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Autore: EllyBlue    27/01/2009    6 recensioni
Il bambino dagli occhioni verdi guardò la figura incappucciata che sostava silente davanti a lui. Quasi poteva vedere, in quel volto celato nell' ombra, un luccichio, qualcosa che lo faceva sentire in qualche modo al sicuro tra le braccia di quell' ombra, che gli faceva capire che in quel cuore nero forse, nel profondo, qualcosa di buono c' era... Si avvicinò piano piano verso la figura al suo fianco, cauto. Ma non ce la fece più. Si buttò sul braccio circondato dal tessuto nero come la pece, lo strinse forte, per farsi forza. Lo vide che volgeva lentamente quel suo cappuccio nero verso di lui...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Mangiamorte, Severus Piton | Coppie: Severus/Narcissa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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“Virvè animacija”

 

Solo un sussurro nella notte seguito da un debole clic.

 

 Era così facile spianarsi la strada nel mondo dei Babbani che il Mangiamorte indugiò quasi stupito; giusto il tempo di un breve sorriso celato dalla maschera argentea, per poi sospingere delicatamente la porta di fronte a se.

L’ingresso della villetta era immerso nella penombra rischiarato a malapena dalla luce fioca proveniente dalla televisione accesa in salotto.

 Sul divano in faccia ad essa bivaccavano sbracatamente due individui identici, tranne per il fatto che quello seduto sulla sinistra era più giovane di almeno vent’ anni.

Le loro facce paffute riflettevano smorzandoli i colori dello schermo che tanto rapiva le loro inutili menti. Il Mangiamorte con passo felpato, o forse solo troppo schifato da ciò che lo circondava, si avvicinò allo stipite della porta che dava sulla sala, restando come un‘ ombra attaccato alla parete.

 

La veste nera e il cappuccio lo coprivano completamente rendendolo del tutto invisibile ai Babbani lì dove si trovava ora.

I suoi macabri pensieri vennero interrotti da un fastidioso gridolino stridulo proveniente dalla cucina:

 

 –non pronunciare mai più quella parola sciocco inutile piccolo mostro! La magia non esiste!-. Incuriosito l’uomo sporse con circospezione la testa in salotto; nulla era cambiato sul divano e nulla cambiò quando si udì un forte rumore di percosse e il pianto di un bambino.

 

Poi di nuovo il silenzio in cucina. La luce si spense. Da dietro la gelida maschera d’argento un ghigno malefico illuminò il volto dell’uomo che la indossava. Era giunto il momento del terrore, del dolore, della morte.

Era giunto il suo momento.

 

Si udirono dei passi, era Petunia Evans che raggiungeva il resto della famiglia. Il divano scricchiolò leggermente quando la donna giunse a destinazione. La quiete regnava al numero 4 di Privet Drive, ma ancora per poco. Con un leggero colpo di bacchetta sul suo petto profondo il mago oscuro si rese invisibile e entrò nella stanza che fino a un momento fa aveva spiato dall’ uscio, badando a non far scricchiolare il parquet sotto il peso dei suoi passi.

Un passo alla volta, pregustando l’ odore del sangue che di lì a poco avrebbe stuzzicato le sue narici, si avvicinò pericolosamente a quei luridi Babbani.

 

 Per istinto li avrebbe voluti strangolare uno ad uno sotto gli occhi terrorizzati degli altri restando invisibile, ma ora che era così vicino da sentire il respiro di ogni componente di quella famiglia, si accorse di essere fin troppo disgustato dalla loro presenza per potersi sporcare le mani toccandoli. No, non si sarebbe abbassato al loro livello, ci poteva tranquillamente giocare usando il suo potere e stando a debita distanza.

 

 “Virvè animacija”

 

 solo due semplici parole. Il solo pensiero gli bastò a compiere quella semplice magia; un innocente passatempo per il Mangiamorte.

Gli occhi dell’uomo s’illuminarono quando davanti a se si materializzò una grossa corda tipo quelle che si usano per ormeggiare le navi. La cima iniziò a strisciare di fronte all’uomo, passò sotto al sofà e si diresse come un grosso boa verso i piedi di Vernon.

Il vocio fastidioso della televisione venne sovrastato da un grido quando l’uomo grasso s’accorse d’avere ormai una gamba attanagliata dalle spire della corda.

 

“Ma che bella rappresentazione animata del Laocoonte”  pensò il Mangiamorte prima di rendersi visibile.

 

 L’intera famiglia Dursley urlava e si dibatteva stretta in quella morsa stregata mentre l’uomo incappucciato si spostava da dietro al divano per mettersi in una posizione in cui tutti potessero vederlo.

Sulla maschera si riflettevano i volti sfigurati dall’espressione di terrore;

 

–non c’è bisogno d’urlare, tanto non se ne andrà!- disse sarcastico l’uomo mentre si crogiolava soddisfatto alla vista di quelle facce.

 

–Avete così paura del mio potere? No, no, non dovete…- la voce si fece tranquilla, quasi dolce e rassicurante –la magia non è malvagia, ma io sì!-. Una risata isterica si mischiò alle grida incontrollate.

L’odio trapelava dai neri occhi visibili tramite la fessura della maschera. Un delicato colpo di bacchetta e la birra che si trovava sul tavolino accanto al divano si trasfigurò in una tanica di benzina che, senza nemmeno che l’uomo ci pensasse più di tanto, era riversa sui Dursley terrorizzati.

 

 –Vedete questo non è magico…- e il Mangiamorte indicò un fiammifero acceso nella sua mano sinistra

 

-…ma vi farà male comunque-.

 

Il bagliore del fuoco dirompente illuminava di rosso tutta la stanza mentre un forte olezzo di carne bruciata rendeva l’aria irrespirabile.

 

–Amzinai! Così siamo sicuri che non morirete…Sapete, vi consumerete fino a diventare solo polvere, ma le sensazioni le proverete fino a quel momento…e forse anche oltre- sorrise il Mangiamorte soddisfatto. Poi non resistette e approfittò di un paio di manciate di popcorn abbandonati sul tavolino per godersi meglio la scena. Poteva sentire perfino lo sfrigolio delle mucose in fiamme nonostante la televisione ancora accesa.

Poi gli venne in mente ciò che aveva origliato prima di entrare in salotto: doveva esserci un altro Babbano col quale divertirsi.

Con passo deciso si diresse nella stanza adiacente

 

         Lumos-.

 

      Un bambino giaceva ai piedi del tavolo svenuto, con una grossa ecchimosi sulla tempia destra. L’uomo s’avvicinò curioso e, inaspettatamente preoccupato, scostò i capelli al bambino per verificare in che stato si trovasse.

 

Ciò che vide lo turbò profondamente: una cicatrice a forma di saetta si stagliava sulla fronte sudata del ragazzino.

 

  
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