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Autore: SandFrost    04/08/2015    0 recensioni
In un mondo dopo tutto è possibile, anche un ospedale può essere un ottimo luogo di incontro.
Perché è proprio in un ospedale che ha inizio questa storia.
Questa storia che parla di un'amicizia vera e pura.
Questa è storia di un amicizia, l'amicizia fra Rachel e Mercedes, che diventa qualcosa di più.
[...]
"...Abbiamo trovato una famiglia quando non riuscivamo a trovare neanche noi stessi. Ci siamo trovati nello stesso momento, aspettando l’istante i cui i nostri cuori sarebbero stati pronti per il nostro amore. Non importa il tempo, le difficoltà, la distanza, niente potrà farci smettere di essere una famiglia, perché è quello che siamo ed è quello che saremmo sempre, quindi asciugatevi gli occhi perché non andiamo da nessuna parte se non siamo insieme"
[...]
Dedicata alla mia Rachel. Ti voglio bene Jacobba.
Genere: Angst, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Mercedes Jones, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Aveva aspettato quella serata con impazienza, fantasticando su come avrebbe potuto andata o cosa avrebbe fatto. Aveva anche scritto una lista di cose da dire, per sembrare più interessante agli occhi di Blaine, ma in nessuna di quelle fantasie Blaine Anderson, la sua ossessione e cotta, andava a prenderlo in aeroporto, senza preavviso, con un sorriso che faceva sentire importante e unico, un pizzico di barba del giorno prima (che lo rendeva sexy) e con voce rauca con cui l’aveva salutato. Kurt voleva solo svenire, uccidere Mercedes e svenire di nuovo.

Considerato l’inizio e il lungo silenzio in auto, Kurt era già certo della pessima riuscita di quella serata per questo, quando aveva intercettato Mercedes che si avvicinava a Finn, l’aveva bloccata per chiederle consigli e aiuto. Da solo non ce l’avrebbe mai fatta perché con Blaine era tutto diverso, anche se non sarebbe mai stato in grado di spiegare cosa lo rendesse tale, tolto che lo faceva sentire nudo e vulnerabile ma allo stesso tempo protetto.

“Mercedes ho bisogno di aiuto” erano state le prime parole che aveva sussurrato nell’orecchio della ragazza quando l’aveva trascinata a sé, lontano da orecchie indiscrete “Inizio a pensare che questa sera sarà un fiasco toltale perché non riesco a sciogliermi e mi sento un tale idiota in sua presenza. Non so di che parlare o come iniziare una conversazione. Lo vedo e inizio a dire cose senza senso o a balbettare e probabilmente il tutto con una faccia da cucciolo in adorazione. Scapperà da qui prima che la serata si termini, me lo sento ‘Cedes”.

“Prima di tutto, fa un bel respiro profondo perché la tua ‘Cedes è qui e non lascerà mai che questa serata sia sprecata o rovinata, non dopo tutto l’impegno messo secondo, non hai niente da perdere. Sei un bellissimo ragazzo molto intelligente e sono sicura che questo Blaine già lo sappia, devi solo essere te stesso e andrà tutto bene” disse e Kurt storse il naso poco convinto “O potresti bere qualcosa cosi da fare in modo che i tuoi nervi non siano più cosi tesi” continuò, porgendo al ragazzo il suo bicchiere pieno di qualcosa.

“Sei forse impazzita?” quasi urlò ma per fortuna erano tutti belli che andati e nessuno li prestò attenzione “Sai benissimo che non reggo l’alcool e poi voglio restare sobrio per fare bella impressione e non di certo vomitargli sulle scarpe come l’ultima volta che ho bevuto. Non credo che bere sia la soluzione migliore per me ‘Cedes” disse sconsolato, rifiutando il bicchiere dalla sua amica, spostando lo sguardo su Blaine dall’altra parte della stanza che l’osservava. Sorrise nervoso al ragazzo. Tornò subito a fissare la sua migliore amica con sguardo implorante.

“Credi sul serio che non lo sappia Kurt? Credi sul serio che ti butteri tra le sue braccia da ubriaco? Andiamo Kurtie, siamo migliori amici da sempre, cosi tanto da sapere che da sbronzo dai il peggio di te, quindi no, non ti sto suggerendo di ubriacarti ma solo di fingere” disse la ragazza, incrociando le braccia al petto un po’ offesa “Nel bicchiere c’è solo acqua, perché neanche io ho voglia di essere sbronza a fine serata considerato quanto ho da fare con voi” disse indicando il suo migliore amico e Rachel.

“Tu fa solo finta che ci sia dell’alcool e comportati come se avessi dell’alcool nel tuo corpo. Sei un attore e puoi fingere bene. Ti aiuterà a essere un po’ più confidente e sicuro di te quel tanto che basta per fare qualcosa e non mandare questa serata a rotoli” non le diede neanche il tempo di finire la frase, che l’era saltata addosso, stringendola forte. Dopo le prese il bicchiere tra le mani e ne beve un lungo sorso, fingendo una smorfia di disgusto. Infondo per gli altri lui stava bevendo qualche strana bevanda alcolica e non della semplice acqua di rubinetto.

“Grazie ‘Cedes, sei la migliore” ringraziò, avvicinandosi al centro della pista con ancora il bicchiere tra le mani e sorrise al “Ti voglio bene anch’io piccolo ma adesso ho del lavoro da fare, fatti valere” per poi tornare a camminare in direzione di Finn, che se ne stava steso sul divano a osservare Rachel con sguardo completamente perso. Sorrise perché la sua migliore amica gli aveva promesso una serata da non dimenticare e stava mantenendo la sua promessa.

Seguendo il consiglio di Mercedes, si sciolse un po’ iniziando a muoversi a ritmo di musica, che in quel momento era sensuale ma con un ritmo deciso. Chiuse gli occhi e immaginò di sentire l’alcool scorrere nel suo corpo rapidamente, regalandogli quella sensazione di calore e stordimento. Avvicinò il bicchiere alle labbra ma bevve un altro sorso solo quando, aprendo gli occhi, notò Blaine che non smetteva di fissare il suo corpo muoversi leggero. Ondeggiava sulle gambe, muovendo i fianchi e lasciando le mani libere di toccare l’aria.

Bevve l’ultimo sorso d’acqua e lasciò il bicchiere sul pavimento, non lontano dai suoi piedi. Quando si rimise in piedi, si leccò le labbra e, sorridendo, ripresa a muoversi. Ed era cosi concentrato ad ascoltare la musica che perse quasi subito la percezione del suo corpo. Era come se fosse legato a dei fili, guidato dalla musica. Rise e continuò a muoversi per tutto il tempo, almeno fino a quando il “Kurt, corri, Merc sta cercando di importunare il tuo ragazzo” di Rachel gli fece spalancare gli occhi e, senza neanche rendersene conto, era già sulla soglia della cucina.

“Chi è che sta importunando il mio futuro ragazzo, eh?” aveva esclamato senza controllo, come se la finzione fosse diventata realtà e quell’acqua fredda fosse diventata vero alcool e lui adesso era ubriaco. Ma ubriaco di altro. Perché adesso Blaine gli stava sorridendo con fare sfacciato e si era alzato per andargli incontro. Era bellissimo e dannatamente sexy e lui sperò che confondesse il rossore sulle sue guancie per il troppo ballare o l’alcool, perché non avrebbe stato in grado di spiegare come lo stesse facendo sentire.

Quando fu a pochi passi da lui, gli sussurrò: “Chi sarebbe il tuo futuro fidanzato?” e non furono solo le sue guance ad andare in fiamme, poiché tutto quello che il suo cervello aveva fatto arrivare al suo cuore, era “futuro fidanzato” facendo notare quanto suonasse bene pronunciato dalla voce di Blaine. Aveva calcato ogni lettera come a volerle marchiare come fuoco nella sua anima. E una parte di sé, a quel punto quasi sul punto di impazzire, ringraziò Mercedes per averli spinti di nuovo in soggiorno considerato che, probabilmente, avrebbe finito per balbettare parole senza senso o per straparlare di tutte le sfumature dei suoi occhi caramello.

E forse avrebbe dovuto sentirsi nervoso e agitato - e forse per i primi secondi lo era stato - ma quando era finito tra le braccia di Blaine, niente in lui ha avuto più senso o forse era ubriaco del profumo di Blaine, fatto sta che si sentiva euforico e non riusciva a smettere di sorridere, così si mosse tra le braccia del moro e riuscì a girarli intorno, sfiorandolo appena poiché non era ubriaco e non avrebbe retto a un contatto più diretto con quella pelle olivastra che avrebbe visto bene sulla sua pallida.

Lasciò andare il suo corpo ma questa volta non aveva bisogno di ricordare la sensazione di calore nel petto, soprattutto quando Blaine si morse il labbro inferiore, guardandolo come se fosse un’opera d’arte privata creata solo per lui. E anche se erano solo loro due, lui non voleva tralasciare nessun dettaglio. O forse era la sua opera d’arte e si stava beando del lavoro finito. Si sentì schioccò per quei pensieri e fece scontrare i loro bacini, come a trovare una distrazione o solo per ricordare a se stesso che era reale.

Quasi rise quando lo vide sventolarsi il volto con una mano accaldato ma fece finta di niente e continuò a ballare, almeno fino a quando Mercedes non gli chiese di concedergli un ballo e lo assecondò perché aveva bisogno di respirare, perché aveva bisogno di urlarle contro e allo stesso tempo abbracciarla forte. O perché quel ballo gli aveva regalato un’erezione ben visibile nei suoi pantaloni e lui doveva fare qualcosa prima che qualcun altro - Blaine – la notasse.

Una volta tra le braccia di Mercedes, quasi non notò Blaine allontanarsi ma quando lo vide sedersi a pochi passi da loro, tornò a osservare la sua migliore amica che “Allora, sei felice scricciolo?” aveva chiesto facendolo volteggiare proprio com’era solita fare durante i loro momenti in insieme. Un po’ di musica, cibo spazzatura e loro due al centro di quel soggiorno a volteggiare ovunque, fino a quando i loro piedi non chiedono pietà e finendo poi addormentati sul pavimento.

“Felice?” ripeté con occhi sognati, fissando il ragazzo moro che continuava a fissarlo incantato “Sì, sono felice ‘Cedes e non so come ringraziarti, anzi penso che ti preparerò il tuo dolce preferito. E avevi ragione, hai fatto in modo che questa festa non fosse un fiasco totale, e sai cosa? Rachel mi piace, è gentile e poi sorrise sempre. Mi piacciono le persone che sorridono sempre perché riescono a farti sentire felice a tua volta. E poi sono felice che Finn sia tornato nelle vostre vite, è una brava persona”.

Entrambi si voltarono a fissare il diretto interessato e risero entrambi quando lo videro sul divano accanto a Rachel, che si guarda intorno cercando qualcosa da dire alla ragazza. Kurt tornò a fissare la sua amica e “Ma sono anche molto arrabbiato con te, come hai osato lasciare che fosse Blaine a venirmi a prendere all’aeroporto? Credevo che sarei svenuto quando l’ho visto lì, bellissimo come sempre, ad aspettarmi. Per non parlare del viaggio in auto, ringrazio che fosse accesa la radio o altrimenti il silenzio tra noi avrebbe congelato anche il deserto”.

“Ha un odore buonissimo sai? Gli ero cosi vicino che gli ho sentito l’odore e sa di qualcosa che non so spiegare e forse sono ubriaco del suo profumo. Credi sia possibile ‘Cedes, è possibile che mi sia sbronzato con il profumo di Blaine? E no, sì, io sono arrabbiato ancora con te. Lasciarmi ballare con lui? Come hai potuto, tu dovresti essere la mia migliore amica ma grazie, stare tra le sue braccia è stato come ricevere un regalo che non sapevi di voler desiderare almeno fino a quando non è tra le tue mani e dopo, non ne puoi vivere senza, forse per questo non ti ringrazio, perché adesso sarà impossibile stare lontano da Blaine.

“Ma non importa, ti voglio bene e non posso essere arrabbiato con te. Hai reso questa serata speciale per tutti” terminò ridendo, mentre la ragazza lo fissava sorridendogli e forse non aveva ascoltato niente di quello che aveva detto e forse aveva detto un sacco di parole senza senso ma lui doveva dirle tutto, perché raccontava sempre tutto alla sua ‘Cedes. Felice, tornò a volteggiare intorno alla ragazza che non aveva più intenzioni di muoversi dalla sua posizione immobile. “Sì, sono felice”. E forse era stata quella serata a renderli tutti ubriachi.
 



 
Il suo ballo movimentato terminò quando il ritmo di una nuova canzone riempì la stanza. Stava per mettere il broncio triste, poiché si stava divertendo, anche se era l’unico che ballava ancora, ma la sua migliore amica che lo amava e gli aveva promesso una serata indimenticabile ebbe un’idea di genio. Gli fece l’occhiolino prima di camminare verso di Finn e “Finn, sveglia e invita Rachel a ballare. Questa notte e ancora giovane e Blaine smettila di fare il serio e vieni qua a ballare con noi”.

Nessuno dei due si oppose anzi, Finn chiese subito un ballo a Rachel, giacché lo aspettavano da tutta la serata e Blaine scattò subito in piedi, avvicinandosi a Kurt e a Mercedes. Fecero muovere i loro corpi lentamente prima che Mercedes si scusasse dicendo che aveva bisogno del bagno e lasciandoli di nuovo da soli. Nel momento di confusione, fece un passo avanti e Blaine, quasi invitato della cosa, gli poggiò le mani sulle spalle e sentì la sensazione di stordimento dall’alcool in corpo.

Si sentiva nervoso poiché la tecnica “ma quanto ho bevuto, domani non ricorderò più niente” non poteva funzionare in quel momento, troppo lento e privato. Provò a tornare a odiare Mercedes per quel nuovo colpo basso ma poi il suo corpo andò con il pilota automatico. Sorrise con le guance in fiamme e, senza che neanche se ne accorgesse, le sue mani erano state guidate da quelle di Blaine e si fermarono quando si posarono sui fianchi del moro.

Solo quando anche Blaine gli sorrise, capì che non aveva bisogno di scuse perché tra le sue braccia non c’era niente di cui avere paura, cosi iniziarono a ondeggiare sul posto impaccianti ma con due sorrisi gemelli sul volto. Era come essere finito di nuovo al liceo, solo che adesso aveva un accompagnatore e poteva ballare con lui tutta la notte o almeno fino a quando la musica non cambiò di nuovo e Blaine ebbe la brillante idea di voler intavolare una conversazione con lui.

“È una bellissima serata, non credi? Non ho una bella serata spensierata da, bhe da un bel po’ a dire il vero ma devo dire che mi era mancato. Lavorare in ospedale ti risucchia la ninfa vitale e senti di non avere una vita propria, perché la tua vita diventano i pazienti”, Kurt gli sorrise non sapevo bene cosa rispondere. “Quindi lavori in teatro con Mercedes, sì?” chiese ancora il moro e Kurt risposte con un semplice “Sì” perché poteva essere riuscito a far credere di essere sbronzo, ma lui era troppo sobrio per riuscire a dire più di due lettere quando quei due occhi caramello lo stavo guardando e perforando l’anima.

Cercò di sorridere come segno di scusa per la pessima compagnia quando un ticchettio segnò che mancava un’ora alla mezza notte. Kurt si voltò in cerca dell’orologio e quasi sentì le gambe molli, poiché aveva ancora un’ora e si chiese se l’incantesimo si sarebbe spezzato o no, ma poco importava. In quel momento accorse loro in aiuto Rachele e quasi ebbe l’istinto di baciare la ragazza ma poi pensò che non sarebbe stata l’ideale quindi si limitò a chiederle di ballare e, facendola volteggiare, si spostarono più al centro della stanza, abbastanza da essere distanti da Blaine, i suoi occhi e il suo profumo.
 
 



Una volta di nuovo solo nella stanza, si sentì troppo sobrio anche per fingere di non esserlo quindi lasciò stare e si sedete a gambe incrociare sul pavimento, con i gomiti sulle cosce e il volto nascosto tra le sue mani. Non sapeva cosa pensare se non al fatto che era stato tra le braccia di Blaine e forse quest’ultimo aveva pensato che fosse una persona che amava bere e di pessima compagnia. Voleva urlare, correre in cerchio e fare qualcosa ma “Tiene, ti farà bene”. Sollevò il capo e Blaine era lì, bellissimo e con un sorriso sulle labbra, che gli porgeva una bottiglietta d’acqua.

Il suo cuore esplose nel petto, non riuscendo completamente a metabolizzare che Blaine era tornato da lui perché si preoccupava per lui. Aprì la bottiglietta e iniziò a bere, fissando un punto lontano della stanza. Sentiva le guance bruciare e non era sicuro sarebbe sopravvissuto se avesse voltato lo sguardo verso il moro. “Con tutto quello che hai bevuto e per quanto hai ballato, mi chiedo come tu faccia a stare in piedi. Sarà l’età ma io mi sento cadere a pezzi e non ho bevuto niente e sono stato per la maggior parte del tempo seduto”.

Ma ovviamente il moro aveva voglia di conversare e lui sentiva la testa pesante e “Mi gira la testa” esclamò con voce rauca e spezzata, passandosi una mano tra i capelli, bloccando se stesso dall’aggiungere che lo sapeva, giacché non gli aveva staccato gli occhi di dosso per neanche mezzo secondo. In fondo non era una bugia, a lui scoppiava veramente la testa ma forse non per le stesse motivazione che il moro credeva. Blaine gli era troppo vicino e tutto quello che voleva, era tornare tra le sue braccia e finire cosi quella serata.

“Avrai bisogno di molta acqua, quindi assicurati di berla tutta” disse in fretta indicando la bottiglietta che aveva appoggiato sul pavimento “Ma prima ti va di prendere un po’ d’aria fredda?” Kurt stava per rifiutare perché non avrebbe potuto reggere ancora, ma Blaine sembrò notarlo e bloccò le parole sul nascere e “Andiamo, ti do una mano ad alzarti e non accettò un no come risposta. Voglio farti stare bene, cioè voglio che ti senta meglio e voglio aiutarti. I dopo sbronza non sono mai piacevoli”.

E Blaine era troppo vicino, il suo profumo lo colpì ancora una volta, la testa gli girò non riuscendo a mettere ordine le parole e quando “Il mio Dottor Anderson tutto per me, eh? Solo mio” esclamò, era troppo tardi per rimandare di nuovo tutto indietro. Ma non ebbe il tempo di pentirsene, giacché Blaine gli passò da prima una mano tra i capelli, come una carezza - avrebbe ricordato quel tocco per giorni e giorni - e poi lo avvolse con un braccio intorno al petto, prendendoli le mani e aiutandolo ad alzarsi dal pavimento.

Sentiva le gambe molli e ringraziò mentalmente Blaine per non averlo lasciato subito, anzi, per aver camminato per lui fino alla finestra poiché gli era già impossibile respirare, camminare era l’ultimo dei suoi problemi. Colse la palla al balzo e si lasciò andare tra le braccia le sue braccia ed era come essere coccolato da un orsetto peluche a grandezza uomo e forse avrebbe finto più spesso di essere ubriaco se quello era il suo modo per farlo tornare sobrio. Appoggiò la testa contro la spalla del moro e sorrise beato del calore che lo avvolse.

Avrebbe voluto addormentarsi e svegliarsi in quelle braccia e forse stata solo sognato e allora desiderò restare addormentato. E da quella posizione, riuscì solo a percepire un’ondata di aria fresca ma non aprì gli occhi, forse Blaine era riuscito ad aprire la finestra. New York doveva essere splendida in quel momento ma niente avrebbe reso il confronto delle braccia di Blaine intorno al suo corpo. E forse, tra un pensiero e l’altro, si era davvero addormentato e quando percepì quelle che dovevano essere le labbra di Blaine tra i suoi capelli, aprì piano gli occhi e “È già mezza notte?”.

Si mosse tra le braccia del moro, ritrovando una posizione comoda e si strofinò gli occhi assonnato, lasciandosi scappare uno sbadiglio. Passò un dito sotto il naso tornando sveglio e si chiese cosa si fosse perso. Quando non ricevette nessuna risposta alla sua domanda, ebbe il terrore di essersi immaginato tutto, quindi si voltò in quella stretta e il suo naso finì per incontrare quello di Blaine che lo stava osservando come se fosse lo spettacolo più magico, New York e i suoi occhi d’artificio. Arrossì all’istante perché erano troppo vicini e fermò se stesso dal respirare profondamente. Non poteva respirare il suo odore, doveva restare sobrio ma, che Blaine stesse arrossendo a sua volta?

Si osservarono con gote rosse, sorrisi timidi e occhi in cui era possibile perdersi. Fu un battito di ciglia, Kurt iniziò a muovere il viso verso quello di Blaine. Sentiva il cuore battere ovunque dentro di se per quanto lo stesse facendo in fretta e senza controllo. Socchiuse le labbra quando vide il modo inumidirsi le proprie e stava per succedere, erano cosi vicini che percepiva il suo respiro contro il suo viso e quando le loro labbra era a un passo dall’incontrarsi per la prima volta “Devo vomitare” sussurrò, in parte per paura d in parte perché il suo stomaco si stava ribellando a quelle sensazioni troppo forti e lui forse non era ubriaco ma stranamente innamorato.

Quella sensazione di nausea aumentò fino a diventare troppo reale, fino a sentirla nella sua gola e sollevò un sopracciglio, cercando di attirare l’attenzione di Blaine che sembrava perso e strinse le labbra, poiché non aveva il desiderio di ripetere gli eventi e di vomitare sul ragazzo o il pavimento. Quando Blaine iniziò a chiedergli dove fosse il bagno, iniziò a scuotere la testa perché non aveva pensato all’eventualità che Blaine volesse accompagnarlo e magari stargli accanto. E si sentì nervoso quando “Mercedes” urlò facendo correre la ragazza da loro e informandola dell’accaduto.

“Kurt Elizabeth Hummel il tuo comportamento è da vero immaturo” ed eccoli lì a bisticciare mentre Kurt cercava di farle capire che non poteva permettere a Blaine di vederlo in quello stavo disastroso o mentre vomitava e Mercedes che gli ricordava che era un comportamento idiota e “Tu non sei ubriaco eppure sentì questa sensazione nello stomaco, se ne sei innamorato allora lascia pure che conosca ogni cosa di te, come ti conosco io e se non andrà bene, avrai ancora me ma andrà bene, te lo prometto”. Kurt batté i piedi sul pavimento arrabbiato perché doveva proteggerlo e non mandarlo nella tana dei lupi.

“Adesso basta voi due” esclamò Blaine facendoli tacere. I due ragazzi si voltarono verso il moro con occhi e bocche spalancate, e Kurt fu sorpreso di sentire la voce di Blaine cosi alta, a quanto pareva sapeva come farsi sentire. E non ebbe il tempo di assimilare quella nuova scoperta che il moro lo strascinò a sé e lo sollevò da terra, spostando una mano sotto l’interno delle sue ginocchia e prendendolo in braccio a mò di sposina. Si mosse nella presa perché era troppo nel giro di poco tempo ma Blaine non gli prestò attenzione e iniziò a camminare seguendo le indicazioni di Mercedes.

Quando intravide la porta del bagno, esclamò un: “Puoi mettermi giù adesso, so come camminare” ma ancora una volta fu ignorato dal moro che lo accompagnò fino all’interno della stanza e lo lasciò andare solo quando furono di fronte al water. Non si rese conto di quando si sentisse debole, almeno fino a quando Blaine si allontanò e lui cadde a terra sulle ginocchia, con le guancie arrossate. Senza perdersi in pensieri e in imbarazzi, afferrò il bordo bianco di porcella e vomitò, sperando di vomitare via anche quella sensazione nel petto.

Sentiva la presenza di Blaine al suo fianco e le sue dita tra i capelli e questo bastava a calmare il suo stomaco ma ogni volta il moro faceva per alzarsi, credendo fosse finita, Kurt ricominciava a vomitare. Andò avanti cosi per qualche minuto fino a quando non ci fu più niente nel suo stomaco da far uscire dalla sua bocca. Fece un respiro profondo e appoggiò la sua schiena contro il marmo freddo della vasca. In quel momento aveva proprio bisogno di lavare via quella sensazione di sporco che sentiva dentro e fuori.

Chiuse gli occhi passandosi una mano sullo stomaco e il viso si contorse in una smorfia. Detestava sentirsi in quel modo, soprattutto vomitare. Faceva sentire sempre deboli e vuoti ed era una sensazione che avrebbe sentito almeno per tutto il giorno. Apri gli occhi quando sentì Blaine muoversi al suo fianco, li aprì lentamente perché non era pronto a scoprire la reazione del moro a quello spettacolo e quando lo vide sollevarsi per andare verso la porta, allungò le mani verso di lui per non farlo andare via e chiedergli di restare, ma con lo stomaco ancora dolorante e la bocca asciutta non riuscì a parlare o a muoversi.

Per sua fortuna non superò la porta ma anzi, si fermò di fronte il lavandino bagnando la punta di un asciugamano con dell’acqua fredda e dopo tornò da lui. Gli passò il panno bagnato sul viso e tra i capelli e si soffermò più del dovuto sulle sue labbra. Voleva chiudere gli occhi e godersi la sensazione di freschezza che gli stava donando nuova vita e allo stesso tempo non voleva perdersi lo spettacolo che era Blaine, con lo sguardo concentrato e il labbro inferiore intrappolato tra i denti.

Cosi rimase con un occhio aperto e l’altro socchiuso, sospirando di sollievo ogni volta che una gocciolina d’acqua scendeva lungo il suo viso finendo poi sulle sue labbra. “Come ti senti festaiolo?” chiese “Cosa c’è? Ti da realmente cosi fastidio che ti veda in queste condizioni?”. Al suono della voce di Blaine, abbassò lo sguardo e contrasse le labbra in un broncio, sentendosi piccolo e vulnerabile tra le braccia del moro, che lo osservava sorridendogli, vedendo qualcosa che lui non riusciva a capire ancora.

Mosse le labbra per parlare, per dirgli che lo capiva se lo trovava orrendo, infondo non era un bello spettacolo vedere qualcuno vomitare in quel modo ma ancora una volta Blaine fu più veloce di lui e “Non devi, okay? Sei bellissimo, Kurt. Tu sei bellissimo sempre, anche quando sei ubriaco” sorrise, avvicinandosi sempre di più al suo viso e Kurt avrebbe voluto ribellarsi perché lui aveva appena finito di vomitare, perché aveva i capelli spettinati, perché gli aveva mentito per tutta la sera e il suo stomaco tornò a essere sottosopra, e forse il suo stomaco aveva compreso qualcosa che lui non riusciva ancora a credere fosse possibile.

Il tempo si rassettò, il volto di Blaine ormai riusciva a toccare il proprio, Nessuno dei due chiuse gli occhi, il moro gli sorride prima di unire le loro labbra. Gliele accarezzò lentamente, invitandolo a schiuderle per lui ma Kurt fece una smorfia facendo emettere una breve risata a Blaine, che mosse il naso toccando il proprio. Baciò le sue labbra dolcemente, come un battito leggero di ali di una farfalla e sorrise nell’azione. Kurt sentiva la testa leggera e la sensazione nel suo stomaco era andata via, senza che neanche lo notasse.

Ma si sa che quando il tempo rallenta dopo deve riprende rapidamente per recuperare e fu un suono assordante nelle loro orecchie a far ripartire il tempo, da dove si era fermato. I rintocchi di mezza notte che segnavano la fine di un anno e l’inizio di uno nuovo e la voce di Finn, disperata, persa, stanca, innamorata che continuava a urlare il nome di Rachel da chissà quanto tempo.

Blaine spalancò gli occhi completamente immobile, perso in chissà quelli pensieri. Kurt lo fissava con il respiro bloccato. Il tempo si era fermato risucchiandoli ma adesso che era ripartito, non potevano esitare ancora. “Blaine” chiamò. Il moro si sollevò di scatto, come un automa e allungò una mano pronto ad aiutarlo a fare la stessa cosa ma “Vai Blaine, io ti rallenterei solamente. Tu va, io ti sono dietro”. Si guardarono, Blaine chiedendo a Kurt se ne fosse sicuro e Kurt incoraggiandolo ad andare.

Annuì un sì con la testa e dopo vide Blaine correre fuori dalla porta. Lui restò immobile ancora stordito. Si passò una mano sulle labbra, leccò la superficie e dopo si alzò lentamente, sorreggendosi al marmo freddo della vasca. Camminò piano, con le mani sullo stomaco, dolorante di una nuova ansia e paura. Fece un respiro profondo prima di lasciare il corridoio ed entrare in soggiorno. Quello che gli si parò di fronte, fece nascere un nuovo conato di vomito che lo fece corre sui propri passi, più rapido che poteva. Vomitò con le lacrime agli occhio, con le urla di Finn nelle orecchie, le lacrime di Mercedes cosi simili alle proprie e poi la vista di Blaine, cosi devastato e turbato. Oh il suo adorato Blaine. Vomitò fino a quando non fu tra le braccia di Mercedes e poi solo lacrime.












Note che nessuno leggerà:


In ritardo di due giorni ma eccolo qui il nuovo capitolo dal punto di vista di Kurt. Devo ammettere che mi ha dato qualche problema perché complicato da scrivere dato che la mia testa è andata in vacanza e quindi non riusciva a concentrarsi sul lavoro da farti. Alla fine non è venuto cosi male questo capitolo quindi ne sono felice. Altri punti d’ombra vengono illuminati come Kurt che ha finito di essere ubriaco e IL BACIO. Voi ve lo aspettavate? Che altro dire ancora, dopo il prossimo capitolo (o vero il punto di vista di Mercedes) la storia riprenderà il suo corso e finalmente scopriremo (io con voi) cosa è successo a Rachel. Voi cosa ne pensate? Idee?
Come sempre, alla prossima
 
Sandfrost’s in jacobba


 
  
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