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Autore: Nono23    05/08/2015    0 recensioni
Diario
[di-à-rio] s.m. (pl. -ri)
1 Registrazione quotidiana di ciò che accade: scrivere, tenere un d.; anche, titolo di opere letterarie che si configurano come un d.: “Diario di un curato di campagna” di G. Bernanos
Vi presento il diario 'segreto' del Principe del calcio! Ebbene sì, anche lui ne tiene uno. Il motivo? Eh, questo non ve lo dico! Trovate tutto nei capitoli! Il nostro caro Misugi ha una relazione col bel Portiere Karateka, quindi siete avvisati!!! Cosa mai potrebbe scrivere sul suo diario Jun? Beh, della sua infanzia, del suo amore, della sua vita, delle sue paure... tutto in chiave leggera e comica! Non mancheranno momenti fluff!
Buona lettura a tutti!!!
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Jun Misugi/Julian Ross
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Mercoledì 5 agosto 2015, Tokyo

Caro diario,
sì, ti sto scrivendo di nuovo. Sai, la promessa. Non perché io ne abbia voglia. Però devo aggiornarti regolarmente, come pensa la carissima Yayoi, alla quale sto gentilmente lanciando maledizioni e improperi vari e forbiti per avermi regalato te. Ma ora cominciamo, che non vedo l’ora di chiuderti e posare la penna.
Finalmente, ti scriverò della mia storia con Ken. La nostra storia. Okay, quando parlo di noi divento particolarmente romantico e smielato, quindi risparmiami ogni genere di commento. Lo dico per il tuo bene. Sia chiaro.
Allora, partiamo da… il prologo, l’introduzione o, più semplicemente, l’inizio del nostro rapporto.
Potrei dire che è stato amore a prima vista, ma non è andata esattamente così. Dopo averlo visto alla tivù parare la punizione di Matsuyama e aver perso due battiti, facendo preoccupare l’onnipresente Yayoi, ho capito di essermene innamorato al pensiero successivo.
‘Non ho mai visto tanta bellezza, agilità e grazia per parare un tiro. Devo conoscerlo. Voglio conoscerlo. Tra l’altro è bellissimo; dall’inquadratura della telecamera ho scorto di sfuggita i suoi tratti allungati, gli occhi antracite, le braccia muscolose, ma non troppo, le mani grandi che paravano la palla e quei meravigliosi ed insoliti capelli lunghi e lisci. Ribelli, ecco qual è l’aggettivo giusto.’
Comunque, il mio primo incontro face to face con lui è stato quando, dopo quella settimana di prigione forzata, mi sono fatto accompagnare da Yayoi al campo delle partite. Si disputava la finale Nankatsu-Meiwa. Direi che in quel momento poteva scoppiarmi il cuore. No, non preoccuparti. Se sono qui a scriverti, vuol dire che sono riuscito a mantenerlo a bada, no?
Bene, vedi di non interrompermi, più.
Dicevo, la finale. Meravigliosa, quasi come lui. Tsubasa e Misaki (dei quali già sospettavo qualcosa) si sono inventati di tutto per segnargli dei gol. E ci sono anche riusciti. Voglio dire, come si fa a dimenticare il famoso Twin Shoot? Come?! La palla ha preso un effetto particolare… mai visto prima. Persino Ken non l’ha vista. E così si è fatto frega… segnare un gol senza dubbio spettacolare. In effetti, non si è neppure mosso, il mio tesoruccio.
Tutte le volte che ho formulato un pensiero su di lui, immancabilmente ci aggiungevo ‘mio’. Cioè, è come inscindibile dal nome di Ken. Comunque, avrai già intuito a chi rivolgevo il mio regale tifo. Sì, al Meiwa. La manager accanto a me inneggiava la Nankatsu come se non ci fosse un domani, dando un bel filo da torcere alla povera Sanae. In tutti i sensi, fuorché quello monetario.
Purtroppo la partita finì con la vittoria della Nankatsu e mi sono ritrovato a pensare seriamente… più o meno…
‘Poverini hanno perso. Chissà come si sentirà Wakashimatsu… sicuramente non meglio di uno straccio. Beh, posso sempre consolarlo io…’
Okay, era uno dei pensieri più pervertiti che fino ad allora avevo fatto. Quindi non poteva essere serio. Chiaro?! …Ma si può? Sto sbraitando contro un diario. Scriverti mi fa male. Molto. E capisco molte cose, ora. Anche la cara ex Manager della Mambo ne tiene uno…
Comunque, sono sceso negli spogliatoi perché volevo congratularmi con Tsubasa, Misaki e gli altri. E, secondo te, con chi mi vado a scontrare? Ma con un avvilitissimo Wakashimatsu! Aveva un’espressione ‘orribile’. Cioè, era sempre meraviglioso, ma stavo male con lui. Vederlo con il volto afflitto e le spalle ricurve per la sconfitta, come se tutto il peso lo dovesse portare sulle spalle lui… avrei voluto abbracciarlo immediatamente, ma l’unica cosa che ho fatto è stato domandargli scusa. E approfittare di stringergli la mano, presentandomi. Mamma mia, è stato uno dei più bei contatti che io possa ricordare. Era così calda, così grande, così accogliente… quella stretta mi ha donato un brivido lungo la spina dorsale che non dimenticherò mai. Il mio primo brivido di piacere. Stavo letteralmente affogando nelle pozze scure che ha incastonate sul viso porcellano, quando lui ha ritirato la mano e si è congedato. Ha lanciato solo una breve occhiata alla Aoba, biascicando un ‘Salve.’ Incolore e piatto, come il suo umore in quel momento.
Insomma, all’inizio, tra di noi, c’era solo indifferenza o, al massimo, fredda e formale cortesia. Come quella. Sto sospirando al ricordo, incredibile. Comunque, vediamo di muoverci che tra un po’ ritorna Ken dalla doccia e se mi trova come ieri si insospettisce troppo e mi tocca mentirgli. E non mi piace mentire nei suoi confronti. Tra l’altro manca ancora l’incontro a tu per tu nella caotica città di Tokyo. Quindi, siamo in ritardo sulla tabella di marcia.
Allora, quel giorno era un sabato. Sì, ricordo perfettamente che era un sabato soleggiato di fine Marzo, inizio aprile, o giù di lì.
Quel giorno avevo deciso di fare una passeggiata nel parco centrale della Capitale giapponese. L’ho visto da solo, con in mano una cartina geografica e un’espressione tra il corrucciato, il concentrato e il disperato stampata sul suo -meraviglioso-  viso dai tratti felini. I primi tra pensieri sono stati:
‘Awn, è adorabile con quel broncio!’
‘Quasi quasi mi avvicino a salutarlo!’
‘Mi sa che è meglio anche aiutarlo…’
Direi che l’ultimo è stato il più razionale di tutti… il punto è che tutte le volte che pensavo a lui, oltre al ‘mio’ attaccato al suo nome, finivo per ponderare pensieri poco adatti a un maschio calmo, riflessivo e, credono gli altri, pudico come me… fa tutto parte del pacchetto ‘l’effetto che mi fa Ken Wakashimatsu’.
Quindi, con passo deciso ed elegante, tipico del Baronetto del calcio, quale sono tornato ad essere,  mi sono diretto dinanzi a lui, dicendogli:
<< Ciao Wakashimatsu! Tutto bene?>>
<< Ciao Misugi… Ah… ehm… Sì! Tutto benissimo! ... O quasi…>>
<< Ti sei perso?>> gli ho chiesto con un sorriso luminoso. Lui è l’unico che sia in grado di tirarmi fuori un bel sorriso, non uno falso e distaccato che sono solito montare di fronte alla gente. Tutte le volte che lo vedo mi sembra di camminare quattro metri (sì, perché sono un aristocratico e quindi sto più in alto di voi!) sopra il cielo; se mi rivolge la parola, anche solo per chiedergli di passargli il sale durante le cene dei ritiri, sentivo distintamente lo sfarfallio nello stomaco. E, tra parentesi, non era il massimo delle sensazioni… hai idea del solletico che mi facevano?!
Anche per questo, mi sono innamorato di lui. Riesce sempre a tirar fuori la parte istintiva di me. Non è che sia sempre un bene, ma… chi se n’importa! In amore è bello ciò che piace, no? No?! …Sto cominciando a sbraitare ancora sulle tue pagine come un emerito cretino… vediamo di concludere alla svelta, va.
<< No! É che non riesco a trovare la pasticceria “Sweets&Cakes*”…>>
<< Ah, ma la conosco perfettamente! Mia madre mi ci ha sempre portato! Fanno i migliori wafer del mondo lì! Vieni, ti accompagno io.>> ho esclamato contento di poterlo aiutare. Ho notato un guizzo nei suoi occhi antracite, che li ha illuminati stupendamente, e io ho rischiato di affogarci ancora lì dentro. Così mi sono incamminato e lui mi ha seguito, tenendo il mio passo e portandosi di fianco a me. Averlo così vicino mi ha scombinato tutto! Il silenzio è calato tra di noi ma io prontamente l’ho spezzato, intavolando una discussione sul calcio.
Quando siamo entrati in pasticceria, lui si è fatto confezionare una torta al limone da portar via.
<< Grazie Misugi. …Ti va di bere qualcosa… insieme?>> mi ha domandato poi, osservandomi con un’aria lievemente preoccupata e imbarazzata. Mi sono accorto di avere un leggero fiatone. La cosa buffa è che non è stato solo affaticamento.
Ho annuito sorridendo rassicurante, vedendolo tranquillizzarsi un po’. Abbiamo ordinato due tazze di the verde con il supplemento di un piattino di wafer di cioccolato bianco. L’ho osservato mentre se li sbafava ad una velocità impressionante e non sono riuscito a trattenere un piccolo riso divertito.
<< Ti piacciono molto i wafer?>> gli ho chiesto retoricamente, nel frattempo che ho rialzato su di me il volto arrossato da un leggero imbarazzo, gli occhi vagamente colpevoli.
‘Kami, è splendido!’
Abbiamo trascorso una bella giornata insieme e l’ho condotto sino alla stazione dalla quale era venuto quella mattina. Chiaro che è stato un pretesto bello e buone per stare ancora con lui un paio di ore, mascherate da un finto senso del dovere.
<< Non vorrei che poi non riuscissi a trovare in tempo la stazione…>>
Tre mesi più tardi il nostro rapporto di amicizia si è consolidato parecchio, tanto da poterlo definire ‘caro amico’.
Bene, caro diario, anche oggi sono giunto alla fine… dell’inizio. Come vedi, stiamo diventando buoni amici… non preoccuparti, domani ti aggiornerò con un’altra parte. Ascolta, se devo essere regolare, tu mi sorbirai tutti i giorni. Tendo a liberarmi il più in fretta possibile degli… inconvenienti. Ormai devi aver capito che mi stai amabilmente sui cosiddetti, no? E allora di che ti stupisci?
Ora vado, sento i passi di Ken nel corridoio. Ti sto scrivendo nella nostra camera da letto. Matrimoniale. Immagina, puoi. A no, sei solo un pezzo di carta e plastica inanimato. Beh, vorrà dire che te lo spiegherò più avanti.
Ciao,
Jun Misugi.”
<< Amoree!>> ululò Wakashimatsu, facendo capolino dalla porta.
<< Dimmi, Ken.>> rispose Jun, che già immaginava cosa volesse. Perché lo voleva anche lui. Quindi si voltò con sguardo seducente e se lo ritrovò a venti centimetri dal viso.
<< Ti va di mangiare i wafer con me?>> chiese malizioso. Jun sapeva che avrebbe solo potuto immaginare il loro dolce sapore. Sì, perché Ken intervallava una sbocconcellata con un bacio. E non c’era mix più dolce per lui.


Angolo autrice:
*Nome di pura fantasia. Significa “Dolci&Torte” e qualunque riferimento alla realtà è puramente casuale.
Ehilà ragazze!
Grazie mille delle visite al primo capitolo! E un grazie particolare va a baby junior per avermi recensito, quella santa donna!
Allora, ecco il secondo capitolo fresco fresco di battitura! Spero vi possa divertire un po’. Credo che si sia capito il motivo del suo odio ‘cortese’ nei confronti dei diari… povero Jun! Ma adesso lasciamolo alla sua divertente attività, che è meglio!
Sperando di non aver fatto troppi casini, vi lascio salutandovi calorosamente!
A presto!
Nono23.

   
 
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