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Autore: lilarose    02/08/2015    4 recensioni
Questa storia racconta del sentimento che sorprenderá in tempi diversi i due grandi protagonisti dell'anime.Seguirà l'anime ma non fedelmente, soprattutto per un particolare. Spero sia una cosa gradita per qualcuno. Il nocciolo della questione è sempre il loro amore che in questa storia spero veda un doppio lieto fine
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo Oscar ritornò in servizio mentre André era ancora in convalescenza a casa. Era strano stare senza di lui in caserma, ormai si era abituata a vederlo fra i soldati della guardia, d’altra parte era più serena nel saperlo a casa, dove sua nonna si prendeva cura di lui. Seduta alla scrivania ripensava al momento dell’aggressione che avevano subito, la folla inferocita che li massacrava, la vita salva grazie a Fersen e la paura di perdere André, in quel vicolo, dove l’aveva portata Fersen per metterla in salvo e farle riprendere i sensi. “Non avete visto André? Lasciatemi devo salvare il mio André”. Così aveva detto al conte, senza nessun timore di far trasparire quello che sentiva, né imbarazzata nel dirlo a Fersen, l’uomo di cui un tempo era stata innamorata, ma che ora vedeva come una persona di buon cuore, leale, forte e su cui poter contare, un vero amico. Il vecchio sentimento era sparito, senza che lei se ne accorgesse, era scivolato via dal suo cuore, un temporale estivo che al suo termine porta l’arcobaleno. “Aspettatemi qui andrò io a salvare il vostro amico”. Appena la folla si fu allontanata era corsa da André, privo di sensi. Lo aveva riportato a casa con una carrozza delle più umili, pregando di arrivare in fretta ancora impaurita al solo pensiero di poterlo perdere. Quante volte era successo che André rischiasse la vita con lei o per lei, le era stato sempre grato per questo ma non aveva mai capito che i sentimenti di André non erano solo di rispetto e devozione, nemmeno di affetto e fratellanza, erano tutto questo e di più. André l’amava da sempre, glielo aveva detto lui stesso. Una confessione troppo inattesa per Oscar per poter realizzare subito che cosa volesse dire e che cosa comportasse e la cui conseguenza era stata un allontanamento di lei. Ma così come non si può perdere la propria ombra, così non aveva perso André, testardamente l’aveva seguita arruolandosi nei soldati della guardia. Ed ora eccola li, a sincerarsi con se stessa su i suoi sentimenti. Cosa sentiva per André? Poteva essere amore? Forse era solo la conseguenza di una vita vissuta fianco a fianco, l’aver condiviso tutto. Non sapeva dare un nome a questo nuovo tumulto del cuore, ma non avrebbe più smesso di pensarci, non avrebbe poi più smesso di pensare a lui. Si sentiva molto stanca ultimamente così decise di rientrare un po’ prima del previsto, anche perché voleva sapere come era andata la visita di André, visto che quel pomeriggio il dottore era andato a visitarlo. Ripose i fogli sulla scrivania e consegnò al colonello alcuni rapporti. Con passo leggero si avviò al suo cavallo, la caserma era silenziosa, si sentivano a malapena le voci dei soldati che a quell’ora consumavano il rancio. Arrivata a palazzo Jarjayes scese con molta grazia da cavallo e si diresse verso le scuderie, alle sue spalle la sorprese una voce familiare. “Buonasera madamigella Oscar, ho chiesto alla vostra governante di aspettarvi qui in giardino, avevo voglia di rivedervi.” Il buon Girodel non si era rassegato al rifiuto di Oscar di diventare sua sposa, non voleva arrendersi e benché compiaciuto che Oscar non avesse accettato nessun altra proposta, non era intenzionato a mollare la presa. “ Dovete dirmi qualcosa Girodel?” Il tono di Oscar era deciso, ma non severo e questo spronò il Conte ad andare avanti. “ Come vi ho già detto, io vi amo” Oscar non fu turbata dalle parole dell’avvenente conte ma rimase in silenzio, per un attimo fantasticò sulla sua vita con Girodel. Era un Conte di ottima famiglia, era colto, gentile, aveva modi raffinati. Era sempre stato un buon sottoposto, non le aveva mai disobbedito, era bravo nel suo lavoro, oltre che bello e affascinante. Chi lo avrebbe avuto come sposo sarebbe stata una donna felice, ma lei no. Non lo aveva mai considerato, come poteva diventare la moglie di un uomo a cui aveva impartito ordini? E poi non avrebbe mai sposato un uomo che non amasse. No non si sarebbe proprio mai sposata, lei era un soldato. “Mi amate veramente Girodel? Potete giurarmi che è vero amore?” “Sì, lo giuro” “E l’innamorato vuole la felicità della persona che ama, vero?” “Sì, senza alcun dubbio madamigella.” A queste parole Oscar cercò in lei il coraggio per continuare, non era facile spiegare ciò che aveva dentro, ma decise che ci avrebbe provato, ormai si era spinta troppo oltre e d’altra parte Girodel meritava una risposta esaustiva. “Vedete Maggiore Girodel c’è un uomo che probabilmente se io mi sposassi con qualcun altro ne morirebbe, sarebbe la persona più infelice su questa terra, e la sua infelicità sarebbe anche la mia. Non potrei mai vederlo triste, dargli questo dolore.” “E voi lo amate?” “Non so rispondervi, non ho mai pensato a lui in questo senso, ma posso dirvi solo che abbiamo vissuto assieme tutta la nostra giovinezza, condividendo gioie e dolori” “Credo di capire di chi parlate”. Sul volto del conte si dipinse un espressione fra la rassegnazione e lo sdegno, ma riprese il discorso. “Se lui fosse infelice anche voi lo diverreste, mi avete convinto. Perché, vedete, anch’io se voi dovreste soffrire diventerei l’uomo più infelice del mondo. A questo punto posso solo darvi la mia ennesima prova d’amore ritirandomi.” Si avvicinò e le posò un bacio sulla fronte, si voltò piano e raggiunse il suo cavallo. Oscar tirò un sospiro di sollievo portandosi in cuore le ultime parole di Girodel. In un ragionamento di logica ciò implicava che lei amava André così come Girodel amava lei. Affrettò il passo, aveva fretta di sapere come stava André e di lasciarsi quei pensieri alle spalle. Varcata la soglia lo vide lasciare la sala per dirigersi verso le cucine. Non aveva più nessuna benda, nessuna fasciatura. “André…” Lo chiamo in un soffio affinché non si allontanasse, si voltò André, si avvicino sorridente… “Oscar, finalmente!” Lo guardò dritto negli occhi, mentre André si sentiva investito dallo sguardo indagatrice di lei. Fece un passo indietro e gli pose le mani sulle spalle, piegò un po’ le ginocchia per fissare lo sguardo alla medesima altezza di quella di lei. Due smeraldi la fissavano luminosi e fieri. “Va tutto bene Oscar, ci vedo, il mio occhio è salvo!” A queste parole Oscar sciolse la sua emozione in lacrime. “Oh André sono così felice!” “Davvero? Che ne dici di bere un po’ di buon vino con me come ai vecchi tempi?” “Dico che va bene!.” Quasi senza accorgersene André le prese la mano un gesto spontaneo, molto abituale quando erano bambini, meno usuale da quando erano cresciuti, la trascinò nella saletta adiacente, dove avevano in passato trascorso molte serate a discorrere o svegli l’uno ad aspettare l’altro, nelle poche occasioni che non erano insieme. Tutto lì parlava di loro. ci sono riferimenti al manga nella conversazione tra Oscar e Girodel
   
 
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