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Autore: Divano_a_castello    03/08/2015    2 recensioni
Premessa: Allora, questo è il mio primo racconto quindi se volete commentare (e mi piacerebbe) tenetene conto e non siate troppo crudeli. Inoltre vorrei ricordare che questo è un racconto dell’ universo di “The Batman”, il cartone. Detto questo vi auguro buona lettura :)
Genere: Azione, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barbara Gordon, Dick Grayson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando si rialzò era stordito. Si sforzò di ricordare cosa era successo: Barbara aveva urlato, poi l’aveva spinto a terra. Perché l’aveva fatto?
“No no no no no!” urlò il ragazzo dopo aver ricostruito la scena.
Manbat si era fiondato su di loro, Barbara l’aveva scansato per salvarlo, e Manbat l’aveva catturata.
“Oddio. Oddio è tutta colpa mia” disse il ragazzo disperato, con le mani tra i capelli e le lacrime agli occhi.
“Ok Dick calmati, respira, si sistemerà tutto” disse calmandosi lentamente e asciugandosi il viso rigato dalle lacrime.
“Dick? Grazie a Dio stai bene” disse una voce dietro di lui.
“Bru.. volevo dire, Batman. Che ci fai qui?” chiese il ragazzo.
“Dal Batcomputer Alfred aveva visto i tuoi parametri vitali peggiorare. Sono venuto più veloce che potevo” spiegò Bruce. Aveva probabilmente il miglior fisico al mondo, e benché gran parte del tragitto lo deve aver percorso in Batmobile, si vedeva che aveva corso. Bruce non aveva mai dovuto preoccuparsi per lui, era chiaramente sconvolto dalla cosa, e molto sollevato dal vederlo sano e salvo.
“Cosa è successo? Stai bene?” disse smettendo di atteggiarsi da Bruce per tornare alla “modalità Batman”.
“Sì sì io sto bene. È arrivato Manbat, ci ha attaccati alla sprovvista e…” Dick non riuscì a finire la frase. Aveva ricominciato a piangere. Bruce si mise in ginocchio davanti a lui e gli mise le mani sulle spalle.
“Cosa è successo Dick?”
“Ha preso Barbara” rispose Dick in lacrime.
Bruce rimase sconvolto dalla notizia. Lo abbracciò forte per consolarlo. Capitava di rado che Bruce lo abbracciasse, quindi un suo abbraccio era una cosa particolarmente significativa, e aveva esattamente l’effetto desiderato. Dick si sentì meglio stretto tra le braccia dell’uomo che da qualche anno era diventato il suo nuovo padre, ma nonostante ciò non smise di piangere.
“Risolveremo tutto. Stai tranquillo” lo consolò Bruce.
Non appena Dick si calmò e smise di piangere i due si sciolsero dall’abbraccio e senza dire nulla andarono alla Batmobile. Non appena furono alla Batcaverna trovarono Alfred ad accoglierli.
“Grazie al cielo state bene signorino Dick” disse Alfred sollevato.
“Cosa è successo?”
“Manbat ha preso Barbara” spiegò calmo Bruce.
Alfred rimase sconvolto dalla notizia. Poi il suo sguardo si posò su Dick, si vedeva che aveva pianto. Allora gli si avvicinò e lo abbracciò.
“Sarà sconvolto, vuole una cioccolata calda? Un the? Di qualsiasi cosa abbia bisogno io sono disponibile” disse Alfred cercando di consolarlo dopo essersi staccato dal breve abbraccio.
“Ti ringrazio Alfred. Ma l’unica cosa di cui ho bisogno è trovare Barbara” rispose il ragazzo.
“Come la troviamo? Lei non ha la tuta come la mia’” chiese rivolto a Bruce mentre si avviavano verso il Batcomputer.
“No, altrimenti sarei andato a cercarla” rispose Bruce.
“Il suo costume se l’è fatto da sola, io ho solo provveduto a farle avere dei gadget appropriati” continuò a spiegare Bruce.
“I tracciatori!” urlò Dick entusiasta del suo colpo di genio.
“Di solito li piazziamo sui criminali per sapere la loro posizione e poter scoprire dove si nascondono. So che si attivano solo dopo essere stati piazzati, ma sono collegati al Batcomputer, non possiamo attivarli tramite quello?” disse Dick illustrando il suo piano.
“Sì, possiamo farlo” rispose Bruce sorridendo. Aveva già pensato a questa opzione mentre erano nella Batmobile, ma non vedeva per quale motivo avrebbe dovuto sminuire Dick. Dopo che si sedette davanti al Batcomputer nel giro di una decina di minuti aveva trovato la posizione di Barbara.
“Stanno in un magazzino abbandonato nella zona industriale” disse Bruce.
Dick analizzò per un attimo la mappa e poi disse con tono deciso
“Ok, ho capito. Vado. Me ne occupo io”.
“Non ci pensare neanche. È troppo pericoloso”
“Bruce tutta questa questione è solo colpa mia. Non ero abbastanza concentrato. Lasciami rimediare da solo ai miei errori”
Bruce lo guardò un attimo e poi capì che era serio, anzi, era molto serio, non capitava spesso di vederlo così.
“D’accordo” disse Bruce e non aggiunse altro.
Dick rispose con un cenno del capo in segno di gratitudine. Poi si avviò verso la sua moto e partì al salvataggio della ragazza che amava.
“Pensa sia stata una saggia decisione signorino Bruce?”
“Ne sono fermamente convinto Alfred. A nessuno conviene mettersi tra un uomo e la donna che ama”
“Ooooh, finalmente c’è arrivato” sospirò soddisfatto il Maggiordomo.
“Magari non sono un esperto di queste cose ma non sono neanche così cieco”
Nel frattempo nella zona industriale Barbara aveva ripreso i sensi. Era legata e appesa a testa in giù in quello che sembrava un vecchio magazzino abbandonato. Si guardò un po’ intorno e guardando verso l’alto cercando di capire a cosa era appesa, e dopo aver vispo la trave a cui era legata la spessa corda che la sorreggeva, vide il suo rapitore appollaiato su una trave lì accanto.
“Eccoti lì lurido mostro” sussurrò.
Passò quindi a analizzare come era legata. A stringerle i polsi era un fil di ferro avvoltolato più e più volte intorno a i suoi polsi, era stretto, non riusciva ad allargarlo, le estremità erano tutte aggrovigliate in una specie di nodo in mezzo a i suoi polsi. Nodo che non riusciva a sciogliere. A stringerle le braccia c’era quello che sembrava uno di quei nastri con scritto “non oltrepassare” che mette la polizia davanti ad una scena del crimine. Normalmente sono facili da strappare ma quello, come il fil di ferro, era avvoltolato più volte e legato, molto stretto, poco sotto le sue spalle. Passò ad analizzare le gambe. Una corda la stringeva appena sotto le ginocchia, mentre a tenere la caviglie c’erano quelle cavigliere unite da una catena che mettevano ai carcerati. Legata alla catena che univa le sue caviglie c’era la corda che aveva visto prima. Il suo sguardo tornò quindi verso il soffitto. Il suo rapitore la osservava silenzioso. Probabilmente la aveva rapita e legata sperando nella resa di Batman in cambio della sua libertà, se avesse voluto ucciderla lo avrebbe già fatto.
Passò un po’ di tempo ad analizzare l’ambiente che la circondava in cerca di qualcosa di utile. Manbat le aveva tolto la cintura, e non riusciva ad arrivare ai gadget nascosti nei suoi tacchi, soprattutto senza non farsi notare. Poi qualcosa iniziò a farla ondeggiare. Tornò a guardare il soffitto. Manbat si era spostato. Ora stava scendendo lentamente lungo la corda che la sorreggeva facendola ondeggiare leggermente. Non conosceva le sue intenzioni, ma l’idea di quel mostro che le si avvicinava, e lei legata, impotente, la spaventava non poco. Manbat era arrivato con i suoi piedi prensili fino al nodo che legava la corda alla catena, non usava più le mani, le teneva come le tengono i pipistrelli quando stanno appesi. Aveva la faccia a pochi centimetri dalla sua quando cominciò a fare uno strano verso, una specie di sibilo ma fatto con la  gola, poi spalancò le ali e inizio a fare quell’urlo acuto che fanno i pipistrelli, stava per colpirla, probabilmente la preferiva svenuta. Barbara era in preda al terrore. Poi, all’improvviso sentì la voce che più di tutte sperava di sentire.
“LEVALE, SUBITO, LE MANI, DI DOSSO” urlò Dick con un tono... beh con un tono da Batman.
Allora il mostro si voltò verso il ragazzo e gli si precipitò addosso. Dick stavolta lo schivò prontamente. I due iniziarono a combattere sotto Barbara. Manbat Robin era determinato, la rabbia ch provava verso quel mostro era tale da farlo essere forte quanto un bue, ogni colpo che Manbat gli scagliava, lui lo parava con il suo bastone e rispondeva con un attacco via via più forte. Quando il mostro fu abbastanza stordito Dick strinse più forza il bastone.
“Questo è per averci aggredito” e gli affondò il bastone nello stomaco facendolo gemere.
“Questo è per aver rapito Barbara” e gli mollò una bastonata sul lato della testa facendogli fare un urlo di dolore.
“E questo è perche sei veramente orrendo lurido mostro” e sbatté con tutta la sua forza il bastone sulla testa di Manbat, facendolo svenire.
Allora Dick si voltò verso Barbara. Lanciò un batarang alla corda che la sorreggeva e la ragazza fu sorpresa che bastò quello a tagliarla, Dick la afferrò prontamente arrestando la sua caduta. Non disse una parola finche non la ebbe liberata completamente.
“Stai bene?” chiese preoccupato.
“Adesso sì” rispose la ragazza sorridendogli dolcemente.
Allora Dick la strinse forte a se e la baciò. Dopo un attimo nel quale si rese conto di quello che stava facendo, si staccò di scatto.
“Oddio oddio. Scusa, eh che, ero preoccupato da morire, e rivedendoti io..” cercò di spiegare il ragazzo terribilmente imbarazzato, evitando di guardarla. Anche se lo desiderava, era vero che si era solo lasciato trasportare dall’emozione di vederla sana e salva. Cercò di riprendere a spiegarsi ma Barbara gli mise un dito sulla bocca e iniziò a baciarlo. Lì per lì il ragazzo era confuso, ma non protestò (ovviamente). Quando Barbara si staccò dal bacio lui rimase un attimo perplesso, poi chiese
“Cioè quindi tu?”
“Già” rispose la ragazza, non l’aveva mai vista arrossita.
“Cavolo. Se lo avessi notato, mi sarei semplificato la vita”
“Stai tranquillo, noi ragazze siamo più brave di voi a nascondere le cotte”
“Aspetta, tu sapevi che ero innamorato di te”
“Certo, era parecchio evidente” rispose la ragazza ridacchiando.
“E perché non hai detto o fatto niente?”
“Sai di solito è il ragazzo che si dichiara. E poi era troppo divertente” spiegò la ragazza continuando a ridacchiare.
Dick la guardò un attimo perplesso, come se la sua faccia stesse dicendo “ma mi stai pigliando in giro”. Poi sospirò e la guardò dolcemente.
“Ti adoro sai?”
“Certo che lo so” rispose allegramente la ragazza prima di baciarlo di nuovo.
 
Epilogo
“Avevo ragione, avevo ragione, e voi avevate torto” canticchiò vittorioso Joker.
“Sei ASSOLUTAMENTE sicuro di quello che hai visto?” chiese il Pinguino rivolto all’alter ego umano di Manbat.
“Per la centocinquantesima volta, sì pinguino, sono dannatamente sicuro che lo schifo a cui ho assistito era un primo bacio tra stupidi adolescenti.
“Devi accettare i fatti Pinguino, io avevo ragione, e tu avevi torto, Freeze aveva torto, Riddler aveva torto, e io avevo ragione” urlò Joker prima di mettersi a ridere come il matto che era.
“Ehi aspetta, io avevo ragione, ero stato io a dire che i ragazzi erano compatibili ma non stavano insieme” ribatté irritato Riddler.
“Sì ma poi sei passato dalla parte del Pinguino e della sua teoria dei sentimenti nascosti” rispose Joker prendendo una breve pausa dalla sua folle risata.
“Ho solo detto che era possibile non che…”
Ma Joker aveva smesso di ascoltarlo e si era rimesso a ridere, soddisfatto della sua vittoria.
 
 
Angolo dell’autore
Questo capitolo l’ho scritto (quasi) tutto in una botta, il fatto era che ero troppo ansioso di finire questa storia e sono sicuro che questo era il capitolo che aspettavate con più impazienza. Comunque, così si conclude il mio racconto su Dick e Barbara, ma, citando “Resta anche domani” (è il secondo libro romantico che leggo, qualcosa in me sta cambiando) le storie d’amore non finiscono al primo bacio (anche se qui siamo arrivati al terzo, ma non siate pignoli avete capito il concetto), quindi ogni tanto scriverò una flash-fic su di loro. Detto questo spero vi sia piaciuta questa storia e spero che leggerete anche i miei racconti futuri. Grazie mille a tutti e a presto.
Ciao da Matteo :)
 
   
 
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