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Autore: Castiga Akirashi    02/08/2015    1 recensioni
- ATTENZIONE: questa storia è il seguito di Black Hole. Se non avete l'avete letta, la comprensione potrebbe risultare difficile. -
Due anime gemelle sono due metà che si compongono.
Una non può vivere senza l'altra.
Raphael ha perso la sua e, ora, la sua unica gioia è Lily.
Ma capirà presto che non è mai troppo tardi per essere felici...
Questa storia è un po' diversa dalle altre sui Pokémon... diciamo che ci sono lotte, ci sono Pokémon ma c'è anche altro. Ho cercato di inserire il più possibile inerente all'argomento.
Buona lettura!
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lance, N, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Videogioco
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Spazio autore:
Ricordate le parole di Athena? :P
L'erba cattiva, non muore mai! E io non potrei mai darle la soddisfazione di morire e smettere di penare! eheheh :P


«Lo Stato di Kanto contro il Demone Rosso. Presiede l’accusa, l’avvocato Raphael Grayhowl. Alla difesa nessuno.» esclamò il giudice, battendo il martelletto di legno sulla scrivania.
Raphael la guardava, sconvolto. Non poteva credere che lei fosse davanti ai suoi occhi. Eppure era lì: una donna alta e magra, forse anche troppo, con i capelli arruffati colore del fuoco, vestita con una camicia a maniche corte e un paio di jeans; posata al banco con il gomito e la guancia sulla mano con fare annoiato, fissava una crepa nel legno, grattandola con l’unghia del pollice, dato che i due arti erano incatenati tra loro e quindi entrambe le mani erano posate sul piano del banco. Lei ci mise un momento di più, ma poi alzò lo sguardo verso il giudice, perplessa, e si girò scioccata verso la sua destra, sgranando gli occhi. Aveva due occhiaie spaventose; probabilmente segno di carenza di sonno.
I loro sguardi si incontrarono. Rosso nel verde. Dopo molto, troppo tempo.
“È lei.” pensò sconvolto e senza parole l'avvocato: “È davvero lei… ma com’è possibile?! Si era uccisa… e… dannazione! N! N l’ha salvata! E ora… è qui… ma come fa a essere qui? Come ha fatto Lance a prenderla? Non ha senso… non ha il minimo senso…”
Il martello del giudice, accompagnato dalla voce, interruppe i suoi turbinosi pensieri: «Avvocato Grayhowl! Tolga gli occhi dall’imputata e cominciamo il processo. Non deve temere, non può farle nulla. Il Campione ha preso tutte le precauzioni.»
Athena distolse lo sguardo a fatica, scoccando un’occhiataccia a Lance. Una di quelle che Raphael ricordava bene. Sembrava quasi arrabbiata con lui. Ma non perché la stavano processando, o si sarebbe difesa e sarebbe fuggita.
Ma perché… c'era Raphael.
“Forse… non mi ama più.” pensò lui, rattristandosi di colpo: “Ma io sì e la tirerò fuori ad ogni costo!”
Il processo si svolse lentamente. Sembrava che l’uomo non riuscisse a condannarla. Eppure aveva davanti a lui tutte le prove. Le aveva studiate, sapeva come metterla sulla forca.
Si costrinse a pensare e vide una scappatoia.
Aveva fatto come suo solito e aveva preparato alcuni punti a difesa che avrebbe dovuto smontare. Ora, li avrebbe usati a suo vantaggio.
“Allora, il processo segreto è fuorilegge.” cominciò a pensare, velocemente per non destare troppi sospetti: “Ma se la folla sapesse che lei è viva, sarebbe un disastro quindi lasciamo così. Però… il giudice non ha prove che uccida ancora. Se faccio ricadere tutta la colpa su Giovanni, riesco a toglierle la pena di morte per plagio e forse addirittura a proscioglierla. Sì, potrebbe funzionare ma devo lavorarci molto. D’altronde, ora sono solo io che tiro i fili, ma appena mi sarò costituito difesa, Vodel mi metterà contro un’accusa con i fiocchi. Ma non perderò mai, costi quel che costi. Ti tirerò fuori da questo casino, piccola pazza, te lo prometto.”
«Vostro Onore.» disse quindi, dopo tutti questi pensieri, raccogliendo le carte con fare professionale e cercando di non guardare troppo verso di lei: «Secondo il nostro ordinamento giuridico, l’accusa di omicidio si prescrive in quindici anni. Ne sono passati diciannove, quindi l’imputata sarebbe teoricamente assolta.»
«Ha ragione avvocato, ma se vede tra le carte che le ho consegnato, ci sono altri sette omicidi commessi negli ultimi due anni.» disse Lance, accennando ai fogli, con uno strano sorriso soddisfatto.
«Ha prove valide, per accertare che sia stata lei?»
«No, beh… visto che il modus operandi è l’accoltellamento e lei è apparsa dal nulla, abbiamo pensato fosse stata lei.» rispose, con un’alzata di spalle, il Campione.
«E le pare una prova schiacciante? Come si dichiara l’imputata in merito a questi omicidi più recenti?» chiese Raphael a Vodel, accigliato.
«Non lo … non gliel’ho chiesto…» rispose quello, lievemente imbarazzato: «Sì, dunque. Come si dichiara l’imputata?»
Athena lo guardò perplessa, poi guardò Lance che annuì e quindi la donna rispose: «Non colpevole, ovvio.»
Raphael chiuse gli occhi un momento, assaporando quella voce che da tanto tempo non sentiva. Quel tono freddo, sull’arrogante… quanto gli era mancato.
«Razza di bestia, di' la verità!» esclamò irato il giudice: «Avvocato Grayhowl! Metta questo mostro sulla forca! Subito!»
L’avvocato scosse la testa e ribatté: «Non ho prove sufficienti, Vostro Onore. L’accusa si ritira.»
«L’udienza è sospesa!» disse il giudice, quasi fracassando la scrivania a martellate.
Raphael raccolse le carte con fare professionale e uscì, senza degnarla di uno sguardo. Se l’avesse fatto, minimo le sarebbe saltato addosso.
Il giudice fece lo stesso e Lance andò da Athena, scortandola fuori, ma una guardia lo fermò.
«Campione, l’avvocato Grayhowl vuole conferire con l’imputata.» disse, scattando sull’attenti.
«Non è concesso. Solo la difesa avrebbe il permesso.» rispose lui, per poi portare via Athena.
Raphael non si scompose quando la guardia gli disse che Lance aveva rifiutato. Con quel lavoro aveva imparato presto a rimanere impassibile a tutto. Lasciò perdere per un po’. L’udienza era rimandata e i tempi erano lunghi. Poteva studiarsi bene quelle carte e cercare di tirare fuori l’amata da quel casino. Prima di tornare a casa, passò in procura. Andò in un corridoio all’ultimo piano e si fermò davanti alla porta con la targhetta in oro.
“Giudice Frederik Vodel”
Raphael era titubante. Non sapeva come dire all’uomo che si costituiva difesa, senza dire che era, forse, il fidanzato, innamorato pazzo, dell’imputata. Ma si fece coraggio e bussò.
«Avanti.» rispose il giudice.
Raphael entrò e disse: «Buongiorno, Vostro Onore.»
L’uomo lo fulminò all’istante, riconosciutolo, ed esclamò, furioso: «Cosa vuole ancora, Grayhowl?! Mi ha già fatto fare una figuraccia in aula!»
«Per evitarne altre, vorrei dirle che mi costituisco difesa.» rispose subito lui, pacato.
Spiazzato, il giudice temette di non aver compreso la frase, così chiese: «Che cosa?!»
«Ha capito bene, signor giudice.»
«Non so cosa lei abbia in mente, avvocato, ma faccia pure. Voglio un’accusa salda.» ringhiò Vodel e, senza porsi troppe domande, scrisse il verbale e firmò. Raphael controfirmò e uscì.
L’avvocato tornò a casa. Sua figlia era fuori e lui era solo. Prese il codice penale, molto consumato per tutte le volte che era stato sfogliato, le carte e cominciò a leggere. Ma molte domande gli affollavano la mente. E il suo cuore era in subbuglio.
“Come faccio a lavorare in queste condizioni?” pensò, seccato, fissando la pagina che era aperta sullo stesso punto da una buona mezz'ora.
Non riusciva a concentrarsi, pensava solo a lei.
Ripreso il controllo di sé, o almeno così pareva, lavorava senza sosta, giorno dopo giorno, cercando ogni minimo cavillo penale che potesse aiutarlo a scagionare la sua amata. Poteva farcela, doveva farcela. Ad ogni costo. E nessuno lo avrebbe fermato.
Non dormiva da giorni, quasi non mangiava e sua figlia era molto preoccupata per lui. Andava a scuola, tornava, pranzava, studiava, andava a letto… e la scena che vedeva era sempre la stessa: suo padre chino sul codice e su mille carte.
«Papà si può sapere cos’hai?! Non ti sei mai finito in questo modo per un processo!» esclamò Lily una sera, vedendolo appuntare qualcosa su un foglio, con l’onnipresente codice aperto.
«Sto bene Lily. È solo un processo molto, ma molto importante.» rispose lui, senza guardarla.
«Accusa o difesa?»
«Difesa.»
«Chi è che difendi?»
«Te lo dirò a tempo debito.» concluse secco il discorso lui.
Raphael era convinto. Doveva tirare fuori Athena dalle braccia della morte. Ma voleva anche parlarle. E sapere se lo amava ancora. A Lily non voleva dire ancora nulla. Era troppo presto per dirle qualcosa tipo: “Sai figliola, tua mamma è ancora viva ed è processata per omicidio plurimo, sequestro di persona e aggravante per torture. Rischia la pena di morte.”
Voleva invece poterle dire: “Piccola mia, tua madre ha fatto degli sbagli perché non aveva nessuno. Ma il tuo papà è riuscito a renderla migliore. E sono sicuro che sarà una buona madre.”
Non era sicuro di niente, ma per una cosa avrebbe fatto il possibile e l'impossibile.
Salvarla.
Ad ogni costo.
  
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