Eccoci
finalmente al capitolo 13... il
fatidico capitolo dell’incontro... purtroppo per colpa di
qualcuno... non farò
nomi... (eLiSeTtA) sapete già che è un capitolo
“speciale” e quindi ringraziate
CHI ha fatto spoiler e che vi ha quindi rovinato la sorpresa...
(perché doveva
essere una sorpresa per voi uffi!) non la uccidete però...
quel compito spetta
a me... muahahahahah...
A
parte gli scherzi... ora vi lascio al
capitolo! Buona lettura!
13.
Un inizio e una fine
Tel
Aviv 20:40 ora locale
Abitazione
di Yanir Afek
Tony
non riusciva a capacitarsi di essere
appena riuscito a trascinare Ziva in un luogo apparentemente sicuro,
una casa
disabitata nel mezzo di un aranceto, ferito e confuso.
Lei
aveva pronunciato frasi come: “Non
può essere morta... non lei... è un
incubo...” per tutto il tragitto e lui era rimasto
stupito di fronte a quel
lato di Ziva di cui ignorava l’esistenza.
Appena
entrato nell’abitazione si era
chiuso la porta alle spalle e aveva osservato la sua compagna mentre si
sedeva
sul letto.
Preso
come era dalla fuga non si era
nemmeno reso conto di essere ritornato nell’abitazione di
Afek.
Stranamente
il vecchio non era in casa...
Si
concesse un secondo per pensare cosa
stesse facendo quell’uomo con il suo lupo...
Poi
Tony tornò a dedicarsi a Ziva.
Pareva
in trance.
Fissava
il vuoto con una intensità che lo
spaventava.
Si
sentiva lontano da lei... incapace di
raggiungerla...
L’aveva
cercata per giorni...
E
ora che l’aveva trovata...
Le
cose non dovevano andare così...
Le
si avvicinò con cautela e abbassandosi
verso di lei le chiese dolcemente come stava.
Ziva
non rispose.
Lui
sospirando si tirò su e andò verso il
bagno, dove trovò tutto l’occorrente per ripulire,
disinfettare e fasciare le
loro ferite.
Prima
si occupò di lei.
Per
fortuna era solo stata colpita di
striscio all’avambraccio e aveva qualche escoriazione...
La
ragazza per tutto il tempo della
medicazione non si era mossa e non aveva dato segno di capire cosa
stesse
succedendo intorno a lei.
Poi
DiNozzo con quello che rimaneva pensò a
sé.
Era
stato colpito al fianco, per fortuna
superficialmente, ma sanguinava parecchio...
Alla
fine, stremato, Tony si sedette
accanto a lei e iniziò a sussurrarle parole di
incoraggiamento.
-
Ziva svegliati... sono Tony... sei al
sicuro ora... dai...-
-
Tony?- chiese lei girandosi a fissarlo ma
i suoi occhi non avevano nessuna un’espressione e lei pareva
non riconoscerlo.
-
Si... sono Tony...-
-
Tony...- ripeté lei come se cercasse di
ricordare dove avesse già sentito quel nome.
-
Brava, Tony! Ti prego torna in te...-
-
Tony...- disse ancora una volta la donna
e in quel momento si ricordò tutto.
L’imboscata,
il suo incontro con lui, la
morte di Sara...
-
Tony... è stata colpa tua!!! E’ stata
colpa tua!!!- fece alzandosi in piedi e gridandogli addosso.
Anche
lui si alzò e la guardò confuso negli
occhi.
-
Se tu non mi avessi trattenuta l’avrei
salvata e lei sarebbe ancora viva!!! E’ stata tutta colpa
tua!!!-
E
dicendo così cominciò a prenderlo a pugni.
-
E’ colpa tua!!! Tua!!! Sei un bastardo!!!
Sara è morta per colpa tua!!!-
“Se
io non ti avessi trattenuta avresti
fatto la fine di quella poveretta probabilmente...”
pensò Tony un poco sorpreso
da quella reazione improvvisa.
Ma
Ziva in quel momento non aveva bisogno
di qualcuno che la contraddicesse...
Per
questo, lui nonostante quei colpi gli
facessero male, non reagì e li subì tutti con
estrema serenità.
Lei
continuò a prenderlo a pugni
innumerevoli volte, finché, stanca, si accasciò
contro il suo corpo.
Tony
prontamente la sorresse.
Quando
alzò gli occhi verso di lui, e notò
che il suo viso era pieno di contusioni, parve riacquistare il senno.
Gli
occhi non erano più inespressivi, anzi
sembravano mortificati per quello che gli aveva appena fatto.
-
Tony... che ti ho fatto... scusami...-
disse la ragazza abbracciandolo forte.
-
“Mai chiedere scusa è un segno di
debolezza”!- citò Tony abbozzando a un sorriso,
poi tornò serio - Non è niente
comunque... tranquilla... non è successo niente... va tutto
bene...- e prese a
carezzarle i capelli.
-
Che ci fai qui in Israele?- chiese ancora
appoggiata a lui.
Tony
non rispose e rimase in silenzio.
Ziva
allora scostò lentamente la faccia
dalla sua spalla e lo fissò intensamente negli occhi.
Quanto
le era mancato quello sguardo...
Beffardo
ma allo stesso tempo dolce...
Semplice
ma complesso...
L’unico
sguardo capace di farla sentire al
sicuro...
Quello
sguardo valeva più di mille
parole...
Con
estrema cautela avvicinò le proprie
labbra alle sue toccandole appena.
Poi
ripeté il gesto approfondendo quel
magico contatto.
Il
solido muro che aveva intorno al cuore
cedette.
Ricominciò
a piangere e questa volta si
abbandonò ai singhiozzi.
-
Ziva...- disse Tony staccandosi un
momento e ansimando.
Non
doveva assolutamente andare così!
-
Stai zitto...- mormorò lei tirandolo nuovamente
a sé.
Si
sdraiarono, lei percepì il sapore
ferroso del sangue sulle labbra del ragazzo, là dove
l’aveva colpito con
violenza poco prima.
Dapprima
fu il bisogno di sopravvivere a
tutto quello che avevano passato a guidarli, poi fu qualcosa di
più profondo e
antico che fece scordare loro il dolore, sia fisico che morale, che li
stava
tormentando.
Infine
persero la consapevolezza di tutto.
Inconsapevoli
del mondo, inconsapevoli
della guerra, inconsapevoli della morte che li circondavano rendendo le
loro
vite impossibili, ma non inconsapevoli di loro stessi.
Tel
Aviv 7:05 ora locale
Abitazione
di Yanir Afek
Quando
si svegliò Tony si accorse di essere
da solo nel letto.
Lentamente
si mise a sedere, e quando lo
fece provò un fitto dolore al fianco, ma non vi
badò.
-
Buongiorno...- lo salutò Ziva tornando
dal bagno.
-
Ciao...- le disse con dolcezza - Perché
non mi hai svegliato?-
-
Pensavo volessi dormire ancora un po’...-
rispose facendo le spallucce.
Lui
si allungò verso di lei, cercando di
afferrarla, ma Ziva si sottrasse alla sua presa e
s’allontanò un poco.
-
Ci aspetta una lunga giornata...-
Con
un grugnito di disapprovazione Tony si
alzò e prese i boxer dai suoi abiti ammucchiati vicino al
letto, mentre Ziva
raccoglieva le sue cose.
Dalla
finestra, il ragazzo studiò il
paesaggio.
Il
cielo mattutino era azzurro e limpido.
Il sole era caldo e brillante e faceva risplendere le gocce di rugiada
sugli
alberi come gioielli.
-
Vieni a vedere!- gridò.
Con
indosso i pantaloni di tela e la
camicia abbottonata a metà, Ziva lo raggiunse.
Lui
la guardò stordito dalla sua bellezza.
La
donna spalancò gli occhi di fronte a
quello spettacolo che tanto le era mancato.
-
Che meraviglia... queste cose non si
vedono a Washington...- mormorò, poi si appoggiò
a Tony che istintivamente la
abbracciò.
-
Beh... a Washington ci sono altre
meraviglie... prendi me come esempi... ahi! Va bene ho capito... la
smetto...-
Restarono
immobili e in silenzio per
qualche minuto.
Poi
Ziva si divincolò dall’abbraccio.
-
Dobbiamo andare... abbiamo molte cose da
fare...-
-
Più di quelle che abbiamo fatto ieri
sera?- chiese DiNozzo sornione.
Ziva
non potè trattenere un sorriso, ma poi
torno seria e lo fissò con la sua occhiataccia.
-
Forza! Smuovi quel sederino peloso e
preparati!-
Tony
annuì e sospirò.
Come
ebbe finito di vestirsi raggiunse Ziva
che stava cercando qualcosa di utile nei cassetti della cucina.
La
vide prendere in mano una forchetta e
osservarla in tutte le sue angolazioni, poi, delusa, la
buttò dietro di se...
Fece
per esaminare un coltello ma Tony la
baciò con passione sorprendendo entrambi...
Soprattutto
Ziva... che però alla fine ricambiò
il bacio.
Nessuno
dei due aveva fatto parola sui
possibili sviluppi di quella storia.
La
notte prima avevano parlato a lungo di padri,
fratelli, amici...
Vivi
e morti.
C’erano
state altre lacrime.
Poi
si erano amati di nuovo e infine erano
sprofondati nel letto per godere di qualche ora di sonno prima
dell’alba.
Tony
sapeva benissimo che quello che era
successo la notte precedente era la conseguenza di tutti quegli eventi
nefasti
che erano accaduti ad entrambi nel corso della loro vita e che li
avevano uniti
a poco a poco...
Non
era amore...
Non
ancora almeno...
Però
era un inizio.
E
se quel bacio poteva essere un inizio per
lui, poteva esserlo anche per lei, o almeno così sperava.
-
Cosa facciamo ora?- chiese Ziva
staccandosi leggermente da lui - Ce ne andiamo... prima che il
proprietario
ritorni?-
-
Con la fortuna che abbiamo mi stupisce
che Afek non sia spuntato fuori proprio mentre noi...-
-
Già...- lo interruppe Ziva imbarazzata -
Chi è Afek?-
-
Il proprietario...- rispose Tony come se
fosse ovvio.
-
Tu conosci il proprietario di questa
casa?- fece lei spingendolo via piuttosto accigliata.
-
Si... è quello che si è occupato di me
quando sono stato aggredito da quei mercenari... bravo uomo...-
-
E ora dov’è?-
-
Non lo so...-
-
Che significa che non lo sai?-
-
Mica sono il suo segretario!- ribattè il
ragazzo - Comunque dovrebbe essere a caccia con Badir...-
-
E chi è?-
-
Il suo lupo...-
-
Ah... certo che le persone strane le
conosci tutte tu...-
-
Non so se prenderlo come un complimento o
come un insulto...-
-
Lascia perdere... hai preso tutto
piuttosto?-
-
Si... avevo solo i vestiti...-
-
Bene... non ci sono armi qua... neanche
un coltello un po’ più grosso del normale in
cucina o di un bisturi... ho
cercato ovunque... anche in bagno...-
-
Chi nasconderebbe le armi in bagno?-
-
Io... comunque sono disarmata come te...
quindi come facciamo?-
-
Beh... io non ho mai detto di essere
disarmato...-
-
E me lo dici ora?!?-
-
Si...- e le lanciò la pistola che gli
aveva dato Afek.
-
Se non hai altre bollenti rivelazioni da
farmi possiamo partire...- fece Ziva incamminandosi verso la porta con
passo
deciso.
-
Scottanti rivelazioni... non bollenti... comunque...
non potremmo rimanere qua e aspettare che il vecchio torni?- le fece
notare
DiNozzo cingendola da dietro con le braccia.
-
No... Tony io devo tornare al quartier
generale del Mossad e denunciare l’incidente... devo fare
“arrestare” Hazif per
tutto quello che mi ha fatto... la deve pagare...- rispose lei
divincolandosi.
-
Va bene... allora partiamo subito...- borbottò
Tony.
Poi
andò verso la porta e la aprì
galantemente per far passare la ragazza.
-
Grazie...- disse questa sorridendogli.
Appena
misero piede fuori di casa l’aria
fresca del mattino li investì, portando con se profumi quasi
sconosciuti a
Tony.
Percorsero
insieme la stretta stradina che
si apriva tra gli alberi.
Era
grande appena per far passare il
furgoncino di Afek.
-
Ma non finisce mai?!?- commentò Ziva dopo
un paio di minuti di cammino.
-
Dovrebbe mancare poco alla fine... ah!
Ecco il cancello!-
Una
volta oltrepassato davanti a loro si
estesero circa cento
metri di manto
erboso che poi con una discesa rocciosa arrivava in autostrada.
Ziva
cominciò a chiedersi come avesse fatto
Tony a portare entrambi sino a quella casa...
Doveva
essere stato estenuante oltre che
pericoloso... eppure lui non si era tirato indietro...
Le
aveva salvato la vita...
E
lei invece lo aveva picchiato...
-
Ehi, occhioni belli... torna tra noi
invece di fissarmi come se non avessi mai visto un uomo... capisco
d’essere
irresistibile... però non ti pare di esagerare?-
Lei
gli rivolse l’occhiataccia.
-
Allora... da che parte andiamo?- disse
Tony osservando confuso la grande distesa d’erba che si
trovava davanti a loro.
-
Afek ti ha detto dove si trova la sua
casa più o meno?-
-
Ha detto che è poco lontano da Gannot mi
pare...-
-
Ottimo... là ci sono agenti del Mossad a
volontà...- fece aumentando il passo e cominciando a
camminare verso la discesa
che portava all’autostrada.
-
Come mai?- chiese Anthony incuriosito e
seguendola.
-
Mio padre è stato ricoverato in una
clinica privata proprio a Gannot...-
-
Capito...-
Quando
ormai erano quasi arrivati alla discesa
udirono un rumore appena percettibile alle loro spalle.
-
Hai sentito anche tu?- chiese Tony
preoccupato.
Ziva
annuì.
Lentamente
si voltarono e andarono a
controllare.
Ma
purtroppo per loro si ritrovarono
davanti una granata stordente.
Tel
Aviv 10:07 ora locale
Proprietà
di Yanir Afek
Quando
si svegliò Tony si accorse di avere
mani e piedi legati.
Dove
si trovava?
Non
ricordava nulla di quello che era
successo...
Era
steso su un prato ed era legato come un
salame...
Perché?
I
ricordi lo assalirono improvvisamente...
La
partenza improvvisa di Ziva...
l’imboscata... Afek... Ziva che piange sul suo petto... Ziva
che lo bacia con
passione... la granata stordente...
Ziva!
In
qualche modo riuscì a mettersi in
ginocchio e ancora con la vista offuscata la cercò
utilizzando gli altri sensi.
Riusciva
a sentire il suo respiro il suo
respiro...
Era
accanto a lui... viva...
“Ma
per quanto?” pensò cercando di mettere
a fuoco l’uomo davanti a lui.
-
Tu sveglio... miracolo...- commentò il
mercenario che li aveva catturati con un sorriso odioso stampato in
faccia.
Avrebbe
riconosciuto quella voce e quella
faccia ovunque...
Era
Abdal...
Era
ferito ad una spalla... e doveva anche
essere uno dei mercenari che avevano ucciso Sara...
Ecco
chi era quel tipo che gli pareva di
aver già visto da qualche parte!
Si
diede dello stupido per non essere
riuscito a identificarlo prima...
-
Ha ragione il nostro amico, Tony... hai
dormito un sacco...- disse Ziva alla sua sinistra per sdrammatizzare.
-
Beh... se avevo del sonno da recuperare
non era colpa mia... o sbaglio?-
-
Voi smettere di parlare!-
-
Stiamo discutendo mio caro amico
sgrammaticato! Quindi lasciaci in pace!-
Abdal
colpì Tony al viso con una violenza
tale da farlo traballare.
-
Voi smettere di parlare...- ripeté
sorridendo.
-
Va bene... non scaldarti tanto amico...-
-
Dopo tempo ora io posso ammazzare te
americano! Il capo voleva fare fuori me perché tu scappato!-
-
E’ colpa mia se io sono intelligente e tu
no?-
Un
altro, e stavolta anche più violento del
primo.
-
Ora io uccidere tua amica... perché per
lei capo pagare meglio... e perché io volere vedere te
soffrire...-
E
così dicendo puntò la pistola verso la
testa di Ziva.
-
Ehm... ma tu lo sai chi è lei?!?- chiese
Tony per guadagnare tempo: ci doveva essere una soluzione... per forza!
-
Si... fonte di soldi e tua ragazza...-
rispose Abdal senza abbassare la pistola.
-
No amico! Lei è il Vicedirettore del
Mossad!-
Tentò
di sciogliere le corde...
-
Davvero?-
-
Si! Se la ammazzi ti saranno tutti
addosso...-
Abdal
le aveva strette per bene... era
inutile continuare a provarci...
-
No affare mio... dopo avere ammazzato voi,
io andare via da questo paese di ebrei e andare in mio paese
d’origine!-
Aveva
fatto in modo che stessero in ginocchio...
poteva provare ad alzarsi di scatto e colpirlo con una testata...
No...
aveva sospettato che l’avrebbero
pensato... così si era messo a distanza di sicurezza...
-
Ma...- stava per ribattere ma fu
interrotto da Ziva.
-
Tony smettila... non cambierà mai idea...
lo sai che sono così i terroristi... incuranti della morte e
dei pericoli...-
Non
avrebbe mai detto così se non fosse
stata sicura che non ci fosse nessuna via d’uscita... oppure
aveva un piano?
-
Mi stai dicendo che devo guardarti morire
senza fare niente?!?- gridò il ragazzo per scaricare la
tensione.
-
Voi zitti!-
-
E stai zitto tu!-
Ricevette
un altro pugno.
-
Giuro che te la farò pagare amico...-
rispose tra i denti DiNozzo.
-
Certo certo... ora tu guardare bene: io
uccidere tua ragazza!- e così dicendo puntò tutto
sorridente la pistola verso
la sua testa.
-
Ziva... ti prego... devi avere un piano
di riserva! Tu hai sempre un piano di riserva... riesci sempre a
cavartela...-
fece il ragazzo quasi balbettando e cercando conforto nella sua voce.
-
Chiudi gli occhi... - rispose Ziva con un
tono di voce che non riuscì a decifrare.
-
No! Ci deve essere un modo... lo
troveremo! Ci salveremo!-
-
Non c’è...- gli fece un mezzo sorriso -
chiudi gli occhi...-
Ma
lui la fissava ancora con quei suoi
occhi magnetici...
Non
voleva lasciarla andare...
Non
poteva lasciarla andare!
Non
dopo tutto quello che avevano passato!
Non
proprio ora che si erano finalmente ritrovati!
La
ragazza lo fissò con una dolcezza che
non credeva di possedere e sussurrò:
-
Chiudi gli occhi... per favore...-
Ziva
osservò un riluttante Tony chiudere
gli occhi e poi fece lo stesso anche lei aspettando il proiettile.
Non
c’era un modo per uscirne... aveva
analizzato anche lei tutte le possibilità...
E
tranne che arrivasse loro un aiuto
esterno non avevano speranze...
L’unica
cosa buona era che non avrebbe
dovuto veder morire Tony...
Doveva
ammettere a se stessa che forse si
era innamorata di lui...
Era
incredibile...
Lei...
Ziva David... che si era innamorata
di DiNozzo!
Se
si fosse trovata un altro contesto
avrebbe persino riso...
Non
credeva che avrebbe mai provato
qualcosa del genere per un uomo... soprattutto per quell’uomo...
Un
sentimento così forte da farle
desiderare la propria morte piuttosto che la sua...
Il
rumore improvviso dello sparo riempì l’aria
intorno a loro...
Per
un secondo non si sentì nulla, solo
l’eco del rumore improvviso che aleggiava ancora in aria...
Con
suo immenso stupore Ziva si rese conto
che il proiettile non l’aveva colpita... e che lei era stata
spinta di lato da
una spallata...
Intuendo
riluttante quello che era appena
successo aprì gli occhi e fissò orripilata il
corpo di Tony, che giaceva alla
sua destra, immobile e con la faccia ricoperta di sangue.
*
Non picchiatemi!!! Mi sono già punita da
sola...
* luxu2: beh creare un
McGee imbambolato
mi sono ispirata ad una scena dell’ottava puntata della terza
stagione
(Assassini/Undercovers, quella in cui Tony e Ziva erano sotto
copertura), in
quella scena McGee rimaneva imbambolato e balbettava solamente
perché i due
agenti dell’FBI gli avevano detto che Tony e Ziva erano stati
a letto insieme e
per giunta non ne era sicuro... o non li aveva visti con i suoi
occhi... tutto
qui...