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Autore: Annabeth1995    07/08/2015    2 recensioni
Seguito di "Forse lei te lo poteva insegnare"
Dal primo capitolo:
All’ingresso della scuola la riccia si trovò difronte una scena che aveva sperato di vedere da quando aveva messo piede li dentro; Draco Malfoy deriso da un gruppo di studenti del sesto anno. Ora però quella scena, invece che soddisfarla, la feceva soffrire. Quante volte era toccato a lei essere umiliata e proprio da Malfoy per giunta? Ma Hermione non era mai stata una persona vendicativa, non era nella sua indole godere del dolore o del disagio altrui.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Salve, salve, salvino!!!! (mmm ok, devo vedere meno puntate dei Simpson ahah)
Come avete passato la settimna? Io ultimamente di notte non riesca prendere sonno prima delle cinque, ergo, di giorno sembro uno zombie a cui hanno fritto il cervello!
Ora, parlando di cose un po' più 'serie',
volvevo chiedere a tutti voi un parere su questa storia perchè, per quanto adori le recensioni di Margo Mlafoy, avendo una sola persona a esporre un'opinione, tanto varrebbe le mandassi la storia pe e-mail. Spero mi facciate questo piccolo, piccolo regalino! 
E ora, buona lettura e alla prossima settimana!!!

Annabeth!







Come la porta dell’infermeria si chiuse dietro a Hermione, lasciando i due ragazzi da soli, Blaise regalò un sorriso obliquo all’amico seduto sul letto che ritraeva l’immagine della felicità.
 
“Hai forse dimenticato di dirmi qualcosa? Nelle lettere che ci siamo scambiati non mi sembra tu abbia accennato a… Ehm a questo”
 
Draco ridacchiò soddisfatto. Lasciare allibito Blaise era una cosa quasi impossibile!
 
“Beh, visto che siete entrati assieme, deduco che lei ti abbia raccontato come abbiamo iniziato a sopportarci e come siamo diventati amici alla fine”
 
Fu il turno di Blaise ghignare.
 
“oh certo, anche io bacio tutte le mie amiche come ha fatto lei con te poco fa!”
 
Risero assieme. Quanto gli era mancato Zabini, Draco non riusciva a quantificarlo. Certo, anche Theodore Nott era un suo amico ma, con il moro, aveva un intesa del tutto fuori dal comune. Avevano un rapporto strano, si dicevano poco ma si conoscevano molto, nel profondo e in maniera definitiva. Era un legame fraterno quello che , negli anni, avevano creato. Quando uno dei due aveva un problema o era felice non aveva bisogno di dirlo all’altro perché quello lo sapeva già. Poche parole, sempre e solo poche parole. Ma non quel giorno. Quel giorno Draco aveva bisogno di farle uscire, quelle parole.
 
“Lo aspettavo da un po’. Il bacio intendo.”
“Ti sei innamorato?”
“Non credo… No, decisamente non la amo. Ma le voglio bene.”
“Le vuoi bene ma non più come una semplice amica.”
 
Non era una domanda, ma una constatazione. Si, Hermione non era più una semplice amica, come gli aveva fatto capire quella morsa allo stomaco che, solo ora, aveva identificato come gelosia. Ma la amava? Era contento quando la vedeva sorridere, quando si concentrava a studiare e si mordicchiava il labbro, Draco, avrebbe giurato di non aver visto nulla di più bello al mondo. Odiava vederla con George Weasley e non voleva neppure che le si avvicinassero altri ragazzi. Ma questo era amore? Questo Draco non lo sapeva. Ma aveva imparato, a sue spese, che non era corretto illudere qualcuno perché si rischiava di farlo soffrire. Quindi no, non avrebbe detto che l’amava. Perché lui, l’amore, non l’aveva mai conosciuto. Ma nel suo cuore sperava che fosse proprio Hermione colei che gli avrebbe insegnato ad amare.
 
 
 
“Ginny, ma che vi è preso? Dov’è tuo fratello? Ginny mi ascolti?!”
 
La rossa si voltò a guardare Hermione, in viso un’espressione truce.
 
“Senti Hermione, George non ti vuole vedere ok? Lascialo in pace, quando e se vorrà parlarti lo farà!”
“Come quando e se vorrà parlarmi! Io non ho fatto assolutamente nulla e come siamo usciti dall’infermeria siete corsi via! Voglio delle risposte, Ginevra!”
 
Ginny le si avvicinò portando a scontrarsi i loro visi.
 
“Ah tu non hai fatto nulla? E meno male che tu saresti la strega più brillante dell’ultimo secolo!”
“E allora spiegami Ginny, dannazione! Perché io non riesco capire!”
 
Gridò esasperata la riccia.
 
“ LUI. TI. AMA!”
 
L’aveva urlato. In mezzo ad un corridoio. Hermione era sbiancata come se, davvero, la cosa non fosse stata così evidente.
 
“N-no G-Ginny. Non può… Lui Non”
“Ah no, Hermione? E allora trovami una risposta sensata al perché sono dovuta corrergli dietro dopo che hai baciato Malfoy, cosa che, tra parentesi, trovo assolutamente stupida!”
“Deve essere stato per Fred..”
“Smettila di trovare scuse! E soprattutto non tirare in mezzo Fred! Lui ti ama, Hermione, ti ama e non può fare a meno di farlo! Quando l’hai baciato e poi hai ignorato la cosa, ha iniziato a distruggersi!”
 
La riccia era sempre più ‘spaventata’. Come poteva George, fratello gemello del suo Fred, ora essere innamorato di lei. Come poteva ora lei accettare tutto questo?
 
“Scusa. Scusa non ce la faccio.”
 
E corse via. Lontana da quel corridoio, lontana dalle parole di Ginny, lontana da ciò che evidentemente provava George, dal bacio dato a Draco. Lontana da tutte le cose irrazionali che le erano capitate addosso.
Corse fino a non avere più fiato, fino a farsi bruciare i polmoni e tremare le gambe. Ed eccola, era di nuovo li, in quel dannato corridoio dove passava ogni giorno prima di aver conosciuto per davvero Draco. Le sue gambe, scollegate dal cervello, l’avevano portata li, dove tutto era finito e dove tutto , senza che lei lo sapesse, era iniziato. Lasciò scorrere le dita sottili sulla pietra fredda, la stessa pietra che le aveva portato via tutto. Non piangeva, Hermione, la voglia c’era, ma non lo faceva. Perché le stava accadendo tutto quello? Perché c’era stata una guerra? Perché aveva perso la sua famiglia? Perché continuava ad amare un morto?
 
Non esiste una spiegazione all’amore, alla morte, alla vita, si disse. Perché aveva baciato Draco? E perché George si era innamorato di lei? La sua testa, solitamente arguta e brillante, era priva di risposte. Non sapeva più nulla, non sapeva come doveva comportarsi. Che avrebbe fatto? Non riusciva a pensarci. Fece scontrare la schiena con la parete e si lasciò scivolare a terra. Avrebbe avuto bisogno di Harry,  in quel momento, ma né lui né Ron erano li con lei. Erano distanti miglia e miglia e non solo fisicamente. Hermione, smettendo di vivere come aveva fatto dalla guerra a dicembre inoltrato, aveva allontanato anche i gli amici di sempre, quelli che mai l’avrebbero lasciata. E ora aveva un disperato bisogno di parlare con qualcuno. Ma con chi? Non poteva parlare ne con George ne con Draco, Ginny era anch’essa fuori portata. Chi le rimaneva?
 
All’improvviso, come un barlume, la sua mente fu folgorata da un ricordo. Le sue gambe la issarono in piedi e i piedi iniziarono a muovere un passo dietro l’altro, prima cautamente poi sempre più frettolosi, quasi timorosi che la destinazione desiderata potesse scomparire improvvisamente. Il portone d’ingresso era ancora aperto nonostante fosse già ora di cena. Lo valicò e scese a rotta di collo per il parco del castello. Non sapeva quale fosse il punto esatto ne aveva la minima idea di dove potesse essere ciò che cercava. Doveva provare comunque. La Foresta Proibita le sembrava quasi infinita, ogni albero era uguale al precedente. Ormai la notte aveva preso il posto del crepuscolo e la divisa scolastica non le bastava per scaldarsi. All’inizio aveva sperato di fare in fretta, di essere al castello entro il coprifuoco.
 
La foresta non era mai stata un luogo sicuro, Silente prima e la McGranit dopo, lo ricordavano sempre all’inizio di ogni anno scolastico. Tastò le tasche in cerca della bacchetta, iniziava a non distinguere i tronchi dall’oscurità e iniziava ad essere un po’ spaventata. Quando la sua mano si chiuse attorno al legnetto mormorò un Lumos Maxima  ma fece pochi passi prima di cadere rovinosamente a terra. Aveva messo un piede in fallo ed era scivolata su qualcosa, troppo concentrata a guardare d’avanti a se che a dove mettere i piedi. Qualcosa le premeva contro la spina dorsale; era una cosa piccola ma procurava un enorme fastidio. Fece leva sul gomito per mettersi a sedere e con la bacchetta sondava il terreno in cerca del piccolo oggetto.
 
L’aveva fatta scivolare e vi era caduta sopra. Eccolo, l’oggetto della sua ricerca, finalmente nel palmo della sua mano. Si alzò dal suolo piena di speranza e iniziò a percorrere uno dei piccoli sentieri che si snodavano nella foresta. La fortuna l’aveva portata nel punto esatto in cui Harry l’aveva abbandonata, e la stessa sorte le aveva fatto ritrovare la via per uscire da quel labirinto di alberi.  Quando vide la capanna di Hagrid in lontananza, il suo cuore fece un salto di gioia. Era riuscita a concludere la sua ricerca ed era uscita da quella maledetta foresta. Con un lieve sorriso salì i gradini che l’avrebbero portata al castello ma, solo quando fu assolutamente sicura di essere da sola, nella sua stanza a Grifondoro, ebbe il coraggio di tirare fuori la mano dalla tasca destra del mantello. La Pietra della Risurrezione.
 
Tre volte la fece girare nel suo palmo. Tre volte immaginò di aprire gli occhi e vedere Fred. Tre giri.
 
“Ciao Granger”
 
  
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