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Autore: ADelacroix    07/08/2015    0 recensioni
Grazie alle dichiarazione di un nuovo testimone, la squadra Cold Case può riaprire le indagini sull'omicidio del giovane agente di polizia Kenny Williamson ucciso nel settembre del 1965. Durante le indagini, però, i detective saranno costretti a fare i conti con un altro e ancor più sospetto delitto. Tra reticenza e fughe di notizie, nuovi incontri e vecchie conoscenze, l'unità Delitti Irrisolti riuscirà a scoprire la verità?
Genere: Drammatico, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cold Case 8'
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«Ci siamo» disse Scotty a tutti gli altri colleghi riuniti in ufficio davanti alla scrivania di Lilly.
«Bene» intervenne il capo «Io mi occuperò di Montgomery mentre tu e Lilly di Turner»
«Un attimo» intervenne Nick bloccando i suoi colleghi «I tabulati telefonici che mi hai chiesto» aggiunse poi porgendo a Lilly un foglio fitto di nomi, date e numeri prima che la detective seguisse Valens.
Stillman fu il primo ad entrare nella sala interrogatori del distretto dove l’ormai ex agente di polizia Ray Montgomery lo stava attendendo già da più di un quarto d’ora.
«Vedo che nonostante tutto hai deciso di andare avanti in questa storia» iniziò aggressivo Ray attaccando il tenente con un tono duro «Ho letto il bell’articolo uscito sul Philadelphia Echo: complimenti siete riusciti a rovinare la reputazione di tanti bravi agenti»
«Ray, sappiamo tutto sull’omicidio Whitaker» ribatté invece John senza rispondere alle sue provocazioni e anzi facendolo ammutolire per qualche istante.
«Che vuol dire?» chiese Montgomery allarmato, abbandonando completamente l’atteggiamento sicuro che aveva ostentato fino a qualche minuto prima.
«Sappiamo che quella al Jolly Blue era un’imboscata e che sei stato tu a sparare al ragazzo. Abbiamo trovato un testimone, possiamo provarlo in aula» continuò Stillman spiazzando completamente il collega di un tempo «Oramai sei spacciato Ray, ma puoi ancora tentare di migliorare la tua situazione decidendo di collaborare e dicendoci finalmente cosa è successo all’agente Williamson»
Nel frattempo nella sala interrogatori accanto a quella in cui il tenente Stillman stava tentando di far parlare Montgomery, Lilly e Scotty stavano tentando di convincere un altrettanto riluttante detective Turner a raccontare la verità.
«Forse l’ultima volta che abbiamo parlato non avete capito bene quello che vi ho detto» attaccò Theodore scontroso come il suo ex partner.
«Sai cosa è questo?» chiese Lilly mostrando al detective il foglio che Nick le aveva consegnato pochi minuti prima «Sono i tabulati telefonici del Jolly Blue nei primi dieci mesi del 1965»
«E lo sai di chi è questo numero che il proprietario chiamava in continuazione?» continuò Scotty certo che anche Turner avesse riconosciuto immediatamente quel recapito «È il tuo numero di telefono»
«E quindi?! Non vuol dire proprio nulla: quanta gente può avermi chiamato in quel periodo?!»
«Detective Turner, questa è una prova del giro di soldi di cui lei era complice e non é tutto» continuò la detective indicando una comunicazione del settembre 1965 evidenziata in giallo «Sappiamo che Peek in questa telefonata vi chiese di far tacere per sempre Kenny se volevate essere pagati ancora»
«Non potete provarlo» continuò Turner in un ultimo disperato tentativo di difendersi.
«Sì che possiamo: nel ‘65 non avete eliminato tutti i testimoni» disse lapidario Scotty raggelando l’altro detective «C’è ancora in vita una persona che sa tutto dei vostri loschi traffici ed è pronta a testimoniare»
«Adesso è pronto a collaborare con noi?» chiese Lilly beffarda.
Ted distolse lo sguardo dai due detective stordito da tutte quelle notizie che gli erano piovute addosso in così poco tempo.
«Ero giovane, non avevo mai visto così tanti soldi tutti assieme» tentò di scusarsi pateticamente «Tutti prendevano bustarelle e così feci anch’io: era la norma e allora mi sembrava che non ci fosse nulla di sbagliato»
«Kenny invece no, lui era un ragazzo irreprensibile, non è vero?» chiese Scotty.
«Kenny non venne mai coinvolto, soprattutto dopo che rifiutò i soldi che Mitchell gli aveva messo in mano per farlo tacere. Era irremovibile: voleva scoprire a tutti i costi cosa era successo a quel negro e questo non piaceva agli altri agenti, soprattutto dopo che Peek minacciò di non pagare più»
«Che cosa è successo dopo la telefonata di Peek» intervenne Lilly.
«Montgomery e Mitchell decisero che era venuta l’ora di mettere in chiaro con Kenny quale dovesse essere il suo posto, ma le cose degenerarono: nessuno avrebbe voluto ucciderlo, ma Mitchell non sembrava più in sé»
 
«John non c’è bisogno di correre» disse duro Ray all’indirizzo del guidatore, l’agente Mitchell, il quale, appena lui aveva chiuso la portiera dell’automobile, era sgommato via.
«Meno tempo passiamo in questo buco di fogna, meglio è» fu l’unica risposta che ottenne dal collega che, con le nocche bianche per lo sforzo di stringere il volante con tutte le sue forze, guidava con irruenza sbandando pesantemente dopo ogni svolta o sorpasso.
«Come è andata?» chiese nel frattempo una voce ansiosa proveniente dal sedile posteriore.
«Turner stai tranquillo: Peek ha fatto tutto come avevamo pattuito» disse Ray per tranquillizzare Theodore seduto dietro «Andrà tutto come abbiamo pianificato: lui viene,lo prendiamo alle spalle, lo facciamo spaventare e la smette di fare domande inopportune»
I tre poliziotti arrivarono nel posto dove avevano dato appuntamento a Kenny e, dopo aver nascosto l’auto di Mitchell dietro alcuni alberi, camminarono lungo la riva che scendeva dal cavalcavia ai binari della ferrovia e si nascosero in attesa dell’arrivo dell’agente Williamson. Restarono lì al buio nascosti sotto il cavalcavia per alcuni minuti prima che un'altra automobile si fermasse sopra le loro teste e ne scendesse qualcuno. L’agente Williamson si precipitò giù dalla stessa riva che pochi minuti prima anche i suoi colleghi avevano percorso, ma non vedendo nessuno accanto ai binari della ferrovia iniziò a guardarsi attorno con crescente apprensione.
«Marcus dove sei? Sono l’agente Williamson, vieni fuori» iniziò ad urlare voltando le spalle ai tre poliziotti che scattarono immediatamente fuori dal loro nascondiglio per poterlo assalire di sorpresa.
Il primo colpo gli arrivò improvviso ed inaspettato: qualcosa di duro lo colpì alle spalle nel mezzo della schiena con una violenza tale che perse l’equilibrio. Kenny preso alla sprovvista non riuscì ad opporre alcuna resistenza e cadde sulle ginocchia quasi senza nemmeno accorgersene e solo quando si ritrovò a terra si rese conto che qualcuno lo stava attaccano, ma era già troppo tardi per tentare di difendersi o scappare: un calcio nel mezzo delle scapole lo schiacciò a terrà facendogli battere con forza il volto sul terreno polveroso.
Turner lasciò cadere a terra il grosso ramo che aveva usato per colpire il compagno e, forte della sua stazza da energumeno, lo afferrò per le spalle tirandolo su da terra e gli bloccò entrambe le braccia dietro la schiena così che non potesse più muoversi o tentare di colpirli.
«Ma che diavolo …» tentò di dire Kenny ancora stordito dal primo colpo che aveva ricevuto e incapace di capire completamente in che razza di guaio si era cacciato, ma la frase gli rimase spezzata a metà in bocca quando un pungo lo colpì in pieno volto tra il naso e il labbro. Un dolore atroce gli esplose in mezzo al volto e per quanto tentasse di mettere affannosamente a fuoco le ombre minacciose che si muovevano nel buio di fronte a lui, quel dolore assurdo gli impediva di vedere con nitidezza e riconoscere i suoi aggressori.
«Credevi davvero di poter continuare ancora a lungo in questo modo?» gli chiese sprezzante il suo aggressore prima di colpirlo nuovamente con un altro pugno questa volta però all’altezza dello stomaco facendolo piegare in due dal dolore. Kenny, a quelle parole, riconobbe immediatamente la voce di Mitchell e d’improvviso tutto gli fu chiaro: era caduto anche lui come Whitaker in un’imboscata.
«Ti avevamo avvertito» continuò ad abbaiargli addosso con rabbia il suo partner «Ma tu sei troppo testardo per accettare un consiglio» e lo colpi nuovamente allo stomaco e al volto «Non è forse vero che ti abbiamo avvertito?!» gli chiese alzandogli il volto perché lui e Kenny si potessero guardare dritto negli occhi
John lo guardò in faccia: il bel volto del ragazzo era completamente sfigurato, il naso rotto, il labbro spaccato e da numerose altre ferite gli colava copiosamente una gran quantità di sangue che gli aveva ricoperto completamente il viso e stava iniziando a macchiargli anche la divisa. Kenny, invece, aveva la vista annebbiata e faticava anche a respirare e se non ci fosse stato Ted che lo sosteneva con tanto vigore nel tentativo di bloccarlo, sarebbe crollato a terra. Il poliziotto lasciò andare la testa di Kenny che ricadde pesantemente sul petto del ragazzo prima di ricominciare a riempirlo di colpi al volto e al torace questa volta aiutato anche da Ray.
«John adesso basta» disse ad un certo punto Montgomery tentando di fermare il collega che in preda alla collera continuava a tirare pugni con enorme violenza «Così rischi di ammazzarlo» ma sembrava che Mitchell fosse sordo alle parole del collega.
«Deve capire con chi ha a che fare» continuò a colpirlo Mitchell irato almeno finché Ray non intervenne fisicamente allontanando l’altro agente.
«Lascialo andare» ordinò Montgomery a Turner una volta che Mitchell ebbe finito di gonfiare di botte il suo giovane collega «Così dovrebbe bastare per insegnarli a tenere la bocca chiusa»
Theodore eseguì immediatamente lasciando la presa. Kenny scivolò a terra inerme e incapace di rialzarsi o anche solo di provarci. Ogni singola parte del suo corpo dolorava: sentiva le ferite sul volto e sull’addome bruciare, il sangue scorrere fuori da esse verso terra e ogni volta che tentava di respirare sputava sangue e un dolore acuto alle costole lo faceva piangere. Si sentiva terribilmente stanco, tanto da non riuscire nemmeno ad alzare la testa da terra. Riuscì solamente ad alzare lo sguardo così da intercettare gli occhi di Ted che dall’alto lo guardavano vuoti, privi di pietà.
«Ted ti prego» sussurrò in un flebile sibilo alzando appena la mano verso il compagno, ma Turner scostando lo sguardo dal suo volto si girò per andarsene.
«Muoviti» urlò Montgomery a Theodore «Mitchell è già in auto» disse indicando al ragazzo l’auto verde che con il motore acceso li stava aspettando sul ponte pronta a scappare via dalla scena del crimine.
Theodore corse su per la riva e solo una volta raggiunto  il cavalcavia si voltò un’ultima volta per guardare da lontano Kenny che ancora sputava sangue qualche metro più in basso. Poi si girò e salì velocemente in auto prima che qualcuno potesse vederlo.
   
 
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