschetto. Cammina piano e insicura, c’è troppo buio e solo in quel momento pensa che portarsi anche una torcia non sarebbe stato male.
Con un p’ di fortuna raggiunge la caverna. Entra e come sempre si inginocchia davanti all’acqua limpida.
<< Saluto questo mondo per andare in un altro. E non mi pento di questa mia decisione >> dice fissando l’acqua. Poi si immerge.
A Berk è mattina presto. L’aria è fresca e gli uccellini cantano allegri passando davanti agli occhi chiari della ragazza. Sospira e chiude gli occhi. Sente le prime voci e i primi ruggiti, così corre, corre e corre raggiungendo il piccolo spiazzo.
Il silenzio riempie le bocche di tutti mentre fissano Connie proprio come il primo giorno. Scaracchio curioso del rumore inesistente si affaccia dalla sua fabbrica rimanendo stupito di quello che i suoi occhi vedono. Poi entra velocemente e da una sberletta sul braccio di Hiccup che per distrarsi da un dolore che presto finirà ma ancora lui non lo sa, lavora con concentrazione.
<< Ahi! Che vuoi? >> chiede al vecchio che sorridente gli indica con la testa fuori. Lui si alza e va a guardare. Sbarra gli occhi, le labbra gli si schiudono e lentamente, con le gambe improvvisamente pesanti e il cuore che batte rapidamente, si avvicina.
<< Sei tornata…ma perché? >>
<< Perché ti amo Hiccup, ti amo da impazzire >>
In quel momento i due giovani vanno l’uno incontro a l’altra e si baciano e la folla creatasi attorno a loro scoppia in urla di gioia e applausi.
<< Per tutta la vita ho cercato il mio posto nel mio mondo, e solo ora mi rendo conto che il mio vero posto è questo, come mia nonna resterò qui…per sempre >> gli dice all’orecchio mentre si abbracciano.
<< A questo punto… >> dice il ragazzo inginocchiandosi.
<< Connie Spice, stravagante ragazza che ha sconvolto il mio cuore…vuoi sposarmi? >>
<< Oooooh! >> fa la gente sorpresa almeno quanto Connie.
<< O Dio si! Certo che si! >>

(Clicca per la canzone 2)

 La signora Spice si è alzata presto questa mattina. È andata a controllare la figlia che la sera prima non aveva cenato, ma quando non la vede a letto si preoccupa. La cerca per tutta la casa e quando capisce che la ragazza non c’è  va a svegliare il marito. È  lì pronta a svegliarlo e dirgli di chiamare la polizia quando nota un foglio piegato sul comodino. Corre a prenderlo sperando che è un messaggio di Connie che le diceva che era qui vicino, che era uscita prendere le sue broche preferite al supermercato affianco come sempre e che sarebbe tornata presto, ma non fu così.
Con le mani tremanti la apre e legge.
“Cara mamma,
so che in questo momento sei preoccupata per me, e so anche che chiamerai la polizia, ma ascoltami. Da quando sono nata sapevi che non sarebbe stato facile avermi come figlia, sapevi del mio carattere difficile e del mio disagio per il mondo. Non ti sto punendo per non esserci stata quando ne avevo bisogno, anche se non ho fatto altro che rinfacciarvelo a te e a papà fino a due settimane fa, in realtà io vi ho perdonato già da molto tempo. Volevo solo farvi sentire il mio rimorso perché ne avevo bisogno pensando che fosse giusto, e solo ora mi rendo conto di aver sbagliato. Non chiederti dove sono, come sto, che cosa farò. Sappi solo che sto bene e che me la caverò. Ti chiedo solo di dire a Frenchy e a Terrence che gli voglio bene e che mi dispiace di averli abbandonati. Stagli vicino, non lasciarli mai. Questa è la vostra opportunità per rimediare al vostro sbaglio. Raccontagli le mie storie pazze e digli di non smettere mai di sognare perché, adesso ne ho la prova. La magia esiste. Dì a papà che gli voglio bene e che spero che riceverà quella promozione che tanto aspetta e per cui ha lavorato fine a tarda notte. Dì alla zia Margaret di tagliarsi i capelli e che deve mettere più sale nei suoi involtini al forno. Dì allo zio di fare un po’ di dieta che non gli farebbe male e dagli un bacio ad entrambi da parte mia. Dì a Nathan che, nonostante la gravità delle sue azioni, lo perdono per quello che ha fatto e che deve crescere se non vuole rimanere solo. Non farti domande capirà. Ed infine a te, mamma, ti prometto che cercherò di fare del mio meglio per renderti orgogliosa di me. Ti voglio bene, addio. Oh! Ehm…tranquilla…la nonna sta bene.”

 
   
 
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