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Autore: frabulous    02/08/2015    3 recensioni
Sai perché il mondo è ancora bello? Perché c'è ancora qualcuno che ti apprezza per come sei e non per come devi essere.
-Johnny Depp
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Dal terzo capitolo:
Secondo la profezia, un giorno arriverà una ragazza che riuscirà a riportare alla luce l'essenza smeraldo della pietra. Secondo la stessa profezia, però, non dovrà essere la ragazza a trovare la vera essenza della sfera, bensì un demone. Questo è detto essere l'amato e amante della fanciulla prescelta e solo quando troverà l'essenza della pietra, questo potrà beneficiare a pieno del vero potere di essa.
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AGGIORNATO IL 5^ CAPITOLO! 02/08/15
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Miroku/Sango
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5
Amicizie
 
 
You win some,
you lose some.
 
 
Buio, silenzio, calore. Kagome provò ad aprire gli occhi, ritrovandosi la vista leggermente appannata e un gran mal di testa. Era distesa sul pavimento del grande atrio di fronte al tempio di casa sua, vicino al grande Goshinboku e questo voleva dire solo una cosa: era tornata a casa! Fece per alzarsi, ma si ritrovò incatenata dalle braccia di Inuyasha. Solo allora si ricordò della lotta contro tutti quei demoni. Il mezzo demone era stato coraggioso nel fronteggiarli tutti da solo e per di più lo aveva fatto per proteggere lei. Alla ragazza si imporporarono leggermente le guance a quel pensiero. Continuava a fissare il volto del suo bello e scorbutico eroe, dai lineamenti così marcati, ma anche profondamente dolci, dalla carnagione leggermente abbronzata che creava un attraente contrasto con i lunghi capelli argentati, in mezzo ai quali facevano capolino un paio di morbidissime orecchiette da cane. Come faceva a sapere che erano morbidissime? Purtroppo, per l’ennesima volta, non aveva saputo resistere alla tentazione e si era messa ad accarezzarle. Non aveva tenuto conto del fatto che il bell’addormentato ora non era più così addormentato e ben presto si ritrovò di fronte ad un paio di tempestosi occhi color dell’ambra che la fissavano profondi.
“Insomma, tu, vuoi farla finita o no di giocherellare con le mie orecchie? Ti ricordo che sono estremamente sensibili!” cominciò l’hanyou, a cui a dir la verità quel contatto era piaciuto anche troppo, considerato che si era ritrovato a sorridere come un ebete quando risvegliandosi aveva sentito le mani di Kagome procurargli piacevoli carezze.
“Quante volte ancora dovrò ripeterti che ho un nome? Mi chiamo Kagome, non ‘tu’! E poi mi pare che anche tu non ti stia facendo troppi problemi ad abbracciarmi” disse la ragazza scostandosi dalle forti braccia del mezzo demone, a malincuore. Non avrebbe voluto abbandonare quella sensazione di protezione che Inuyasha le dava, ma aveva pur sempre un orgoglio da difendere! Questo si ritrasse subito e si mise seduto a gambe e braccia conserte.
“Tsk! Dannata, come puoi pensare che a me possa piacere abbracciare una semplice ningen come te?” disse portando lo sguardo dalla parte opposta rispetto agli occhi della ragazza. Quella, per tutta risposta, si incendiò di un’aura che spaventò persino il mezzo demone in questione, costretto a rimpicciolirsi rispetto alla figura colossale che era diventata quell’innocente ragazza maldestra che fino a un attimo prima pareva non sapersi neppure difendere.
“Assì, eh? Bene, allora, A CUCCIA!”. Due secondi dopo l’hanyou era stravaccato per terra, con la fiaccia spiattellata nel terreno borbottante imprecazioni.
I due erano talmente presi dalla litigata, che non si accorsero neppure che qualcuno li stava osservando dall’ombra di un cespuglio e che, solo quando dalla Gemma Bifronte si era scaturita l’intensa luce verde che Kagome aveva fatto emanare, si era deciso ad uscire allo scoperto, muovendosi furtiovamente. Un piccolo fagottino si era ora avvicinato con una velocità invidiabile ai due litiganti, portandosi in pochissimo tempo dietro la schiena della ragazza.
“Kagome! Attenta!” Inuyasha era tornato sul pianeta terra giusto in tempo a rendersi conto della presenza di qualcosa, o meglio di qualcuno, e si era affrettato a stringere nuovamente la ragazza a sé per soccorrerla dall’imminente pericolo. Questa, sentendosi stretta ancora una volta in quella piacevolissima morsa che erano le braccia di lui, non perse tempo a rinfacciargli la loro eccessiva vicinanza.
“Dannata! Perché mi hai schiaffeggiato? Non vedi che ti ho salv-” le parole gli morirono in bocca, quando, voltandosi per scoprire l’identità del famigerato aggressore ninja, si era ritrovato di fronte un piccolo cucciolo di volpe con un visino dolcissimo che malcevlava con un’espressione da finto duro.
“E tu chi saresti, moccioso?” sbottò a quel punto l’hanyou.
“Ehi! Non ti azzardare a chiamarmi così, razza di-”
“Ohhhhhh ma che carinooooooo!” gli occhi di Kagome avevano assunto la forma di cuoricini di fronte all’immagine kawaii del piccolo youkai. Quest’ultimo, colto impreparato, si ritrovò ad assumere l’espressione più adorabile che avesse mai sfoggiato di fronte alla ragazza che lo aveva trovato ‘carino’. Gli occhioni dolci della piccola volpe sortirono l’effetto sperato e la ragazza iniziò a strapazzare tra le sue braccia quel tenero ammasso di pelo dall’aria decisamente troppo adorabile e mielosa secondo il non così modesto parere di un certo mezzo demone. Afferratolo per la collottola, Inuyasha lo scansò rudemente da quel paradiso che erano gli abbracci di Kagome per trascinarlo direttamente di fronte all’inferno che erano diventati i suoi occhi ambrati.
“Non mi sembra che tu abbia ancora risposto alla mia domanda, moccioso!”. Il demone volpe cominciò a dimenarsi e a divagare lacrimoni ovunque sperando che gli artigliacci dell’hanyoi allentassero la presa, ma niente da fare. Dovette ricorrere all’attacco.
“Ti ho detto di non chiamarmi ‘moccioso’! il mio nome è Shippo, razza di mezzo demone! Porta rispetto ad uno youkai!” si atteggiò in aria di sfida il piccoletto, a cui si era appena disegnata una smorfia di superiorità in bocca e che aveva incrociato le braccia con la solita aria superficiale che Inuyasha conosceva anche troppo bene. Come ingannarlo con i propri stessi trucchetti!
“Com’è che mi hai chiamato, moccioso? Ripeti se hai il coraggio” ringhiò allora l’hanyou, assestando un pugno in testa al demone volpe. Questo si mise a frignare e una Kagome fino ad allora spettatrice si lasciò trasportare dalla stessa aura blu di poco prima.
“Inuyashaaaaaaaa! Come ti permetti di prendertela con qualcuno più piccolo di te! A cuccia!”. Calda luce verde, BAM. Quella formuletta stava diventando un’abitudine che il povero mezzo demone non sembrava apprezzare per niente. E infatti, ancora spiaccicato al suolo, con la bocca immersa nel pavimento, bofonchiava imprecazioni “Dan…dannata! Ma non…senti…come mi…ha chiamato”.
Poco più in là, Shippo guardava con occhi adoranti alternativamente Kagome e la piccola pietra che quella portava al collo. “Ma allora è vero che esiste una nuova Custode! Non era solo un pettegolezzo!”. La ragazza continuava a sorridergli entusiasta mentre lo coccolava e si divertiva a stuzzicarne la folta codina. Inuyasha, una volta rialzatosi a fatica, ancora estremamente dolorante, di fronte a quella scenetta per poco non perse le staffe. Non solo quel coso era riuscito a nascondergli la sua presenza e il suo odore, arrivando come un ninja alle spalle di Kagome, ma ora questa lo stava anche a coccolare come niente fosse, quando quella specie di concentrato di tenerezza lo aveva offeso pochi minuti prima.
 

Venne fuori che il piccolo Shippo, dopo aver sentito la voce della ritrovata Custode della Gemma Bifronte, si era precipitato a constatarne l’esistenza accorrendo in prossimità di un villaggio da cui aveva sentito provenire un potentissimo flusso di energia, per poi ritrovarsi poi sommerso da una valanga di demoni. Spaventato come non mai, si era messo a correre ricorrendo a tutta la velocità di cui era in potere e si era ritrovato praticamente attirato dalla corteccia di un grande albero secolare che lo aveva trascinato nel mondo del futuro.
Il mezzo demone se ne era rimasto in disparte per tutta la durata del racconto del demone volpe, che per giunta si era fatto tirar fuori le risposte con le pinze, e continuava ad agitare freneticamente le orecchie. Quel marmocchio non la finiva di starsene accoccolato tra le braccia di Kagome. Ma poi a lui che importava? Già, ora avrebbe semplicemente usato la ragazza per tornarsene nel suo mondo e poi tanti saluti!
La diretta interessata parve accorgersi dei suoi continui sguardi minacciosi. Si chiese il perché di quelle strane reazioni e diede voce ai suoi pensieri “Inuyasha, ma che hai?”
“Tsk” fu la sola risposta di quello, che chiuse gli occhi e girò la testa dalla parte opposta.
“Ah, ho capito! Ti sei offeso perché ti ho rubato Kagome, non è vero?” chiese un malizioso Shippo.
“Ma fammi il favore, moccioso! Solo a un marmocchio come te potrebbe interessare una come Kagome!”
“Allora è così, eh? A c…a cuc…” la ragazza non riuscì a terminare la frase. Se avesse continuato a parlare sicuramente ne sarebbero usciti fuori solo singhiozzi e questo non voleva proprio che accadesse. Ma poi che gliene importava di cosa pensava Inuyasha? Il mezzo demone, dal canto suo, aveva chiuso gli occhi, abbassato le orecchie e portato le mani in avanti per fargli da scudo a quello che si aspettava che sarebbe successo di lì a poco, un’imminente ‘a cuccia’, che però non arrivò mai. Aprì lentamente gli occhi per accorgersi che Kagome si era mestamente spostata fino al Goshinboku, Shippo tra le braccia che la guardava con gli occhi a punto interrogativo.
“Probabilmente voi ora vorrete tornare nel vostro tempo… e credo di aver capito che sono io l’unica che può aiutarvi…” disse facendo cenno all’hanyou di avvicinarsi. Quello, per quanto cercasse di capire, non riusciva a non sentirsi uno schifo per le parole usate poco prima e in ansia di fronte alla reazione così stranamente calma e mantenuta di quell’uragano. Ma non fece altro che avvicinarsi a lei e stringerle la mano, se era davvero ciò che voleva.
Una mano stringeva quella di Inuyasha, l’altra il ciondolo, mentre Shippo ciondolava su una sua spalla. Attese che la magia che li aveva ritrascinati nel suo tempo si manifestasse nuovamente. O meglio, attesero, per cinque lunghi minuti. Niente, assolutamente nulla. Solo alcune folate di vento e delle rumorose cicale.
 


Da quel giorno era passata ormai una settimana. Kagome continuava ogni giorno a provare a riusare il Goshinboku per far tornare Inuyasha e Shippo nella loro epoca, ma non c’erano segni di miglioramento. Nel frattempo, come era ovvio che dovesse fare probabilmente, raccontò tutte le vicende alla sua famiglia e presentò i due demoni. Per la felicità del nonno, custode del tempio shintoista, i due rimasero come ospiti in casa Higurashi ed erano stati accettati come tali da quella stravagante famiglia che Kagome si ritrovava. La mamma aveva accolto volentieri qualcuno che apprezzasse tanto i suoi manicaretti e il fratellino Sota pareva al settimo cielo nell’avere in casa due nuove figure maschili, Inuyasha in particolare, a cui si era affezionato come fosse il suo ‘fratellone’. I litigi, d’altra parte, erano all’ordine del giorno. L’hanyou riteneva che Shippo si prendesse troppe libertà nello starsene sempre accoccolato a Kagome e la ragzza non si capacitava dei comportamenti del mezzo demone. Che fosse…geloso? E perché mai avrebbe dovuto esserlo? Di un bimbo poi? Comunque, nonostante tutto, il loro rapporto si era stranamente intensificato per il meglio, avendo imparato a sopportarsi e a cogliere sempre l’occasione di qualche bisticcio per stuzzicarsi un po’.
Tutto sommato, la situazione non dispiaceva per niente a Kagome. Infatti, aveva presentato sia Shippo che Inuyasha alla sua migliore amica qualche giorno prima, raccontandole tutto. Era sicura che di lei ci si potesse fidare e inoltre la ragazza si era da sempre dimostrata interessata nei confronti dei demoni, vantando di avere un’eredità importante, in quanto discendente di una grande stirpe di sterminatori di demoni. Il pensiero non era andato giù ad Inuyasha, inizialmente. Aveva già avuto a che fare con sterminatori e solitamente era gente che ci sapeva fare. Ma conoscendo Sango e vedendo che Kagome riponeva assoluta fiducia in lei, si era notevolmente tranquillizzato. La sterminatrice in questione, in realtà, non era altro che una ragazza poco più grande di Kagome, forse di un anno massimo due, che lavorava part-time al tempio shintoista come apprendista. Si era immaginato di ritrovarsela vestita da miko, in abiti cerimoniali dalla veste bianca e rossa, come era costume nell’epoca Sengoku, ma aveva appurato che in quell’epoca il concetto di ‘apprendistato’ comprendeva solo lavoretti di manutenzione, per cui Sango si limitava a pulire, spazzare e rifilare souvenir a tutti i visitatori, il tutto in una comoda tuta bianca e nera.
 
Quel giorno, Kagome era andata a scuola e, come accadeva da sette giorni a quella parte, Inuyasha non l’aveva persa di vista neanche per un secondo, seguendo le lezioni insieme a lei e sorvegliandola da qualche albero vicino alle sue classi. Ormai anche la ragazza sapeva che il mezzo demone la controllava per tutta la durata dell’orario scolastico e a dire il vero non le dispiaceva per niente. Lui diceva di voler tenere sott’occhio la Gemma continuamente, nel caso in cui qualche uomo malvagio se ne volesse appropriare, ma Kagome era arrivata alla conclusione che non poteva essere solo quello il motivo e spesso Inuyasha era anche troppo impaziente che le lezioni finissero. Chissà – si ritrovò a pensare Kagome – evidentemente non poteva stare troppo tempo senza stuzzicarla un po’ con tutto quel suo borbottare.
Anche quel mercoledì, infatti, in corrispondenza dell’ultima ora, un’assonnata e annoiatissima ragazza dai lunghi capelli corvini che fissava svogliatamente il vuoto della finestra, si era ritrovata di fronte l’immagine di un bellissimo hanyou gesticolante che fremeva dall’impazienza che quella dannata ultima campanella suonasse. Senza pensare oltre, un ‘a cuccia’ fin troppo rumoroso le era uscito di bocca e, se aveva fatto scaraventare a terra il mezzo demone a terra, evitando così che qualcuno potesse vederlo spulciarsi sull’albero di fronte alla loro classe, aveva anche contribuito a mandarla fuori dalla porta con un grosso secchio d’acqua per braccio in punizione.
Il rientro da scuola era stato abbastanza normale. Ormai era abituata all’ombra di Inuyasha che saltava di albero in albero percorrendo il suo stesso itinerario, facendo però attenzione a non farsi notare dagli sguardi indiscreti della gente. Salendo gli innumerevoli gradini che portavano a casa, Kagome si accorse di un particolare: un nuovo apprendista! Si affrettò a fare cenno ad Inuyasha di restare nascosto, che di rimando sbuffò chiassosamente. Lei si avvicinò al nuovo aiutante del tempio: un ragazzo slanciato dagli occhi quasi neri con stravaganti sfumature cobalto e i capelli raccolti in un codino basso, che indossava una strana veste blu scuro e portava in mano una specie di scettro con tanti piccoli anellini che producevano piacevoli suoni ogni qual volta il bastone si muovesse. Uno strano abbigliamento, quasi folcloristico. Ciò non intimorì la ragazza, abituata tuttavia alle strambe scelte del nonno in fatto di apprendisti, e, dopo una sana risatina sotto i baffi, si avvicinò allo sconosciuto.
“Ciao! Tu devi essere il nuovo apprendista. Io sono Kagome, la nipote del custode di questo tempio” cominciò facendo un piccolo inchino. Vide gli occhi del bizzarro aiutante farsi grandissimi improvvisamente, mentre quello di avvicinava sempre più a lei.
“Oh, ma è un piacere per me conoscervi, divina creatura!” disse questo chiudendole le mani nelle sue “Vorreste concedermi l’onore di fare un figlio con me?”. A Kagome quasi non cadde un sopracciglio, mentre stentava un sorrisetto isterico. Il nonno aveva scelto proprio un Don Giovanni maniaco di prima categoria. Non fece in tempo a formulare una risposta quanto più possibile educata per declinare una proposta tanto indecente, che sentì la presa sulle mani allentare bruscamente e vide l’apprendista cadere a terra rovinosamente, spinto dalla gomitata sulla testa di un certo hanyou.
“Ahi, ahi, ahi” cercò a fatica di risollevarsi carezzando con la mano la parte lesa, sulla quale sporgeva ora un grosso bernoccolo.
“Tsk, ma ti sembrano proposte da fare queste, bonzo?” sbottò Inuyasha.
“Inuyasha! Non c’era bisogno di colpirlo così forte!” disse Kagome a cui era appena tornata la parola.
“Oh, divina Kagome! Allora voi vi preoccupate per me!” il maniaco era tornato all’attacco, riprendendosi anche troppo velocemente e portando molto silenziosamente una mano al fondoschiena della ragazza, che al contatto cominciò a strillare. A quel punto Inuyasha si frappose fra lei e l’apprendista “Ehi, bonzo, giù le mani da Kagome!”.
Finalmente il depravato in questione si decise a sollevare lo sguardo, per incontrare due grossi occhi ambrati che lo fissavano prepotenti. Dovette deglutire più volte, a fatica, tastando le orecchie dell’hanyou e riservandogli diverse occhiate indagatrici, per assicurarsi che quello non fosse un sogno. Ma il realistico pugno e annesso dolore provocato da un pugno di Inuyasha lo portarono a dedurre che, sì, quella era la realtà.
“Ma… ma…tu sei un…demone” disse balbettando con occhi trasognanti.
“Mezzo demone” specificò il diretto interessato.
 
Dopo le dovute presentazioni e altri vani tentativi di Miroku –quello era il suo nome- di ‘tastare le piacevoli curve del corpo paradisiaco della divina Kagome’ –testuali parole-, Inuyasha e Kagome si erano incamminati verso casa Higurashi. Passando di fronte al Goshinboku, però, notarono una strana attività. Il tronco secolare era come in sussulto e pareva che qualcosa al suo interno si stesse dimenando per uscire a singhiozzi. Infatti, così fu. Alcuni dei demoni che avevano affrontato la settimana prima nel Sengoku avevano fatto la loro comparsa del mondo moderno. Il mezzo demone si lanciò subito nel combattimento, intimando vivamente Kagome di farsi da parte. Si destreggiava tra quei giganti usando Tessaiga, la sua katana, e i demoni venivano feriti, ma erano comunque incredibilmente grandi, sembravano persino più imponenti di quelli incontrati in epoca Sengoku, anche se di numero notevolmente inferiore. Uno si era avvicinato pericolosamente a Kagome e Inuyasha era troppo impegnato nella battaglia per accorgersi del pericolo che la ragazza correva. Con grande sorpresa di tutti, Miroku le si era avvicinato e, con un gesto della mano sinistra, liberò l’altra da un rosario che la teneva fasciata con della stoffa e la portò all’altezza del demone. Subito, si alzò un vento fortissimo che spinse la creatura demoniaca come risucchiata da un vortice dritta in un buco nella mano dell’apprendista. A seguire, questo risucchiò anche tutti gli altri demoni che Inuyasha stava affrontando, lasciando il mezzo demone e la ragazza a bocca aperta.
 
“Questo vortice è eredità della mia famiglia dai tempi del Sengoku. In quel periodo, un mio antenato si scontrò contro un demone che aveva la capacità di mutare forma, un certo Naraku. Dapprima aveva assunto la forma di altri demoni, che non avevano intimorito per nulla il mio avo, in quanto rinomato monaco. Ma poi una volta pìmutò in una…” e qui gli occhi dell’apprendista divennero così scintillanti da fare invidia alle infine scale del tempio che Sango lucidava tutte le mattine.
“Una donna.” terminarono per lui Inuyasha e Kagome, per niente stupiti dal fatto che anche l’antenato di Miroku fosse un Don Giovanni: doveva essere di famiglia.
“Una bellissima donna.” constatò l’apprendista “Ma voi come facevate a saperlo?”. Due grossi goccioloni apparvero sulla testa dell’hanyou e della ragazza.
“Comunque, dicevo che, essendosi il demone trasformato in una bellissima fanciulla, il mio antenato ne fu vinto e il demone ne approfittò per infliggergli questa maledizione. Il vortice ha il potere di risucchiare qualsiasi cosa incontri e tutti gli uomini della mia famiglia ne sono stati vittime. Tanto è vero che un giorno il vortice arriverà a risucchiare anche me”. Kagome si rivelò sconcertata di fronte a quell’ammissione. Probabilmente l’apprendista doveva soffrire molto questo suo infame destino ed era probabilmente il motivo che lo spingeva a chiedere a qualunque donna di far figli con lui. Evidentemente doveva sentirsi molto solo in questa sua sventura e forse era attanagliato dalla paura di quello che sarebbe successo.
Tutte le sue riflessioni sull’animo tormentato del giovane scemarono quando Miroku si ritrovò di fronte la sua migliore amica, Sango, e non perse tempo a palparla e a proporgli matrimonio e figli maschi. I due ebbero modo di conoscersi tra una toccatina di Miroku e una cinquina di Sango, mentre Inuyasha, Kagome e l’appena arrivato Shippo li guardavano divertiti.
 
Inuyasha dalla storia dell’apprendista non aveva potuto fare a meno di cavare un importante particolare: il demone mutaforma chiamato Naraku. Anche il demone che gli aveva raccontato quella storia tanto assurda sull’infedeltà di Kikyo spingendolo ad agire contro di lei era un mutaforma dallo stesso nome. Tutte le volte che aveva avuto la sfortuna di avvicinarlo aveva sempre assunto aspetti diversi, ma il puzzo emanato era sempre quello e lui lo ricordava bene. Guardò il profilo allegro di Kagome, che rideva di fronte alla scena comica che le si presentava di fronte. Ancora non sapeva perché, ma non voleva che lei sapesse che quel mezzo demone e quella miko della legenda erano in realtà lui e Kikyo. Non voleva che Kagome venisse a conoscenza del fallimento che lui aveva commesso, del fatto che non avesse creduto alle parole della donna che credeva di amare. Se davvero quel damerino era lo stesso che aveva inflitto la maledizione del vortice sulla famiglia di Miroku, allora sarebbe stato solo un motivo in più per trovarlo ed annientarlo. Il problema stava solo nel ritornare a casa, nell’epoca Sengoku. Erano arrivati alla conclusione che probabilmente il passaggio attraverso il Goshinboku era ostruito per colpa dei demoni. Dopo la loro ultima lotta in epoca Sengoku dovevano esserseli portati dietro e molti non erano riusciti ad agttraversare completamente la dimensione che separava un’epoca dall’altra, ma col tempo ci sarebbero riusciti, e ne erano tutti consapevoli. L’energia e la forza che la Gemma Bifronte emanava al collo di Kagome sembrava più potente che mai e il suo calore avrebbe presto attirato nel mondo moderno anche i demoni incastrati nell’albero secolare. E forse tra loro ci sarebbe stato anche Naraku. Inuyasha avrebbe protetto la pietra, questa volta l’avrebbe protetta davvero. Avrebbe protetto anche e soprattutto Kagome. L’avrebbe aiutata a trovare quel demone da amare e così, una volta tramutato il rubino in smeraldo, avrebbe potuto finalmente usufruire del potere della Gemma e divenire invincibile.







Angolino dell'autrice:
Amati/e lettori/trici, mi scuso ancora una volta per questo lunghissimo ritardo! Purtroppo, come ho già detto a molti di voi, alcuni imprevisti personali mi hanno tenuta lontana dalla scrittura :( Solo qualche giorno fa sono potuta tornare all'attacco e aggiornarmi un po' su quanto fosse accaduto nel fandom in questi giorni e anche a mettermi in paro con la storia! Lo so, lo so, questo capitolo è un po' una fregatura, ma vedete che tutte queste interminabili presentazioni di personaggi stanno per finire e la storia sta per entrare nel vivo dell'azione! Vi chiedo solo di tenere duro e continuare a recensire, perché vi confido che se ho potuto ricominciare a scrivere in questo brutto periodo è stato solo grazie a tutte le recensioni e i messaggi positivi che mi avete lasciato!
Alla prossima,
Fran.
 
   
 
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