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Autore: xingchan    07/08/2015    9 recensioni
[Il Silmarillion]
“Sei maledetta dal tuo stesso nome, Nienor, Cordoglio, Lutto, Morte fin dal principio della tua vita. Maledetta è tutta la tua schiatta. Maledetto il figlio che porti in grembo, frutto del tuo peccato, impuro, lo stesso che una volta guardavi con occhi colmi di tenerezza, ora diventati cupi specchi di ribrezzo e angoscia.”
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nienor Ninìel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Tematiche delicate
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Delirium

 

 

«Salute, Nienor figlia di Húrin. Ecco che ci si rivede prima della fine. Ti do la bella notizia che hai finalmente trovato tuo fratello. E ora saprai chi è: uno che colpisce al buio, proditorio con i nemici, infedele con gli amici, e una maledizione per il suo stesso sangue, tale è Túrin figlio di Húrin! Ma la peggiore delle sue imprese la sperimenterai su te stessa».

 

 

Le tenebre si dissipano dai tuoi occhi, una pugnalata che squarcia la dolce notte per scoprire il freddo ed implacabile mattino. Una lunga serie di informazioni si riversano nella tua mente: figlia Húrin, maledetto da Morgoth; sorella di Túrin, beffardamente deprecato a sua volta.

Túrin, la Spada Nera. Il tuo amante appassionato. Il tuo sposo devoto. Il tuo fratello perduto.

L’uomo che ti ha accolta, che ti ha amata e di cui ora porti in grembo il figlio null’altro è che il fratello di cui ti mettesti alla ricerca insieme a tua madre Morwen. Ricordi, tua madre: la donna dura come il marmo, forte come la terra, indomita come il vento, che mai si arrende lasciandosi andare alle lacrime. Andasti con lei alla ricerca di quel fratello che non avevi mai visto, e che desideravi conoscere con tutta l’anima.

Fino al giorno in cui ti perdesti a tua volta, ed il Verme del Terrore s’insinuò nella tua mente, strisciando dentro l’antro più intimo di ogni creatura di Arda, ghiacciando ogni tuo ricordo. E fu così che dal cercare tuo fratello ne sei stata trovata; e adesso sai che la pura casualità era in vero una funesta predizione di Colui che tutto ammorba.

Il peso grave di tutto ciò sembra schiacciarti come se fosse fatto di materia, mentre volgi lo sguardo affranto verso il volto morto di quell’uomo che, ora, sai essere tanti frammenti di una sola, reale parentela.

Amore coniugale e amore fraterno vorticano nella tua anima, fiori perfetti fra loro inconciliabili, mentre un solo grido di commiato sgorga incontrollato dalle tue labbra.

“Addio, due volte amato! A Túrin Turambar turun ambartanen: dominatore della sorte dominato dalla sorte! Felice tu che sei morto!”

E poi, le tue gambe iniziano la loro ultima marcia. Dapprima lentamente; poi, a poco a poco sempre più velocemente, mentre l’orrore ottenebra ogni cosa, e tutto ciò in cui credevi marcisce sotto i tuoi occhi, disgregandosi pezzo per pezzo

Il bambino scalcia: deve aver avvertito il pericolo imminente. Prendi fra le mani il tuo ventre gonfio - sta diventando ad ogni passo sempre più pesante - ma il tuo tocco non sa più di amore e tenerezza, quanto di ribrezzo, quasi fosse un dolce serpente di cui disfarsi a tutti i costi. Tu stessa sei niente, ormai, se non un ammasso di carne e sangue scaraventato nell’abisso della vergogna prodotta della tua aberrante condotta. È vero, non eri a conoscenza di tutto questo, ma ciò non ti solleva dalla follia di quegli ardenti amplessi, e dal marchio indelebile della tua stirpe.

Sei maledetta dal tuo stesso nome, Nienor, Cordoglio, Lutto, Morte fin dal principio della tua vita. Maledetta è tutta la tua schiatta. Maledetto il figlio che porti in grembo, frutto del tuo peccato, impuro, lo stesso che una volta guardavi con occhi colmi di tenerezza, ora diventati cupi specchi di ribrezzo e angoscia.

Non ti resta che la Morte, dono degli Uomini, destino ineluttabile, ora unico epilogo dell’anima tua, unico scampo all’oscenità dei tuoi atti. Perché se muori tu, morirà anche il tuo peccato.

Le fredde acque del Teiglin s’increspano al tuo arrivo nella gola di Cabed-en-Aras, fameliche come fauci di leone. Docili e minacciose insieme, t’implorano di lasciarti cingere dai loro violenti flutti come una volta Túrin t’attirava fra le sue braccia.

Ma ciò che immagini ora, di quel ricordo lontanamente vicino, resta solo quel corpo contaminato dal sangue velenoso del dorato Glaurung e dal tanfo della morte che presto invaderà le sue membra.

Chiudi gli occhi, tingi di nero il tuo mondo ancora una volta, dimentica il dolore della perdita e la paura della morte, poiché essa ti arrecherà consolazione. Cancella la tua esistenza insana, deturpa la vergogna che celi dentro di te.

Abbandonati all’acqua limpida e purificatrice, lasciati cullare dal suo suono.

Qui finisce la vita di Nienor Níniel, amara dolcezza di Túrin Turambar.

 

 

 

 

 

NDA

Tutte le frasi in corsivo sono prese direttamente dal Silmarillion.

L’ispirazione invece è arrivata ascoltando Paint It Black dei Rolling Stones. Sì, c’entra poco o niente. Ma tant’è.

   
 
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