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Autore: genesisandapocalypse    05/08/2015    3 recensioni
Gli occhi di Luke sono vitrei, nascosti da una nube di pensieri e ricordi. Dice di aver superato tutto, ma nessuno ci crede, Eloise per prima, che riuscirebbe a mettere da parte il suo odio colossale per Michael Clifford, se potesse aiutare.
Essere scappata nell’università al centro di Sydney è stata un po’ una salvezza, per Gioia. E che lo sia pure per qualcun altro?
Ashton ha perso fiducia nelle donne da tempo e scorbutico com’è, riesce a togliersele di mezzo, ma ogni tanto sa anche essere gentile.
A Cardiff c’è stata per soli tre anni, Eva, abbastanza per tornare a Sydney con qualcosa di troppo e far rimanere secco Calum.
E Scarlett, non sa bene come, finisce più spesso in quel bar che in camera propria.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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Home is wherever I am with you.
TU L’AMAVI?
 
“La grande tragedia della vita non è che gli uomini muoiano, ma che cessino di amare.”
“È una sventura non essere amati; ma è un affronto non esserlo più.”
 
Sono le sei e mezza del pomeriggio e, finalmente, si è decisa a fare ciò che le sta dicendo la testa dalla stessa mattina. Non era molto felice di farlo, insomma, non è che poi è così pronta, ma le tocca, inutile continuare a fare finta di niente quando sente il cuore stritolarsi alla sola idea che, beh, non c’è più.
È corsa da un fioraio da poco, ha comprato uno splendido mazzo di Peonie rosa, ovvero le preferite di Zoe, almeno da quel che si ricorda lei.
Arriva davanti al cancello di ferro che ancora non ci crede, di aver avuto un’idea del genere. Del resto, non è mai nemmeno venuta a trovare sua nonna, al cimitero. Le sembra una perdita di tempo, chi è morto non sta di certo sotto terra, lì ci hai giusto lasciato il corpo, o almeno questo è ciò che ha sempre pensato Eva, sin da quando era una bimba che aveva appena scoperto cosa fosse la morte e ne aveva il terrore.
Ne ha ancora adesso, ma chi non lo ha?
La morte, alla fine, è sconosciuta a tutti.
Non si ha mai certezza di dove porti, se a una vera fine o a un nuovo inizio, ma solo supposizioni.
Forse è per questo che Eva crede, preferisce pensare a qualcosa di bello, dall’altra parte, che al niente.
Entra lentamente all’interno del luogo, una distesa verde e grigia, piena di lapidi che fuoriescono dall’erba e rendono il luogo lugubre e triste. Ma alla fine è un cimitero, come dovrebbe sembrare?
Si avvicina lentamente alle lapidi, iniziando a leggerne tutti i nomi. E chi lo sa dove sta la sua Zoe?
Quasi spera di non trovarcela, lì in mezzo, perché allora sarebbe tutta realtà, tutto ciò che le è venuto detto.
Dei brividi le corrono lungo il corpo, facendola bloccare sul posto per qualche secondo.
Sospira, prima la trova, prima lascia i fiori e prima se ne va, no? Come se fosse solo un sogno e che Zoe sia semplicemente partita.
Continua a cercare con gli occhi, ma sta ancora alla prima fila, è solo quando li alza che si blocca di colpo.
Riconosce quella schiena, le spalle larghe e i capelli biondi tirati su in un ciuffo scombinato.
Aggrotta la fronte, ma è più che sicura che lui stia lì per la stessa persona di lei. Si avvicina titubante, cercando di fare il meno rumore possibile, fino a che non se lo ritrova davanti.
Lui non sembra aver notato la sua presenza, singhiozza rumorosamente e senza vergogna, stringendosi le ginocchia al petto e affondandoci il viso. Eva è quasi tentata di abbracciarlo silenziosamente, ma rimane ferma alle sue parole.
«Mi sembra di tradirti, sai? Io.. io.. è da così tanto che te ne sei andata, eppure io continuo ad amarti, o almeno lo penso. Che sia solo il riflesso di ciò che provavo a suo tempo? Dio, io… sei stata la mia vita e io.. mi sento così in colpa - Eva sgrana gli occhi, ascolta attentamente ogni parola - Gioia è così.. ti sarebbe piaciuta, ne sono sicuro, e a me piace così tanto, ma mi sembra di lasciarti andare ogni volta un poco di più, così… come posso? Come posso lasciarti andare con tutto l’amore che ho provato per te?»
«Tu l’amavi?» il sussurro di Eva risulta rumoroso, nel silenzio del cimitero.
Luke si gira di scatto, la guarda tra il sorpreso e il colpevole, ma rimane il silenzio, mentre sente le lacrime continuare a uscire.
Eva porta gli occhi sulla lapide, legge attentamente il nome della sua migliore amica e realizza, piano, che non è affatto uno scherzo. Si accascia accanto a Luke, si porta una mano sulle labbra e soffoca il pianto isterico, mentre le braccia dell’amico la stringono.
Insieme, sfogano il loro dolore.
 
Suonano al campanello, facendola risvegliare dal suo stato di trance.
Sbuffa, non ha poi così tanta voglia di compagnia, preferisce di sicuro la solitudine, sarà che si è svegliata male. L’idea di dover parlare e magari rispondere pure educatamente - cosa che le riesce difficile persino nei suoi giorni migliori - le fanno uscire un grugnito di fastidio dalle labbra piccole e rosee.
Si lascia scappare uno sbadiglio, prima di spalancare la porta in legno, sgranando gli occhi cerulei appena lo sguardo furioso di Michael centra il suo. Ha la mascella contratta, le mani incastrate nelle tasche della giacca di jeans e il mento reclinato verso il basso.
«Cosa ci fai qui?» balbetta.
Solitamente mostra più decisione, ma la rabbia dentro gli occhi di giada del ragazzo la fanno ritirare lentamente in un guscio di timore e insicurezza.
Michael si lascia sfuggire un risolino in uno sbuffo, facendo un passo avanti e tirando di poco su il viso, senza abbandonare gli occhi chiari della ragazza.
«Dobbiamo parlare, tu non credi?» alza le sopracciglia folte con uno scatto, mentre si passa la lingua sui denti inferiori, osservando attentamente il tentennamento di Eloise, sorpresa da tale richiesta e intimorita dal comportamento del tinto.
«Io, uhm - si schiarisce la gola, poi raffredda lo sguardo - no, non direi, io non ho nulla da dirti,» ringhia, tirando fuori il solito carattere feroce e facendo un passo indietro, già pronta a chiudere la porta in faccia a Michael, che, pronto, tira avanti una mano e blocca il movimento, infilandosi all’interno della abitazione con furia.
«Vorrà dire che ascolterai,» sbraita, chiudendo la porta alle sue spalle con un tonfo, nello sguardo si è accesa una scintilla di fuoco, così calda da far deglutire Eloise.
Scuote la testa, incrocia le braccia fine e sospira, prima di ammiccare un sorriso falso.
«Bene, allora parla, non ho certamente tutto il giorno,» ringhia, poggiandosi al mobiletto nell’ingresso e guardando con acidità il ragazzo di fronte a lei.
Michael rimane in silenzio qualche secondo, la osserva come se fosse una preda, le punta il dito contro.
«Sei proprio una stronza, lo sai? - le dice, infuriato - più cerco di fare qualcosa per rimediare, più tu rovini tutto, insultandomi come se fossi la peggiore feccia della terra,» aggiunge, il tono più alto di prima.
«Che pretendi? Sei stato stronzo per primo - sbraita lei, avvicinandosi al ragazzo - è inutile che ci provi, sono ancora incazzata con te - lo blocca, prima che possa parlare - sì, sono ancora incazzata con te sebbene siano passati tre anni, che a te stia bene o meno!» aggiunge, urlando.
«Porca puttana, Eloise, io ci sto mettendo tutto me stesso per rimediare, perché non vuoi cercare di fare un passo verso di me? Smettila di pensare al passato, ho sbagliato e mi sono scusato, cosa vuoi di più?»
«Ma non capisci? Non l’hai fatto una volta, Michael, ma hai continuato per un anno! Un anno, dannazione! - è lì, che si tocca il culmine. Eloise si avvicina, lo spinge leggermente, ha già gli occhi lucidi per la rabbia - mi hai tradita con quella troia di Mila per un fottutissimo anno, come se niente fosse, e osi pure dire che mi ami? Forse sarei riuscita a passarci una volta, cazzo, sei umano e tutti sbagliano, ma tu per un anno ci sei andato a letto - si porta le mani al viso, sente già un principio di pianto sulle orbite - un cazzo di anno!» urla a squarciagola, colpendolo al petto con uno schiaffo, senza però scalfirlo sul serio.
«Eloise, ero un ragazzino, dannazione! E mi dispiace, scusa, hai ragione, ma sono passati tre anni, come fai a non capire che sono maturato, che non rifarei uno sbaglio del genere? Io ti amo, ti amo davvero, non potrei immaginarmi con qualcun’altra, cazzo!»
«Un ragazzino? A diciotto anni si è grandi e vaccinati abbastanza per essere coscienti di ciò che si fa. E come faccio a sapere che sei maturato sul serio? Io non mi fido più di te! - grida, entrambi sono arrabbiati, i visi sono arrossati - e non dirmi che mi ami, non dirlo, cazzo! Mi fa schifo sentirtelo dire!»
«È la fottuta verità! - Michael si altera, le prende il braccio e la spinge verso il muro - non so dire le cazzate e tu lo sai bene! Io ti amo e te lo dico, che a te stia bene o meno!»
Eloise lo guarda, i visi a pochi centimetri di distanza.
«Io, però, ti odio
«Pff, cazzata.»
«Ho detto che ti odio.»
«Ma non è così, tu mi ami, esattamente come io amo te.»
«Non è-» ma non finisce la frase, la voce si strozza.
Perché l’amore fa così male? E perché questo bacio disperato è ancora peggio?
 
La sta aspettando in macchina, ha lasciato nuovamente il Nirvana nelle mani dei suoi dipendenti ed eccolo sotto casa di Scarlett, il telefono in mano con cui giocherella nell’attesa e Sam Smith che intona la sua ultima canzone alla radio.
I capelli sono legati in un codino che gli permette di vederci perfettamente, senza dover stare ogni trenta seconda a sistemarsi il ciuffi di fronte agli occhi. È così a suo agio nei suoi capelli lunghi, sebbene più gente gli abbia detto di correre dal parrucchiere.
Eppure, Scarlett non si è lamentata. L’altra sera, del resto, ha passato le mani fra di essi per tutta la durata del film, immersa tra i personaggi che si muovevano e parlavano, non notando di essere osservata da Ashton con tanta di quell’attenzione da poterla ricordare per tutta la vita.
Sospira, scuote la testa. È possibile che quella ragazza gli stia fottendo il cervello in questo modo? Si ricorda di come ci era rimasto male, al tradimento di Danielle, così come a quello di Zara. Si era ripromesso di non fidarsi più delle donne, che tanto chissà chi l’avrebbe amato sul serio da scegliere lui e basta, senza altri; e invece eccolo a fare la corte a una ragazza incontrata per caso.
Sente la portiera della macchina che viene aperta, ed ecco che il soggetto dei suoi pensieri appare dopo ben tredici minuti ad aspettare.
«Hallelujah, volevi farmi morire qui, per caso?» scherza, mettendo da subito in moto, mentre Scarlett gli regala un sorriso luminoso.
«Scusa, non trovavo le chiavi - si stringe nelle spalle, guarda per un attimo la strada, poi capisce che non c’è panorama migliore del profilo di Ashton - cosa c’è in programma, questa sera?» chiede, curiosa, ‘ché Ashton è giusto apparso sotto casa sua, senza un ma e senza un se, dicendole che una bella serata in compagnia non nuoce alla salute.
«Ho ordinato del cinese, è già a casa, e ci vedremo Rapunzel, tu che dici?»
«Rapunzel, sul serio? - ridacchia, non che non le piaccia, ma mai si sarebbe aspettata che piacesse a uno come Ashton - sei tutto una sorpresa,» aggiunge, scuotendo la testa divertita.
«Ehi, che ha di male quel cartone? È bellissimo,» ribatte il ragazzo, fulminandola con un’occhiataccia.
«Oh, sì, non ho detto il contrario, solo che-»
«Non ti aspettavi che potesse piacermi? Ho una sorella di tredici anni, sono arrivato a farmi piacere persino Il Mondo Di Patty, figuriamoci uno tra i migliori cartoni della storia,» ride anche lui, seguito subito da Scarlett, che gli passa una mano lungo il braccio più vicino.
«Ripeto: sei tutto una sorpresa,» mormora, mentre Ashton parcheggia sotto la propria palazzina. Scendono entrambi dalla macchina, catapultandosi per le scale e, in pochi secondi, ritrovandosi all’ingresso dell’abitazione.
«C’è odore di Involtini,» borbotta Scarlett, sorridendo leggermente.
«Te l’ho detto, ho ordinato cinese,» ripete lui, prendendole la borsa e posandola sul comodino accanto alla porta. Le sorride, poi, avvicinandosi nuovamente.
Scarlett lo osserva attentamente, si fa scappare gli occhi sulle braccia scoperte per via della canotta.
«Beh, sei stato bravo, mi piace il cinese,» mormora, stringendosi nelle spalle, mentre Ashton lentamente  le arriva di fronte.
Gli occhi verdi sono addolciti, mentre si scontrano in quelli di lei.
«Lo speravo,» risponde lui, le passa le mani sulle braccia lentamente, sente la pelle liscia della ragazza a contatto con i polpastrelli e vorrebbe solo toccarla di più, toccarla più a fondo.
Scarlett rimane in silenzio, non ha intenzione di muoversi né di far smettere il gioco di sguardi.
«Sei bella, te l’ho mai detto?»
Scarlett sorride e Ashton perde un battito.
«Sì, parecchie volte - allunga una mano, la lega attorno al polso del ragazzo - ma ogni volta è come se fosse la prima,» ammette, accarezza con un dito le nocche ossute di Ashton, che finisce per avvicinarsi un poco di più.
I loro petti vanno a contatto, ma non ha intenzione di scostarsi. Scarlett passa la mano per tutto il braccio, esattamente come aveva fatto lui, fino a posarla sulla nuca, libera dai capelli poiché legati.
«Te lo ripeterò spesso, comunque - Ashton si stringe nelle spalle, abbassa di poco il viso - meriti di sapere la verità,» aggiunge con un risolino sulle labbra, seguito da Scarlett, con le guance un po’ più rosse per il complimento.
E non ha il tempo di rispondergli, che Ashton è calato su di lei. Le loro labbra si sfiorano, senza toccarsi, frementi. I respiri si scontrano tra loro e Scarlett sente di poter svenire, appena il ragazzo allunga di poco la bocca per toccarla con un poco più di forza.
Ed è come se il mondo sparisse. Lei si aggrappa alla sua schiena, si spinge verso di lui, chiudendo gli occhi e premendo le loro labbra con decisione. Sebbene le baleni in un angolo il viso di Andrea e l’idea che dovrebbe allontanarsi immediatamente, non ce la fa.
Finisce solo per stringerlo maggiormente a sé, mentre le mani di Ashton vagano sul suo corpo con gentilezza e bisogno.
Da quant’è che aspettavano l’uno le labbra dell’altra?
 
«Non sapevo ne fossi innamorato,» borbotta Eva, mentre si stringe nelle spalle e socchiude gli occhi quando il venticello fresco le sbatte sul viso.
«I primi tempi mi piaceva, nulla di speciale, poi te ne sei andata e lei stava così giù - Eva affina le labbra, sospira colpevole - e io passavo sempre più tempo con lei, ho conosciuto ogni piccola sfaccettatura, ogni dettaglio e non ho potuto fare a meno di cascarci in pieno - sorride leggermente, ricorda perfettamente come si meravigliava a una scoperta nuova ogni giorno - Zoe era così.. così bella, semplice, era tutto ciò che desideravo,» abbassa gli occhi cerulei alla mano, tre le dita stringe una sigaretta ormai a metà, ne osserva il fumo che esce o la carta che brucia lentamente.
«Ci siamo fidanzati dopo che le avrò fatto tre mesi di corte, lo sai com’era fatta, voleva essere sicura che non la prendessi in giro - ride, al ricordo di quanto ha combattuto per averla - e andava tutto a meraviglia, fino a quel giorno..» Eva gli afferra una mano, sente il dolore che traspare dalle parole, lo vede nello sguardo perso e nel sorriso mesto.
«Era il mio cazzo di compleanno - lo dice tra i denti, rabbioso - lei stava venendo da me, volevamo passare la notte insieme e invece.. - si porta un pugno alle labbra, stringe la mascella - la gente dice che io non c’entro nulla, ma come posso non pensarlo? Era il mio fottutissimo compleanno, se lei non stesse venendo da me ora starebbe bene, ora sarebbe viva!» grida, sbatte una mano sul legno della panchina, vorrebbe così tanto farsi del male.
«Luke, non dire così! Tu non c’entri nulla per davvero, cosa ne potevi sapere? Smettila di incolparti!» Eva lo guarda, gli stringe la mano e si avvicina di poco a lui.
Possibile che crede di essere colpevole? Di cosa, poi? Non guidava lui la macchina.
«E come posso non pensarlo? Poi.. poi c’è Gioia e io, io mi sento così in colpa - sospira, si passa la mano libera sul viso - mi sembra di tradire Zoe, ma al cuor non si comanda, no? E Gioia mi piace così tanto,» Eva, intenerita da tali parole, si avvicina leggermente di più, lo circonda in un abbraccio e gli lascia un bacio sulla tempia.
«Se c’è una cosa che so, è che Zoe non ti avrebbe mai voluto in queste condizioni. La conoscevamo entrambi, lei voleva solo la felicità altrui, specie delle persone che amava; allora perché non la rendi felice, trovando a tua volta la felicità? E se lo è Gioia, allora acchiappala ora che la hai! - cerca di incastrare i loro sguardi, sa che la sta ascoltando ma non le basta, vuole che capisca - non stai tradendo Zoe, Luke, lei non c’è più - fa male anche a lei dirlo - e, certamente, preferisce vederti affianco a Gioia che da solo, a ricordare i vostri vecchi momenti,» aggiunge, appena scontra i loro occhi.
«E come fai a saperlo?» chiede lui, in un sussurro strozzato.
«La conoscevo benissimo ed era così tanto altruista da preferire gli altri a sé, Luke; e poi, questa Gioia sembra una ragazza per bene, ed è l’unica cosa che le importa - sorride leggermente, accarezzandogli una guancia - vorrebbe solo il meglio per te, Luke, ma devi convincertene te.»
«Ma mi sento come se la stessi lasciando andare, come se la stessi scordando,» dice, stringendosi nelle spalle.
«Luke, non potrai mai scordarla, come non potrà farlo mai nessuno di noi, e solo perché stai provando qualcosa per un’altra ragazza non vuol dire che la scorderai, solo che cercherai di superare la sua perdita, com’è giusto che sia, come lei stessa vorrebbe,» lo sente sospirare, lo stringe un po’ più forte e aspira il suo profumo.
Ma quanto gli è mancato, il suo adorabile amico?
«Hai ragione,» sussurra lui, lasciandosi andare a un sorriso leggero, ricambiando l’abbraccio con tenerezza.
«Ah, io ho sempre ragione,» ridacchia, alzando entrambe le sopracciglia.
«Ma smettila, smorfiosetta - Luke ride a sua volta, scuote la testa, poi la guarda dritta negli occhi - grazie, Eva, avevo bisogno di parlare con qualcuno - la guarda sorridere apertamente - mi sei mancata così tanto!» aggiunge, perché era la sua amica del cuore, l’ha sempre adorata, e la sua assenza ha fatto male anche a lui.
Ma ora è qui e l’ha aiutato come faceva un tempo, ascoltandolo senza permettergli di abbattersi.
«Grazie a te, che l’hai resa felice nella mia assenza,» sorridono entrambi, si stringono un po’ di più in quell’abbraccio amichevole.
E Zoe è presente, anche senza farsi vedere.
 
***
Ehilà,
come va?
Sono stata puntuale, finalmente! Ed ecco un nuovo capitolo, cosa ve ne pare?
C’è Eva che va al cimitero e trova Luke.
Poi c’è un momento tra Michael ed Eloise ed ecco che si scopre qual è il loro problemino.
Abbiamo il primo magnifico bacio tra Scarlett ed Ashton, in quanti aspettavano questo momento?
Infine, nuovamente Eva e Luke, lui che si sfoga e lei che è pronta a tirarlo su di morale, ad aiutarlo in un momento così buio.
Bene, vi lascio, ma spero che vi sia piaciuto.
Bye bye,
Judith.
 

 
 
 
  
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