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Autore: _Aural    06/08/2015    2 recensioni
"Fu chiesto a un gufo di fare ciò che sapeva: egli gridò e parlò della Stella del mattino. E gridò ancora e parlò dell’Alba."
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Occhi chiari penetravano nel fondo della foresta svelando misteri a molti celati. Gli animali del bosco si erano rintanati per fuggire alle presenze estranee, solo i più coraggiosi, uscendo nella notte, scoprirono che non tutte le figure erano sconosciute.

Volatili notturni si posarono sui rami dell’albero dove l’Elfo riposava, ma non un esemplare di Gufo Bianco Reale si presentò. Erano animali raffinati e non a tutti regalavano la propria presenza, ancora più difficilmente si mostravano agli Uomini, Tale somiglianza sia con gli Elfi, e solo a chi aveva la pazienza di contemplare, Sia con le Stelle.


Prima ancora che la luce rischiarisse il bosco Legolas scese silenziosamente dai rami per andare a sedersi accanto ad Aragorn, era certo che non dormisse, e gli parlò in elfico facendo in modo che gli altri non capissero nè sentissero:

“Grampasso? Quanti nomi hai?” chiese ridendo

“E non è finita, ho anche un nome nella tua lingua: Estel” rispose ancora ad occhi chiusi e sorridendo a sua volta

“Lo so, Speranza… Io sono più semplice, mi accontento di un solo nome”

“Se non sbaglio vuol dire Verdefoglia”

“Esattamente, erede al trono di Isildur”

A quell’appellativo il Ramingo aprì gli occhi: “Possiamo non parlarne?”

“Scusami” disse l’Elfo, dal tono afflitto usato dall’Uomo non sembrava un argomento felice. Incuriosito osservò ancora per un attimo l’amico, certe reazioni non erano comuni tra la sua gente.


Stettero in silenzio per un po’, pochi attimi dopo Aragorn si tirò su a sedere e successivamente si alzò, senza guardare Legolas si diresse verso gli alberi, ma prima di entrare si girò verso l’Elfo che aveva seguito ogni suo movimento con lo sguardo:

Ù tu’l?” (Non vieni?)

Sentendosi quasi sollevato il Principe si alzò ed entrambi entrarono fra gli alberi, camminarono senza una meta. Legolas non aveva idea di dove il Ramingo volesse andare, ma non gli dispiaceva passare del tempo in mezzo al verde; ogni tanto toccava una foglia o accarezzava un tronco, sollievo avrebbe trovato camminando scalzo sull’erba fresca di pioggia.

Ritornarono all’accampamento dopo aver completato quel percorso fatto in silenzio e si rimisero a sedere, Aragorn sul suo giaciglio e Legolas accanto.

Improvvisamente l’Uomo iniziò a raccontare a bassa voce della sua discendenza da Isildur, la paura di avere quella stessa debolezza che scorse nel sangue del suo avo e la sua rinuncia al trono. Ammise che preferiva non averlo mai saputo e restare un semplice Ramingo a cui era permesso di correre quando, dove e per quanto voleva. Preferiva avere la certezza di risentire il vento sul suo viso, preferiva avere la certezza di essere libero. Legolas non proferì parola, lasciò cadere altro silenzio, sicuro che l’amico sarebbe stato d’accordo.

Era un argomento delicato per Aragorn e inizialmente non sapeva se fosse buona cosa raccontarlo all’altro, ma l’Elfo si era dimostrato fiducioso nel seguire l’Uomo e stare al suo fianco senza voler sapere nulla, appagato dalla sola sua presenza. Apprendere che Legolas nutriva una tale fiducia nei suoi confronti lo rendeva estremamente onorato e reputò giusto ricambiare quella deferenza.


Aragorn si distese per stare più comodo e l’amico notò la stanchezza sul suo volto:

“Ora dormi, il Sole non ha ancora deciso di mostrarsi”

L’Uomo sentendo le palpebre sempre più pesanti obbedì e lasciò che il sonno si impossessasse nuovamente di lui mentre Legolas continuò a fare la guardia senza cambiare postazione.


La mattina seguente i Raminghi si svegliarono quasi contemporaneamente, un po’ per la luce e un po’ per i rumori provocati dagli altri, trovarono il loro capitano e Legolas vicini che parlavano in elfico mentre preparavano i cavalli, era giunto il momento di ritornare.


Aragorn salutò tutti mentre l’Elfo era già a cavallo, osservando gli altri Uomini una volta ricomposti si rese conto che anche in loro scorreva un’antica nobiltà appartenuta agli Antichi Re degli Uomini sebbene fosse una luce più debole rispetto a quella di Estel che, secondo Legolas, era destinato a brillare; per questo il Principe ritenne opportuno congedarsi con il saluto elfico tradizionale in segno di rispetto.


I Raminghi del Nord rimpiansero di non aver dedicato maggior tempo all’Elfo, gli sembrava che la Luna fosse scesa da loro ed essi l’avessero ignorata, lasciandola tornare in cielo e perdendo l’occasione di bearsi della sua bellezza.

Uomo e Elfo scomparirono velocemente dalla loro vista, confondendosi con l’orizzonte.


-


Erano in viaggio da giorni, ma la fatica era poca perchè decidevano loro quando fermarsi e per quanto, recuperando le energie.

Durante le loro soste si trovarono a parlare in elfico, era Legolas che aveva iniziato rivolgendosi ad Aragorn con l’appellativo di ‘Estel’ per poi continuare il discorso nella propria lingua e l’Uomo l’aveva assecondato, notando come quell’idioma rilassasse l’Elfo. Dopotutto non gli dispiaceva, gli dava un senso di intimità e questa sensazione era a lui gradita, era come uno di quei momenti dove rimanevano in silenzio anche per ore, ognuno a proprio agio con quella tranquillità e forse si conobbero e si apprezzarono più coi silenzi che con le parole.


Ormai erano giunti nuovamente nell’antica Eregion, al Nord, e di comune accordo decisero di fermarsi per un’ultima volta.

Solitamente era Legolas a restare sveglio la notte, ma questa volta Aragorn insistette perchè riposasse almeno quella sera e riuscì a convincerlo.

L’Uomo gli offrì il proprio giaciglio per farlo stare più comodo ma l’Elfo rifiutò, gli bastava stare seduto appoggiato al tronco di un albero: il contatto con la natura lo rilassava più di qualunque altra cosa comoda o morbida.


Dopo aver mangiato l’ultimo pasto della giornata iniziarono a chiaccherare e un discorso tirò l’altro, fin che le parole dei due amici non li accompagnarono fino all’alba. Quando il Sole ebbe il coraggio di alzarsi in cielo, Elfo e Uomo ripresero a cavalcare verso Imladris, dove giunsero nel primo pomeriggio.

Vennero accolti con grande gioia dai tre fratelli e da altri Elfi di Gran Burrone, da tanto si erano allontanati. Entrati dentro per sistemare le cose nelle proprie stanze incontrarono Elrond che salutò entrambi calorosamente, felice di vederli.

Un bagno fu allestito per i due, ma Aragorn fu l’unico ad entrare dal momento che Legolas rimase a parlare con i fratelli raccontandogli del viaggio.


Questo bagno era il risultato di una cascata poco distante dalla Casa, superati i primi alberi uno scroscio d’acqua scendeva da un’alta ripa e trovava dimora in una conca naturale del terreno, decorata successivamente con grandi pietre posizionate lungo la sponda. Il terreno circostante ospitava una tenera erbetta verde colorata di mille fiori che ogni mattina si bagnavano di rugiada. Grazie all’azione erosiva dell’acqua nel corso degli anni si era formato un piccolo canale che ne favoriva il flusso, evitando che ristagnasse.


Prima di cena il Ramingo andò a lavarsi e le sue forze furono in parte ristorate; la sensazione di quel liquido che l’avvolgeva era estremamente rilassante e rischiò più volte di addormentarsi. Come il corpo si stava rilassando, così voleva che facesse pure la mente. Per questo smise di pensare a lotte, sangue, potere e antiche dinastie, ma iniziò a immaginarsi i boschi appena visitati. Cominciò a pensare di inoltrarsi in qualche foresta e la stanchezza lo derise facendogli trovare un particolare Elfo biondo che si aggirava tra gli alberi, così vicino eppure così lontano.


Non rimase in acqua grazie ad Elladan che lo venne a chiamare per avvertire che il banchetto era pronto.

Pulito e profumato Aragorn si presentò a cena e si accorse che di fronte al suo posto si trovava Legolas che ancora non si era cambiato, l’Elfo parlò sorridendo:

“Si, ti preferisco pulito”

“Mi sorprende che tu non lo sia di già”

“Faccio dopo con calma, così che non abbia interruzioni”


Il dolce suono delle arpe accarezzate da mani esperte accompagnò la cena, e fu maggiormente gradito al Principe rispetto alla voce roca dei Raminghi.

Gli altri Elfi notarono che Estel e Legolas parlavano in elfico, tuttavia superata la sorpresa iniziale lasciarono correre, ma Elrond, prima di chiunque altro, iniziò a capire.


Terminato il convivio fu Aragorn questa volta a passare del tempo con i fratelli narrandogli la sua versione del viaggio, ma presto si congedò per andare a riposare; il Principe invece andò a fare il bagno che tanto desiderava.


Appoggiò sull’erba le stoffe prese per asciugarsi successivamente e le vesti nuove, si spogliò e lentamente entrò. L’acqua fredda saliva progressivamente, quindi Legolas si diresse nel centro dove veniva coperto fin sopra la vita, per poi proseguire al bordo dell’altro lato; con la schiena si appoggiò alle rocce mettendosi a sedere, finchè l’acqua non gli arrivò alla bocca e chiuse gli occhi.


L’Uomo andò nella propria camera ma non si abbandonò ancora sul letto, uscì in terrazza per osservare il cielo e rilassarsi ulteriormente prima di dormire. Diede la sua attenzione alla Luna che regnava silenziosa, poi vagò fra gli alberi e fra l’acqua una luce lo portò da Legolas. L’Elfo era immerso quasi completamente e teneva gli occhi socchiusi, i capelli dorati erano adagiati delicatamente sulla superficie dell’acqua che gli dava una disposizione radiale. Le gemme che aveva come occhi impreziosivano quella pelle argentea e i capelli aurei, in modo tale da renderlo simile a un Valar in bellezza. Si alzò e l’acqua lo coprì fino ai pallidi fianchi; seguì la figura che andò sotto la cascata con il viso rivolto verso l’alto. Desiderò essere l’acqua. La stessa che bagnava quella chioma dorata, che sfiorava quel volto, lambiva quelle labbra, la stessa acqua che accarezzava quel corpo diafano, slanciato, con i muscoli che si intravedevano. Aveva un corpo marmoreo, ma era pronto a giurare che al tatto sarebbe risultato morbido come il tessuto più pregiato.

Lo vide fare il bagno dalla terrazza, la sua bellezza e il chiaro di Luna lo vinsero e lo legarono.

Sarebbe rimasto tutta la notte a contemplarlo se solo non avesse avuto bisogno di riposare. Decise di rientrare quando giunse alla conclusione che la luce che lo aveva portato da Legolas era la luce dell’Elfo stesso e chissà se la Luna, magari invidiosa, provava a nasconderlo.



Note

Salve a tutti :)

Ecco il nuovo capitolo!

Vi volevo avvertire che stasera parto e per tutto agosto non potrò aggiornare, ci rivedremo a settembre… Quel mese dove rinizia quella cosa molto brutta di cui ancora devo fare tutti i compiti…

Con il nuovo anno scolastico ci sta che gli aggiornamenti siano un pochino più lenti, ma non subito, perchè sono già a scrivere l’undicesimo capitolo ;) Inoltre volevo dire che la frase "Lo vide fare il bagno dalla terrazza, la sua bellezza e il chiaro di Luna lo vinsero e lo legarono" è la traduzione di un pezzo della canzone Hallelujah (vi consiglio la versione di John Cale).

Spero vi stia sempre piacendo e grazie mille a quelli che ancora seguono la storia e la recensiscono <3

Buone vacanze!!
   
 
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