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Autore: Pendincibacco    04/08/2015    3 recensioni
"La tenebra era densa, fredda e viscida, avida. Se la sentiva spalmata addosso, ovunque, e per quanto tentasse di liberarsene strofinandosi freneticamente le braccia e il viso, quella rimaneva attaccata a lei e si insinuava ovunque: sotto ai vestiti, nella testa, in profondità dentro al petto."
"Fino ad un paio di mesi prima, non avrebbe mai creduto di poter essere così debole, essere quel tipo di persona che percepisce i traguardi delle vite altrui come deprivazioni alla propria. [...]
Eppure, nello scivolare nell'incoscienza, l’immagine dei suoi amici di una vita che si allontanavano da lei le fece sentire forte in bocca il sapore dell’abbandono."
Il 90% del mondo detesta Sakura (io compresa, generalmente). Beh, credo che questa volta cercherò di farvela piacere.
La storia è incentrata su di lei e su come elabora la paura di essere abbandonata dai suoi migliori amici e compagni di team. Cresciuta, e finalmente cambiata, si rende conto che l'amore è molto diverso da come lo immaginava da bambina e che lo si può trovare nelle persone più impensate.
Storia legata alla fic "Respirare", inserita nella serie "Konoha, dopo la tempesta", di cui è parte integrante.
Continui riferimenti Sasu/Naru
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Konoha, dopo la tempesta.'
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Note dell'Autrice: Ebbene, rieccomi qui! Ormai disperavate vero? Mi dispiace di aver lasciato passare così tanto tempo dall'ultima volta, ma l'inizio dell'estate ha comportato vari intoppi, tra cui il lavoro e qualche problemino di salute. Il capitolo doveva essere di passaggio, ma alla fine mi è riuscito molto più corposo di quel che avevo preventivato, spero che vi piaccia nonostante sia pateticamente melenso! Ultimamente sono di umore malincomico/melenso! Buona lettura!



Capitolo 4 
A come Affetto

 
 
Quando Kakashi aveva parlato di amore che cade tra capo e collo Sakura non l’aveva preso molto sul serio e, in effetti, per almeno un mese non le era caduto addosso niente e nessuno tranne uno scatolone di garze in ospedale e il gatto spelacchiato che aveva recuperato dalla cima di un albero.
D’altro canto in quel periodo aveva avuto talmente tante cose da fare che le sue elucubrazioni sul possibile fallimento della sua vita sentimentale si erano drasticamente ridotte. Persino i suoi incubi, prima così frequenti e vividi, si presentavano più raramente e decisamente smorzati: ormai, in quello spazio buio, non provava altro che un vago senso di angoscia e solitudine, che però riusciva quasi sempre a gestire. Era giunta alla conclusione che avere meno tempo per pensare fosse in effetti un bene, dunque si era impegnata allo stremo in tutto ciò che le giornate le ponevano di fronte: i suoi compiti sempre più importanti e frequenti all’ospedale, la lenta ma inesorabile ricostruzione completa del villaggio, le semplici missioni affidate al team sette, gli allenamenti e, infine, l’inizio del training necessario per diventare insegnante.
 
Fino a poco tempo prima non avrebbe mai pensato che la carriera da “maestra” facesse per lei, ma con il passare dei mesi si rendeva sempre più conto dell’importanza dell’istruzione dei nuovi ninja. Era vero, il mondo si trovava in stato di pace da quasi un anno, e tuttavia se si voleva sperare di mantenere lo stato delle cose era necessario che le nuove generazioni venissero educate a dovere, senza quel senso di competizione e di necessità di prevalere sugli altri che era stato così tipico dell’epoca di Kakashi e di tutte quelle precedenti. Così, l’idea di voler insegnare non solo le tecniche ninja ma anche i valori che aveva interiorizzato nel corso della sua seppur breve esperienza si era fatta strada in lei e, sostenuta dall’Hokage, poche settimane prima aveva consegnato la documentazione e cominciato, quindi, a seguire le lezioni necessarie per conseguire l’abilitazione all’insegnamento. Nel giro di pochi mesi avrebbe potuto cominciare a lavorare all’Accademia e un giorno, probabilmente, avrebbe potuto gestire un team tutto suo, così come Kakashi aveva gestito loro agli albori del team sette. Questa nuova esperienza, che la intimoriva e la sovreccitava allo stesso tempo, riempiva quel poco delle sue giornate che ancora era rimasto libero; facendo sì che arrivata a sera non potesse far altro che rincasare e crollare addormentata, spossandola ma donandole però dei sonni più tranquilli.
 
Dato questo periodo di “tranquillità emotiva”, quindi, fu alquanto stupita dal modo in cui il suo cuore prese a sfarfallare all’impazzata e il respiro le si bloccò in gola quando qualcuno le piombò davvero addosso.
 
La missione assegnata dall’Hokage, ancora una volta, era sembrata una passeggiata al Team sette: trovare e catturare una coppia di bracconieri che si aggirava nel bosco che circondava Konoha. Avevano individuato la loro zona d’azione, un territorio ampio ma non immenso, si erano dati appuntamento in un certo punto per il termine del pomeriggio e si erano quindi divisi per perlustrare la zona, convinti che due di loro sarebbero stati più che sufficienti a fermare quella coppia di poveracci. Sakura si era allontanata con Sai, Naruto naturalmente con Sasuke e Kakashi solo, conscio di poter far affidamento sui suoi cani ninja.
“Un lavoro semplice, pulito, e regolare” aveva pensato Sakura finché, ad un’ora circa dall’inizio delle ricerche, non si era sentita cedere il terreno sotto ai piedi. Aveva tentato di saltare, ma entrambi i piedi non avevano appoggio e, presa dal panico, si era aggrappata al braccio di Sai, trascinandolo con lei nella fossa che si era aperta nel terreno.
 
Intontita dal colpo ricevuto alla schiena nella caduta non si era resa subito conto dello stato in cui si trovavano. Le ci volle qualche momento, quindi, per rendersi conto di essere distesa supina sul fondo di una buca piuttosto profonda e di sentirsi fortemente schiacciata da Sai, disteso scompostamente sopra di lei. Il ragazzo sembrava intontito e si muoveva debolmente, premendole con il petto sul costato provocando uno schiacciamento mediamente doloroso che le strappò un gemito. Tuttavia, il dolore e la scomodità della situazione passavano decisamente in secondo piano rispetto all’imbarazzo che provava nel sentirsi il compagno spalmato addosso: battito cardiaco accelerato e respiro mozzo, causato non solo dal dolore al petto. Sakura non si era mai considerata bigotta: il contatto fisico, nella vita di un ninja, era all’ordine del giorno e, in particolare, in qualità di ninja medico era abituata ad avere contatti anche molto più intimi, senza che si fosse mai scandalizzata nemmeno di fronte ad una persona nuda. Se avesse dovuto contare tutte le volte in cui aveva visto Naruto in mutante, visti tutti i suoi ricoveri in ospedale, avrebbe probabilmente perso il conto. Era stato leggermente imbarazzante all’inizio, ma erano amici, quindi la cosa non le aveva mai fatto più di tanto effetto. Quella situazione, d’altro canto, le faceva effetto eccome, senza che riuscisse a spiegarsene il perché o a fare alcunché per togliersi d’impaccio. Fortunatamente, dopo qualche momento Sai parve rendersi finalmente conto di dove si trovasse; sgranò quindi gli occhi e rotolò velocemente al suo fianco, apparentemente costernato.
 
- Sakura, mi dispiace! Ti sono caduto addosso, scusami. Stai bene? -
La ragazza sorrise: Sai sembrava davvero spaventato e le fece tenerezza. Si rialzò quindi lentamente, appoggiando la schiena alla parete terrosa della fossa, muovendosi con cautela per via del dolore pungente che avvertiva al lato sinistro del costato: probabilmente una o due costole erano rotte.
- Non ti preoccupare Sai, è stata colpa mia, non avrei dovuto aggrapparmi al tuo braccio! Tu piuttosto, stai bene? Qualcosa di rotto? – Il ragazzo scosse il capo, alzandosi e spazzolandosi la polvere di dosso.
- No, credo di aver preso solo qualche botta. Ma non mi sembra che tu stia bene. Ti fa male il petto? – Sakura notò che la osservava preoccupato, come se tentasse di individuare eventuali lesioni.
- Un po’, potrei avere qualche frattura in effetti, ma nulla di grave, davvero. – tentò di rassicurarlo, ma il ragazzo impallidì e parve ancora più angosciato.
- Oddio, mi dispiace così tanto! Aspetta, ti aiuto ad alzarti. –
Sai passò un braccio sotto a quelle di Sakura, sostenendo il suo peso quasi completamente, e la rimise in piedi al proprio fianco. La ragazza, cercando di non pensare al dolore pungente che avvertiva al petto, si guardò intorno: si trovavamo in una buca scavata rozzamente ma mediamente profonda, almeno tre metri; dalla terra rossa spuntavano parecchie radici.
- Credo che siamo caduti in una delle trappole preparate dai bracconieri. Dannazione, sono stata una scema. – constatò, accigliata. Detestava fare la figura della sciocca e non poteva credere di essere caduta con tutte le scarpe in un trucco tanto banale. Notando il suo malumore Sai cercò di rincuorarla.
- No, nemmeno io l’avevo notata, era nascosta bene dal fogliame. Ora dobbiamo solo uscire di qui. Pensi di farcela a saltare? Non è altissimo, usando le radici come punto d’appoggio ce la faremmo. –
 
Sakura provò a muovere cautamente il busto e a saltellare qui e là, tuttavia dovette bloccarsi di colpo a causa delle fitte. Le ferite non erano gravi, ma i danni alle costole potevano rivelarsi davvero molto dolorosi.
- Temo di no, e rischierei di fare danni se avessi qualcosa di rotto e mi muovessi troppo. – ammise, scoraggiata.
- Allora ti porto io. – decise l’amico.
- Cosa? – esclamò lei, agitata.
- Mettimi le braccia al collo, ti porto in braccio. –
Sakura si torse le mani, in imbarazzo. Non aveva dimenticato le sensazioni provate poco prima quando Sai le era caduto addosso e temeva che un contatto così ravvicinato l’avrebbe mandata nuovamente in confusione; cercò quindi un modo per evitare la questione.
- Ma … insomma … non credo sia necessario, se gridiamo probabilmente gli altri ci sentiranno. –
Sai scosse la testa e la guardò, perplesso dalla sua ritrosia.
- Ma faremmo fuggire anche i bracconieri, non vale la pena di compromettere la missione per una cosa così. Non ho problemi a prenderti in braccio, sei leggera, e sono io che ti ho ferita cadendoti addosso, mi sembra il minimo. –
Le labbra della ragazza si curvarono in un sorrisino imbarazzato. “Sei leggera” … ne era passato di tempo da quando Sai le ripeteva senza vergogna quanto fosse grassa. Il pensiero la rese felice, cosa che la confuse ancora di più.
- Sai, io non so se … -
- Sarò delicato, farò di tutto per non farti provare dolore. Fidati di me. –
L’amico la guardava negli occhi, con quell’espressione calma ed incredibilmente sincera che l’aveva sempre caratterizzato. Si disse che era stupido sentirsi in imbarazzo, che erano amici e compagni, che non c’era problema …
- Ok. – sospirò, sconfitta. Sai si chinò e portò il braccio libero oltre le sue ginocchia, con delicatezza, cominciando a sollevarla.
- Aggrappati bene, ok? – le ricordò, prima di saltare. La buca non era eccessivamente profonda, dunque a Sai bastarono un paio di balzi per uscirne.
- Siamo fuori! Grazie Sai, ora puoi tranquillamente mettermi giù. – esclamò la ragazza mentre il compagno si allontanava di qualche passo, dirigendosi nel folto degli alberi.
- Meglio di no,  se inciampassi o cadessimo in un’altra trappola la situazione peggiorerebbe, ti porto fino al punto di ritrovo. – rinsaldando la presa sul corpo della ragazza, sostenendola comunque in modo delicato.
- Eh??? Ma non ce n’è bisogno! – protestò lei, dimenandosi debolmente.
- Io credo di si … -
Il battibecco continuò a riecheggiare tra gli alberi mentre i due si allontanavano.
 
***
 
- Non prendertela Sakura, l’ho fatto per il tuo bene. –
La ragazza era seduta a terra, con la schiena appoggiata contro il tronco di un albero, e manteneva un broncio di tutto rispetto sul viso da una buona mezz’ora. Aveva cercato di ignorare Sai, riflettendo sul da farsi. Poteva curarsi da sola le ferite alle costole, ma l’arte medica funziona sempre meglio quando non la si pratica su sé stessi; quindi, considerando che le lesioni non erano estese e che non si trovavano nel bel mezzo di una missione pericolosa, sarebbe stato meglio aspettare di tornare al villaggio per farsi rimettere in sesto. Lanciò infine un’occhiata obliqua a Sai, riportando la sua attenzione su di lui.
- Lo so, ma non sono una ragazzina indifesa, so camminare, e in quanto ninja medico so valutare precisamente la gravità delle mie ferite! Non sono così debole da farmi fermare da un paio di fratture alle costole. –
- Non l’ho mai pensato. Sei la persona più forte che io conosca. – asserì lui, sedendosi al suo fianco. Sakura sbuffò, per metà infastidita e per metà lusingata. Sai faceva spesso questo effetto, riflettè.
- Ora non esagerare, direi che Naruto mi batte alla grande! –
Il ragazzo incrociò le braccia sopra alle ginocchia e vi posò il capo, con un leggero sorriso.
- Non intendo in quel senso. Quello che voglio dire è che sei tenace, forse più di lui. Non ti arrendi mai, vai avanti fino a quando il respiro ti sostiene pur di ottenere ciò che vuoi. Hai fatto così con Sasuke, con la preparazione da ninja medico, con la ricostruzione del villaggio e sono certo che sarà così anche quando sarai insegnante. Hai una forza incredibile Sakura … perciò no, non penso assolutamente che tu sia debole. –
 
La ragazza si sentì avvampare. Non era molto abituata al fatto che qualcuno le facesse molti complimenti e Sai era, generalmente, piuttosto parco nel dispensarli.
- Beh … grazie. – mormorò, guardando la luce del sole filtrare tra le fronde con insistenza. Poi si riscosse e rivolse al compagno un’occhiata sottile.
- Ma se sono così forte perché non mi permetti di fare una stupidissima camminata? –
Sai sospirò, leggermente esasperato, poi distese le labbra in un sorriso pieno.
- Perché non voglio che tu ti faccia male, e mi sento in colpa per averti ferita. –
Piegò la testa di lato, in modo da guardarla in viso, e assunse un’espressione meditabonda.
- Io ci tengo a te Sakura. So di non essere bravo a far capire quello che penso, ma tu sei la mia migliore amica. Sei stata la prima ad accettarmi nel team 7, nonostante tutte le riserve che giustamente avevi e il dolore per la mancanza di Sasuke. Mentre Naruto si allenava mi facevi compagnia, mi spiegavi cose che tutti tranne me sembravano sapere, mi sopportavi nonostante fossi … inopportuno? A volte ho l’impressione di esserlo ancora. Però penso che, con il tempo, riuscirò davvero a ritornare “normale”, grazie a te. Per questo non voglio che ti succeda nulla, perché siamo amici e, beh, ti voglio bene. Si dice “ti voglio bene” agli amici? Penso abbia senso, perché esprime affetto, no? Temo sempre di dire qualcosa di inappropriato. –
Sakura rivolse lo sguardo in basso, per nascondere il fatto che aveva gli occhi lucidi. Sai la considerava la sua migliore amica. Era vero che non aveva avuto molti contatti, prima di entrare nella loro squadra, ma la cosa non aveva importanza, si sentiva comunque immensamente felice per le sue parole. Sentì come una vampata di calore raggiungerle il cuore nel pensare che anche lei gli voleva bene, molto.
 
- Si Sai, si può dire “ti voglio bene” agli amici. A volte sei un completo disastro! –
Cercava di stemperare il pathos del momento prendendolo in giro, ma la verità era che si sentiva felice, leggera e leggermente imbarazzata per via della serietà e della dolcezza con cui Sai le aveva detto quelle cose.
- Lo so che lo sono, ma sai com’è … -
Strinse gli occhi e allargò le braccia in un gesto sconfitto, come a voler chiedere scusa. La ragazza non potè fare a meno di sorridere e posò una mano sul suo avambraccio, come a voler dare prova tangibile della loro vicinanza.
- Lo so. Ma hai ragione: ti aiuterò sempre, un passo alla volta, a “recuperare” quello che ti sei perso negli anni. Perché siamo davvero amici e anche io ti voglio bene. – ammise, sperando di non arrossire e chiedendosi il perché di tutto quel maledetto imbarazzo provato durante il pomeriggio. Diamine, dire a Naruto che gli voleva bene non era mai stato così complicato! L’amico posò per un momento la mano sulla sua, stringendola leggermente, poi si alzò in piedi agilmente.
- Grazie. Allora, ti farai portare in braccio fino al villaggio senza fare storie? – chiese, con un sorrisino sadico sulle labbra.
- Ma che diavol … -
 
La probabile invettiva di Sakura fu interrotta da un forte fruscio, che preannunciò l’arrivo di Naruto, Sasuke e Kakashi, che i ragazzi avevano probabilmente incontrato strada facendo. Sasuke lanciò, letteralmente, un paio di uomini vestiti di verde scuro, legati come salami, al centro della piccola radura.
- Ragazzi, ce l’abbiamo fatta! Possiamo tornare a casa! – esclamò Naruto, energetico come al solito, fasciato nella sua onnipresente tuta arancione. Sakura per un momento si chiese perché Sasuke non lo avesse ancora costretto a cominciare a vestirsi da persona normale, poi si disse che forse non voleva saperlo. Magari a Sasuke quelle tute piacevano pure.
- Vediamo di sbrigarci. – commentò lui, brusco. Naruto gli si avvicinò, sorridendo.
- Hai fame Sas’ke? –
- Non ho detto questo. – borbottò il ragazzo, distogliendo lo sguardo. Il compagno ghignò, saputo.
- Secondo me hai fame. Dai, resisti, appena arriviamo ti preparo qualcosa. – promise, cingendogli le spalle con nonchalance.
- Io non … ok, come vuoi. – le proteste di Sasuke si spensero sul nascere, facendo ridere tutti i presenti: era terribilmente evidente che Naruto stesse smussando gli angoli del suo brutto carattere.
- Ottimo! Ragazzi, andiamo? – domandò Kakashi, rivolgendosi a Sakura e Sai.
- Subito! – rispose il ragazzo, chinandosi e sollevando Sakura di colpo, senza preavviso, lasciando tutti a bocca aperta.
- Ma che … ??? –
 
***
 
C’era voluto qualche minuto per aggiornare tutti sulle condizioni di Sakura e sulle loro cause ma, infine tutti avevano concordato che fosse davvero utile portarla in braccio fino al villaggio. Kakashi le aveva chiesto come si sentisse, preoccupato come un fratello potrebbe essere, Naruto aveva schiamazzato per qualche minuto, agitato al limite della paranoia, ricordandole una grossa mamma chioccia, e Sasuke … beh, lui aveva detto “Niente di grave comunque. Bene”, che nella sua lingua poteva equivalere ad un “Grazie al cielo stai bene, sono felice!”.
Naruto si era infine offerto di portarla, nel caso Sai si fosse sentito stanco, ma il ragazzo aveva assicurato che non era per nulla stanco e che per lui era un piacere trasportarla, cosa che l’aveva fatta sorridere leggermente. L’amico li aveva guardati per un momento, quindi aveva scosso le spalle, e si erano messi in marcia. Il villaggio era vicino, dunque avevano concordato che sarebbero tornati a piedi, i due bracconieri già spediti al villaggio su una delle aquile di Sai: temevano che l’ondeggiare di una qualsiasi cavalcatura sarebbe risultato doloroso per le costole di Sakura.
Naruto apriva la strada insieme a Sasuke mentre Kakashi chiudeva la fila, Sai e Sakura in mezzo in quanto “elementi vulnerabili”. La ragazza sorrise al pensiero che l’addestramento ninja condizionava persino l’ordine di una fila.
 
Appoggiò la testa alla spalla di Sai, rilassata, quando lo sentì sospirare profondamente.
- Che c’è? –
Lui scosse la testa, apparentemente perplesso.
- Non saprei come spiegarlo … ma provo una strana sensazione guardando i ragazzi. –
Stupita, Sakura li osservò: stavano battibeccando su cosa preparare per cena, tuttavia procedevano fianco a fianco, sfiorandosi le braccia e le mani, e apparivano comunque piuttosto rilassati.
- Che tipo di sensazione? –
- Mmmmh … diciamo che mi viene voglia di sorridere quando li guardo. Ha senso? Temo che sia una di quelle mie strane reazioni che spaventano la gente. – affermò, la fronte leggermente corrugata per la preoccupazione. Sakura sorrise, divertita da quella reazione.
- No, non è strano. Sei intenerito. Se ci fai caso, anche Kakashi sorride quando li guarda bisticciare. Anche io sorrido, credo. Fanno tenerezza, è normale. –
L’amico parve riflettere, perplesso.
- Intenerito … questa sensazione nei libri non l’ho trovata. In cosa consiste? –
Sakura riflettè per qualche momento, spiazzata. Come si può spiegare una cosa del genere?
- Beh … che cosa pensi, quando guardi Naruto e Sasuke fare i cretini? –
- Cosa penso? Direi che … mi fanno ridere. Ma non proprio come se li volessi prendere in giro. Mi danno un’idea di … dolcezza, in un certo senso, nonostante singolarmente non siano molto dolci, specialmente uno dei due. –
Sakura rise, pentendosene subito per via del dolore alle costole: non aveva dubbi su chi fosse quel “uno dei due”.
- Ecco, diciamo che la tenerezza ha a che fare con il trovare dolci le cose o le persone. Pensare che siano carini. E’ difficile da spiegare in effetti. –
- Ok, credo di aver capito. Si, mi fanno tenerezza … e direi che li invidio. – aggiunse, sospirando nuovamente.
 
La ragazza lo osservò, stupita.
- Li invidi? -
- Credo di si. Si vede che sono felici, affiatati … penso che vorrei avere quello che hanno loro. –
Lo sguardo di Sai era incredibilmente malinconico, un’espressione che non aveva mai visto sul suo viso.
- Vorresti innamorarti? – chiese, provando nuovamente un vago senso di imbarazzo. Sai la guardò, quindi spostò di nuovo lo sguardo sui ragazzi che camminavano pochi passi avanti a loro.
- Penso di si. Vorrei quella sensazione di affiatamento, felicità e gioia che li circonda. Lo sai Sakura, sono stato da solo per tanto tempo, ma non mi importava perché non sapevo cosa stavo perdendo. Ma ora che lo vedo, che ce l’ho sotto agli occhi … penso di volerlo anche io. – commentò, mormorando. Sakura pensò che stesse ricordando gli anni bui passati al servizio di Danzo e, forse di riflesso, la strinse un po’ di più al proprio petto, cosa che le fece provare un forte calore al viso e al petto. Decisamente, dovevano darle un’occhiata all’ospedale.
- Non fraintendermi ma … sono belli, Naruto e Sasuke. Come potrei spiegarlo … sono così luminosi. Vorrei nella mia vita quella stessa luce e quella stessa bellezza. Ma non credo che per me sia possibile. Non credo di essere in grado di innamorarmi; probabilmente non ho imparato come si fa. – La ragazza lo guardò, affascinata da quella descrizione dell’amore: si, era decisamente una sensazione calda e “luminosa” quella che si provava guardando i ragazzi … tuttavia, le sembrava di cominciare a provarla anche in quel momento, guardando l’amico che la stringeva tra le braccia, e si agitò un po’, incredula. Non poteva essere che si stesse innamorando di Sai, giusto? Era solo affetto, no? Cercò di non pensarci, concentrandosi sui dubbi dell’amico.
- Eri scettico anche sull’amicizia, eppure ora sei qui, no? Non metterti barriere, le cose potrebbero cambiare con il tempo. –
- Hai ragione. Ma ho come la sensazione di non saper andare oltre. Insomma, c’è l’affetto per gli amici, c’è quello per i familiari, ma come sono diversi dall’amore? Ho letto così tanto sull’argomento, volevo capire. Ho studiato, posso dire che l’amore è “dedizione appassionata ed esclusiva, istintiva ed intuitiva fra persone, volta ad assicurare reciproca felicità, o la soddisfazione sul piano sessuale”, eppure ho la sensazione di non saper provare sentimenti più forti dell’amicizia, mi sembra che l’affetto che provo per voi, e per te soprattutto, sia già enorme, qualcosa che … riempie, se capisci cosa intendo. Il mondo è così … colorato, da quando la mia vita è cambiata, che ho come la sensazione di essere già così “carico” da non poter provare nulla in più. –
Alle sue parole, Sakura provò un misto di sensazioni: divertimento, per via della citazione letterale dal dizionario, imbarazzo per quel riferimento al piano sessuale, e una sensazione come di calda compressione all’altezza dello stomaco all’idea che il sentimento più forte mai provato da Sai fosse l’affetto nei suoi confronti. Ripensò alla conversazione con Kakashi avvenuta qualche tempo prima e avvampò nel realizzare che, probabilmente, era già fregata. Sai le piaceva, parecchio anche. L’amore era una storia ancora abbastanza lontana, probabilmente, eppure … si, era innegabile che le piacesse.
 
Si fece forza per proseguire la conversazione.
- Ti serve solo un po’ di tempo. Probabilmente non hai ancora metabolizzato del tutto i cambiamenti, tutto qui. Hai fatto dei passi avanti incredibili negli ultimi due anni … credo tu debba solo darti tempo. Io non sono il massimo per dare consigli in questo campo … ma ne ho parlato con Kakashi qualche tempo fa, e lui mi ha detto che quando la persona giusta arriva lo capiamo, senza dubbi. Forse io e te semplicemente non l’abbiamo ancora trovata o … non l’abbiamo ancora considerata sotto la giusta luce. – commentò, sentendosi sempre più in imbarazzo.
Le probabilità che Sai realizzasse, chissà quando, di essere attratto da lei quante erano, una su un milione? Era vero che lei si era resa conto solo in quel momento di provare un certo interesse per lui, tuttavia Sai era … beh, era Sai, con tutti i problemi di cui stavano appunto parlando. Non sapevano nemmeno se si sarebbe mai innamorato, figuriamoci se poteva sperare che si innamorasse proprio di lei. Tempo prima, tra l’altro, aveva detto che secondo lui Ino era brutta e, se le cose stavano così, come poteva sperare lei di piacergli?
 
I pensieri andavano a briglia sciolta, probabilmente l’agitazione li esagerava anche, quando furono interrotti da Sai, che riprese a parlare, sistemando meglio la ragazza tra le proprie braccia con una delicatezza infinita.
- Può essere … vorrà dire che la aspetteremo insieme, ok? Ci faremo compagnia nel frattempo, così non ci penseremo troppo. Ma se uno di noi la troverà prima non abbandonerà l’altro, non lasciano mai indietro gli amici. Te l’ho detto, io non ti abbandonerei mai, e so che tu non lo faresti, quindi siamo a posto, non ti pare? – riflettè il ragazzo, senza sapere che le sue parole così affettuose sarebbero riuscite a placare in parte l’angoscia di Sakura. D’altro canto, la speranza è l’ultima a morire, no? Lui le voleva molto bene, più che a chiunque altro nel mondo. Una possibilità esisteva e, se i suoi sentimenti si fossero approfonditi con il tempo, avrebbe cercato di sfruttarla.
- Si. Mi pare di si. – affermò, accoccolandosi comodamente nella sua stretta.




Note Finali: Anche questa volta non so quando riuscirò ad aggiornare, spesso la vita prende il sopravvento! Se la storia vi piace magari fatemelo sapere con una recensioncina, fanno davvero piacere! Avvertitemi anche se ci sono degli errori o se pensate che qualcosa andrebbe migliorato, sono sempre aperta alle critiche costruttive! Ringrazio tutti coloro che stanno seguendo questa storiellina sfigatissima, alla prossima!
  
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