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Autore: MAFU    04/08/2015    0 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 2

“Questo sole mi sta uccidendo.” Lamia, che dall’alba non era più riuscita a chiudere occhio per la troppa luce, fissava il soffitto allucinata. “Qui ci servono delle tende.” Borbottò tra un tic nervoso e l’altro. Qualcuno bussò alla porta e la donna ormai sveglia si trascinò a vedere chi fosse lo scocciatore. Quando aprì la porta però non trovò nessuno. “Me lo sono immaginata?” alzò un sopracciglio seccata, strabuzzando gli occhi inforcò gli occhiali da vista e qualcosa ai suoi piedi attirò la sua attenzione. Per terra giacevano due divise scolastiche accuratamente ripiegate l’una sull’altra. “Ma che diavolo?” le raccolse disgustata. “E io dovrei mettere sta roba??” disse agitando davanti al suo naso una gonnellina rosa caramella. “Pizzetto non ha proprio gusto estetico.” Arricciò il naso, “Per me sono carine!” Lilith sbucò alle sue spalle arrossita di stupore, “E tu da dove accidenti sbuchi!?” Lamia si scansò sgomenta, “Fammi il favore di legarti un campanello al collo per la prossima volta.” Si spazzò della polvere immaginaria dalle spalle. Lilith ignorandola, si avvicinò a lei prendendole una delle uniformi di mano e la sollevò sopra la sua testa per esaminarla contro luce. Vide al suo interno un qualcosa di geometrico e non fece in tempo a domandarsi chissà cosa che un biglietto uscì dalla camicia colpendola sul naso. Vacillando, il foglietto planò a terra fermandosi qualche metro più in là. “Ahia, cos’è stato?” abbassò le braccia per massaggiarsi il naso. La sorella con nonchalance le passò accanto raccogliendo il pezzo di carta piegato a metà, “Che accidenti c’è scritto?” lo esaminò con circospezione nauseata da tutti quei ghirigori infantili e lo aprì svelandone un “Siete in ritardo~ firmato Mephisto” variopinto contornato da stelline e disegnini. In un angolino spiccava una caricatura fatta male della faccia del sottoscritto che reggeva con una mano fluttuante una grossa sveglia rossa. “Ah… Oltre a non avere gusto non sa neppure disegnare.” Agghiacciata, Lamia fissava la composizione artistica con ribrezzo. “Lamia! Ne è uscito un altro!” Strillò Lilith mentre raccoglieva un secondo biglietto, scritto e decorato come il primo, “Aula 301, veloci~” recitava una calligrafia incomprensibile, “P…C?” “Si legge PS, scema!” Lamia le strappò il biglietto di mano “Cristo…” si aggiustò gli occhiali, “Posso capirti, Mephisto ha una calligrafia imbarazzante…” si schiarì la voce, “Dunque… PS: La chiave è sotto lo zerbino.”. Si guardarono di sbieco. “Che?” Lamia si guardò intorno con un punto interrogativo stampato in faccia. “Non vedo zerbini.” Aggiunse Lilith grattandosi il naso, “Aspetta… forse è all’entrata del dormitorio!” ebbe un lampo di genio. “Brava Sherlock, vestiamoci e andiamo a vedere...” Lamia sbuffò seccata rientrando in stanza, “Si può sapere perché devi sempre sfottere?” squittì Lilith chiudendo la porta con un tonfo.
“Che palle, odio le caccie al tesoro.” Sospirò Lamia scendendo le scale dietro a Lilith che avanzava rapida verso l’ingresso principale. Si erano messe le uniformi nonostante le proteste della maggiore. “Eccolo!” strillò all’improvviso uscendo dalla porta, additando lo zerbino. “Certo che Mephisto è stato molto generoso nei tuoi confronti…” Osservò ridacchiando la sorella in merito alla camicetta un po’ larga di petto che indossava, “Ta…Taci!” stizzita, Lilith scaraventò via il tappeto, “Ho trovato la chiave!” annunciò eccitata sollevandola come un trofeo. “Ah…Guarda c’è un biglietto attaccato…” mormorò afferrando il pezzetto di carta legato alla chiave con un nastrino rosa pallido, “Un altro!?” Lamia alzò gli occhi al cielo, “Certo che non aveva proprio niente da fare quell’uomo…” sbuffò. “Usami?” lesse Lilith sconcertata. “Eh?” “C’è scritto… Usami.” “Ma che bellezza essere nel paese delle meraviglie!” la sorella ribatté sarcastica. “Che dici? Proviamo ad aprirci la porta del dormitorio?” Lilith guardò la serratura del portone rovinata dal tempo, “Ma se è già aperta!” “Chiudila allora!” “E va bene, milady…” Svogliata, Lamia chiuse con un tonfo sordo il grosso portone. “E adesso?” si voltò scettica verso la sorella incrociando le braccia. La ragazzina infilò prontamente la chiave nel buco. Girandola si sentì un rumore secco di meccanismi in azione e subito dopo la porta si socchiuse. “Bene, adesso che abbiamo le chiavi di casa, mi vuoi spiegare che diavolo ce ne faccia...?” senza ascoltare le lamentele di Lamia, Lilith aprì con inaspettata facilità la porta spingendola verso l’interno. Con stupore di entrambe, l’atrio del dormitorio era scomparso lasciando al suo posto un lungo corridoio sfarzoso ricco di decorazioni in oro massiccio e tappezzeria color rosso sangue. Il soffitto era immenso e sfumava nel buio della sua fine lontana mentre decori bizantini brillavano alla luce di mille candele ai lati di numerose porte numerate. Lamia dallo shock non riuscì a finire il discorso e seguì la sorella lungo il tappeto rosso. “Alla fine ce l’avete fatta!” Mephisto le accolse roteando il su ombrello retrò, “Congratulazioni mie care ragazze!” Battendo le mani liberò una nuvola di coriandoli sorridendo tutto contento. “Tu sei un mostro…” Lamia senza parole si guardò intorno, “Oh grazie, lo prenderò come un complimento!” ammiccò fiero alla donna.  Lilith dal canto suo boccheggiava incredula senza riuscire a spiccicare parola. “Prego, seguitemi~” l’uomo girò i tacchi facendo loro un cenno. “Solo per oggi vi mostrerò dove andare! Per tutti gli altri giorni, usate la chiave per raggiungere questo posto e arrangiatevi! ♫” cinguettò “Ma…!” Lilith da in fondo alla fila lo affiancò “Si può usare con qualunque serratura?” chiese con gli occhi che le brillavano e Mephisto la guardò alzando le sopracciglia “Ovvio che sì!  ♥” le fece l'occhiolino. Dietro di loro, Lamia li guardava assente. “Eccoci qua!” Mephisto arrestò il passo fermandosi davanti a una delle porte, “Datemi solo un istante…” si voltò sornione alzando il pugno, “Toc toc! È permesso?” bussò alla porta e la aprì senza aspettare risposta. Baldanzoso Mise piede in aula interrompendo la lezione già incominciata. “Signor Preside, a cosa dobbiamo la sua visita?” Chiese Yukio abbandonando ciò che stava trascrivendo sulla lavagna da un taccuino nero. “Mi duole interrompere la vostra lezione, ma siate lieti di accogliere nel vostro corso due nuove fanciulle!” “Ha detto fanciulle!?” A uno degli studenti brillarono gli occhi “Shima, un minimo di ritegno!” Lo zittì un altro. “Avanti entrate mie care ragazze!” Mephisto invitò Lilith e Lamia ad entrare. Prima di Lamia entrò il suo prosperoso seno messo in evidenza dalla camicetta un po’ sbottonata, poi dopo di lei entrò incerta Lilith che nel suo approssimato metro e quaranta di altezza si sentiva sovrastata da ogni cosa in quella stanza. Rin, seduto tra i banchi assieme ad altri otto studenti, non riconobbe le due ragazze pur avendo avuto l’incontro ravvicinato della notte prima. Mentre invece Yukio arricciò il naso sospettoso. Come dimenticare quegli occhi diabolici seppur ora mascherati dietro le spesse lenti di un paio d’occhiali? Più sorpreso che meravigliato, però, non abbassò la guardia posando il gessetto sulla cattedra. “Benvenute.” Disse calmo, “Io sono il professore di rimedi anti demone, mi chiamo Yukio Okumura. Prego, presentatevi alla classe.” Aggiunse atono alzando una mano verso gli studenti. Lamia sogghignò guardandolo dritto negli occhi. Tutti quei nei sul viso del ragazzo le ricordavano una mappa stellare. E la cosa la intrigava. Accorgendosi del silenzio piombato nell’aula e del fatto che Lilith non sembrava voler prendere alcuna iniziativa, si scostò con un gesto leggero i lunghi capelli corvini dalle spalle e si schiarì la voce. “Certamente…” si voltò verso la classe, “Santo cielo… vi potrei contare sulle dita delle mani…” sibilò seccata e delusa, “Ad ogni modo, io mi chiamo Lamia, LamiaEvangeline per inciso. Non so se per voi sarà un piacere o meno conoscermi…” ridacchiò maliziosa.  “Hey ma non aveva detto che erano in due?” Shima, il ragazzo di prima, parlò un po’ troppo forte e Lamia lo sentì “Ci stavamo arrivando, Momotaro!” Gli urlò Lamia facendolo sobbalzare. “Andiamo, continua tu …” Disse allora alla sorella che offesa dall’affermazione del ragazzo guardava in basso con un velo di lacrime agli occhi. Non proferì parola. Era umiliata come mai prima di allora. Non le era mai successo di non venire notata entrando in una stanza nemmeno se affollata. Ma lì non erano a Gehenna. “Shima l’hai offesa!” “Oh accidenti, Koneko… ero talmente preso dalle tette di quella lì che non mi ero accorto che l’altra fosse così bassa.” Konekomaru iniziò a singhiozzare “Stai dicendo che tutti mi ignorano perché anch’io sono basso e non ho le tette?”  “Oh no... Scusami non volevo offendere anche te!” l’amico agitò le mani colpevole, “State zitti!” ringhiò un ragazzo davanti a loro “Ah! Sì! Scusaci Bon!” si tapparono la bocca a vicenda intimoriti dal compare. Lilith tremava presa dal panico. Non sapeva come comportarsi. Avrebbe voluto gridare al mondo l’oltraggio ma sbirciando con la coda dell’occhio Mephisto, si ricordò della promessa fatta e ingoiò il rospo. “Maledizione…” digrignò i denti Lamia, “Perdonatela. Ma è molto suscettibile in pubblico.” Sbuffò. Mephisto per recuperare la situazione le dette due colpetti delicati sulla spalla rassicurandola, “Avanti, non ti mangiano mica…” aveva frainteso. Per lo smacco si era chiusa talmente tanto in se stessa da sembrare timida. E un po’ lo stava diventando sul serio. Quegli umani, con quegli occhi innocenti e quei cervelli microscopici. Si rese conto di essere effettivamente a disagio in loro presenza. “Io…” la sua voce uscì come un flebile gemito, poi lentamente sollevò la testa scrutando il suo pubblico, “Sono Lilith Evangeline, piacere.” Alzò un minimo il tono di voce. La classe mormorò sollevando un coro di stupore. “Che tenerezza!” Una ragazza dal caschetto biondo seduta in prima fila si strinse le spalle, “Ti va di diventare amiche?” “Shiemi, ma tu lo chiedi proprio a tutti!?” Rin accanto a lei la guardò di sbieco. “Ragazzi, silenzio!” li zittì Yukio recuperando la loro attenzione battendo due colpi sulla cattedra. Si girò verso le due nuove arrivate sistemandosi scettico gli occhiali. “Avete lo stesso cognome… Per caso siete…” “Che perspicacia bambolo, siamo sorelle.” Tagliò corto Lamia come se la cosa la infastidisse. “Sorelle!? Ma non vi somigliate per niente!” Un’altra ragazza sbottò dalla seconda fila, “Kamiki, ti da forse fastidio che siano più carine di te?” “Ah, Ryuji senti chi parla!” “Fino a prova contraria non sono una ragazza!” i due litiganti si sporsero ringhianti dai loro banchi, “Bon, Izumo… non litigate…” “Zitto Shima!” sbraitarono all’unisono guardandosi in cagnesco. Yukio sbattè entrambe le mani con violenza sulla cattedra, “Ragazzi insomma!” urlò per poi sistemarsi nuovamente gli occhiali scivolati sulla punta del naso, “Bene…” si ricompose, “Dal momento che le presentazioni sono finite, vi invito a prendere posto nei banchi rimasti così da poter riprendere la lezione. Sentitevi libere di scegliere…” fece cenno di sbrigarsi. “Certamente…” balbettò Lilith filando per prima in fondo all’aula sgattaiolando a capo chino tra i banchi. La sorella la seguì svogliata andando a sedersi accanto a lei. “Allora fanciulli, buon lavoro~” Mephisto uscì dalla stanza salutando il popolo mentre Lilith lo guardava incerta sul da farsi. Rimase a fissarlo finché non scomparve dietro l’uscio. Si fece piccola piccola imbarazzata da quella strana situazione. Gli sguardi che riceveva la mettevano in imbarazzo perché non si trattava di ammirazione ma curiosità. I suoi nuovi compagni di classe la mettevano in soggezione. Il loro odore mortale era soffocante. “Lo sapevo che sarebbe stata una cattiva idea per me trovarmi in questa situazione…” mormorò a Lamia, “Io mi conosco bene…” tremò scoraggiata, “Come come? Non sei tu quella che gode nello stare al centro dell’attenzione?” “Dipende che tipo di attenzione…” “Ohohoh…” sogghignò la sorella, “Se ti può consolare non stai andando poi così male…” la guardò di sottecchi, “Saresti persino potuta passare inosservata se non avessi parlato, bassa come sei…” stuzzicò ulteriormente Lilith che gonfiò le guance oltraggiata. “Ancora con questa storia…” sibilò come una pentola a pressione sull’orlo dello scoppio. Al che Lamia scoppiò a ridere fragorosamente divertita dal rossore del viso della sorella che a stento si stava trattenendo. Yukio che aveva appena ripreso a scrivere alla lavagna, si girò assieme a tutti i presenti verso la fonte dello starnazzare incenerendola con lo sguardo. “Signorina Lamia, ti dispiacerebbe spiegarmi cosa ci trovi di tanto divertente nelle bacche di ginepro?” “Nelle bacche di ginepro niente, ma mia sorella è uno spasso!” dondolò sulla sedia con le lacrime agli occhi, “Andiamo, guardate la sua faccia offesa…” incrociando le braccia posò i piedi sul banco in totale mancanza di rispetto. “Signorinella, vuoi che ti mandi dal preside subito il vostro primo giorno?” Gli occhiali di Yukio scintillarono bianchi. A quella frase Lilith sbiancò cercando di placare Lamia con lo sguardo. Fallendo, senza pensarci si alzò in piedi di scatto “La prego professore, Non ce n’è bisogno! Lamia ha soltanto qualche problema di concentrazione, la scusi…” farfugliò con quella vocina irritante, “Ah, così io avrei dei problemi, Io!?” Lamia non smetteva più di ridere finendo col ribaltare la sedia all’indietro da quando si sganasciava, finendo col cadere rovinosamente a terra con un boato. “Adesso basta! Filate, tutte e due.” Yukio intransigente alzò un dito indicando la porta. Lilith sobbalzò in preda al panico sgranando gli occhi, ora sì che era veramente al centro dell’attenzione. “N…No la prego… Lamia basta!” balbettò disperata guardandola rotolarsi per terra. Ma ormai l’avevano persa. Era in balia della ridarella e non riusciva più a fermarsi. “Filate!” ribadì Yukio senza sentire ulteriori scuse. Al che Lilith si convinse ad abbassare il capo e smettere di provarci. Senza battere ciglio prese Lamia per un braccio trascinandosela dietro fuori dall’aula, cercando di tenersi stretto almeno un briciolo di dignità. Non appena furono nel corridoio, Yukio uscì assieme a loro e chiudendosi la porta alle spalle, estrasse dalla tasca dell’uniforme un mazzo di chiavi. Dopo averne scelta una la infilò nella serratura e quando riaprì la porta, comparve lo studio di Mephisto. Senza dire niente le prese entrambe per la collottola e le buttò dentro per poi richiudere la porta e tornare alla sua lezione. Mephisto, che stava scribacchiando qualcosa alla scrivania, alzò lo sguardo e vedendo le ragazze buttate per terra nel suo ufficio, sospirò esasperato.
“Che avete fatto?” visibilmente stressato, Mephisto si rivolse a Lilith che accomodatasi sulla solita poltrona rossa si guardava le punte dei piedi penzolanti. Lamia invece non era nemmeno riuscita a raggiungere il suo posto e si rotolava per terra in preda agli spasmi. Non ricevendo alcuna risposta, allora, si schiarì la voce guardando prima l’una e poi l’altra “Riformulo… Che ha?” congiunse le mani sotto al mento fissando Lilith, ancora più imbarazzata. La sorella, tentando di tornare in sé, si trascinò aggrappandosi al bracciolo dell’altra poltrona e inerpicandosi su quest’ultima si mise seduta senza però riuscire a stare seria. “Non ci posso credere, ha fatto una tale figuraccia!” starnazzò additando Lilith, la quale stava di nuovo diventando rossa in viso. “Seriamente, avere una sorella lunatica è il massimo!” si accasciò all’indietro sbattendosi un palmo sulla fronte. Mephisto, confuso alzò un sopracciglio guardando la ragazzina presa in causa che stava lentamente stringendo i pugni caricandoli di odio. “Non si è ancora capito se ti piaccia o no ricevere attenzioni, insomma sei sempre tutta Io Io Io, Sono stupenda, la donna più bella di tutta Gehenna e davanti a un pugno di umani diventi così… INUTILE!” Lamia fece il verso a Lilith continuando a scompisciarsi, “Che spasso!” sbattè la mano sul bracciolo ridendo maligna. “Era già abbastanza ironico l’aspetto che ti sei scelta per stare ad Assiah, ma se poi ci mettiamo anche le crisi e tutto il resto...” “Adesso basta!” urlò Lilith viola di rabbia, “Tu lo sai qual è il mio vero aspetto!” si alzò impuntando i piedi sulla moquette, “Non dovresti prendermi in giro sapendo ciò di cui sono capace!” le sue orecchie parevano fumare. Lamia finalmente smise di ridere, trasformando il divertimento in malizia. “Forse lo faccio soltanto perché così è più divertente…” il suo sorriso si tramutò in un ghigno. “A differenza del solito mi sono sentita guardata come un fenomeno da baraccone ed è solo colpa tua!” “Ragazze, calmatevi.” La voce di Mephisto risuonò talmente cupa da attirare immediatamente la loro attenzione. “Dopo neanche cinque minuti che vi lascio da sole vi ributtano qui, d’accordo mi fa piacere vedervi …” Sorrise sornione incrociando le braccia, “ma così non va bene.” tornò serio. “Lo sappiamo...” Lilith si abbandonò nuovamente sulla poltrona. “Allora… che avete da dire a vostra discolpa?”, Lilith gonfiò le guance scocciata “Ci dispiace, non lo faremo mai più…” Si voltò verso la sorella, “Beh che vuoi?” Lo sguardo della ragazza penetrò in quello della donna che volente o nolente ricevette il messaggio, “E va bene … scusami non lo farò mai più...” sbuffò Lamia scostandosi i capelli da una spalla con un rapido gesto di mano. “Così va meglio …” sorrise Mephisto, “…Coraggio, adesso andate~ altrimenti non riuscirete ad accaparrarvi nulla alla mensa…” l’uomo fece loro il gesto di sloggiare alla svelta al che Lamia e Lilith si guardarono stranite.
“Ma che accidenti pensa che possiamo comprarci con 1000 ¥!?” Lamia sventolò davanti al suo naso la banconota mentre cercava di sbirciare i prezzi delle pietanze in mezzo alla calca di studenti affamati. “Un panino 850 ¥!? Ma cos’è foderato d’oro!?” Lilith strabuzzò gli occhi “Mannaggia … Non possiamo permetterci nulla...” sconsolata e con la bava alla bocca fece scivolare le unghie sul vetro della teca accanto alla cassa della mensa, “A meno che non ci dividiamo il pranzo …” “Lascia stare, questo cibo per ricchi mi farà venire il mal di stomaco!”. Uscirono a malincuore e a pancia vuota dalla mensa e andarono a sedersi in giardino sui gradoni di una fontana. “Lamia… ho fame…” Lo stomaco di Lilith brontolava tra le sue braccia, “Che vuoi farci? Se solo pizzetto non fosse così tirchio…” La donna alzò gli occhi al cielo, “Beh… è già tanto che ci abbia dato quella banconota... In fondo non è tenuto a mantenerci...” “Ma insomma Lilith!? Da che parte stai!?” il brontolio dei loro stomaci le zittì entrambe. In quel momento erano tutti presi dalla frenesia del pranzo. Gli studenti affollavano la caffetteria della scuola gremendo i tavoli affamati. C’era persino chi aveva intrapreso un piccolo business di merendine fuori dalla mensa, smerciando Melon-pan e Pocky alla fragola. Inutile dire che era finito tutto nel giro di qualche minuto. Lilith guardò il banchetto spazzolato con un filo di invidia. Sospirò cercando di non pensarci. “Lamia… Senti, non è che…” voltandosi verso la sorella però vide che era distratta da qualcosa, o per meglio dire da qualcuno. Nel silenzio rotto dal vociare lontano dei ragazzi, la donna guardava in lontananza Yukio affannarsi con in mano un bel pacco di scartoffie. “Mhh…” Si leccò le labbra per poi alzarsi in piedi con uno slancio. “Dove vai?” Lilith la guardò allarmata, “A dissetarmi…” ancheggiando, Lamia si diresse verso il poveretto che travolto da un’improvvisa folata di vento fece cadere a terra la pesante risma di fogli sparpagliandoli ovunque. “Ahh… Uffa…” sbuffò la ragazzina abbandonando la testa all’indietro stringendosi nelle spalle. “Qualcosa non va?” Mephisto comparve all’improvviso davanti al suo naso facendola gridare di terrore. “Ahhh! Meph…” L’uomo prontamente la zittì posandole un dito sulle labbra, “Shh… Di fronte ai miei studenti chiamami Johann Faust V…” lei di tutta risposta annuì a scatti con la bocca serrata.
Nel frattempo Lamia aveva raggiunto Yukio.  “Hei bambolo, vuoi una mano?” il ragazzo chinato a terra alzò sconcertato la testa, mentre con le mani raccattava i fogli a casaccio “Vedi di rivolgerti a me con un po’ più di rispetto… anche se ho la tua stessa età sono pur sempre il tuo professore.” sospirò rassegnato. “Allora... Vuole una mano sua altezza sig. Professore?” sbuffò la ragazza scrollando le spalle, “Si, grazie.” rispose tagliente Yukio. “Ah... vedo che sono delle verifiche...” Disse Lamia accucciandosi e afferrando uno dei fogli ai suoi piedi “Già, il test di prova a cui avrei dovuto sottoporre anche te e tua sorella…” “Non sembra difficile… vuoi che ti aiuti a correggerle?” “Beh se pensi di esserne in grado, accomodati pure.”  “Hei non parlarmi con quel tono da so tutto io, ragazzino!” Yukio le strappò di mano i fogli e si alzò, “Tu non me la racconti giusta Lamia Evangeline...” disse infine “Non so come ne quando ma riuscirò a capire cosa sei veramente...” “Una bella donna?” suggerì lei pavoneggiandosi, Yukio arrossendo evitò di guardarle il seno. “Può darsi, ma sappi che prima o poi, questo facilissimo test spetterà anche a te. Non intendo rimanere indietro nel programma per due studentesse sbucate dal nulla...” impettito tornò sui suoi passi, ma Lamia imperterrita lo seguì.
“Tua sorella ti ha abbandonata?” domandò dunque Mephisto guardando Lamia saltellare dietro Yukio. Lilith fece cenno di sì guardando nella stessa direzione. “Allora ti andrebbe di fare due passi?” Le porse una mano chinandosi leggermente per guardarla meglio negli occhi, Lilith tergiversò un po’ sorpresa, poi si decise e accettò volentieri, “Perché no?” sorrise. Mentre imboccarono una stradina deserta, però, La ragazza cominciava a sentirsi un po’ a disagio per la situazione. “Dunque...” provò ad attaccar bottone “Il preside non dovrebbe avere di meglio da fare piuttosto che passeggiare con una studentessa?” chiese. Mephisto ci pensò un po’ su, “Direi di no! Dopotutto questa è una scuola per ricchi, ho pochi problemi veramente seri a cui badare…” Ammiccò.  Non staccava gli occhi da Lilith “E poi, è da parecchio che non parliamo io e te da soli.” L’ultima frase la fece arrossire. “A proposito di parecchio tempo, perché non sei cambiato di una virgola dall’ultima volta? Si, insomma… A me almeno sono cresciuti i capelli…” Mephisto stava per rispondere ma il brontolio dello stomaco di Lilith lo ridusse al silenzio. La ragazza sconvolta si guardò intorno imbarazzata, “Ehrm... scusami... È che non ho mangiato...”. Lui la guardò inclinando la testa da un lato “Mh? Non c’era niente di tuo gusto alla mensa?” per non essere scortese nei suoi confronti e dirgli che in realtà i soldi che le aveva dato non erano sufficienti, s’inventò una scusa “No, no…Anzi” Si sarebbe spazzolata tutto molto volentieri, “È che sono... A dieta.” guardò in basso. Mephisto inclinò il capo di lato studiandola a fondo. “Ho capito…” Mormorò con una smorfia, “Ma non è salutare saltare un pasto, mia cara!” si guardò attorno con un rapido movimento degli occhi, poi sorridendo le chiese: “Dimmi, Lilith, ti sono ancora gradite le mele?”. La ragazza strabuzzò gli occhi stupita. “Oh?” sbattè un paio di volte le palpebre. “C…Certamente... Ma io.” Balbettò, ma Mephisto con uno schiocco di dita e una sbuffata di fumo bianco fece comparire nella sua mano guantata una grossa lucida e succosa mela rossa. A Lilith venne immediatamente l’acquolina in bocca e fissò come rapita il frutto luccicante. Mephisto vedendola così attratta gliela porse gentilmente e lei la afferrò delicatamente. Qualcosa nei suoi occhi cambiò e l’uomo si accorse di quello sprazzo di demonismo che le balenò nelle pupille. La ragazza fece girare il frutto un paio di volte tra le dita ed era evidente si stesse trattenendo dal divorarla in un sol boccone. Portandosela al naso la annusò a pieni polmoni respirandone l’aroma dolciastro e mieloso. “Avanti, non badare a me e mangia.” la esortò Mephisto, e Lilith incominciò a tremare “Vorrei… Ma non posso…” Mephisto all’ennesimo rifiuto mise il muso, “Non disdegnare, Le mele non fanno ingrassare!” posò le mani sui fianchi, “lo so è solo che se io la mangiassi…”  “PIRIPIRIPIRIPIII!” La buffa e singolare suoneria del cellulare dell’uomo interruppe la loro discussione “Chiedo venia, ma devo proprio rispondere.... Facendo un inchino prese da chissà dove il suo assurdo cellulare rosa shock e rispose. Dalla sua espressione sembrò una telefonata seria, e la cosa fu confermata quando smise un attimo di ascoltare il telefono congedandosi con Lilith “Mi spiace, ma i miei doveri mi attendono, purtroppo il mio tempo libero è scaduto.” La ragazza annuì comprensiva “Sia chiaro però, vienimi a trovare quando vuoi!” ammiccò per poi voltarsi e tornare al suo studio con all’orecchio il telefonino. Lilith rimase inerme a fissarlo sparire dietro la prima curva. Mentre fissava l’orizzonte sentì incombere una presenza e voltandosi si trovò davanti Rin un po’ troppo vicino per i suoi gusti, “Ah!” sobbalzando indietreggiò facendo cadere a terra la mela che si ammaccò “Oh! Scusami non volevo spaventarti!” Il ragazzo si grattò un orecchio “Tu sei del mio stesso corso, vero?” “Ehrm... sì...” raccolse la mela tremando “Pensavo ti fossi persa e così volevo aiutarti a tornare in classe visto che la lezione sta per riprendere!” Sorrise entusiasta, poi adocchiando la mela gli scese un po’ di bava dalla bocca “Ma guarda che bella mela! La mangi?” Lilith in silenzio gliela porse “Come? Vuoi darla a me?” Rin la guardò annuire stupito “Sai mi stai già simpatica, grazie!” ridacchiò afferrando la mela e mangiandone metà con un morso “È anche buona!” bofonchiò “Sicura di non volerne neanche un morso?” Lilith scossò velocemente il capo con un’espressione indefinita in viso. “Grande! Allora vieni con me che torniamo in aula. Forza seguimi!” la prese per un braccio “Ah! Ma che fai?” La ragazza tentò di divincolarsi “Allora non sei muta!” sentendo quelle parole mise il broncio senza spiccicare più una parola lasciandosi trascinare via, mentre Rin continuava a ridacchiare, mangiare e dire fesserie. Tutto sommato si sentiva tranquilla in sua compagnia, anche se sentiva come il bisogno di stargli lontano.
Nel frattempo, nel suo studio, Mephisto aveva concluso la telefonata e la sua espressione la diceva lunga.
   
 
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