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Autore: Fantasia_98    02/08/2015    0 recensioni
Essa racconta la storia di Sonni, una ragazzina che si sente un pesce fuor d'acqua nella vita di tutti i giorni. Successivamente scoprirà che in lei c'è molto più di quel che appare e grazie a questo la sua vita prenderà un'altra piega
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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Alien il seguito:

Erano passati diversi anni dall'incidente nella vecchia casa e da quando il mondo aveva avuto notizie di Sonni. Mary e i suoi due figli Susan e Frank nel frattempo ci si erano trasferiti. Susan aveva 15 anni ed era una ragazza di media altezza, aveva capelli biondi e occhi azzurri ed era vestita con una minigonna nera, un top color bianco e dei tacchi bassi: era classica ragazzina alla moda; a differenza di lei suo fratello Frank che aveva 12 anni era meno interessato a ciò e vestiva con le prime che che gli capitavano in mano. Lui era più basso di qualche centimetro e aveva capelli neri e occhi marroni. - Portate le vostre cose su di sopra - disse Mary a entrambi mentre prestavano attenzione ai loro telefoni -d'accordo- fu la veloce risposta.
Il giorno seguente iniziò la scuola per entrambi, così, dopo essersi svegliati, aver fatto la lotta per il bagno e essersi preparati andarono a prendere la merenda in cucina. Dovettero correre quel giorno per non perdere l'autobus; quando arrivarono entrarono nelle rispettive scuole pubbliche per avviarsi successivamente a conoscere la propria nuova classe. Susan si ambientò bene e fece subito amicizia a differenza del fratello che era più riservato. Tornarono a casa a orari differenti e si buttarono subito sul divano a rilassarsi.

-Com'è andata oggi?- chiese loro la madre a cena -bene- risposero uno dopo l'altro chiudendo subito la conversazione -lo so che non vi piace stare qui ma vedrete che vi piacerà una volta abituati- a quella frase Susan si alzò e se ne andò in camera; chiuse la porta e poco dopo chiamò le sue amiche al telefono -qui è uno schifo- stava dicendo -senza di te è uno schifo- rispose una di loro -già- concordò l'altra -allora com'è li- chiese Tina -la scuola è uno schifo, sembra più una clinica per pazzi che una scuola, ti giuro, sta letteralmente cadendo a pezzi- -o mio dio ma ci sono almeno ragazzi fichi in classe tua?- -uno, si chiama Alex- ; il fratello che passava davanti la sua porta sentì la conversazione e commentò sottovoce -eccola che ricomincia-. Finì di parlare tardi e il giorno seguente fu molto stanca. La mattina, come sempre, si ripeté dall'inizio: ci si svegliava, si lottava per il posto al bagno dopo di che si prendeva la merenda e si correva alla fermata dell'autobus. Nel frattempo, non molto lontano da li, alcuni muratori stavano iniziando a costruire; non si sapeva bene cosa ma doveva essere molto complesso a causa del numero dei lavoratori.

Erano passati molti mesi e oramai la scuola stava quasi per finire. -Ehi Susi sta sera andiamo a prendere un film ti va di venire con noi?- le stava chiedendo Bobby -andate voi, io non ne ho voglia- fu la risposta - ci sarà anche Alex- aggiunse Margaret -e va bene- rispose alla fine lei. Quella sera tutti i noleggiatori di film erano chiusi, tutti tranne uno che era in una stradina buia e desolata. Quando arrivarono davanti Bobby e Max entrarono a scegliere; l'interno era molto diverso dai soliti noleggiatori di film: era macabro e più che altro sembrava di essere in una tabaccheria; c'era un grosso bancone che esponeva dei film con i vari generi e l'unico personale che c'era era un vecchio uomo puzzolente da un brutto caratteraccio. I due ragazzi si guardarono attorno per un po' in cerca di un film horror interessante finché non gli cadde un occhio su di uno, era nella zona per i maggiorenni: si chiamava Alien. Bobby lo prese e andò al bancone -questo- disse all'uomo; lui non gli parlò, lo mise in una busta e disse - per una sera sono 10£- -10? ma è un furto- -10 o niente- -e va bene- poi prese la busta e se ne andò assieme al suo compagno, lasciando i soldi sul bancone dopo di che risalì sulla gip e se ne andò via assieme ai suoi amici. Andarono tutti a casa di Max a guardarlo. La casa era molto spaziosa e deserta; aveva molte stanze e un divano spazioso con una grande tv al plasma. -Non ci sono i tuoi?- gli chiese Susi -no, sono via per una settimana- le rispose mentre faceva accomodare tutti poi aggiunse - ok allora il bagno è là in fondo mentre le camere sono di sopra- poi andò verso la cucina e tirò fuori delle buste di pop corn e delle bottiglie di coca cola. Mentre i maschi si godevano il film le ragazze si aggrappavano a loro nei momenti paurosi; alcuni ragazzi a metà film se n'erano andati di sopra con le ragazze mentre Holly e Sidney erano andate fuori a fumare sotto. Alla fine erano rimasti solamente Susan e Alex che si gettavano qualche occhiata ogni tanto.

Nel frattempo, non poco più in la, il muro era stato finito sotto la incessante pioggia che era cominciata qualche ora fa; i muratori avevano duramente lavorato senza soste per riuscire a finirlo al più presto. Esso era molto alto e circondava l'intera città. I cittadini si erano fatti delle domande su ciò nei giorni successivi ma gli addetti gli avevano detto che si stava costruendo una nuova opera d'arte e con l'andare essi avevano smesso. Non appena finito gli addetti ai lavori se n'erano andati lasciando posto a delle guardie armate di fucile mentre degli scienziati conducevano dalla porta principale una strana grande gabbia; essa era fatta di un ferro molto resistente e aveva una porta che poteva essere aperta solo se azionata da un telecomando. Essa venne fissata all'entrata con molta cautela a causa dei costanti scossoni che essa riceveva da dentro: c'era qualcosa al suo interno e non era di certo un gattino. Quando venne finalmente fissata e tutto fu pronto uno degli scienziati, Geffry, disse -aprite la gabbia- essa poco dopo venne aperta tramite un suo collega e, quella cosa che essa conteneva, uscì e sparì nel buio. Successivamente, quando le guardie dettero l'ok, venne rimossa e la porta venne richiusa.

Nel frattempo sul divano i due ragazzi, Susan e Alex, si erano addormentati l'uno accanto all'altro. Alcune delle ragazze dormivano non molto lontano mentre altre assieme ai propri ragazzi  di sopra a fare altro. Susi ad un certo punto si svegliò, aveva fatto un incubo ma non aveva urlato ne fatto rumore così decise di svegliare Alex; quando lui fu sveglio le chiese ancora mezzo addormentato - Susan, che c'è?- -ho fatto un incubo- -è solo un brutto sogno- le rispose stringendola a se e provando a consolarla mentre Alexis scendeva in quel momento le scale. -Susan, ti va di fare a cambio?, io non riesco a dormire su quel letto- -Alex non lasciarmi sola, ti prego- gli ripeteva spaventata -ok, andiamo- -grazie Alex-.

Un bambino stava piangendo nella sua cameretta mentre sua madre correva da lui per tranquillizzarlo durante il diluvio di quella sera: questo era quello che vedeva lui, il mostro, che da fuori la finestra si era nascosto in mezzo ai cespugli. Il bambino dopo qualche minuto si era tranquillizzato in braccio a lei; poco dopo la madre si girò verso la finestra, aveva sentito qualcosa ma si era subito allontanata pensando che fosse il vento e la pioggia. Poco dopo scoprì che era qualcosa di molto più spaventoso: era un Alien; esso entrò rompendo la finestra e si buttò sopra il bambino afferrandolo per la gola con la sua bocca  mentre la madre cadeva all'indietro. Lei rimase pochi secondi ferma a guardare mentre quel mostro si mangiava suo figlio poi tra un urlo e l'altro trovò il coraggio di alzarsi e di scappare. Andò in cucina e prese un coltello poi si nascose il più in fretta possibile sentendo che quella cosa era appena entrata e la stava cercando; usò il coltello come uno specchio per controllare dove fosse e a quanto distasse dalla porta. Da subito non vide nulla così spostò il coltello; le sembrava che fosse sparito eppure sentiva il suo odore di marcio e di sangue così non si mosse. Rimase molti minuti ferma senza fiatare poi ricontrollò l'uscita e vedendo che era libera iniziò a correre verso di essa il più velocemente possibile ma prima che potesse aprire la porta lui la prese e la trascinò nel buio mentre lei urlava. Quando l'ebbe bloccata sotto di se le trasmise tramite la gola i suoi piccoli poi la lasciò andare e se ne andò. La donna era svenuta e quando si risvegliò, ebbe il tempo di andare a vedere il sangue sparso e il corpo dilaniato sul pavimento nella camera di colui che una volta era stato suo figlio, prima che la sua pancia venne squarciata.

Nel frattempo Susan e Alex erano accoccolati l'uno all'altro quando qualcosa li svegliò: erano i vicini di camera che si scopavano. I due tentarono di dormire lo stesso ma invano così aspettarono che ebbero finito. Quella sera per loro fortuna avevano tirato giù tutte le tapparelle ed erano in un posto isolato e nascosto rispetto al resto della città così non ebbero problemi. Passarono i due giorni tranquilli e ignari di cosa fosse successo finché la mattina del terzo giorno non tornarono in città; essa era deserta. -Ma dove sono tutti?- chiese Susan -boh- rispose  Alexis così ognuno  se ne tornò a casa propria come se fosse niente.

Molti cittadini si risvegliarono immemori di ciò che gli era successo, alcuni si risvegliarono doloranti e sanguinanti mentre altri non si risvegliarono proprio.
Susan ritrovò sua madre chiusa in bagno e quando le chiese -cos'è successo lei non osò parlare- ; dopo 20 minuti si alzò da terra e andò a lavoro come se nulla fosse. La mattinata procedeva come sempre: Gli adulti a lavoro, i ragazzi a scuola e i bambini all'asilo o alle materne ma fu solo pochi istanti dopo che iniziò il disastro.

Una donna in sala maternità stava chiedendo dell'acqua quando sentì un fitto dolore alla pancia; da subito l'infermiera andò a spostarla pensando che partorisse ma poi corse via urlando spaventata nel vedere che la pancia le era stata squarciata e che dei piccoli mostri squittivano all'interno di essa mentre la donna giaceva morta fra le sue braccia. La lasciò sulla sedia a rotelle con la pancia aperta; quella scena la disgustava oltre a spaventarla. Quella bella e dolce mattina si trasformò in un finimondo; non ci volle molto prima che a ogni cittadino succedesse la stessa cosa. Per fortuna  i ragazzi che la sera precedente erano rimasti nella casa dell'amico si erano salvati. Purtroppo per coloro che avevano visto il film la sera prima quel giorno si trasformò in un incubo.

Holly e Sidney erano in bagno a fumare con la finestra aperta. -Ahahah si è vero Jack è un vero sfigato- stava dicendo Holly all'altra tra un tiro e l'altro. Holly era postata alla finestra e guardava fuori quando vide uno dei loro compagni che urlavano come un matto; poco dopo vide che un mostro si era girato verso loro. Subito ebbe l'istinto di nascondersi al di sotto della sua visuale. -Ma che stai facendo Holly ?- le chiese Sidney - ho visto qualcosa in classe nostra- le rispose spaventata -guarda- aggiunse poi -Holly non c'è nulla in classe nostra- si affrettò a dire ma poi cambiò idea nel momento in cui vide anche lei ciò che aveva visto l'amica; si nascose di lato ma oramai era troppo tardi l'Alien le aveva viste. Quando ebbe finito di imbrattare i muri e il pavimento della loro classe di sangue e di una schifosa melma appiccicosa si diresse verso di loro: nel bagno. Quando entrò nei corridoi si scatenò il panico generale ma mentre i ragazzi correvano da tutte le parti tentando di scappare l'Alien si diresse verso il bagno deciso a prendere le sue due prede. Non ci volle molto perché le ragazze capissero che stava venendo da loro e così, non sapendo da dove si sarebbe avviato, si nascosero nell'ultimo bagno alzando i piedi per evitare che fossero viste. Le ragazze fecero silenzio mentre la porta veniva spalancata. Le due ragazze tentarono di mantenere il controllo al sentirlo entrare e aprire i bagni uno ad uno; non mancava molto alla porta del loro nascondiglio così pensarono di raggiungere la finestra da sopra cercando di chiuderla poi e di correre in fine attraverso  l'erba alta ma purtroppo non poterono mettere in atto il loro piano. Dalla finestra entrò un altro Alien più giovane che tagliò loro ogni via di fuga ma che fece allontanare l'altro permettendo loro se non altro di abbassare i piedi e di scamparla; quando se ne furono andati  Sidney disse - ma cosa diavolo era?- -non lo so ma se ne sono andati- per un attimo le due ragazze si sentirono in salvo. Holly non poteva fare però a meno di chiedersi se fosse stato il cucciolo la causa dell'allontanamento; magari se ne prendevano cura come gli uccelli e non li lasciavano soli o magari aveva perso semplicemente interesse per loro ma mentre la ragazza pensava ciò uno di loro spalancò la porta mentre l'altro avanzava da sopra arrampicandosi. Le due ragazze urlarono, poi chiusero la porta e lanciarono lo spazzolone del water addosso all'altro sperando se ne andasse; purtroppo questo non servì a molto e poco dopo Sidney venne presa. Holly urlò disperata mentre tentava di tirare a se Sidney; pochi istanti dopo venne presa dall'altro Alien di cui si era completamente dimenticata.

Nel frattempo Alex e Susan erano corsi, assieme al resto dei loro amici, nel fitto bosco che li avrebbe portati al muro. Si erano appena allontanati dal pericolo quando Susan tentò di tornare indietro: aveva dimenticato suo fratello Frank. Max e Bobby la fermarono subito trattenendola per le braccia e la pancia con forza - probabilmente è morto Susan- le stava urlando Max mentre Bobby aggiungeva -cerca di ragionare ti prego- ; mentre si divincolava alzò la testa e poco dopo smise di reagire, smisero tutti nel momento in cui videro, quella che una volta era la loro città, essere invasa da quei cosi. Quelli erano dappertutto, in ogni singolo buco e spazio possibile e se non se ne fossero andati avrebbero preso anche loro. - Non dicevi sempre che andava al muro durante la scuola ? Vedrai che sarà davanti la porta o li vicino- disse Alex per tranquillizzarla -Susi dobbiamo andare, ora!- insisté Bobby.

Nel frattempo, vicino al muro, Frank sedeva su di un ramo indossando le cuffie e portando con se nel suo zaino tutto ciò che possedeva: dei quaderni e un astuccio con penne, matite, colori vari e dei tratto pen neri, una foto in cui era radunata tutta la famiglia, un ipod, un cellulare e una psp con i vari giochi. Frank se ne stava comodamente seduto a giocare con le cuffie nelle orecchie, quando improvvisamente un pezzo di muro si distaccò andando a fermarsi poco più in la. Frank nel vedere ciò rimase di stucco; successivamente vide che attraverso la nube si intravedeva una donna. Frank notò subito come stranamente era vestita: Indossava una felpa e sotto di essa uno strano top, dei pantaloni molto strani e degli scarponi tutti di colore nero: Era Sonni. Gli anni erano passati e lei era cresciuta diventando una bellissima donna; in tutti questi anni l'unica cosa che era cambiata in lei era l'atteggiamento e l'acconciatura dei capelli. Quando entrò era furiosa a causa di ciò che Jeffrey aveva fatto; mentre lei oltrepassava il buco che aveva creato lui le disse -non puoi fermarla- - ti conviene non esserci al mio ritorno- fu la risposta. Dopo di che si avviò verso l'albero in cui Frank si era nascosto e ci si arrampicò; quando i due si incontrarono lei lo salutò e gli disse porgendogli una mano - non ti farò del male, vieni con me- lui la seguì e una volta a terra lo fece portare al sicuro. Prima che andasse lui le raccontò dell'accaduto e le spiegò come arrivare in città; la guardò scomparire tra gli alberi, poi chiese a un militare -mia sorella è li, molto probabilmente è ancora viva, lei la può salvare ?- ma lui non gli rispose, non voleva dargli una delusione. Lui come tutti gli altri, sapeva molto bene che non sarebbe tornata a prendere chi era rimasto indietro.

Nel frattempo i ragazzi stavano camminando da ore senza sapere molto bene dove fossero. -quanto manca?- chiese Margaret -non lo so- rispose Max. Durante il tragitto non avevano avuto modo di preparare uno zaino quindi non bevevano ne mangiavano da un pezzo e per di più erano senza armi quindi dovevano tenere gli occhi e le orecchie ben aperte. Max dopo un po' decise di arrampicarsi su di un albero e di controllare la distanza che li separava dalla salvezza; quando fu in cima notò che dopo tutto non mancava ancora molto, avevano soltanto un altra giornata di cammino e sarebbero arrivati. Da lontano Max riuscì a vedere un buco e capì che quella era la loro via di uscita poi tornò giù urlando -l'ho vista! Ragazzi ho avvistato l'uscita!- ma non ricevette risposta. Quando tornò notò che non c'era più nessuno, lo avevano lasciato solo ma capì solo quando fu troppo tardi il perché: un Alien li aveva inseguiti e scovati. Mentre gli altri continuavano a correre sentirono le urla dell'amico; versarono qualche lacrima ma continuarono andando più veloci e cercando di nascondere il loro odore con la prima cosa puzzolente che trovarono. Dopo che il mostro ebbe finito di cibarsi dell'umano odorò l'aria e continuo ad avanzare verso il resto del gruppo che si avviava verso l'uscita il più presto possibile.

 -Sonni- chiamò una vocina da una radio poche ore dopo -perché occupi la radio Frank- rispose lei in tono spento -mi hanno incaricato di guidarti e io ho accettato volentieri- -bene- poi lui incominciò a dire -ho paura- -è normale- -non ne ho per me ma per mia sorella che è ancora li giù da qualche parte- -mi dispiace per lei- poi lei spense la radio e andò verso l'armeria cui era segnata sulla mappa: Era arrivata in città. Al momento non c'era alcuna traccia degli Alien, era giorno e lei sapeva bene che non sarebbero mai usciti con la luce del giorno a meno che non fosse stato necessario. Quando arrivò nell'armeria prese una borsa e la riempì con pistole di vario calibro e ogni arma che potesse fare un bel buco; successivamente passò in un supermercato e prese del nastro adesivo e ogni componente che potesse servirle per costruire delle bombe. Quando ebbe finito cercò una posto alto in cui poterle costruire e prepararsi a distruggere quelle creature; ci mise un ora, poi con la cartina in mano segnò quattro punti con una x per indicare il luogo in cui le avrebbe posizionate. Mentre si avviava verso la porta si mise delle cuffie che erano collegate tramite un piccolo filo spesso, se le attorcigliò al collo e quando la musica partì proseguì come se fosse niente. Tranquillamente scese le scale cantando "I'm alive" di Celine Dion; sparò qualche colpo in testa a quei cosi ogni volta che ne incontrava uno e continuò. Aveva deciso di lasciare la radio accesa sul tetto vicino a un pezzo di braccio sanguinante mentre lei andava a fare il suo lavoro; la prima l'avrebbe messa nella scuola di Susan.

 Mentre consumava proiettili in strada con gli occhi scrutò in giro: Era in cerca di qualcuno; lei sapeva bene che tutta questa cosa non centrava nulla con lui, con colui che le aveva privato della madre anni prima ma non riuscì a fare a meno di controllare. Quando entrò dalla porta principale ricaricò le pistole, poi proseguì verso un corridoio buio in cui lampade varie dal soffitto erano state fatte a pezzi; lei riusciva a vedere perfettamente ogni Alien che si era rannicchiato li così nel silenzio più assoluto proseguì verso la palestra. Aveva studiato la piantina di ogni edificio e sapeva bene che la palestra avrebbe ospitato quasi tutti i mostri a causa della larghezza che la stanza regalava loro. Mentre si avviava, per sbaglio calpestò un osso che sotto il suo peso si ruppe e svegliò tutti i li presenti; -cazzo- disse prima di prendere le pistole e iniziare a far fuoco. Attraversò il corridoio tra una pallottola e l'altra finché a metà strada non finirono; uno di loro riuscì ad affondare un artiglio nella sua gamba e mentre strillava emettendo il loro verso prese un coltello e glielo conficcò in testa poi si levò l'artiglio e ricaricò riuscendo infine a collocare la bomba in un posto sicuro. Quando fu in salvo andò al luogo successivo. Controllò le munizioni e scoprì come da lei previsto che esse si erano dimezzate: la prossima volta avrebbe dovuto prestare più attenzione. Il secondo posto da lei scelto era la casa di Susan che con sua sorpresa era libera; stava posizionando la bomba quando Mary uscì allo scoperto dalla cucina. Lei si era messa in salvo; Sonni sapeva che non era infetta ma anche che non sarebbe sopravvissuta. Finché strisciava verso di lei tenendo al sicuro la pancia Sonni la squadrò dall'alto in basso; quella donna le ricordava Frank nonostante lo avesse visto per poco tempo capì subito che lei era sua madre. Sonni se ne andò subito dopo ma prima che uscisse dalla porta la donna le disse -ti prego salva i miei figli- ma non ebbe risposta, Sonni aveva semplicemente girato di poco la testa e poi se ne era andata in silenzio.

I superstiti stavano correndo sotto la lucente luna verso la loro unica salvezza: il muro; nel frattempo l'Alien li aveva quasi raggiunti. Sapevano di essere molto distanti dalla porta di uscita ma con tutte le forze che rimanevano loro tentarono di continuare.

Due bombe erano state posizionate, ne rimanevano altre due e ora che si era fatta sera sapeva che sarebbe stato più difficile finire il lavoro ma ce l'avrebbe fatta come sempre. Si trovava davanti al municipio ora e si stava arrampicando su di una statua per nascondere la terza bomba dietro un incavità impossibile da raggiungere per chiunque; purtroppo poco prima che potesse raggiungere il buco qualcosa le prese il piede facendola scendere di pochi centimetri: era uno di quei mostri; Sonni con il piede diede un calcio e lo scaraventò giù trascinando con se molti altri dei suoi simili. Era riuscita, nonostante il posto si stesse affollando, a posizionare l'ordigno. Ora come ora si trovava in trappola impossibilitata a scendere se non a colpi di pistola; si guardò attorno e vide la sua borsa a pochi metri di distanza da li così aspettò che tutti fossero saliti e all'ultimo secondo si lanciò. In quel momento stava ascoltando "we are Young", stava ascoltando la canzone mentre compiva il balzo di qualche metro e atterrava a terra agilmente. Prese subito la borsa e corse via mentre i mostri ululavano dalla rabbia. Ora le rimaneva solo la banca e aveva meno di due ore per arrivare, posizionarla e correre via prima che scoppiasse assieme alle altre. Per sbaglio prima ne aveva attivata una che le aveva fatte scattare tutte, compresa quella che le rimaneva. Non le ci volle molto per arrivare dato che correva e quando fu arrivata capì che avrebbe dovuto usare tutto quello che le era rimasto. Le erano rimasti sette caricatori più la bomba che aveva intenzione di scagliare in mezzo a loro; era entrata sparando con le due mitragliatrici che aveva scagliato, dopo aver finito i colpi, contro due di loro trafiggendogli la testa. Di tutte le missioni che aveva affrontato quella era suicida: era lei contro un intero vivaio. Riuscì ad arrivare fino alla cassaforte con due caricatori così dopo aver lanciato la bomba sotto la carcassa di uno di loro se ne andò. Stava finendo le ultime munizioni rimaste quando si ritrovò contro di una parete. Non c'erano mostri li, era libera così si creò una via di uscita e subito dopo corse verso la foresta con l'alveare dietro di lei.

I ragazzi si erano letteralmente persi ma se non altro avevano seminato il mostro alle loro calcagna. In quel frangente le ragazze si sedettero subito ma Alex e Bobby le alzarono dicendo loro che probabilmente non era finita. Continuarono nonostante non sapessero dove andavano; dopo molti chilometri si scontrarono contro qualcuno che correva: era Sonni. La ragazza si rialzò subito stupita nel vedere che ci fossero dei superstiti. -Puoi aiutarci?- chiese Alex -no- rispose lei -ti prego non ti daremo fastidio- aggiunse Bobby disperato - se qualcuno rimane indietro non torno a prenderlo- -ok- fu la risposta dei ragazzi che presero a indirizzarsi verso dove poco prima erano sfuggiti al mostro - no, non per di li!- le urlò Alice subito dopo -c'è uno di quei mostri da quella parte- aggiunse Susan - beh meglio uno che un intera colonia- disse Sonni. Poco dopo si misero a correre stando alla velocità di lei; oramai non restava molto tempo, mancava mezz'ora alla detonazione e loro erano ancora lontani. Sonni non andava poi così tanto veloce come prima a causa della ferita ma correva ed era in testa.

Oramai era l'alba, mancavano pochi minuti e al muro non c'era nemmeno l'ombra di lei: ancora non era tornata e non rispondeva da un pezzo alla radio ma la musica continuava ad andare e sapevano che se fosse morta si sarebbe fermata; le sue cuffie erano state programmate apposta nel caso lei non avesse potuto comunicare.

In città oramai gli ordigni erano scattato e da lontano si poté udire un sonoro -boom!- ; esse oramai stavano distruggendo tutto ciò che incontravano sulla loro strada. Erano state costruite in modo da distruggere tutto sino al muro, quasi fosse una bomba atomica.

Sonni e i ragazzi ora potevano vedere il fuoco dell'esplosione dietro loro cosa che li fece accelerare; il buco che prima era stato creato come porta non distava molto da loro. Fu li, a pochi metri che Margaret inciampò; lei stava chiamando -aiuto!-. In un attimo di secondo Sonni si girò a guardarla e pochi istanti dopo si fermò per tornare indietro a prenderla. Tutti rimasero stupiti da quell'azione. Mentre il fuoco dietro di loro stava per raggiungerle Margaret assieme a Sonia stava correndo più veloce che mai; Margaret successivamente venne spinta da lei verso l'uscita, sapeva che non ce l'avrebbe mai fatta. Riuscì ad uscire anche lei pochi istanti dopo con il fuoco che le travolgeva la schiena e la gamba ferita; quando uscì si schiantò a terra dolorante. Bobby andò ad abbracciare Margaret mentre Frank, dopo essersi fatto riportare indietro, riabbracciava sua sorella. -Avevi detto che non saresti tornata a riprendere nessuno che fosse rimasto indietro- le fece notare Bobby -se non c'è un valido motivo di mezzo- rispose mentre sopportava il dolore; successivamente indicò la collana che la ragazza portava al collo e ordinò a un suo sottoposto -prendila e fai analizzare la foto di lui; voglio che tu venga a riferirmelo non appena lo trovi- Margaret prese la collana e gliela porse come ringraziamento per averle salvato la vita ma poco dopo disse -quando avete finito la rivorrei indietro- -provvederemo a rispedirtela- rispose il militare.

Da quel giorno passarono molti anni: Bobby si era arruolato in marina mentre Margaret era diventata una scienziata e riguardo a Susan e Alex si erano sposati e avevano messo su famiglia riuscendo anche ad ottenere l'affidamento del fratello; la vecchia città bruciata era stata recintata e tenuta sotto stretta osservazione e riguardo a Sonni era stata spedita su di un pianeta in cui anni fa erano state condotte ricerche sugli xenomorfi.

Jeffrey nel frattempo se n'era andato già da un pezzo ascoltando in fine il consiglio della donna; si era rintanato in un vecchio edificio dismesso e buio. -Com'è andata ?- chiese una voce dal buio -tutto come previsto, la ragazza ha trovato il medaglione di vostra figlia e ora vi sta cercando- -bene- disse aggiungendo in fine - ti aspetterò Sonni-.

   
 
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