Guardo dall’alto, da un monte sperduto…
qui arrivano
solo i più forti, i più coraggiosi…
…i più
sfortunati…
…i derelitti
della società, gli emarginati…
…gli
scarti…
…gli
inutili…
…chi è senza
qualcosa…
…pochi…
…quasi
tutti…
…chi è morto
dentro…
Questo è il
regno di chi è solo…
Memorie
Questa è la
storia di uno di loro. Sembra riduttivo, ma proprio non ce la faccio a raccontarli
tutti. La storia di un uomo solo, che non aveva famiglia o amici, e che aveva
solo un credo diverso…un credo sbagliato…
È la storia di
quando lo condussero vicino ai binari con una pistola piantata nella schiena; è
la storia di quando prese il treno, pieno di persone smarrite, sfinite. E ora è
diventata la storia di quelle persone. Quelle persone che non si rivolgevano la
parola, per poter sopravvivere, per ritardare una morte certa. Persone che erano
rimaste sole e che lasciavano sole le altre creature al loro
fianco.
Questa è una
storia piena di nebbia, piena di neve. Una storia che sparisce nel nulla lungo i
binari arrugginiti, dopo aver attraversato un cancello
bugiardo.
Questa è la
storia del gesto di uno di loro, che semplicemente capì…che dalla sua valigia,
ormai inutile, cancellò il suo indirizzo, e scrisse solo una parola:
“Auschwitz”.
Li guardo mentre
aspettano il treno del ritorno ai piedi del monte, mentre nudi e infreddoliti
non parlano a nessuno, nonostante stiano vicinissimi gli uni con gli altri. Li
guardo mentre sperano che il treno passi in fretta.
E non smetterò
di guardare, nonostante la mia vista continui a tremare…
Questo
capitolo non era in programma, ed è stato fatto di getto proprio in questo
momento…
Non
potevo evitare di dire la mia in un giorno del genere, e qui da me la pioggia
cade incessantemente, rendendomi triste più che mai. E mi rendo conto di essere
veramente poca cosa.
Penso,
e da qui vengono queste parole gettate su carta digitale…forse inutili, ma
intanto questo è il mio, come direbbe Guccini…
Grazie
a chi sta seguendo la storia…