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Autore: Gino94    02/08/2015    3 recensioni
Prendete tutto ciò che sapete di Inuyasha e mettetelo da parte.
Perchè adesso i nostri eroi affronteranno la più ardua delle sfide: la scuola.
Piccole avventure scolastiche e ricordi che rimarranno indelebili.
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Ed ecco il 28esimo capitolo! Ragazzi, ma ho scritto così tanti capitoli? Manco me ne sono accorta! Ora voi tutti assisterete alla resa dei conti?
Non capite a cosa mi sto riferendo, vero?
Bene, lo scoprirete solo leggendo!

 


 

INCENDIO
 


BANKOTSU VS MIROKU


 
I loro volti erano vicini, troppo vicini. I loro nasi quasi si sfioravano, le loro labbra, tese in un sorriso sereno, avrebbero potuto congiungersi da un momento all’altro.
La rabbia e il disgusto crebbero dentro di lui, eppure, i suoi occhi, colmi di invidia, non riuscivano a cambiare prospettiva.
Perché aveva così tanta voglia di soffrire?
-Bankotsu? Bankotsu?-
Koga, l’unico dei due rimasto ancora suo amico, gli mise una mano davanti al viso, chiamandolo insistentemente.
Ci mise qualche secondo prima di rispondere, la sua mente, offuscata dall’ira, riusciva a focalizzarsi solamente su quella scena a dir poco scabrosa.
-Che vuoi?!- tuonò.
-Ti sei incantato.- affermò il demone lupo, intuendo cosa gli passasse per la testa.
-Scusami…-
-Smettila di guardarli, così ti fai del male da solo…-
-No.- rispose in tono serio. –E’ lui che mi sta facendo del male.-
-Lo so ma vedi…-
-NON CERCARE DI DIFENDERLO!- sbottò spalancando gli occhi infiammati.
Era la prima volta, dopo quattro anni passati insieme, che lo vide così arrabbiato e quasi si spaventò.
-Non cerco di difenderlo, solo datti una calmata…-
Il compagno fece un lungo sospiro e socchiuse gli occhi, doveva distendere i nervi o avrebbe perso il controllo.
-Non posso più andare avanti così…- sussurrò poi in un soffio.
-Che hai intenzione di fare?- Koga cominciò a temere il peggio.
-Non lo so, ma non posso restare con le mani in mano…devo fare qualcosa, una volta per tutte.-
-Non fare stronzate Bankotsu o te ne pentirai.-
 
Erano oramai settimane che questa storia andava avanti, Sango e Miroku, da semplici compagni erano divenuti amici, poi qualcosa di più, ma Bankotsu non riusciva proprio a capire cosa. Li vedeva prendersi le mani, sussurrarsi chissà cosa nell’orecchio, scambiarsi sorrisi dolci, ma nessuno dei due aveva annunciato nulla, né che uscivano insieme, né che si erano fidanzati.
Miroku era stato così impavido da confessare loro i suoi sentimenti per la compagna, senza badare minimamente ai sentimenti dell’amico e ora, come se nulla fosse accaduto, aveva pure il coraggio di rivolgergli la parola per poi provarci spudoratamente con la donna che amava di fronte a lui.
Non poteva rimanere in silenzio, fermo, aspettando che i due, un giorno, si dichiarassero fidanzati, doveva agire, per il suo orgoglio, per il suo onore, per la sua donna.
Ma cosa?
Avrebbe dovuto affrontarlo?
Cantargliene di santa ragione?
Avrebbe avuto il coraggio di farlo?
Quelle domande, a cui non trovava risposta, continuavano a roteare nella testa, facendolo impazzire. Tutti i suoi compagni e amici, inoltre, avevano notato il suo repentino cambiamento d’umore e onestamente, solo un cieco non se ne sarebbe accorto. Succedeva spesso che saltasse le lezione, per andare a farsi un giro, nei parchi, per la strada, solo, completamente solo, in compagnia dei suoi pensieri e, come se questo non fosse abbastanza, i suoi voti erano peggiorati notevolmente, tanto da far preoccupare persino i professori.
“Bankotsu, se hai qualche problema dovresti parlarne con noi.” 
Gli disse un giorno il professor Totosai, guardandolo con pena.
Lui aveva accennato un sorriso e aveva fatto “Sì” con la testa, ma alla fine, non aveva raccontato nulla, non aveva chiesto nessun aiuto, non gli importava.
In fondo, che senso aveva impegnarsi se alla propria amata non importava comunque?
Per tutti quei mesi, prese bei voti solo per fare colpo su di lei, ma a quanto pare, non era bastato, lei voleva di più, ma cosa?
Cos’aveva Miroku in più di lui?
Era più bello? Non si direbbe.
Più simpatico? Nemmeno.
Perché aveva scelto lui?
Perché?
-Che cos’ha lui che io non ho?- chiese un giorno Bankotsu al suo amico.
-Come?- fece l’altro inarcando un sopracciglio.
-Miroku…Perché Sango preferisce lui?-
-Non ne ho idea, forse le piacciono i tipi come lui…-
Bankotsu assottigliò lo sguardo confuso.
-E che tipo sarebbe?-
-Non lo so, tranquillo, allegro, estroverso, attraente.- rispose Koga elencando pregi che Tsubaki e Kagura spesso associavano al ragazzo.
-Anche io lo sono!- esclamò l’altro gonfiando il petto.
-Non so Bankotsu, tu sei un po’ esagerato a volte…-
-Io almeno sono particolare, lui è così insipido…-
Il demone lupo notò perfettamente che l’amico stava cercando in tutti i modi di aumentare la sua autostima che, oramai, era finita sotto le suole.
-Sfortunatamente, non possiamo entrare nella testa di Sango…- affermò sospirando.
-Hai ragione, ma proprio non capisco cosa ci trovi in lui…-
-E’ inutile che continui a farti queste domande, così soffri e basta.-
Bankotsu sbuffò riconoscendo che aveva ragione, per tutti quei giorni si era tormentato cercando una risposta e alla fine si era reso conto di quanto fosse inutile continuare, ma oramai non poteva più farne a meno.
-Pensi che possa avere ancora un speranza?- chiese in fine, pregando il Buddah per un riscontro positivo.
-Sango e Miroku non si sono ancora messi insieme, non sappiamo se Sango lo vede solo come amico, sai come sono fatte le ragazze, fanno tante moine e poi vogliono solo amicizia, tutto fumo e niente arrosto.-
-Quindi?- insistette il compagno.
-Quindi sì! Hai ancora una possibilità! Ma se continui a piangerti addosso così, te la farai scappare!-
Parole sagge Koga.
 
-Oggi la Prof ci riconsegnerà le verifiche di inglese.- informò Sango, sorridendo.
Bankotsu rimase automaticamente imbambolato ad ammirare le sue labbra rosee e dolci.
Oh, quanto avrebbe voluto baciarle, o anche solo sfiorarle con le dita.
Miroku lo aveva fatto?
Lui aveva avuto già questo onore?
Scacciò via quei brutti pensieri e, non appena tornò con i piedi per terra, notò che la compagna lo stava ancora fissando.
-Oh, bene…- bofonchiò il ragazzo.
-Come pensi sia andata?-
-Bene, questa volta ne sono sciuro.-
Davvero, dopo l’intensa conversazione con Koga, si era deciso a ricominciare, sarebbe ritornato lo studente modello di una volta e forse Sango, si sarebbe concentrata nuovamente su di lui.
-Molto bene!- gioì lei dandogli un tenero buffetto sulla guancia. –Di questi tempi sei molto calato, ma sono felice che adesso tu stia recuperando, anche perché non rimane molto tempo alla fine della scuola.-
Osservò i grandi occhi color nocciola della compagna: erano luminosi, come se avesse ricevuto la notizia più bella della sua vita e questo lo riempì di una gioia infinita.
Koga aveva ragione, c’era ancora speranza.
 
La professoressa di inglese entrò in classe con passo svelto scrutando gli alunni seriosa.
-Ragazzi, ho i risultati dell’ultima verifica e devo ammettere che sono rimasta molto delusa.-
Un ronzio di voci preoccupato si innalzò nell’aula, tutti loro erano a conoscenza che quel compito era stato più impegnativo del solito e non molti erano riusciti a sostenerlo.
-Ayumi, potresti consegnarle?- domandò la Prof Urasue.
La ragazza, senza discutere, si avvicinò e prese i fogli per poi portarli ai diretti interessati.
-Speriamo di aver preso almeno un sei…- mormorò Sango al compagno.
-Ma di cosa ti preoccupi? Tu te la cavi in tutte le materie!- esclamò Bankotsu facendole un sorriso.
Era lui che doveva preoccuparsi, come avrebbe potuto fare colpo su di lei se avesse preso un pessimo voto?
Ayumi fece capolino da dietro di loro e lasciò scivolare il foglio sul banco di Sango.
-Un sette! Fantastico!- gioì la ragazza sventolando la verifica vittoriosa.
-Te l’avevo detto.-
Dopo qualche minuto di interminabile attesa, fu il turno di Bankotsu; alzò il foglio dinnanzi a sé e, con le mani tremolanti, guardò il suo voto.
-Quanto hai preso?- chiese la compagna ma, non appena si voltò a osservare il compagno, ebbe già la risposta.
Il volto del ragazzo era sconvolto, la sua bocca era spalancata in modo innaturale e il suo sguardo era fisso sul foglio, non muoveva un muscolo, sembrava quasi scioccato.
Si sporse per constatare il risultato e la cosa non fu affatto piacevole.
-Hai preso quattro…- affermò lei delusa. –Bankotsu ma…-
-NON DIRE NULLA!- tuonò il compagno digrignando i denti. –Sta zitta.-
Sango si ammutolì all’istante allibita: in tutti quei mesi non lo aveva mai visto così adirato, eppure ne aveva presi di brutti voti in quel periodo, perché proprio quel giorno doveva scaldarsi così?
Decise che forse era meglio non infierire, lasciandogli il tempo per sbollirsi, così, porse la propria attenzione su Miroku, il ragazzo che tanto le piaceva.
-Miroku, come ti è andata?- domandò rivolgendogli uno dei suoi dolcissimi sorrisi che porgeva solo a lui.
-Sette!- affermò il compagno per poi lanciare un urlo di felicità.
-BRAVISSIMO!- lo complimentò lei.
E, improvvisamente, un gesto inaspettato, almeno da parte sua: presa dall’euforia, gli diede un caldo bacio sulla guancia, cosa che fece rimanere di stucco entrambi.
Non appena si accorse del suo gesto, le sue gote divennero purpuree cominciò a balbettare.
-S-scusa…io…-
Il ragazzo scoppiò in una risata soddisfatta e, dopo averle dato un buffetto sulla guancia rispose: -Non ti preoccupare, mi ha fatto molto piacere!-
Miroku si sentì improvvisamente l’uomo più felice della terra, prima il bel voto in Inglese, materia in cui era particolarmente scarso e poi quel bacio, così passionale, da parte della ragazza che adorava.
C’era qualcuno però a cui quel piccolo e innocuo gesto non piacque affatto, Bankotsu, vide chiaramente tutto ciò che accadde in quei pochi secondi, il brutto voto e poi, come se la sua sofferenza non fosse abbastanza, il bacio di Sango.
La sua rabbia crebbe a dismisura, erano bastati pochi attimi per distruggere tutte le sue speranze, come un fragile castello di carta.
Non poteva andare avanti così, doveva reagire, doveva esternare tutta quell’ira, quella gelosia, quella sofferenza che oramai lo stava soffocando, anche il solo avere la donna che amava di fianco gli faceva venire il voltastomaco.
Si rese conto, vedendola così serena, che stava cominciando a disprezzarla, nonostante lei non centrasse nulla in quella storia, la considerava una traditrice. Avrebbe voluto scappare, uscire da quella classe e rifugiarsi in un parco, solo, immerso nei suoi pensieri.
Tra tutti quei tormenti, non si accorse nemmeno che la lezione era finita, fece per lasciare il suo posto ma, non appena alzò lo sguardo vide il poco piacevole viso di Urasue dinnanzi a sé.
-Bankotsu sono molto delusa di te.- disse senza troppi giri di parole.
Lui si limitò a fissarla negli occhi con sguardo assente.
-Se continuerai a prendere brutti voti verrai bocciato…- l’avviso, sembrava quasi una minaccia.
Emise un rantolo disinteressato, tanto per far capire che stava ascoltando e poi chinò il capo, la donna, in risposta, girò i tacchi e uscì dall’aula.
-MERDA!- urlò Bankotsu scaraventando il quaderno per terra.
-Che succede amico?- chiese Koga udendo la sua imprecazione.
Bankotsu si alzò e si diresse verso la porticina sempre chiusa che collegava alla classe a fianco.
-Quella stronza di inglese, prima mi mette quattro e poi mi minaccia pure dicendomi che mi boccerà!- rispose astio.
-Non farci caso, sai com’è fatta…-
-TUTTO QUESTO E’ UNA MERDA!- gridò stringendo i pugni.
-Ora calmat…-
Non fece in tempo a finire la frase che il compagno, con tutta la forza che aveva in corpo, diede un violento pugno alla porta lasciandone un profondo solco.
-Ma che cazzo fai?!- urlò il demone lupo.
-Porca…- gemette Bankotsu guardando con orrore le nocche intrise di sangue.
-Che diavolo sta succedendo?- domandò Tsubaki che aveva assistito, insieme a Inuyasha e Kagura, alla scena.
-Lasciatemi in pace, cazzo!- ringhiò l’amico contorcendo la faccia in una smorfia di dolore.
-Vai subito da Kaede a farti medicare…- consigliò la compagna. – Ti accompagno io.-
Senza ribattere si fece scortare dalla bidella che con cura lo medicò con un po’ acetone.
-AH!- urlò Bankotsu sentendo le nocche pizzicare violentemente.
-Cosa è accaduto?- chiese la donna preoccupata.
-Non so con certezza, credo si sia arrabbiato per un brutto voto…- rispose per lui Tsubaki.
-Solo per questo? Ragazzo mio non devi arrivare a farti del male per certe cose…-
Lui, in risposta, sbuffò rabbioso senza nemmeno rivolgerle uno sguardo.
-Abbiamo quasi finito- informò lei prima di mettergli una striscia di benda sulla mano. –Sta più attento la prossima volta.-
Tsubaki aspettò che Kaede se ne andasse e poi, senza troppi complimenti, cominciò a fargli il terzo grado.
-Si può sapere che ti è preso? Non è possibile che tu abbia reagito così solo per un quattro.-
-Non ne voglio parlare…- mugugnò il compagno con lo sguardo fisso sulla mano dolente.
-Riguarda Sango, vero?-
-Tsk, e anche se fosse?-
-Bankotsu, non puoi andare avanti così, devi reagire! Ti vedo quando sei insieme a Miroku, non riesci nemmeno a guardarlo in faccia…-
-Ed è quello che farò!- rispose deciso il ragazzo con occhi infuocati. –Sistemerò la faccenda una volta per tutte.-
 
Arrivò il momento dell’intervallo, nelle ore precedenti, tutta la classe ebbe l’onore di ammirare il buco che Bankotsu aveva lasciato nella porta e ciò cominciò ad incuriosite tutti i presenti che iniziarono una discussione, alle spalle del colpevole, sul perché di quel gesto.
-Amico, se uno degli insegnanti lo dovesse notare, siamo spacciati.- pensò a voce alta Koga osservando la porta.
-Speriamo che non si accorga Urasue piuttosto…- rispose Bankotsu.
In quel momento, con la coda dell’occhio, vide Miroku allontanarsi verso l’uscita cingendo spudoratamente le spalle di Sango.
-Scusami, ma devo fare una cosa.- se ne uscì di punto in bianco seguendo il suo rivale.
 
Miroku e Sango erano appoggiati al calorifero, scambiandosi frasi dolci nelle orecchie, entrambi, nonostante non avessero ufficializzato la cosa, uscivano insieme da qualche settimana e, probabilmente, uno dei due, un giorno, avrebbe chiesto all’altro di fidanzarsi, ma per ora, preferivano conoscersi meglio.
-Miroku.-
Una voce ben nota lo chiamò, questi smise di contemplare gli occhi dell’amata e rivolse lo sguardo al suo interlocutore.
-Bankotsu, dimmi.-
-Vieni con me, ti devo parlare.-
Sapeva già di cosa si trattasse e sapeva che le conseguenze non sarebbero stata pacifiche, ma preferì comunque non ribattere e seguirlo.
-Allora, di cosa mi devi parlare…-
-Miroku, io ti sfido a duello.- esclamò di punto in bianco il compagno puntandogli il dito contro minacciosamente.
-Che cosa?-
-Hai sentito bene. Io ti sfido e chi vincerà avrà il cuore di Sango!-
-Non fare l’idiota! Non siamo più nel Medioevo, queste cose non si possono fare…- ribatté Miroku prima di spingerlo e andarsene.
-Hai paura?- urlò Bankotsu provocandolo.
Questo, difatti, si fermò sul posto e voltò il capo assottigliando lo sguardo.
-Io non ho paura!- esclamò facendo dietro front verso il rivale. –Però non sono nemmeno uno stupido.-
-Tu te la stai facendo sotto, sai benissimo che sono più forte di te.- continuò l’altro sghignazzando.
-E dimmi, che ti tipo di sfida avresti intenzione di propormi?-
Miroku cominciò a interessarsi, quello sbruffone pensava di poter ottenere ciò che voleva con una banale sfida?
E va bene, gli avrebbe fatto vedere cosa era disposto a fare per Sango.
-Pensavo ad un sfida con armi, niente pugni e calci rozzi, qualcosa che richiami la tradizione.-
-Armi? Sei pazzo? Potremmo ammazzarci!-
-Lo so, ed è per questo che ti chiedo di portare il tuo bel bastone dorato da monaco che collezioni.-
Miroku spalancò la bocca allibito, quel bastone da monaco gli era stato regalato da suo nonno quando era piccolo, non poteva assolutamente usarlo per cose così futili.
-Il mio bastone no! Guarda che la punta, anche se non è affilata, può far male.-
-Stai tranquillo, saprò come difendermi. Allora, ci stai?-
Ci fu un attimo di silenzio, intriso di tensione e rabbia, sapeva che se avesse accettato sarebbe stato al suo gioco, ma cosa poteva fare altrimenti?
Doveva lottare, sì, per la sua amata, per il suo onore, non poteva scappare a gambe levate con un coniglio.
-Va bene, accetto.- disse infine stringendogli la mano.
-Domani mattina all’intervallo. Ci sarà la resa dei conti.-
Le cose stavano peggiorando, e non poco.
 
Il giorno seguente, come stabilito, Miroku si preparò, in mezzo al corridoio, in attesa del suo sfidante.
La notizia della loro sfida non ci mise molto a espandersi per tutta la classe e difatti, come dei gladiatori, questi erano sotto gli occhi di tutta la quarta C.
-Miroku non fare cazzate!- urlò Kagura cercando di farlo ritirare, ma lui nemmeno l’ascolto.
-Oh Kami, è tutta colpa mia!- cinguettò Sango.
Ovviamente, Sango fu informata ben presto del perché i due si stessero per affrontare e non fu affatto felice di scoprire che la causa era proprio lei.
-Dobbiamo fermarli…- sussurrò Jakotsu a Yura, sperando che Bankotsu non si presentasse.
Miroku teneva ben stretto il suo bastone dorato, i piccoli anelli attaccati alla punta rotonda tintinnarono creando un concerto di suoni che rendevano il tutto più intenso.
Finalmente Bankotsu giunse nel corridoio per poi avvicinarsi ai compagni, dietro la schiena portava una colossale alabarda sigillata ermeticamente da tantissime strisce di stoffa.
-Non ci credo…- si lasciò sfuggire Jakotsu notando l’arma che portava appresso.
-Che diavolo è quella cosa?!- esclamò Yuka sconcertata.
-Quella è Banryu.- rispose l’amica. –La sua fedele e amata spada. Credo sia la spada più forte e letale che io abbia mai visto.-
-Non avrà intenzione di usarla spero!- pregò Yura in panico.
-Ho paura di sì…-
 
Non appena Bankotsu fu distante qualche metro dal rivale, sfoderò la spada e la puntò dritta dinnanzi a lui.
-Sei pronto?- urlò con tutta la rabbia che aveva in corpo.
Finalmente avrebbe dimostrato quanto valeva, a tutti loro, ma soprattutto a Sango.
-Come fa a sollevare quella cosa? Peserà almeno un quintale!- domandò Kagome osservando intimidita lo spadone nelle mani del compagno.
-Vuoi davvero affrontarmi usando Banryu?!- esclamò Miroku con le gambe tremolanti. –SEI IMPAZZITO? CON QUELLA TAGLI IN DUE ME E IL MIO BASTONE!-
-Non ti preoccupare, non ho intenzione di liberarla dalle sue fasce, così non sarà tagliente, ma non ti assicuro che non ti farà del male. Sai, è molto arrabbiato, proprio come me!-
Sembrava uno psicopatico, aveva il viso completamente rosso, un ghigno malefico, carico di odio, stampato in faccia e il sudore gli grondava dalla fronte.
Senza che nessuno desse il via, Bankotsu partì all’attacco e, usando la forza bruta, scagliò il primo colpo diretto al suo busto.
Miroku, con i riflessi pronti, lo parò usando il bastone, il colpo però fu talmente forte che quasi gli scivolò di mano.
-Sei già senza forze Miroku?- lo provocò l’altro, ma questi non si fece deconcentrate e rispose immediatamente mirando alle gambe.
L’avversario spiccò un leggero balzo e, successivamente, alzò la spada in alto e la scaraventò verso il basso, contro la testa del compagno.
L’altro, senza perdere un solo attimo, posizionò l’arma in orizzontale tenendola con entrambe le mani incassando così il secondo colpo.
La battaglia sembrava durare decenni, entrambi erano molto abili e capaci, vi era un continuo scambio di colpi, ogni volta schivati o parati dalla propria arma e gli spettatori non riuscivano a capire chi stava avendo la meglio.
-Bankotsu, ti rendi conto di quello che stiamo facendo?- gemette Miroku nel bel mezzo dello scontro. – Tutto questo per gelosia…-
-Gelosia?!- gridò Bankotsu aumentando la velocità e la violenza dei suoi attacchi. –TU MI HAI RUBATO LA RAGAZZA! Sapevi che ero innamorato di lei e tu ci hai provato comunque! E come se non bastasse hai fatto tutto ciò davanti ai miei occhi! SEI SOLO UN BASTARDO!-
Dopo l’ennesimo urlo, scagliò il busto della sua alabarda contro lo stomaco del compagno facendolo rotolare a terra di qualche metro.
-MIROKU!- urlò Sango con le lacrime agli occhi.
Durante tutto lo scontro, ebbe una sensazione di nausea e lo stomaco gli si chiuse improvvisamente, si sentiva in colpa per aver fatto soffrire, senza volerlo, Bankotsu e per aver innescato, ancora indirettamente, quello scontro così violento.
Miroku gemette coprendosi con le braccia lo stomaco dolorante, si chinò strizzando gli occhi e sentì un conato di vomito salire sino alla gola.
Bankotsu, vedendolo totalmente indifeso e disarmato, alzò Banryu a mezz’aria pronto per dargli il colpo di grazia.
-NO!-
Un urlo straziante fece eco in tutto il corridoio e, prima che potesse fare alcun che, vide Sango, raggiungere il compagno e difenderlo con il proprio corpo.
Lui rimase lì, immobile, in silenzio, osservando quella scena tanto patetica quanto significativa e in quel momento, il senso di colpa lo invase, seguito poi da un dolore e un senso di inadeguatezza.
-Ti prego Bankotsu, finitela qua! Non colpirlo ancora!- lo pregò la compagna con le lacrime agli occhi.
Stava piangendo, la sua amata stava versando delle lacrime, ma non per lui, bensì per il suo rivale.
-Non voglio che vi facciate del male per colpa mia. Mi dispiace di averti ferito, io non ne sapevo nulla, però ecco, a me piace Miroku e non ci posso fare nulla. Ti prego perdonami….-
Quelle parole, pronunciate tra i vari singhiozzi, con tono implorante, furono peggio di una centinaia di pugnalate al petto, avrebbe preferito che Miroku lo avesse steso a suon di bastonate, piuttosto che sentire ciò.
Abbassò l’arma, lasciando cadere la lama a terra, guardò ancora per qualche attimo i due e poi, con un gesto avventato, se la portò alle spalle e fece dietro front senza dire una parola.
-B-Bankotsu…- rantolò Miroku.
-Sei contento? Hai vinto tu.- disse il compagno, senza nemmeno voltarsi.
Non voleva tornare in classe, non voleva rimanere a scuola, voleva solamente andarsene da qualche parte a pensare, anzi, a distrarsi, magari bevendo qualche alcolico che sicuramente nessuno gli avrebbe venduto perché minorenne.
Si sentiva così dannatamente stupido, credeva davvero che una banale sfida avrebbe risolto il suo problema amoroso?
Credeva seriamente che se avesse vinto Sango avrebbe scelto lui?
No, lei la sua scelta l’aveva già fatta, da tempo ormai ed era giunto il momento di mettersi da parte, in tutti i sensi.
-Bankotsu!-
La voce di Jakotsu giunse alle sue orecchie, poteva riconoscerla tra mille.
-Per favore Jakotsu, non ho voglia di parlare…- intervenne prima che questa potesse iniziare un qualsiasi discorso.
-Dove stai andando?- domandò quindi lei, senza chiedergli altro.
-Non lo so, sicuramente via di qui.-
-Non puoi uscire di scuola senza avvisare…-
-NON MI INTERESSA!- ringhiò lui facendola sussultare. –Non mi interessa più nulla ormai.-
-Non puoi ridurti così solo per una ragazza!-
L’amico alzò il capo, fino ad ora basso rivolto al pavimento e la guardò negli occhi.
-Tu ami qualcuno Jakotsu?- gli chiese improvvisamente, con lo sguardo più triste che avesse mai visto.
-Em…beh…- balbettò lei in preda al panico.
-Sappi che quando si ama qualcuno e questa persona ti rifiuta, il resto non conta più nulla. Tu non puoi capire ma…-
-Sì.- lo interruppe lei in tono serio. –Io ti capisco benissimo.-
-Bene, allora lasciami andare.-
-Cosa farai adesso?-
-Non lo so, ma non ho più intenzione di stare qui.-
-Bankotsu…-
Si voltò nuovamente, senza nemmeno salutarla e, a passo lento, si trascinò verso le scale.
 

 

JAKEN VS SHIPPO


Il suo rapporto con Kenta poteva essere facilmente paragonato a delle montagne russe, un giorno erano al top, quando lui la veniva a trovare o quando passavano ore davanti allo schermo del computer a parlare, altri giorni invece, sembrava andare tutto per il peggio: quando lui non le scriveva per giorni o quando la liquidava con una scusa qualsiasi.
Alcune persone pensano che per mantenere la costanza di un rapporto a distanza il legame deve essere davvero forte. Il loro?
Lo era?
Sarebbero riusciti a sostenerlo senza finire per lasciarsi?
Cominciò a pentirsi di quelle domande, se fosse stata convinta della solidità del loro rapporto non avrebbe mai dovuto porsele e invece…
La verità è che si sentiva sola, maledettamente sola.
Si era fidanzata con lui tre anni addietro e con il tempo aveva abbandonato tutte le sue amicizie, fatta eccezione per quelle scolastiche e solo in quel momento si accorse che accanto a lei non vi era nessuno.
-Oggi sei molto pensierosa.- affermò Jaken destandola dai suoi tormenti.
Jaken, già, lui era l’unico, dopo che ebbe discusso con Shippo, che davvero le stava accanto come un amico. Certo, anche Eri, a modo suo, le faceva compagnia, ma con quel piccolo demone era diverso. La capiva al volo, aveva sempre la risposta pronta ad ogni sua domanda e soprattutto l’ascoltava, con interesse per giunta e non si era mai lamentato.
-Jaken…- piagnucolò lei con gli occhi lucidi. –Mi sento così sola…-
Istintivamente poggiò la guancia sulla sua piccola e minuta spalla facendolo leggermente arrosare in viso.
-Come ti senti sola? Ci sono io qui con te e anche Eri…- rispose carezzandole dolcemente i capelli.
-Sì però…- mugugnò singhiozzando.
-Però cosa?-
-Kenta…-
Appena pronunciò quel nome Jaken sussultò; Kenta, il suo sfuggente ragazzo che, nonostante esistessero tecnologie abbastanza avanzate per comunicare anche dall’altra parte del mondo, lui aveva sempre una scusa pronta per non sentirla. Doveva ammetterlo, non sopportava proprio quell’umano, non solo perché, fondamentalmente era un suo rivale, ma anche perché non la trattava con giusto rispetto.
-Sapevo che riguardava lui, Ayumi, non puoi stare così male, va bene è il tuo ragazzo, ma devi ammettere che ti sta trattando ingiustamente, se io fossi al suo posto non lo farei mai…-
-Sì ma tu non sei lui!- esclamò senza nemmeno badare alla perfidia che celavano quelle parole.
Rimase interdetto per qualche secondo, sapeva che l’aveva detto senza cattive intenzioni eppure si sentì offeso e ferito nel profondo.
-Jaken, io non intendevo…- cercò di scusarsi lei, dopo essersi accorta del suo sbaglio.
-Non ti preoccupare, ho capito. Non lo hai fatto apposta.- rispose in tono pacato il compagno.
-Ti ringrazio Jaken.- disse infine lei donandogli un tenero abbraccio.
 
-Secondo te io piaccio a Ayumi?- chiese Jaken, prima di addentare un pezzo di wurstel.
-Come mai questa domanda tanto improvvisa?- domandò nuovamente Rin che si era trattenuta dal mordere il suo gustosissimo panino cotoletta.
-Così…- fece semplicemente il demone scrollando le spalle.
La ragazza, ovviamente, non si fece convincere e assottiglio lo sguardo sempre più sospetto.
-E ora che hai?!-
-Per essere uno che fa teatro non sai affatto fingere!- lo schernì l’amica lasciandosi scappare una risata.
-Guarda che era solo per sapere io…-
-Lo so che ti piace Ayumi, non sono così cieca.- lo interruppe Rin puntandolo con il panino.
-Bene…-
-Qual è il problema?-
-Il problema è che mi sento uno stupido. Lei è fidanzata, però il suo rapporto con Kenta è come un’altalena e ogni volta si sfoga con me. Ma non capisco se mi veda solo come un amico o come qualcosa di più…-
-Non lo so Jaken, a me sembra che un po’ civetti con te…- ammise la compagna.
Lui la guardò, aspettandosi che cominciasse a ridere, divertita di averlo preso in giro e invece, quella volta era seria, maledettamente seria.
-Quindi pensi che le possa piacere?- insistette con gli occhi luminosi.
-Non ho idea, però non illuderti troppo.-
-Perché?-
-Perché a me quella sembra una che te la fa annusare e basta.-
-Non capisco…-
-Non vorrei che ti stesse prendendo in giro, ecco.-
Il demone Kappa spalancò gli occhi dallo stupore, non aveva mai pensato a questa eventualità, e se davvero lo stesse solo usando per sfogarsi?
E se fosse questo il motivo per cui anche Shippo si era allontanato?
-No, è impossibile, lei mi vuole bene Rin. Ha solo bisogno di qualcuno che le stia accanto.- replicò poi cancellando quegli assurdi e maligni pensieri dalla mente.
-Lo spero proprio per te. In ogni caso la mia era solo una supposizione, non  la conosco abbastanza bene per darti un vero e proprio consiglio. Fai ciò che ti senti.- consigliò infine la compagna.
-Va bene.-
Fecero appena in tempo a finire il loro pranzo e il discorso che Souten, assieme a Sota e Nazuna li raggiunsero.
-Su ragazzi, che ci fare ancora qui fuori?- li incitò Souten portando le mani ai fianchi.
I due avevano deciso di passare la loro pausa all’aperto accomodandosi sui tavoli di plastica dura offerti gentilmente dal bar della scuola.
-Sono già le due e mezza?- domandò la Rin controllando l’orario sul cellulare.
-Sì e Lisa è appena arrivata.- avvisò Sota.
-Muoviamoci!- esclamò Jaken. –Lisa ci tiene alla puntualità, anche perché siamo piuttosto indietro con le prove.-
-LET’S ACT!-urlò la ragazza del tuono alzando un pugno al cielo.
 
Era appena iniziato l’intervallo e Jaken, senza perdere altro tempo, corse al piano superiore verso le sue amate macchinette. Doveva essere una scheggia, il giorno prima si era dovuto sorbire una fila interminabile, ma questa volta no, sarebbe stato lui il primo e, anche se sembrava un’impresa impossibile,  ce l’avrebbe fatta.
Giunse finalmente, dopo una corsa sfrenata, a pochi metri dal suo obiettivo.
-Non è ancora arrivato nessuno!- gioì respirando a fatica. –Ancora qualche metro.-
Ma, come se qualcuno ce l’avesse con lui, tre ragazzi, fulminei più delle saette di Souten, lo sorpassarono scannandosi a vicenda per prendere una merendina.
-MA NON CI POSSO CREDERE!- esclamò a denti stretti.
Fortunatamente, ci misero meno del previsto e così avrebbe avuto tutto il tempo per gustarsi le sue adorate croccantelle al Bacon. (sì, perché sono così buone che esistono anche in Giappone!)
Trotterellò nel corridoio della sua classe quando qualcosa, anzi, qualcuno lo urtò violentemente facendo cadere due o tre croccantelle a terra.
Jaken spalancò la bocca allibito, le sue amate CROCCANTELLE! Sprecate così!
Si voltò stizzito e notò subito Shippo allontanarsi con indifferenza.
-Hey!- urlò lui ribollendo di rabbia.
Il compagno si fermò per poi voltarsi lentamente rivolgendogli un’occhiata minacciosa.
-Cosa vuoi?-
-Mi hai urtato e fatto cadere la merenda.- rispose l’altro rispondendo bellamente allo sguardo.
-Mi dispiace.- fece l’altro per nulla sincero.
Jaken, in risposta, si avvicinò e lo fissò dal basso verso l’alto a braccia conserte: -Perché ce l’hai con me?-
Il compagno inarcò un sopracciglio.
- Io non ce l’ho con te.- rispose apatico per poi fare dietro front, ma Jaken lo fermò aggrappandosi ad u lembo dei jeans.
-Non ti credo.- insistette serioso. –Noto il modo in cui guardi me e Ayumi quando siamo insieme, a volte ho quasi paura che tu mi possa saltare al collo.-
-Non dire stronzate…-
-Tu non dire stronzate! Se sei così geloso perché non fai pace con lei?!-
-Non posso, anzi, non voglio.-
-E per quale motivo? –
Shippo non aveva la minima voglia di parlarne, soprattutto a lui, ma in fondo, erano entrambi sulla stessa barca e doveva almeno avvertirlo.
-Perché lei, senza volerlo, cerca attenzioni solo per colmare il vuoto che ha per colpa del suo ragazzo.-
-Ha solo bisogno di qualcuno che la comprenda…-
-A me piace Ayumi, lo ammetto, e sinceramente non mi va di essere il suo orsacchiotto.- ammise Shippo in tono acido e crudele.
-Anche a me piace! Ma non ho mai pensato nulla del genere!- ribatté Jaken.
Come poteva Shippo pensare questo di lei?
-Non hai mai pensato che ti stesse usando?- domandò l’altro fissandolo dritto negli occhietti.
-Io..- Jaken si prese qualche secondo per pensare.
Era la seconda volta che qualcuno glielo faceva notare.
Poteva essere possibile una cosa del genere?
-No, non può essere! Mi stai dicendo questo cose solo per farmi allontanare da lei! Ma sappi che con me non attacca!-
Shippo cominciò a ridere di gusto e Jaken si sentì bellamente preso in giro.
-Pensala come vuoi, io ti ho avvertito.- dettò ciò girò i tacchi senza nemmeno salutarlo.
“No, lei non mi sta usando. Lei non è una persona del genere.”
Sì, ne era convinto.


 
QUESTION TIME!



-QUEEEEESTIOOON TIME!- urlò Jakotsu sventolando la solita busta in mano. –La leggo io!-

 
Milla chiede:
 
1-“Bankotsu, non era quello che intendevo, ergo no, non te ne sei accorto... Quando ti Svegli? (una promessa è una promessa u.u)”
Bankotsu: Ma mi spieghi di che stai parlando? Sono sempre più confuso!
 
2-“Kanna, hai provato a usare l'azzurro chiaro o, più semplicemente, metterti una maglietta colorata chiara?”
Kanna: Io mi sono sempre vestita di bianco o massimo con colori pastello, però hai ragione, ti prometto che la prossima volta userò colori più accesi!
Ayame: Sì però non abbinarli con i piedi…
Kanna: Ma che dici, metterò una maglia azzurra, pantaloni gialli e scarpe rosse…
Kagura: DEVO VOMITARE!
 
3-“Kagome e compagnia, dovevate proprio traumatizzarmi kanna?!?”
Kagome: Ma che traumatizzare? Le abbiamo fatto solo un favore!
Kagura: Esatto! Era davvero stupenda, una vera gnocca!
Kanna: eeeeh…va beh…
 
4-“Sango: come sta kirara?”
Sango: Molto bene grazie! E’ sempre una gran giocherellona!


KittyQueen chiede:

 
1-“Rin, adoro il tuo codino ! Mi piace tantissimo ma te lo fai sempre il codino o pure a volte ti lasci i capelli lisci?”
Rin: Aww! Grazie cara! Sì, a volte li lascio lisci, ma solamente quando dormo, sai, nessuno, a parte i miei genitori mi ha mai visto senza codino. Una leggenda narra che chi mi vede senza codino possa rimanere pietrificato!
Jaken: LA SMETTI DI DIRE STRONZATE?! EGOCENTRICA!
Rin: MA E’ VEROOOO!
Sesshomaru: Lasciala perdere, è matta.
 
2-“inuyasha, un giorno posso toccarti le orecchie ? Sono cosi carine.”
Inuyasha: Non sei la prima persona che me lo chiede sai? Ma che avranno di tanto tenere le mie orecchie? Comunque sì, puoi toccarle, però piano eh! Che sono sensibili!
 
3-“Per sesshomaru, ti adoro! Sei cosi bello magari potremmo conoscerci un giorno ? Sono un umana carina capelli castani, occhi azzurri e un fisico snello con curve al punto giusto.”
Sesshomaru: Beh, io non esco con le ragazze umane, però, magari, potrei fare un eccezione questa volta…
Jaken: IO ADORO le ragazze umane con i capelli castani, occhi azzurri e fisico snello! Se vuoi esco io con te!
Koga: Lascia perdere il cane pulcioso e lo sgorbietto, esci con un vero duro come me!
Shippo: Magari preferisce le volpi tenere dai capelli rossi…
Sesshomaru: Oh Kami Shippo, da quando ti intrometti nelle conversazioni?
Shippo: Mi annoiavo…
Inuyasha: I MEZZI DEMONI SONO I MIGLIORI! “E vanno un casino quest’anno!” cit. Zoolander
 
4-“Tutta la 4C: siete unici ! Vi adoro siete fantastici!”
4C: ARIGATOU BELLAAAAAA!
Inuyasha: STUDI?!
4C: ZITTO IDIOTA!
Spero che anche questo capitolo, nonostante risulti molto triste, vi sia piaciuto!
Vorrei informarvi, prima che sia troppo tardi, che mancano solamente cinque o sei capitoli alla fine. Non sono ancora ben sicura di quanti ne voglia fare, magari mi viene in mente qualcosa di strano e ne scrivo un in più, ma sappiate che siamo agli sgoccioli.
Vi ho avvisati solamente perchè non vorrei arrivare al penultimo capitolo e dirvi: "Ah sì, il prossimo sarà l'ultimo!", non mi sembra giusto. Quindi faccio il countdown da adesso.
Grazie a tutti per la lettura,
al prossimo ed assurdo capitolo!
Gino94
  
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