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Autore: Horse_    02/08/2015    8 recensioni
Sono passati quasi sette anni dall'ultima stagione di The Vampire Diaries, precisamente la settima. Ogni attore ha intrapreso la propria via da percorrere, cercando di vivere al meglio la propria vita, così come hanno fatto Ian e Nina.
Ian si è sposato con Nikki Reed, storica attrice di Twilight, mentre di Nina si sono perse le tracce. Nina, in realtà, ha proprio voluto sparire dal mondo che l'aveva aiutata a diventare famosa e ben amata da tutti perchè si porta dietro un segreto troppo importante da proteggere. Due bambini con gli occhi azzurri come il mare da tenere al sicuro da chi non li vuole e non si è mai interessato a loro.
Le cose tra Ian e Nikki, intanto, vanno sempre peggio e sono più i giorni in cui litigano che quelli in cui sono felici.
La ripresa dell'ottava stagione porterà tanti guai e a galla cose non dette, ma forse aiuterà due persone che si amano ancora alla follia a ritrovarsi dopo tanto -troppo- tempo.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice Accola, Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                             First day of school.




Thirty- Second Chapter.

Pov Nina.

Ian se n’è appena andato a approfitto della calma che regna in casa per andarmi a fare una doccia. Ci metto circa mezz’ora e dopo scendo in cucina per scaldarmi un po’ di latte e mangiucchio qualche biscotto, quando mi ricordo di Eric e che io ho ancora la sua giacca.

Afferro il telefono e noto con orrore che sono già le 11.52 p.m, ma mi ricordo che mi ha detto che ogni tanto fa le ore piccole per sistemare tutte le carte e spero proprio che questa sera sia effettivamente così e decido di tentare.

Al secondo squillo sento la sua voce e sorrido, poi mi siedo sul divano.

 

-Ciao Eric, sono Nina.- gli dico.

-Nina, ciao. Non credevo fossi ancora sveglia.- mi dice felice.

-Ho finito tardi sul set.- gli rispondo. -Per caso ti ho svegliato?-

-No, assolutamente. Stavo finendo di sistemare le ultime carte per un appartamento per domani.- mi spiega.

-Io ho ancora la tua giacca e volevo dirti che mi dispiace per come è andato a finire l’appuntamento l’altro giorno.- mi scuso.

-Non preoccuparti Nina, non è stata assolutamente colpa tua, ma il piccolo Joseph è stato male ed è giusto che tu fossi lì con lui. Per la giacca sai che non importa o è un pretesto per invitarmi a cena?- mi domanda ridacchiando.

 

Rido anche io e fisso la giacca appoggiata accanto a me.

 

-Può essere. Credo che dovrei farmi perdonare.- gli dico.

-Se sai cucinare allora va bene.- ammicca.

-Non sono molto brava a cucinare, però posso metterti a disposizione la cucina.- gli dico ridacchiando.

-Quindi io dovrei cucinare nella tua cucina?- mi domanda.

-Non è male come idea.- dico.

-Credo che sia ottima.- mi risponde e posso giurare di averlo sentito sorride.

-Facciamo dopodomani? Domani ho un impegno, sono libera solo mercoledì e i gemelli devono passare la serata con loro padre.- gli spiego.

-Accetto.- mi risponde.

 

Parliamo ancora per qualche minuto, poi ci salutiamo con la promessa di vederci mercoledì e decido, finalmente, di andare in camera mia e di mettermi a dormire.

 











 

                                                     * * *











 

 

Io e Ian siamo in viaggio verso lo studio legale del suo amico per cominciare ad ufficializzare il fatto che i gemelli siano anche i suoi figli e sono contenta di questo almeno anche loro, come tutti i bambini, avranno il cognome del padre e un po’ mi dispiace che non ci sia più il mio, ma è giusto così infondo.

Il problema che mi sta affliggendo da un po’ di tempo è un altro: cosa succederebbe se si venisse a scoprire la verità?

Come reagirebbe tutto il mondo a questa notizia? Sarebbe lo scoop del secolo e già mi immagino i titoli in prima pagina: Ian Somerhalder e Nina Dobrev hanno due figli, ma lui è sposato con un’altra oppure Nikki Reed tradita dal marito che ha avuto due figli con l’ex co-star e tanto altro ancora.

La preoccupazione non è solo per me, ma per i bambini e come la cosa potrebbe andare loro contro e non voglio che niente e nessuno faccia loro del male.

 

“A cosa stai pensando?”- mi interrompe Ian.

 

Vorrei dire niente, ma è inutile che gli nasconda una cosa di così vitale importanza, non avrebbe senso perché riguarda anche lui.

 

“Ian, cosa faremo se i paparazzi e il resto del mondo scoprissero che abbiamo due figli?”- gli domando e vedo Ian improvvisamente farsi più serio e nervoso.

 

Rimaniamo in silenzio per qualche attimo, poi decido di parlare ancora.

 

“Non dirmi che non ci avevi pensato, ti prego.”- lo supplico quasi. -“E’ una cosa importante.”

“Va bene, non ci avevo pensato.”- mi risponde titubante. -“Ma non lo scopriranno!”

“Stiamo per dare il tuo cognome ai bambini, se qualche notizia trapelasse, se”

 

Ian blocca il mio fluire di parole e intanto svolta a destra tranquillamente.

 

“Questo è un mio amico fidato, non uscirà nulla dal suo studio.”- mi dice poi parcheggia l’auto. Blocca la mia mano prima che io possa scendere e mi obbliga a guardarlo negli occhi. -“Ti fidi di me?”

 

No. Si. Non lo so.

Mi fido di Ian? Ne ha combinate così tante che la risposta immediata sarebbe un gran bel secco no, però sta cercando di dimostrarmi che è cambiato e che tiene ai gemelli e che ci tiene anche ad avere un qualche rapporto con me, sull’essere amici.

Annuisco solo e lui mi sorride.

 

“Nessun paparazzo o fan saprà nulla. Nemmeno Obama verrà a saperlo, te lo giuro.”- mi dice solenne.

“Molto rassicurante.”- gli dico roteando gli occhi al cielo. Scendo dalla macchina sotto lo sguardo sbigottito di Ian, poi parlo ancora. -“Comunque non penso che ad Obama interessi che io e te abbiamo due figli.”

 

Ian scoppia a ridere dietro di me ed insieme ci incamminiamo verso lo studio legale di questo suo fidato collaboratore.

Sono un insieme di studi legali all’interno di un palazzo in stile antico e Ian mi conduce in quello del suo amico. Non appena entriamo un uomo, sulla cinquantina, si alza dalla poltrona in pelle nera e ci viene incontro e sorride ad  entrambi, poi abbraccia Ian come se non si vedessero da una vita.

Si rivolge a me e io gli porgo la mano imbarazzata.

 

“Lei dovrebbe essere la signorina Dobrev, giusto?”- mi domanda sorridendo.

“Si, sono io.”- gli rispondo ricambiando il sorriso.

“Il signor Somerhalder mi ha spiegato tutta la situazione e ho già preparato i documenti.”- mi dice, poi ci indica le sedie. -“Ma prego, accomodatevi.”

 

Io e Ian ci accomodiamo sulle sedie mentre l’avvocato tira fuori dalla valigetta le carte per il cognome. Ci spiega in breve quello che comporta questa scelta e i diritti che avrà anche Ian, poi mi spiega anche i miei.

 

“Quello che manca sostanzialmente sono i giorni. In questi casi si stabilisce quanti giorni i bambini stanno con la madre e quanti con il padre.”- ci spiega l’avvocato.

 

Prima che possa intervenire ha già parlato Ian.

 

“I bambini rimarranno con la madre, Nina. Siamo d’accordo entrambi perché sappiamo che i bambini avranno sicuramente problemi con i cambiamenti e non vogliamo stravolgerli più di quanto non abbiamo già fatto.”- spiega Ian in poche parole e mi sorride.

“Perfetto. E’ la prima volta che incontro dei genitori con questa idea.”- ci dice. -“Molti lottano per avere di più i bambini e penso che… Quei due bambini siano molto fortunati ad avervi così affiatati e d’accordo con le decisioni dell’altro.”

 

Io e Ian ci guardiamo un attimo imbarazzati, ma ci pensa l’avvocato a toglierci dall’imbarazzo porgendoci delle carte da firmare. Prima firmo io, poi Ian e passiamo circa cinque minuti a firmare tutte le varie scartoffie, poi l’avvocato ce ne porge altre.

 

“Queste sono delle copie che dovete tenere nel caso incombessero problemi, ma sicuramente non ce ne saranno. Ora è tutto apposto, i bambini sono ufficialmente dei Somerhalder a tutti gli effetti. A giorni manderò un e-mail a Ian con le ultime pratiche.”- ci dice l’avvocato mentre noi ci alziamo.

“Grazie mille.”- porgo la mano all’uomo. -“Davvero.”

“Si figuri.”- mi dice, poi si rivolge ad entrambi. -“Sono felice che abbiate chiarito.”

 

Ian saluta un’ultima volta il suo amico, poi ci dirigiamo fuori dallo studio e saliamo in macchina diretti verso lo studio visto che dobbiamo finire di girare qualche altra scena -i gemelli oggi sono con la mamma e la sorella di Ian perché volevano conoscersi.

 

“Sono felice che si sia risolto tutto.”- esordisco continuando a guardare la strada.

“Anche io.”- mi dice guardandomi per qualche attimo poi riporta gli occhi sulla strada. -“E ti ringrazio.”

“Sono anche figli tuoi, ed è giusto così.”- gli dico.

“Grazie per tutto. Insomma… Mi hai fatto il regalo più bello di tutta la mia vita. Due bambini… Io… Ho sempre voluto dei bambini e ora… Mi sembra quasi un sogno.”- mi dice.

 

E vedo i suoi occhi brillare di gioia e di amore mentre pensa a Joseph e a Stefan e di come, effettivamente, siano i suoi figli.

Ho sempre saputo che Ian voleva una famiglia, dei bambini, ma io in quel momento, quando ci siamo lasciati, non ero pronta a dargli quello che voleva e se solo avesse aspettato qualche anno ce l’avrei fatta. Nemmeno quando ho scoperto di essere incinta ero pronta, ma non avrei mai potuto uccidere un bambino, mio figlio, quindi sono maturata nel corso del tempo anche grazie ai gemelli e tutto quello che comporta essere mamma perché penso che non sia affatto facile. E ora non potrei nemmeno immaginare una vita senza i miei bambini perché li amo sopra ogni cosa.

 

“Sono capitati per caso… Capisci cosa intendo, no?”- gli domando e lo vedo annuire. -“Quindi non mi devi ringraziare.”

“Con Nikki sta andando tutto a rotoli…”

 

Esordisce così senza una connessione logica e lo vedo stringere il volante. Vorrei dirgli che a me della sua vita privata non interessa nulla, che sono contenta che sia felice -anche se non ne sono sicura fino in fondo- ma posso percepire che lui abbia bisogno di parlare con qualcuno, di raccontare qualcosa a qualcuno e quel qualcuno sono io e un po’ mi sorprende il fatto che si voglia confidare con me.

Io sono la sua ex, dopotutto. Di questo fatto, però, me lo avevano accennato Paul, Candice e anche Kath un po’ di tempo fa e a me era sembrato impossibile visto che sembravano una coppia perfetta.

Decido comunque di non interromperlo e lascio che si sfoghi.

 

“Non ci capiamo più come una volta.”- continua. -“Prima sembrava andasse tutto bene, l’amavo si, ma ora… Abbiamo provato ad avere un bambino, ma poi mi sono stufato e… Sai quanto ami i bambini e potrebbe sembrarti una cosa impossibile, lo è stato anche per me, ma non volevo che mio figlio nascesse in una situazione un po’ scomoda. Litighiamo in continuazione e non ci capiamo più, ma io sto cercando di recuperare…”

 

Si blocca per qualche istante continuando a guidare, poi riprende il suo monologo.

 

“E’ pur sempre mia moglie, ma è come se non lo fosse più. Da quando le ho detto dei gemelli poi la situazione è peggiorata… Non per la storia di Joseph, non l’ho incolpata, ma credo… Credo che questa situazione le stia scomoda, ma sono pur sempre i miei figli, le due cose più importanti della mia vita. Vorrei che tutto tornasse come prima, che tutto si sistemasse, ma è come se ci fossimo stufati entrambi dell’altro. Forse… Forse lo abbiamo fatto subito dopo il matrimonio…”- termina.

 

E la cosa mi lascia a bocca aperta perché non sapevo tutte queste cose e penso che non le abbia mai dette a nessuno. Si è completamente aperto con me esponendomi i problemi della sua vita e mi fa tremendamente pena perché posso vederlo tormentato e in lotta con se stesso alla ricerca della strada giusta. Forse hanno bisogno di una pausa, entrambi, ma decido comunque di non dirglielo perché non è né mio diritto e né mio dovere intromettermi.

 

“Mi dispiace, non pensavo… Non pensavo che aveste questi problemi…”- mormoro.

“Dispiace anche a me.”- mi dice solo, ma posso vedere il suo sguardo ferito e turbato.

 











 

                                                     * * *











 

 

Il giorno dopo.

 

“Mamma, non trovo più le scarpe!”- urla Joseph dal piano di sopra mentre io sto finendo di preparare le cartelle.

“Dovrebbero essere”- mi blocco per capire cosa stia facendo Ian e mi rivolgo direttamente a lui. -“… Potresti andare ad aiutare Joseph?”

 

Lo vedo troppo impegnato con la cerniera del giubbotto di Stefan e con il cappellino di lana nell’altra mano quindi decido di andare io da Joseph.

Quarantadue minuti dopo siamo in macchina diretti verso la scuola elementare e i gemelli continuano a parlare di come siano felici dell’inizio della scuola, ma so che quando ritorneranno a casa sarà tutto diverso e ridacchio leggermente ricordando che qualche giorno fa non ci volevano andare.

 

“Quando avete finito verrà la nonna a prendervi.”- dico loro. -“Io e vostro padre siamo al lavoro.”

“Quale nonna?”- domanda giustamente Stefan.

“Entrambe.”- risponde Ian per me. -“Dopo vi porteranno a prendere una cioccolata calda.”

 

Credo che mia madre si sia messa d’accordo con quella di Ian a questo punto perché da quello che ne sapevo io doveva andare solo la mia, ma glielo chiederò più tardi.

 

“Ma io voglio il gelato!”- ribatte Stefan.

“Amore, credo che stia cominciando a fare freddo per il gelato.”- gli dico sospirando nel vedere che siamo già arrivati davanti alla scuola.

 

E mentre gli accompagniamo all’entrata per portarli nella loro nuova qualche, che è la I° D i miei occhi iniziano a farsi lucidi e il mio cuore diventare un po’ più pesante nel vedere come i miei bambini siano già cresciuti e pronti per iniziare una nuova fase della loro vita.

Certo, da piccoli sono andati all’asilo, ma qui è diverso e più traumatico. Quando i bambini capiscono che quella è la loro classe si battono il cinque entusiasti sotto lo sguardo stupito di Ian e quello più triste mio.

 

“Siamo nella classe D!”- esulta Stefan.

D come Damon papà!”- conclude Joseph.

 

Io e Ian ci guardiamo e sorridiamo, poi una signora di circa trent’anni, forse qualche di più, esce dalla classe dove ci sono abbastanza bambini e ci sorride.

Prego con tutto il cuore che non ci abbia riconosciuto e spero che guardi qualche altro show tipo The Games Of Throne e non il nostro.

 

“Buongiorno.”- ci saluta cordialmente tutti e quattro e a pelle questa donna mi sta simpatica, spero solo non faccia troppe domande. Si rivolge ai bambini abbassandosi alla loro altezza. -“Voi siete?”

“Stefan.”- risponde il diretto interessato.

“Joseph.”- risponde l’altro.

Somerhalder.”- interveniamo io e Ian.

 

Abbiamo spiegato a grandi linee la storia del cognome ai bambini e di come anche loro padre volesse dare un “nome” anche a loro e ne sono stati entusiasti, forse fin troppo, e non si sono fatti nessun tipo di problema.

 

“Certo, si. Allora siete nella classe giusta.”- sorride loro. -“Potete sedervi pure dove volete, mancano ancora alcuni bambini.”

 

I bambini, non preoccupandosi del nostro stato d’animo -perché riesco a percepire che anche Ian si stia angustiando- ci salutano con la mano e corrono subito da altri bambini e sono felice che in questo momento sembrino così aperti a socializzare.

 

“Se… Se succedesse qualcosa chiamateci!”- dico alla maestra con la voce tremolante.

 

Lei, accorgendosi del mio stato d’animo, mi sorride rassicurante.

 

“Non si preoccupi signora. I bambini staranno bene ed è sempre difficile staccarsi da loro per i primi giorni di scuola, ma sono sicura che si divertiranno.”- mi dice infine.

“Lo spero.”- le rispondo angosciata.

 

Rimaniamo per qualche attimo ancora a guardare i bambini, mentre la maestra è già andata in classe, e mi accorgo di star piangendo quando Ian mi asciuga una lacrima con un dito.
 

“Nina?”- mi chiama preoccupato. -“Che cosa c’è?”

“Loro… Sono cresciuti così tanto.”- mormoro tra le lacrime.
 

Sono lacrime di un po’ di gioia e malinconia e altri mix di emozioni che ora non so proprio spiegare.

Ian mi abbraccia con leggerezza e mi dice che non devo dispiacermi per loro, che staranno bene, ma anche lui ha gli occhi lucidi nel vedere i bambini al loro primo giorno di scuola e se fossi stata da sola molto probabilmente sarai scoppiata letteralmente a piangere sul serio.

 

“Staranno bene, vedrai.”- mi accarezza un braccio. -“Ora credo sia meglio andare, faremo tardi.”

 

Annuisco e andiamo fuori dalla scuola per dirigerci sul set.




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Eccomi qui, puntuale come al solito ^^
E' un capitolo un po' particolare perchè è successo un po' di tutto e, forse, è uno dei capitoli più corposi che abbia mai scritto.
Per prima cosa abbiamo Nina ed Eric che si sono dati di nuovo appuntamento, questa volta a casa di Nina, e nel prossimo capitolo li vedremo interagire ancora, poi starà a voi dire se vi piacerà o meno :)
Poi abbiamo la questione dell'avvocato che si è risolta nel migliore dei modi, era un amico di Ian, quindi ha fatto tutto il più discretamente possibile senza far trapelare nulla, come giusto che sia. Sinceramente non so come si svolgono queste faccende burocratiche, non è assolutamente un mio campo, ma spero di non aver scritto nessun strafalcione o aver trattato tutto con superficialità.
Abbiamo il primo giorno di scuola del gemelli -la scuola è privata, quindi nessuna informazione fuoriesce da lì- e mentre i bambini ne sono entusiasti, Nina è leggermente disperata nel vedere come sono cresciuti i suoi bambini, e anche Ian lo è, ma non lo da a vedere. Credo che per ogni madre sia difficile vedere i propri figli iniziare a crescere e frequentare scuole sempre più impegnative, spero di non aver reso niente ridicolo ^^
Ian poi si apre con Nina e spero siate d'accordo con me sul fatto che lei non possa sbilanciarsi più di tanto, in quanto ex, madre dei suoi figli e donna. Non può mettere i bastoni sulle ruote a Ian, anche se è lui a dirle di non stare più bene, ma è comunque dispiaciuta.
Ringrazio le nove ragazze per le recensioni che mi hanno lasciato, mi riempite ogni volta di gioia *__*
Ci vediamo con il prossimo capitolo mercoledì 5 agosto!

  
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