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Autore: ADelacroix    06/08/2015    0 recensioni
Grazie alle dichiarazione di un nuovo testimone, la squadra Cold Case può riaprire le indagini sull'omicidio del giovane agente di polizia Kenny Williamson ucciso nel settembre del 1965. Durante le indagini, però, i detective saranno costretti a fare i conti con un altro e ancor più sospetto delitto. Tra reticenza e fughe di notizie, nuovi incontri e vecchie conoscenze, l'unità Delitti Irrisolti riuscirà a scoprire la verità?
Genere: Drammatico, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Cold Case 8'
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«Che succede di là?» chiese Stillman a Vera e Valens indicando la giovane donna di colore che da alcuni minuti strepitava e urlava fuori dal loro ufficio contro un paio di agenti che a fatica riuscivano a trattenerla.
«È la nipote di Marcus Peek» iniziò a spiegare Scotty.
«Will e Kat sono andati ad interrogarlo ora, ma la ragazza non ha gradito il trattamento che abbiamo riservato al nonnino» concluse con un pizzico di sarcasmo Nick.
Nel frattempo i detective Jeffries e Miller entrarono nella sala interrogatori per poter ascoltare nuovamente il proprietario del Jolly Blue.
«Che volete ancora da me. L’ultima volta vi ho detto tutto quello che volevate sapere» disse l’uomo abbastanza scontroso appena i due poliziotti entrarono nella stanza.
«Ma non ci ha detto tutta la verità: abbiamo parlato con Alec Gaines, il suo vecchio dipendente» iniziò Will molto pacatamente osservando la reazione di Peek che sembrava insensibile a quella notizia «Ci ha raccontato che lei era molto scontento di tutte le visite che l’agente Williamson le faceva»
«Sì, mi rovinava gli affari e con ciò?! Vi sembra un buon motivo per trascinarmi fino a qua?»
«Gaines ci ha anche parlato della telefonata che fece ai colleghi di Williamson in cui minacciava di “fermarlo per sempre” se non se fossero occupati loro» continuò Kat «E pochi giorni dopo il ragazzo è stato ucciso»
«Sì, forse l’ho detto, ma non c’entro nulla con la sua morte. Io lo avrei solamente spaventato un po’ per farlo girare a largo dal locale. Il suo omicidio a riempito il quartiere di poliziotti che hanno peggiorato ancora di più i miei affari!»
«Allora ci dica cosa è successo se vuole che le crediamo» continuò la detective.
«Crede di spaventarmi?!» chiese sarcasticamente l’uomo a Kat «Oramai ho un piede nella fossa! Anche se mi accusate di omicidio pensa veramente che passerò anche un solo giorno in prigione?»
«No, ma può decidere se aiutarci e passare il resto dei suoi giorni da uomo libero assieme a sua nipote, oppure continuare a tacere e trascorrere il tempo che le resta passando da un’aula di tribunale ad un’altra aspettando la decisione di un giudice» intervenne deciso Will.
Marcus rimase un attimo in silenzio a soppesare le due possibilità che il detective Jeffries gli aveva messo di fronte rimuginando sul fatto che in entrambi i casi oramai la sua vita era quasi giunta al capolinea: poteva solamente scegliere di passarla nella maniera più tranquilla possibile.
«Io non l’ho ucciso» ribadì nuovamente prima di decidersi a vuotare il sacco «Montgomery, Mitchell e il novellino mi dissero che avrebbero fatto tutto loro. Quell’agente non l’ho toccato nemmeno con un dito! Io dovevo fare solamente una telefonata.»
«Che telefonata?» chiese Will.
«All’agente Kenny Williamson»
 
Marcus uscì dal retro del negozio e, voltandosi a destra e sinistra con circospezione, si assicurò che non ci fosse nessuno così da poter passare inosservato mentre camminava rasente i muri per poter raggiungere la cabina telefonica a poca distanza dal suo locale che usava ogni volta che doveva telefonare a qualcuno senza farsi sentire da orecchie indiscrete. Tirò fuori dalla tasca il numero di telefono che Montgomery gli aveva appuntato su un tovagliolino di carta e, alla luce sbiadita del lampione dall’altro lato della strada, compose il recapito telefonico che c’era lì segnato e restò in attesa che qualcuno rispondesse dall’altro capo.
«Agente Kenny Williamson, chi parla?» sentì chiedere da una voce gracchiante.
«Sono Marcus Peek» disse in fretta l’uomo quasi sussurrando «Sei ancora interessato a scoprire cosa è successo a Michael?»
Dalla cornetta non giunse alcuna risposta: Kenny era troppo frastornato da quella proposta così attesa ma anche inaspettata, per poter rispondere prontamente alla domanda di Marcus.
«Allora?» lo incalzò Marcus.
«Si» rispose infine l’agente dopo alcuni secondi di esitazione.
«Allora fatti trovare tra venti minuti sotto il cavalcavia della sessantacinquesima vicino ai binari della ferrovia» continuò sempre con un filo di voce coprendosi anche la bocca con una mano per essere sicuro che nessuno, tranne Kenny, potesse udire le sue parole «Non dire niente a nessuno e vieni da solo» aggiunse prima di riattaccare il ricevitore senza aver nemmeno ascoltato la risposta del ragazzo.
Poi, sempre guardandosi in giro con circospezione, tornò furtivamente al suo locale dove, nascosto nella penombra del retrobottega lo stava aspettando l’agente Montgomery.
«Allora?» chiese immediatamente il poliziotto appena vide Marcus varcare l’entrata posteriore.
«Ho fatto: l’ho mandato sulla sessantacinquesima da solo come mi avevi chiesto»
«Molto bene» rispose Ray prima di uscire a sua volta dalla porta sul retro e sparire nel vicolo buio.
Marcus si affacciò alla porta e vide l’agente di polizia camminare veloce per tutta la viuzza fino a raggiungere una macchina verde scuro che, ferma all’imboccature del vicolo, lo stava attendendo. Ray ci salì sopra e, prima ancora che potesse chiudere la portiera, l’uomo alla guida diede gas e si allontanò velocemente dal Jolly Blue.
 
«Chi c’era in auto con Montgomery?» chiese immediatamente Kat dopo aver ascoltato la descrizione dell’auto verde scuro che aveva visto Marcus e che combaciava con quella del primo testimone.
«Non lo so, era buio»
«Questo non ci basta per non farti entrare in un tribunale» disse freddamente Will.
«Ve lo giuro, non lo so» ribadì Marcus «Ma se dovessi azzardare un paio di nomi, punterei tutto su John Mitchell e Theodore Turner»
   
 
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