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Autore: Petricor75    06/08/2015    1 recensioni
La mia cella era larga circa un metro e venti centimetri e profonda più o meno tre, il letto era un blocco di acciaio che sporgeva dal muro di ottanta centimetri, a occhio, con sopra un materasso di gommapiuma spesso meno di un palmo della mia mano.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Giugno 2004

Lascio aperto il mio armadietto, dopo aver preso tutti i miei effetti personali, non vedo l'ora di tornare a casa, ho un sacco di cose da fare, entro nell'ufficio del responsabile, consegno chiavi, badge, le manette e il mace. Mi stringe la mano, accennando un sorriso formale. Saluto i colleghi con un cenno della mano. Sono fuori in cinque minuti.

Giro per casa in biancheria intima, mi muovo svelta, è quasi ora, oggi non dormirò, ma non mi interessa, se anche volessi, non riuscirei, tante cose cambieranno, da oggi, e non vedo l'ora. Svuoto quattro degli otto cassetti del guardaroba, - Finalmente è la volta buona che mi decido a buttar via qualcosa - Penso sorridendo. Faccio un po' d'ordine, libero qualche scaffale, faccio spazio per nuovi abiti. Il letto è intatto, l'ho preparato la sera prima, rinnovando finalmente le lenzuola che mi hanno regalato, salgo di sopra, per controllare che tutto sia in ordine, ravvivo i cuscini sul divano, anche se non ne hanno bisogno. Scendo di nuovo, - Ok, adesso calmati... va tutto bene... - Mi dico. Mi vesto, esco.

Il portone principale si aprì e mi avviai sicura verso la mia nuova vita, attraversai la strada, tenendo le mani nelle tasche dei miei pantaloni di tela, ormai fuori moda, e il mio libro stretto sottobraccio, svoltai alla prima traversa a sinistra, come mi aveva indicato.

- Eccola... - Appena la vedo mi passa il tremore, cammina svelta, serena, - Dio, quanto è bella! - Penso tra me. - Ancora non mi sembra vero che sia tutto finito... e che tutto abbia inizio... finalmente... -

Faticai, sulle prime, a riconoscerla, non l'avevo mai vista in abiti civili e con i capelli sciolti, la sua luminosità mi colpì come una scossa elettrica. Era appoggiata ad una piccola monovolume, indossava un paio di occhiali scuri e teneva le braccia incrociate.
Quando si accorse di me, si scostò dalla macchina, si tolse gli occhiali, lanciandoli all'interno della vettura e iniziò a camminare lentamente nella mia direzione. Affrettai il passo e poco dopo ci trovammo faccia a faccia. Strizzò gli occhi per la troppa luce e mi sorrise serena, mi avvicinai, posai il palmo della mia mano sulla sua guancia scaldata dal sole, mossi un passo verso di lei e la baciai appassionatamente, mi strinse ricambiando le effusioni, incurante, come me, dei possibili sguardi dei passanti. Dopo un lungo attimo ci voltammo e ci dirigemmo abbracciate verso la sua auto.

Mentre guido le tengo la mano, non glie la lascio neanche per cambiare marcia, tanto è il timore assurdo che possa svanire da un momento all'altro. Non mi basta, porto il mio braccio attorno alle sue spalle e l'attiro a me, lasciando che si accoccoli al mio fianco, le bacio la fronte, le accarezzo amorevolmente la spalla, guido piano.

Mi portò in un piccolo bar, affacciato su una splendida spiaggia dalla sabbia chiara e finissima, i tavoli, disposti sotto un pergolato di glicini viola in fioritura, che emanavano un profumo inebriante, erano sistemati in più file e si estendevano dalla strada fino a una trentina di metri dalla riva. Ci accomodammo e subito un cortese cameriere ci propose una ricca prima colazione, comprensiva di caffè, spremuta di arancia e delle deliziose sfogliatine con crema e mela. Inutile sottolineare che erano anni che non gustavo qualcosa di tanto buono.
Mentre eravamo sedute, in compagnia del suono delle onde che si frangevano sulla battigia, lei mi propose il programma della giornata.
“Che ne pensi se andassimo a fare un po' di shopping per te? Poi potremmo decidere cosa fare per cena, vorrei cucinare qualcosa con te... se non sarai troppo stanca... potremmo tornare qui, per mangiare un boccone veloce a pranzo e farci una passeggiata sulla spiaggia...”

“Bello... Mi piace!” Risposi in tono rilassato.
La mattinata volò tra capi di abbigliamento, scarpe, generi alimentari e quant'altro. Scegliemmo del pesce, per la sera, ed un leggero vino bianco.
Tornammo al locale sulla spiaggia, che si stava affollando e, dopo aver gustato un panino con le verdure e una coca, mi chiese di aspettarla, mentre faceva un salto a casa a lasciare la spesa.
Mi persi ad osservare serena la spiaggia, respirai l'aria che sapeva di sale a pieni polmoni, pensando che avrei voluto subito tuffarmi e nuotare.
Dopo pochi minuti udii il rombo di alcuni potenti motori sulla strada e mi voltai, per osservare un gruppo di motociclisti sfrecciare in sella ai loro bolidi, non accorgendomi che uno di loro si era staccato dal gruppo ed era andato a fermarsi a pochi passi dal locale, mi voltai ed incrociai i suoi occhi che mi guardavano, mentre con il braccio mi faceva cenno di raggiungerla. Rimasi a bocca aperta dallo stupore.
“Tutto mi sarei aspettata, tranne di vederti arrivare con uno di questi bestioni sotto il culo!” Esclamai sorridendo felice.
“Naaah, quelli sono bestioni!” Precisò, indicando il gruppo di centauri.
“Questa è una motoretta tranquilla! Hai paura?” Mi chiese, allungando il braccio dietro di sé, per sganciare un secondo casco.
“No, affatto...” Le assicurai, prendendo il casco che mi stava porgendo.
“Ne avevo una anche io, ai tempi.” Conclusi indossando l'elmetto.
Salii dietro di lei e l'abbracciai, appoggiandole il busto alla schiena, lei inforcò gli occhiali, accese il motore, ingranò la prima e spiccammo il volo, sotto il vento caldo di inizio estate. Mentre la strada scorreva sotto di noi al suono del motore, mi tenevo stretta a lei, non per paura, ma solo ed unicamente per il piacere di sentirla vicina. Ogni tanto rallentava, togliendo una mano dal manubrio, per posarla sulle mie, adagiate sul suo ventre.
Ci fermammo su un tratto di costa rocciosa e scendemmo sulla scogliera per goderci il nostro primo tramonto, sedute vicine, in silenzio, mano nella mano, come due adolescenti innamorate.
La sua casa si affacciava su un lembo di spiaggia privata, poco lontano dal locale visitato durante il giorno. Non era grandissima, ma era senza dubbio accogliente e funzionale.
Un vialetto asfaltato portava ad un piccolo portico, dove trovavano riparo la moto ed alcuni armadietti di metallo. Dal portico si accedeva al piano terra, composto da un grande salone con cucina a vista, da un lato, una modesta camera da letto con annessa cabina armadio e un bagno piuttosto spazioso, dall'altro. Sul lato rivolto verso il mare, uno stretto viottolo di sassi si fondeva con la spiaggia, poco lontano.
Una stretta scala a chiocciola, ad un angolo del salone, si arrampicava in alto.
Mi prese per mano e mi condusse nella mansarda, completamente rivestita in legno ed illuminata da una grande porta-finestra, che si affacciava su un piccolo balcone davanti al mare, ornato da una varietà di piccoli ortaggi coltivati in vasi di terracotta.
Mi guardai intorno. La stanza pareva occupare l'intera pianta del pianoterra. Un largo divano dall'aspetto decisamente comodo, la libreria colma di volumi di vario genere, una TV di discrete dimensioni, proprio di fronte al divano, niente altro.
“Credo che diventerà la mia stanza preferita!” Confessai.

L'attiro a me, circondandole le spalle con le braccia, la guardo negli occhi intensamente, le sfioro la guancia con la mano.

“Questa, ora, è anche casa tua!” Mi dice in tono dolce e sicuro.

Finalmente, consapevole che adesso siamo solo io e te, qui e ora, adagio la mia fronte sulla tua, mentre chiudo gli occhi e mi abbandono alla sensazione di accarezzarti il viso, fissare la tua essenza dentro la mia essenza, e la mia dentro la tua, e in un attimo, mi perdo.
Tatto, la consistenza della tua pelle... sulle mie mani, sulla mia pelle, le curve del tuo viso, del tuo collo, la sensazione dei tuoi capelli tra le mie dita, e sento che la tua pelle cambia, sento i tuoi brividi sotto i miei polpastrelli...
Olfatto, l'odore del mare che hai addosso, misto al mio profumo sulla tua pelle...
Tatto, la consistenza del tessuto sulle mie mani, i bottoni rimossi dalle asole, uno ad uno... La sensazione delle tue mani leggere sotto la mia maglietta... Senti i miei brividi come io sento i tuoi, amore?
Udito, i tuoi respiri profondi, all'unisono coi miei... Il silenzio più assordante, inebriante, dolce, mai giunto alle mie orecchie...
Tatto... La sensazione del tuo respiro sulle mie labbra, e del mio, che si fonde al tuo, nei pochi centimetri che ci separano...
Non capisco più nulla, ma allo stesso tempo percepisco tutto... La ragione si arrende e lascia campo libero all'istinto...
Vista, lo specchio di me, in te...
Tatto... Il tepore dell'aria di Giugno sui nostri corpi nudi... Il calore del tuo corpo a contatto con il mio...
Gusto... Il sapore delle tue labbra sulle mie...
Tatto... La carezza della tua lingua sulla mia, i morsi delicati sul mio labbro inferiore...
Udito... Sono tua... Ti voglio...
La stoffa morbida del divano sulla mia pelle, le tue mani sulla mia schiena, sulle mie gambe, dappertutto, la tua lingua sul mio collo, tuoi capelli tra le mie dita, l'odore del nostro sudore, il sapore della tua pelle, i tuoi brividi sulla mia lingua, la morbidezza dei tuoi seni, tu dentro di me, la tua eccitazione tra le mie mani... Il tuo sapore...
E non sapere più chi sono, dove sono, che giorno è...
E non sapere più dove ha fine il mio corpo e ha inizio il tuo...
   
 
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