Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Stephanie86    02/08/2015    4 recensioni
[Post!4x11 | Elsanna | Incest | Crossover]
Elsa ed Anna sono tornate a casa. Le loro vite sembrano essere tornate alla normalità.
Ma c'è qualcosa, fra loro. Le sorelle lo sanno e anche se fanno di tutto per ignorare quei sentimenti, essi emergono e le spingono verso una linea di confine che due sorelle non dovrebbero mai superare.
E cosa accade quando il sovrano delle fate, Oberon, si presenta al matrimonio di Anna, accompagnato dal suo dispettoso folletto, Puck? Le cose possono solo farsi più complicate.
Nuove avventure attendono Elsa ed Anna.
_______________________________
Stavano l’una di fronte all’altra, adesso. Il fiato di Elsa le agitava leggermente una ciocca di capelli.
- Non permetterò più a nessuno di separarci. E non andrai più in nessun luogo in cui io non possa raggiungerti – continuò Elsa.
- Questo suona tanto come un 'finché morte non ci separi' – disse, quasi senza riflettere.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Lost and Found'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

17

 

 

“T’amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l’ombra e l’anima”

[Pablo Neruda, XVII Sonetto]

 

 

- Devo dire che è stato molto divertente – ammise Anna. – Sei sicura di aver sistemato la nave, vero? Voglio dire... Barbanera non la ritroverà tanto facilmente.

-  No, Anna. La nave è stata imprigionata da qualche parte. Non potrà mai ritrovarla. A meno che qualcuno non sciolga l’incantesimo. – rispose Elsa, osservando il porto di Arendelle dai bastioni del palazzo.  

Il gorgo magico che si era aperto non appena Elsa aveva pronunciato l’incantesimo aveva afferrato la nave, trascinandola con sé in una danza frenetica. Era un gorgo maestoso, inquietante, bello come potevano esserlo solo certe cose terribili, un cerchio perfetto avvolto da una luminosa luce verde e azzurra, che si tingeva di nero nel punto in cui sembrava tuffarsi in un abisso senza fondo. Dal luogo in cui si trovavano, erano riusciti a vedere la Jolly Roger che spariva pian piano, diventando sempre  più piccola ai loro occhi. Barbanera e i suoi uomini l’avevano abbandonata quando si erano resi conto che non potevano fare nulla contro quella magia.

- Un pirata senza nave non ha molto da fare se non darsela a gambe. – aveva commentato Kristoff, quando il gorgo si era richiuso e il mare era tornato ad essere una distesa piatta e tranquilla.

Un vero peccato che non fossero riusciti ad imprigionare anche Barbanera. Anna si era immaginata Black Sam che assisteva a quello spettacolo. Certamente avrebbe riso. Avrebbe riso lui e anche Koral, il nostromo. Nonché Aires a bordo della sua Demone Nero.

- E nessuno scioglierà quell’incantesimo – concluse Anna.

- Io non lo farò di certo. – rispose Elsa.

Era sera. Tra le nuvole che coprivano il cielo si intravedevano le stelle. Arendelle era silenziosa. Solo alcune luci brillavano qui e là.

Anche i camminamenti del palazzo erano silenziosi, a dire il vero. Una delle guardie si era addormentata con la schiena contro una delle torrette. Anna l’aveva scosso poco prima, inducendolo a svegliarsi e il soldato si era profuso in scuse, ma non aveva recepito il messaggio, evidentemente.

- Continuo a pensare che dovremmo prendere delle altre guardie. Perché per quanto siano carini, si addormentano troppo facilmente. – commentò Anna, lanciando un’occhiata alla guardia dormiente. L’elmo gli era cascato sugli occhi. - E hanno il sonno pesante! Se sparassero delle cannonate contro il palazzo non le sentirebbero!

- Forse hai ragione – rispose Elsa, prendendola per mano. – Ma non avrebbero il tempo di sparare cannonate. Congelerei i cannoni ben prima. E fortunatamente non tutte le guardie dormono.

- E ci sono le spie.

Elsa sollevò un sopracciglio. - Una regina deve avere qualche spia.

Anna le sorrise. Mentre camminavano in silenzio, osservò la sorella. Il suo viso, ogni tanto illuminato dalle fiaccole, sembrava marmo cesellato, non freddo, ma assolutamente delicato, con i lineamenti armonici. Le labbra parevano più rosse per via del pallore lunare che la sua pelle aveva assunto al buio.

Anna si sorprese ad ammirare quei tratti come se non l’avesse mai fatto prima. Come se ciò che era accaduto tra di loro in quella cella nei sotterranei del castello della Strega Bianca l’avesse cambiata in qualche modo. Come se quel sentimento che condividevano l’avesse resa ancora più bella.

- Cosa c’è? – domandò Elsa, fermandosi.

Non rispose, ma si lasciò andare contro di lei, tra le sue braccia, che la strinsero subito mentre lei posava il volto sul suo collo.

Elsa sospirò, appoggiando il naso fra i suoi capelli.

- Possiamo restare così per sempre? – domandò Anna. Poi si corresse in fretta. – Cioè, non... non proprio per sempre, ecco. Magari per un po’.

- Oh, Anna... se fosse per sempre, penso che non potrei mai chiedere di più. Eppure non sarebbe giusto. Né tantomeno saggio.

- E a me piacciono troppo le follie.

- Questa è ben più di una follia. – Elsa si scostò da lei e le posò le dita sulle labbra. Gli occhi ora possedevano l’azzurro intenso di un cielo tempestoso.

Anna le cinse la vita con un braccio. Si sentiva la testa leggera e aveva l’impressione che le gambe non la reggessero più. Elsa si chinò un po’ in avanti e nel buio le loro bocche si incontrarono prima che una delle due potesse ripensarci. Ad Anna sfuggì un ansito. Chiuse gli occhi. Serrò le palpebre, concentrandosi solo sulle labbra di Elsa, sulla sua pelle sotto le dita.

La regina credeva di soffocare, di essere trascinata nell’inesistenza. Era incapace di pensare. Tuttavia, dopo un lasso di tempo che le sembrò lungo ma anche fin troppo breve, si scostò, raddrizzandosi e umettandosi le labbra, ricercando il sapore di Anna. Sua sorella era diventata tutta rossa e respirava con affanno.

- Non so... non so bene che cosa c’è oltre la follia – disse Anna, con la voce roca. – O meglio sì... credo di saperlo, ormai. Tutto ciò è oltre la follia, l’hai detto tu. Ma può esserci qualcos’altro ancora...

- Forse qualche sortilegio. Se questo lo fosse dovrei chiedere che ce ne liberino.

Non capì se quella di Elsa fosse una domanda. Anna incominciò a ridacchiare senza riuscire a trattenersi. – So come ci si sente quando si è colpiti da un incantesimo ed è ovvio che questo non lo è. Hai dimenticato la polvere elfica?

Anche lei tornò a sorridere. - Non potrei mai.

- Già, nemmeno io. Non mi dimentico né della polvere elfica né tantomeno di quel folletto. Ancor di meno mi dimenticherò di Oberon. E di Titania. Ma soprattutto di Oberon, visto che non faceva altro che ronzarti intorno! – Anna roteò gli occhi, stizzita.

- Questo te lo puoi anche dimenticare – osservò Elsa, prendendola di nuovo tra le braccia, ma con dolcezza, come se temesse di romperla.

- Non ci riesco – Scosse il capo. – È impossibile. Sarà che non ho mai visto nessuno guardarti in quel modo e con tanta insistenza. Tantomeno un elfo. O forse... beh, forse l’ho visto, ma non ci ho fatto molto caso. O non erano così sfacciati come lui! E comunque non è piacevole. Fortuna che non lo rivedremo e se lo rivedremo mi ricorderò di non perderlo di vista. Metterò un guinzaglio al suo folletto se lo porterà con sé. Non ci sono altri matrimoni in programma, vero? E...

Avrebbe voluto fermare quel fiume in piena baciandola ancora, ma si trattenne.

- E se penso al fatto che un giorno potrebbero presentarsi dei pretendenti pronti a chiedere la tua mano...

Elsa rise. – Non credo che succederà tanto presto, Anna.

Immaginava che, se anche ci fossero stati dei pretendenti, il suo potere li avrebbe intimiditi abbastanza da non provarci neppure. Ed Elsa non desiderava alcun pretendente.

- Oh, ma sono sicura che prima o poi succederà. Alla regine succede sempre. Magari troverai qualcuno che ti piace. E io lo odierò, chiunque sia. Li odierò tutti.

Pensava fosse davvero adorabile. La sua sorellina.

Il suo unico vero amore. La sua famiglia.

Non riusciva nemmeno a figurarsi un momento nel futuro in cui avrebbe amato qualcuno più di quanto amava Anna.

- Magari troverai qualcuno di tuo gradimento tra i miei... pretendenti – commentò Elsa.

- Ne dubito. A meno che... a meno che non sia perfetto, ecco! – Si morse il labbro e alzò gli occhi al cielo. – D’accordo, magari non perfetto, perché nessuno lo è. Diciamo... alla tua altezza, sì. A meno che non sia alla tua altezza. Allora potrei evitare di odiarlo.

- Bene.

- Avrei potuto accettare Emma, per esempio. – Lo disse come se fosse solo un frase casuale.

Elsa aggrottò la fronte. – Credevo ti desse fastidio.

- Infatti. Ma lei è... alla tua altezza. La accetterei perché so che ti proteggerebbe, come farebbe un cavaliere con la sua regina.

- Anna...

- È vero, lo farebbe, ne sono convinta.

- Emma è solo una mia amica, te l’ho già detto. – Elsa sollevò lo sguardo per qualche istante, pensierosa. Chiedendosi che cosa stesse facendo Emma in quel momento, dove fosse, se stesse bene. Immaginandosi gli occhi verdazzurri corrucciati, impegnati a scrutare qualcosa o qualcuno con attenzione, per decifrarlo. Ricordandosi del modo in cui l’avevano guardata, quegli occhi verdazzurri, durante il loro primo, turbolento incontro in mezzo al ghiaccio...

“Chi sei tu?”

“Il mio nome è Elsa!”

“Okay, Elsa. Va tutto bene. Sono Emma”.

...A come l’avevano guardata quando Elsa era arrivata in quella casa e l’aveva convinta ad accettarsi per ciò che era. Non c’era mai stato il sospetto, negli occhi di Emma. Non c’era mai stata la paura verso il suo potere freddo e difficile da controllare, nemmeno quando Elsa aveva rischiato di ucciderla imprigionandola nella grotta. Non ce l’aveva mai avuta con lei. L’aveva sempre aiutata. Emma l’aveva capita fin da subito. Si erano capite fin da subito.

- Però lo farebbe – continuò Anna. – Ricordati che sono brava a giudicare le persone.

- Sì, diciamo che sei diventata brava... recentemente. Non lo eri quando hai sposato Hans. – le ricordò Elsa, accigliandosi.

- Perché ero più ingenua.

- Certo. E il giorno dopo hai incontrato Kristoff.

Anna sospirò. – Dimmi una cosa, tu e lui vi siete messi d’accordo, vero? Kristoff mi ha detto la stessa cosa.

- Qualche volta la pensiamo allo stesso modo. So che sembra strano, ma è così. E in ogni caso, per quanto riguarda Emma... lei appartiene a qualcun altro.

“Non vi limitate a provare sentimenti sconcertanti per una donna sposata. Per una donna sposata, aggiungerei, con un uomo che avete definito amico. Un uomo che si fida di voi”.

Ci aveva pensato fino allo sfinimento.

Kristoff non dovrebbe fidarsi di me. Lui non lo sa e non lo saprà mai. Ma non dovrebbe fidarsi di me. Io non merito affatto la sua fiducia.

Aveva girato la testa, quasi senza accorgersene, sfuggendo agli occhi di Anna. Ma la sorella le posò una mano sul viso, costringendola a voltarsi di nuovo.

- Sei infelice? – le domandò, a bruciapelo, Anna.

- Cosa?

- Voglio saperlo davvero. Al mio matrimonio hai detto che eri felice per me. E tu lo sai che non posso essere felice se tu non lo sei.

Elsa aveva le labbra così vicine a quella di Anna che sarebbe bastato un minimo movimento per incontrarle un’altra volta. Posò gli occhi su di esse, guardandole schiudersi. – Io... non sono infelice, Anna. La mia felicità dipende anche dalla tua e so che con Kristoff sei felice. Lui ti ama ed io sono contenta che sia così.

- Ma?

- Non devo più toccarti. Lui non è solo tuo marito. È mio amico. Non dovrei più farlo.

Anna non disse niente. Anche lei ci aveva pensato fino alla nausea. E per quanto sapesse che Elsa aveva ragione, che non avrebbe più dovuto permetterle, né permettersi, di toccarla in quel modo... sapeva anche che non poteva prometterglielo.

“Sareste costrette a nascondere ciò che provate per sempre! E prima o poi... commettereste un errore irreparabile. Non si possono soffocare i sentimenti, Anna”.

Anna aprì la bocca per parlare, ma alla fine non disse niente. Si strinse di nuovo a lei ed Elsa l’abbracciò stretta.

“Se tenete il vostro cuore, questi sentimenti vi accompagneranno per molto tempo. Forse per sempre. Pensate di poterlo nascondere per sempre, Elsa?”.

Ho scelta?, si chiese Elsa.

“Credete di esserne capace? Scommetto di no. Nessuno ne è capace”.

Eppure doveva esserlo. Amava Anna in un modo che non era affatto lecito. L’amava  profondamente, più di quanto avrebbe dovuto fare una sorella. Ed era consapevole che, se le avesse chiesto di seguirla, in quel momento non sarebbe stata in grado di resisterle.

“Volevo farlo quando ti ho vista in abito da sposa. E anche dopo. Non sono più riuscita a smettere di guardarti...”

“Se volevi farlo da quando mi hai visto in abito da sposa, allora non smettere”.

- Anna... – cominciò Elsa, sottovoce. Ma s’interruppe.

- Sì. Cosa?

- Io... credo... – rispose lei, sopraffatta dallo stupore. – Volevo soltanto dire il tuo nome.

 

***

 

 

Angolo autrice:

Ebbene, ormai siamo alla fine. Manca soltanto l’epilogo. Sigh.

 

La poesia di Neruda citata all’inizio del capitolo:

 

Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t’amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l’ombra e l’anima.

T’amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.

T’amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t’amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.


   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Stephanie86