Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Sethunya    03/08/2015    5 recensioni
L'ormai trentenne Levi Ackerman, uomo freddo e apatico, fu costretto a sposare Mikasa, ragazza di venticinque anni anch'essa non troppo loquace, facente parte della famiglia Jaeger. Entrambe le loro famiglie erano di nobili origini, per questo il loro matrimonio fu combinato, per trarci vantaggi sulla società. Levi si oppose in precedenza, ma fu costretto a rassegnarsi; dovette visitare spesso casa Jaeger prima delle nozze e proprio quando ormai si convinse che la sua vita non era come aveva sempre desiderato, apparvero dinanzi a lui un paio di grandi occhi verdi che gli stravolsero la vita.
"Non mi ricordo ancora bene il giorno in cui ho iniziato a contemplare le stelle con te, oppure me lo ricordo così bene che quasi me ne vergogno, dato che non è da me.
Sentimenti che ho tenuto repressi per anni, quasi dimenticando di essere umano e poi, un ragazzino dagli occhi color smeraldo, mi ha salvato, facendomi tornare vivo."
(tratto dalla storia)
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ehilà! Qui è sempre l'autrice che vi scrive! Ho cambiato nickname, ma sono sempre la stessa! Ora il mio nome sarà Sethunya. Sì, probabilmente non v'importa, ma mi sembrava giusto avvisarvi haha:)
Ringrazio chi ha recensito il capitolo precedente (Vyrie, Akira89, sunlight1993, alchimistadibudino) , siete la mia forza! E grazie a chi segue la storia o l'ha messa tra i preferiti! Siete un amore:)
Bene, ora vi lascio al capitolo...un bacio a tutti!:*

 
Sethunya


Capitolo tre
Non lasciarmi

Dopo l'incontro dei capofamiglia, non vidi più Eren. Era passata ormai più di una settimana; nel frattempo Mikasa venne a dormire da me, quindi rimanemmo insieme per due giorni consecutivi. Ovviamente venne da sola e io dovetti cercare di intrattenerla il più possibile. La prima sera, organizzai una cena solo per me e lei; fu molto imbarazzante. Nessuno dei due parlava molto, ogni tanto spuntava una risatina nervosa per sciogliere il ghiaccio, ma nulla, il muro tra noi sembrava impenetrabile. Io non le dissi molto, le parlai delle mie prime impressioni su di lei e di altre cose a cui non feci molto caso, mi venne spontaneo parlare a vanvera di ciò che stavo pensando.
-Perché parli sempre di Eren?- 
Ah. Ecco di cos'altro avevo parlato.
Rimasi scioccato. Non me ne ero nemmeno reso conto e arrivai a chiedermi se fosse vero. 
-Io? Perché?-
-Appena sono arrivata mi hai chiesto come sta. Poi mi hai raccontato di quando vi siete incontrati la prima volta, di come avete bisticciato durante la riunione alla corte del re, e di come avete fatto "pace".
Non sapevo più che dire, ero con le spalle al muro. Provai a rispondere con la prima cosa che mi venne in mente, ma era una giustificazione palese, chiunque avrebbe capito che in realtà non sapevo nemmeno io il perché.
-Mi sembrava giusto dirti tutte queste cose, poiché comunque è tuo fratello, volevo informarti del nostro rapporto.- detto questo, bevvi un po' di vino. La mia gola stava diventando secca.
Inizialmente Mikasa, dopo quelle parole, mi guardò con aria di sfida, come se stesse aspettando che le dicessi di più. Io dovetti mantenere l'equilibrio tra l'imbarazzo e il rimanere impassibile, ma fortunatamente, dopo una decina di secondi abbassò lo sguardo e, tirando un sospiro di rassegnazione, mi disse solo: "capito". Mi sentii sollevato e per il resto della conversazione cercai di fare più caso alle mie parole. 
Continuammo a mangiare. Il nervoso e l'imbarazzo mi portarono a scuotere la gamba, per scaricare la tensione che avevo in corpo. Lei mi parlò delle sue giornate, del fatto che amava i fiori e che ci teneva tantissimo ad Eren. Disse che avrebbe fatto di tutto pur di non farlo star male anche a costo di uccidere qualcuno.
-Levi, tu cosa provi per me?-
-Cosa?
Da dove gli è venuta in mente questa domanda? Un attimo prima stava parlando di Eren.
-Tu...cosa provi per me?-
Cosa provo per lei? Cosa dovrei provare? Rispetto? Ammirazione?
-Mikasa...io...sinceramente non lo so. So che sei una ragazza molto carina, pronta a difendere ciò che ami, ma non so nient'altro. Dovrei conoscerti meglio, prima di trarre delle conclusioni in merito. Ma perché me lo chiedi? Che l'amore ci sia o no, noi dobbiamo comunque sposarci.-
-Io vorrei che i nostri futuri figli vivano in un'atmosfera di amore. Saranno la mia famiglia, SARAI la mia famiglia e mi aspetto collaborazione da te.-
Cosa sta dicendo? 
-Collaborazione?-
-Sì, collaborazione. Un minimo dovrai pur far finta di amarmi, perché io farò lo stesso, anche se credo che fingere mi verrà molto semplice.-
Era una confessione d'amore? Non ci sto capendo più nulla, tutto quello che sta dicendo mi sta mandando in confusione. Fingere di amarla?
Nel dubbio non dissi niente. Finimmo di mangiare in completo silenzio e non ci guardammo nemmeno una volta negli occhi. Evidentemente nessuno dei due aveva qualcosa da dire o semplicemente riteneva che non c'era più bisogno di parlare. 
Sono queste le giornate tipo che dovrei passare d'ora in poi?, pensai, e proprio in quel momento Mikasa si alzò e uscì dalla porta.
-Bah, fanculo.- quelle erano le ultime parole che dissi prima di andare a dormire.
Nel letto ripensai a lei. Possibile che si sia innamorata di me? Eppure io non sono una persona socievole, non faccio ridere nessuno, com'è possibile? E con il fatto di Eren, che lo proteggerebbe a tutti i costi...Perché me l'ha detto? Come se m'interessasse. 
C'erano un sacco di domande a cui non avevo risposta, ma decisi che dormire era la cosa migliore da fare, al momento. Dopo una decida di minuti mi addormentai, con la luce della luna che penetrava attraverso le finestre.

Quando mi svegliai, il sole era già sorto da un bel pezzo. Il mio stomaco aveva bisogno di qualcosa, quindi mi alzai in fretta e andai nella cucina. Presi qualcosa di leggero e mi diressi verso il salone, per rilassarmi un po'. Quando entrai però, Mikasa era già lì, pronta a mangiare un frutto.
-'Giorno, Mikasa.-
-Oh, ciao.-, disse in modo freddo, non distogliendo mai lo sguardo dal cibo che aveva tra le mani.
Niente, nemmeno uno sguardo. Non mi guarderebbe nemmeno se stessi soffocando.
-Tutto bene? Ieri la serata si è chiusa in un brutto modo.-
-Sì, tutto bene.-
Basta, ci rinuncio. I miei sforzi per non rovinare tutto sembrano vani.
-Tu mi odi?- Mi uscì istintivamente dalla bocca. Non avrei mai voluto, sarebbe stata la madre dei miei figli e approvavo il suo modo di pensare, ovvero di farli crescere in un ambiente perlomeno amorevole. Se mi avesse odiato, sarebbe stato un problema.
Non disse nulla, spalancò solo gli occhi dallo shock, ma i capelli le coprivano quasi tutto il viso, quindi pensai che fosse solo una mia impressione.
Sbattei una mano sul tavolo, stavo diventando impaziente, e lei sobbalzò. Mi aspettavo che piangesse, che urlasse, che dicesse qualcosa, ma niente. Rimase immobile. 
-Quando vai a trovare Eren?- disse all'improvviso, con una voce molto simile ad un sussurro.
Cioè, mi prende in giro? Dopo tutte le cose serie che gli ho chiesto, adesso parla del moccioso?
-Cosa c'entra Eren? Perché dovrei andare a trovarlo?-
-Anche lui parla spesso di te. Dice di essere felice che tu sia il mio futuro marito, che vorrebbe conoscerti meglio e che non mi devo fermare alle apparenze del tuo carattere freddo.-
Eren aveva veramente chiesto di me? Aveva veramente detto tutto ciò? 
Quella ragazza era taciturna e distaccata, eppure tutte le domande che mi fece sorgere lei nel giro di due giorni, mi portarono dritto dritto nel caos. 
-Per il momento vorrei concentrarmi e conoscere te, se me ne dai la possibilità.-
Era questo quello che volevo davvero?
-Grazie Levi, lo apprezzo molto, ma penso che l'abbia capito anche tu che noi siamo incompatibili.-
-Potremmo anche essere incompatibili, ma dobbiamo lavorarci su, se vuoi veramente creare una famiglia calorosa.-
Iniziò a tremare. Forse quella ragazza era più fragile di quanto pensassi. 
I gesti di affetto non erano il mio forte, quindi mi limitai ad accarezzarle la testa. Avevo un cuore anch'io.
-Sei più gentile di quanto pensassi. Eren ha ragione.-
-Strano a dirsi, eh? L'intoccabile Levi che accarezza la testa ad una donna per tranquillizzarla. Diciamo che ho i miei modi per mostrare affetto.- risposi, mostrandole un lieve sorriso. 
Finalmente mi stava guardando.
In realtà non sapevo cosa fosse veramente l'amore. Non l'avevo mai capito, mai toccato, mai provato. Quelle poche volte che avevo creduto di vederlo in qualcuno, poi mi venne portato via.
Avevo degli amici, un tempo; i loro nomi erano Isabel e Farlan. Loro mi capivano, accettavano il fatto che io non fossi un granché nelle relazioni e comprendevano che avevo un modo tutto mio per mostrargli il mio affetto. Purtroppo però, i soldi gli diedero alla testa. Ci allontanammo, noncuranti di tutte le promesse che ci eravamo fatti; avevamo progettato di scappare da qui, viaggiare e vivere una vita che ci permettesse di fare ciò che avevamo sempre sognato. Poi però, di colpo, si trasferirono insieme alle loro famiglie in un altro paese, per vivere in maniera più agiata e divertirsi con tutto ciò che i soldi potevano offrirgli. Io non feci nulla, non mi opposi; mi arresi all'idea di vivere in una società manipolata solo dal denaro. Quella era un'altra ragione per cui volevo diventare libero, volevo rivendicare tutto ciò che mi era stato portato via da una comunità schiava di potere.
-Levi- la voce di Mikasa interruppe il mio flusso di ricordi. -Vieni a casa con me dopo, mangiamo insieme alla mia famiglia. Poi stai da me la notte, proprio come ho fatto io.-
La sua proposta mi sorprese, ma più che questo, il modo in cui lo disse. Mentre la pronunciava, aveva una voce dolce e mi sentii pervadere dall'affetto che voleva trasmettermi con questa sua iniziativa.
-Oh, va bene.- nella mia voce, invece, notai un leggero fremito. Mikasa ce la stava davvero mettendo tutta per amarmi, a meno che non lo stesse già facendo. Questo rimase per me un mistero.

Quando il sole era alto nel cielo, decidemmo di andare a casa Jaeger, dato che sicuramente c'era molta più vita rispetto la mia dimora. 
Appena arrivati, Grisha e Carla, genitori di Mikasa ed Eren, ci stavano aspettando sull'uscio.
-Buon pomeriggio, signore e signora Jaeger.- mi voltai verso la donna. -Lieto di conoscerla, Carla. La scorsa volta non abbiamo avuto modo di presentarci.- feci un inchino e le baciai la mano.
-Il piacere è tutto mio, Levi. Entrate pure.-
Quando entrammo, la mia mente tornò al primo giorno che misi piede lì e sì, pensai anche ad Eren. La sua innocenza era la cosa che mi colpì di più e ogni volta che ci pensavo, non potevo fare a meno di sorridere.
-Levi, cosa preferiresti per cena?-
Carla mi fece ritornare con i piedi per terra.
-Non ho preferenze, va bene qualsiasi cosa.-
La donna mi sorrise, per poi voltarsi e andare via.
-Mikasa, hai voglia di fare un giro per il giardino?- proposi, sorprendendomi di me stesso e di ciò che avevo appena chiesto; avrei voluto veramente avere una famiglia il più affettuosa possibile e per farlo sarei dovuto essere più vicino a Mikasa. Questo desiderio era uno dei pochi che volevo a tutti i costi realizzare.
Lo sguardo della ragazza si riaccese e rilevai una nota di gratitudine nei suoi occhi. Sinceramente, ne rimasi colpito.
-Sì, andiamo, ti parlo dei fiori che io e la mamma teniamo in cura.-
Mi parve di ritornare giovane vedendo il suo sorriso pieno di innocenza. In questo era molto simile ad Eren. 
Le rose che mi fece vedere le assomigliavano: belle, ma con le spine, quindi parzialmente intoccabili, a meno che non sai già in precedenza dove e come prenderle. Il vento leggero che accarezzava le mie guance, la natura e gli stormi di uccelli che volavano liberi nel cielo, mi fecero desiderare ancora più ardentemente di assaporare l'indipendenza a cui aspiravo da sempre.
Quando ormai stava calando il sole, decidemmo di entrare. Dopotutto, avevo passato un pomeriggio spensierato, anche se provavo solo un affetto fraterno per quella ragazza. 

-Ma guarda chi si vede! Il nanetto aggressivo.-
Il mio cuore si fermò. Era una voce proveniente dal corridoio.
-Eren, sempre il solito mocciosetto ingrato.-
-Mi sembra ovvio, dopotutto è così che ci siamo conosciuti.-
Rimasi zitto e immobile. I suoi occhi puntavano dritto ai miei. Non ci muovemmo, ci fissammo e basta. I suoi grandi occhi verdi sembravano ancora più luminosi di sempre. Era più alto di me e questo mi faceva incavolare, ma infondo non m'importava. I suoi capelli erano visibilmente spettinati, era vestito elegantemente e sul suo collo c'era il segno di un morso.
Una figura da dietro le spalle di Eren, però, interruppe tutto e mi fece capire ciò che avevo appena visto.
-Eren, non mi presenti al tuo amico?-
Era una ragazza dai capelli biondi e gli occhi azzurri, con una voce alquanto fastidiosa e scocciata. Iniziai a formulare delle ipotesi, per poi smentirle pensando di sbagliarmi, ma in realtà avevo colpito il bersaglio.
-Oh, sì. Levi, lei è la mia futura moglie, Annie Leonhardt.-
Futura moglie? Ho sentito bene? Non è vero, no.
-Piacere. E così anche il moccioso si sposa?-
Avrei voluto spaccare tutto. Avrei voluto non essere lì. Avrei voluto non sentire quelle parole, non vedere quella persona e scappare, invece non feci altro che un sorriso chiaramente falso.
-Già.- non so se fu solo una mia sensazione, ma Eren non era per niente felice, anzi, sembrava veramente triste.
Ecco. Di nuovo immobili. Eren che fissava il pavimento, Annie che guardava fuori da una finestra e io che cercavo di capire cosa stesse accadendo al mio corpo e alla mia mente. Non riuscivo a capacitarmi delle mie sensazioni. Perché volevo prenderli a pugni entrambi? Perché ero così affranto?
-Vabbè, vado in bagno.- dissi, spezzando il silenzio e andando via il più in fretta possibile.
Stupido moccioso, cosa mi sta facendo? La mia dignità sta andando all'oltretomba!
In realtà non andai in bagno per fare qualcosa di concreto, se non per riprendere la calma che avevo acquisito nel pomeriggio.

Dopo un po' di tempo uscii e andai subito a cercare Mikasa. Dovevo pur sfogarmi in qualche modo!
-Mikasa.-
-Levi! Hai bisogno?-
-Dammela, qui, ora.
Mikasa arrossì tutta. Forse non dovevo chiederglielo in quel modo diretto e rude, mi sa che si sta arrabbiando. Devo essere più gentile, sono suo ospite, dopotutto. Con calma, Levi, hai ancora molto tempo prima della cena.
- P-porco! -
Porco?
-Mikasa, per favore, dammela, non sto più in me.-
-Ma ti stai sentendo?! Sei un maiale!-
Sono io che non capisco o è lei che non ci arriva?
-Non te la darò ora!-
Ok, è lei che non ci arriva.
-Ti sto solo chiedendo una pezza per pulire, non pensavo fosse una cosa scandalosa.-
-Una che?-
-Una pezza, uno straccio, come lo chiami tu?-
-Ah...- era delusa. Cosa stava pensando? -Ma perché?!-
-I vostri servi non sanno svolgere bene il loro lavoro e io vorrei cenare in un ambiente pulito.-
Mikasa mi guardò storto, ma poi mi diede un pezzo di stoffa e io iniziai a pulire il salone in cui giorni prima notai la presenza di polvere, noncurante di ciò che avrebbero potuto pensare gli altri. La pulizia mi divertiva! 
-Levi, cosa stai facendo?!- 
Oh no, ancora lui.
-Potresti essere anche un po' più pacato, Eren. Comunque non vedi? Pulisco.-
-Eh sì, l'avevo capito! Intendevo...perché?-
-Come puoi notare amo la pulizia e non mangerei mai in un salone pieno di polvere, diamine. Questo posto non è per niente cambiato. Direi che è ora di dire ai servi di lavorare meglio.-
-Lo farò, ma tu smettila. Sei abbastanza imbarazzante.-
-Ehi moccioso, vuoi che ti faccio ingoiare tutta la polvere che ho tirato su fino ad adesso?-
Mi avvicinai al suo viso in modo minaccioso, mostrandogli per bene lo straccio sporco. Lui evidentemente non se l'aspettava e arrossì, portando indietro il busto.
-Cos'hai ora? La stoffa sudicia ti fa eccitare?-
Lui arrossì ancora più di prima.
-N..no.-
-Allora togliti quella faccia da ebete che ti ritrovi.-
Lui rimase fermo a fissarmi e anch'io non riuscii a muovermi, quando successe una cosa inaspettata.
Nel giro di un secondo, senza che io potessi opporre resistenza, mi ritrovai le braccia di Eren attorno al collo e il suo viso sulla mia spalla.
-Eren? Cosa ti è saltato nella testa?-
Il calore del suo corpo provocò in me una scarica di energia. Sentivo di averne bisogno ancora. Nel frattempo la mia mano si rilassò, lasciando cadere il panno per terra.
Non lasciarmi.
-Ehi, moccioso. Cosa ti è preso?-
Sentii del bagnato sulla mia spalla e il mio cuore si ruppe in tanti piccoli pezzi. Le sue lacrime sembravano scottare.
Non lasciarmi. 
-Levi, scusa.-
Eren singhiozzava, avrei voluto stringerlo più forte a me. Stavo scoppiando, volevo che quell'attimo durasse per sempre.
Non lasciarmi.
-Va tutto bene?-, chiesi.
Mi avvolgeva in una morsa dal quale non avrei mai voluto liberarmi. Il suo cuore batteva forte, potevo sentirlo. Era il più bel suono di sempre. Gli accarezzai la testa, recitando la parte dell'impassibile, ma avrei voluto fare molto di più.
Ti prego, Eren, non lasciarmi.
-Sì, ora va meglio.-
Quando lo disse, le sue braccia lasciarono il mio collo. Il suo viso ora era ad un centimetro dal mio, ora. Era sorridente, ma con le lacrime agli occhi. Mi sentii morire.
Non dovevi lasciarmi, stupido.
Proprio mentre lo pensai, il mio corpo si mosse da solo.
Mi ributtai tra le sue braccia e iniziai a stringerlo il più forte che potevo.
Non lasciarmi mai più, pensai. 
Ma lui non lo venne mai a sapere.
  
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