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Autore: SabrinaSala    07/08/2015    9 recensioni
"...Sdraiato supino sul letto, un braccio dietro la nuca e l’altro appoggiato sul ventre piatto, pantaloni e calzari ancora indosso, Johannes accolse così, sfacciatamente seducente, le prime, impertinenti luci dell’alba. «Proteggere una donna, salvaguardare la sua persona, è il compito più difficile e più importante al quale un uomo possa essere chiamato. Ne sarai all’altezza?»"
***
Sacro Romano Impero Germanico. Città di Rosenburg. Anno Domini 1365
Quando Johannes, altero e affascinante capitano delle guardie cittadine, riceve l’incarico di proteggere Madonna Lena, pupilla del Vescovo di Rosenburg, solo Justus, l’amico di sempre, può trovare le parole per chetare il suo animo inquieto.
Pedine inconsapevoli di un gioco iniziato quando ancora erano in tenera età, Justus, Johannes e Lena si troveranno loro malgrado coinvolti in un ordito di peccati e di colpe… Sarà sufficiente lo stretto legame con il Vescovo-conte, reggente della città, loro padrino e benefattore, a salvare le loro anime?
***
"Miserere mei Deus secundum magnam misericordiam tuam" ("Pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia") – dal Salmo 51
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo, Inquisizione
Capitoli:
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Capitolo 7 – Confessioni
 
 
Maddalena Aicardo sapeva di non poter chiedere al Vescovo Winkel l’allontanamento di Johannes. Non senza  una spiegazione plausibile. Ma sapeva altrettanto bene di dovergli stare lontana.
Fissò l’immagine riflessa nello specchio circolare che teneva in mano. Crogiolarsi in quella sciocca infatuazione avrebbe reso più difficile l’adeguarsi alla vita che l’aspettava e donarsi all’uomo che sarebbe diventato suo marito.
Un sussulto le attraversò lo sguardo. Ripose lo specchio e così facendo cercò di spegnere il riflesso delle proprie colpe. Di un sentimento che non avrebbe dovuto nutrire… un’attrazione che non avrebbe dovuto provare.
Ripeté quell’ultima parola a fior di labbra, “marito”, soffocata dall’immagine deludente del Marchese, suo promesso sposo, signore e padre dei suoi figli. Un uomo tanto diverso da Johannes come il giorno era diverso dalla notte. Pallido e vacuo l’uno, come l’altro era ardente e impetuoso. Avvampò. Si irrigidì.
Si morse le labbra, punendosi per quell’ennesimo, sciocco paragone. Si rivolse un sorriso sprezzante. Carico di rabbia che si tramutò presto in derisione. Si commiserò. Stupida, sciocca peccatrice.  
Afferrò nuovamente lo specchio. Lanciò un’occhiata al volto riflesso dalle guance incandescenti. Depose con decisione il disco sulla cassapanca. Lasciò il sedile damascato e si infilò nel letto inspirando profondamente. Raccogliendosi su se stessa, pregò perché la notte le risparmiasse l’ennesima tortura…
 
***
 
I resti di una cena appena toccata, languivano sul vassoio di peltro appoggiato sulla cassapanca di legno scuro.
La luce tremula di una candela si rifletteva nel ventre panciuto di un dorato bicchiere di vino, ipnotizzando lo sguardo pensieroso di Johannes sprofondato, supino, nel letto. Il presunto mal di testa che madonna Lena aveva addotto come scusa per evitare la cena, aveva dato anche a lui la possibilità di ritirarsi nella propria stanza, portandosi appresso tutti i pensieri e il disgusto di quella lunga giornata.
Il biasimo per l’accanimento dimostrato contro un uomo che neppure conosceva aumentava con il passare delle ore. Al rintocco della Compieta, una rabbia sorda portò Johannes a porsi delle domande. Irritato dalle parole di Heinrich, turbato dall’immagine impertinente della giovane Aicardo che sembrava perseguitarlo, sentendosi oltremodo colpevole agli occhi del Signore, prese finalmente sonno certo che, oltre la parete della sua stanza, una piccola strega dagli occhi nocciola dormisse beatamente consapevole del proprio fascino. Paga e soddisfatta al pensiero di quali maliziosi artifici avrebbe messo in campo l’indomani.
 
***
 
Una pioggia tiepida e leggera salutò i peccatori di Rosenburg fin dalle prime luci dell’alba.
Avendo cura di coprirsi i lunghi capelli castani e adombrarsi il viso con un mantello leggero, Lena manifestò al capitano il desiderio di raggiungere il monastero per le funzioni religiose e quando ne varcò la soglia, si allontanò frettolosamente da Johannes, senza aver mai sollevato lo sguardo, cercando tra i monaci in preghiera la rassicurante figura di Justus.
Cogliendo la sua premura e l’ansia nei suoi gesti, il chierico l’accompagnò in una zona appartata del chiostro. Al riparo da occhi indiscreti e lontano dal salmodiare  dei monaci in piena liturgia.
Il tocco lieve della sua mano nel sospingerla e accompagnarla lontano strappò a Lena un sospiro di piacevole sollievo. Prima di togliere il cappuccio, protetta dall’ombra che questo le gettava sul viso,  si ristorò alla pace profonda dei suoi occhi turchesi.
«Cosa posso fare per voi, madonna? »
La voce di Justus era calda e aromatizzata come un bicchiere di buon vino. Rotonda ma decisa.
Il cappuccio le scivolò finalmente sulle spalle, e Lena catturò immediatamente i suoi occhi blu costellati di fittissime ciglia bionde.
Justus aggrottò lievemente la bella fronte liscia.
«Qualcosa vi turba? » domandò invitandola a sedere sulla panca appoggiata al muretto che delimitava il porticato.
Maddalena Aicardo sorrise istintivamente di quella sua premura e del suo spirito d’osservazione, facendo un immediato e involontario confronto con l’atteggiamento rude di Johannes. Rimproverandosi tacitamente per quello sciocco pensiero, si irrigidì inspirando profondamente. Era così difficile tenere il capitano lontano dai propri pensieri, si domandò stizzita.
«Vorrei solo prepararmi degnamente al matrimonio» mormorò, raddrizzando le spalle ed emergendo dalle pieghe del mantello. Scrollandosi di dosso il peso di un’immagine che era decisa a dimenticare.
Justus osservò un momento di silenzio. Sogguardò i lineamenti tirati di un volto molto bello e l’ombra che ne offuscava gli occhi nocciola. Occhi che ricordava pervasi da un luce diversa, solo qualche giorno prima.
«E’ solo questo? » indagò garbatamente.
Lei annuì con un breve cenno del capo. Le labbra serrate, il petto gonfio di tensione.
«Il matrimonio vi preoccupa? »
La domanda di Justus giunse inaspettata. Logica ma inaspettata.
«Come sapete, non conosco il mio sposo…» si affrettò a schermirsi lei, con un sorriso forzato.
«Quello che so è che voi donne siete chiamate alle prove più difficili… » confessò lui, con uno sguardo complice e un sorriso che sul volto di un altro uomo Lena avrebbe definito malizioso ma che sul viso singolarmente bello del monaco trovava semplicemente e amichevolmente delizioso.
Ricambiò il sorriso e questa volta genuinamente, sentendo la tensione scivolarle via di dosso.
Consapevole di aver rotto il ghiaccio, Justus la invitò a fare due passi con un cenno della mano.
«Dovete averne visti molti, di matrimoni combinati…» osservò lei con tono più tranquillo, mentre passeggiavano affiancati.
«Molti, sì… » annuì il chierico, guardando dritto davanti a sé. «Qualcuno anche felice» disse.
Lena non faticava a tenere il suo passo, lento e costante. E trovò la cosa estremamente piacevole.
«Volete dirmi che, col tempo, potrei imparare ad amare un uomo che non conosco e che non ho scelto? »
Justus continuò a fissare un punto lontano.
«Potreste» disse con un tiepido sorriso e un lieve cruccio tra le sopracciglia bionde e ben disegnate «Con l’aiuto di nostro Signore».
Lena abbassò le palpebre sugli occhi scuri. La voce di quel chierico aveva un effetto calmante.
«Potrei…» mormorò soprappensiero, mentre un flebile sospiro le scivolò tra le labbra dischiuse.
Justus le rivolse un’occhiata garbata.
«Qualcosa vi fa credere il contrario? »
La ragazza rallentò istintivamente. Non conoscendo il futuro sposo, non avrebbe potuto azzardare nessuna ipotesi. Ma c’era la sua immagine a turbarla e soprattutto la sua sciocca infatuazione per Johannes.
«No. Niente. Non ho motivo di dubitare» mentì.
«Non sapete proprio chi sia, il vostro futuro marito? » Justus era al corrente della miniatura che il Marchese aveva fatto recapitare alla bella fidanzata sconosciuta, ma il suo ruolo gli imponeva il silenzio in merito. A meno che non fosse stata lei a confidarsi.
Maddalena Aicardo non rispose subito. Respirò l’aria umida del chiostro odorosa di pioggia e di incenso.
« Ho solo visto un suo ritratto» ammise «E come voi, so che non gode di ottima salute».
Justus annuì, ricordando le parole del Vescovo.
«E’ stato il Vescovo Winkel a sceglierlo per voi? » domandò, certo della risposta.
Lena annuì, fermandosi a sfiorare il bocciolo di una rosa che faceva capolino nel porticato di pietra.
«Quando mio padre è venuto a mancare, alcuni anni fa, mia madre ha  pregato il Vescovo Winkel affinché intervenisse, in nome della loro amicizia. Da quel momento, il Vescovo si è preso cura di noi»
Justus notò che non c’era la minima emozione nella voce della ragazza.
«Dubitate della sua scelta? »
«Non ne ho motivo» rispose lei con un tiepido sorriso. «L’amicizia che lo lega a mia madre ha radici lontane, per quel che ne posso sapere. Risale ai tempi in cui il Vescovo risiedeva a Ivreja e frequentava assiduamente la nostra famiglia»
Il silenzio di Justus la indusse a proseguire.
«In ogni caso, non appena sarò sposata, potrò disporre del patrimonio di famiglia» concluse asciutta.
«Speravate in qualcosa di diverso?» indagò il chierico con garbo.
Lena si arrestò. Spianandogli i profondi occhi nocciola dritti in volto.
«Sinceramente? » sorrise ironica. «Sì. Ma forse sto mentendo. »
Justus la guardò intensamente. Colpito e conquistato dalla sua franchezza.
Lena rise brevemente. Poi tornò immediatamente seria.
«So di essere destinata a un matrimonio d’interesse e non d’amore. E forse ho pregato in cuor mio che il mio futuro marito fosse esattamente come sembra» esitò « Un uomo debole».
Justus inspirò profondamente, volgendo lo sguardo oltre il porticato. Aveva smesso di piovere e un timido raggio di sole faceva capolino oltre il tetto del refettorio.
Aveva già sentito quelle parole. Esattamente lo stesso commento…
Tornò con lo sguardo sul profilo perfetto di madonna Lena. Sussultò inaspettatamente. Scivolò allora sul rossore che le imporporava le guance, adombrate dalle ciglia scure delle palpebre ora socchiuse nell’atto di inspirare il profumo della terra bagnata. Scrutò le belle labbra rosse, poi si concentrò sulla piccola ruga tra le sopracciglia. E per un attimo pensò a quanto quella ragazza bruna e indipendente somigliasse a Johannes.
«Eppure», proseguì lei inaspettatamente, rivolgendogli uno sguardo indecifrabile «Ho desiderato che fosse diverso… Un altro uomo». Rise ancora, ma questa volta sommessamente. «E così ho peccato…»
Justus trasalì per la seconda volta in pochi minuti.
«Può una sposa desiderare che il suo promesso sia tutt'altro uomo? Può provare tanta indifferenza nei confronti dell’uomo a cui si consacrerà di fronte a Dio per il resto della sua esistenza?» ammutolì. Improvvisamente e inaspettatamente. Così come inaspettatamente riprese a parlare.
«Ero convinta, o meglio rassegnata. Se avessi fatto un buon matrimonio, anche se privo d’amore, avrei potuto occuparmi della mia famiglia e dei più bisognosi… » mormorò con gli occhi bassi, quasi parlando a se stessa.
Jusust le sfiorò una mano con delicatezza e lei sussultò rivolgendogli uno sguardo supplice.
«Devo chiedervi perché parlate al passato? » domandò il chierico.
Lei si strinse alla sua mano con foga.
«Perché ho peccato! » ripeté. Gli occhi accesi dall’eccitazione della confessione. «Quando l’ho visto. Nell’istante stesso in cui l’ho visto… ho desiderato che fosse diverso. Ho desiderato un altro uomo! »
L’angoscia che le attanagliava il petto sembrò esplodere in quelle parole liberatorie anche se incomplete.
Justus avvertì la stretta delle sue mani farsi ancora più forte sulla sua e sollevò quella libera perché vi si appoggiasse sopra con garbo.
«Desiderare un uomo da amare non è peccato… » mormorò.
Lena improvvisamente le mani dalla stretta e sorrise scuotendo con veemenza la testa.
«Desiderare un uomo diverso dal proprio marito, sì… » ribattè.
Justus riprese a camminare, lentamente, sperando che lei lo seguisse.
«Devo ricordarvi, madonna, che non siete ancora sposata… » sottolineò, pacatamente allusivo.
Maddalena sollevò frettolosamente le gonne per raggiungerlo e superarlo di un passo, mettendo così in mostra il collo di un piede candido.
Justus distolse lo sguardo.
«Dovete solo imparare a gestire i vostri sentimenti. Non ci vedo niente di male… io come il Signore» sorrise dolcemente imbarazzato.
Quando si voltò di nuovo verso di lei,  gli occhi nocciola di quella ragazza incatenarono quelli turchesi del chierico.
«Aiutatemi in questa impresa, ve ne prego… » domandò accoratamente, afferrandogli nuovamente le mani giunte in grembo.
«Ve ne prego… » ripeté scivolando lentamente in ginocchio.
Ma prima che toccasse terra, Justus la fermò, trattenendola dal prostrarsi con una forza e una decisione tale che Lena non avrebbe mai creduto potesse avere.
«Ora et labora» sorrise lui leggendole nel pensiero. «In effetti, molto labora » ridacchiò, contento di averle strappato un sorriso. «E non sottovalutate lo sforzo di sopravvivere a Johannes! » rise candidamente, inconsapevole carnefice nel pronunciare quel nome.
Tuttavia, la dolcezza e la serenità che trasparivano da ogni suo gesto e parola  lenirono immediatamente la ferita della giovane penitente…




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IL CONFESSIONALE (ovvero, l'angolo dell'autrice):
Ebbene sì! Forse per colpa di Heinrich Kraft o per i sentimenti che sembrano giocare brutti scherzi ai nostri protagonisti, questo capitolo ha visto la luce in tempi molto più brevi del previsto!!! Anche se credo di mentire sapendo di mentire... perché in fondo so esattamente il motivo che mi ha spinta a buttare giù questo capitolo in tempi record... Cosa? E va bene, lo confesso (e visto il titolo, una confessione ci sta tutta!). Ho una gran voglia di scrivere il capitolo successivo, ahahahaahah! Perché? Beh, questo non posso dirvelo adesso... Ma lo scoprirete presto.
Per ora, sperando che questo aggiornamento "rapido" vi faccia solo piacere, ringrazio come sempre chi mi lascia traccia del suo passaggio con una recensione e tutti i lettori silenti, sperando che anche loro, un giorno, vorranno farsi sentire... 
Un grazie speciale a EMERALD, FRANCOISE, IRELAND, PAMINA E TANNY... in ordine alfabetico! 
   
 
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