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Autore: _Sherazade_    08/08/2015    3 recensioni
Tutti conosciamo la storia di Ade, misterioso e tenebroso signore dell'Oltretomba che un giorno rapì la bella Persefone, figlia di Demetra, per portarla nel suo regno e farne la sua sposa.
Tutti conoscono questa storia, eppure solo in pochi conoscono cosa sia successo veramente.
Solo in pochi conoscono ciò che realmente accadde molti anni prima di quegli avvenimenti, cosa spinse davvero Ade a fare di Persefone la sua Regina, cosa si celasse davvero nei loro cuori.
Questa è la storia di come la luce di superficie riuscì a toccare le tenebre dell'Averno.
Dal prologo:
- E dunque? Cosa vuoi in cambio? - chiese lei mandando le ninfe a prendere quello che gli serviva.
- Non ti chiedo nulla. Sarà l'Averno a chiedere qualcosa quando lo vorrà, perché ricordalo: niente di ciò che appartiene all'Averno, può essergli tolto. Un giorno, ciò che oggi mi hai chiesto e mi hai sottratto, troverà il modo di ritornare.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Demetra, Gea, Persefone, Zeus
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- L'amata dagli Dei -
 
 
In una capanna nel bosco, una donna stava dando alla luce una bambina.
Quella donna viveva da sola da quando il marito era perito in guerra. La levatrice scosse la testa mentre porgeva la bambina alla madre esausta.
- Hai perso molto sangue, Cloe. - La neomamma già lo sapeva, poiché sentiva le forze affievolirsi. Sapeva che presto avrebbe lasciato quel mondo.
La bambina se ne stava tranquilla fra le sua braccia, lasciandosi cullare per la prima e ultima volta dalla madre.
- Chi si prenderà cura di lei? - chiese Cloe con un filo di voce.
- Io. Affida a me questa bambina, non potresti fare scelta migliore. - disse una donna entrando nella piccola capanna di Cloe.
- Chi siete? - chiese la vecchia levatrice parandosi di fronte alla fragile Cloe, scrutando la donna che aveva di fronte.
Una donna di gran bellezza, dagli occhi cangianti e dallo sguardo autorevole.
- Non importa chi io sia. Ti basti sapere che sono gli Dei a inviarmi, e che la tua piccola vivrà una vita serena, ricca e al sicuro. Grazie a me questa bambina non conoscerà mai il dolore. - la donna protese le mani verso la piccola che si era addormentata. - Non hai più molto tempo, e lo sai anche tu!
Cloe non sapeva se fidarsi di quella sconosciuta, ma c'era un qualcosa in lei che le infondeva fiducia.
Non l'aveva mai vista prima di quel momento, ma c'era un qualcosa di familiare in lei. Era come se si fosse trovata di fronte alla Grande Madre.
Cloe annuì, accettando di affidare la sua unica figlia a una perfetta sconosciuta.
- Ne sei certa, Cloe? Non sappiamo niente di questa donna. - La sconosciuta fissò intensamente la levatrice. Cloe annuì di nuovo.
- È vero, non sappiamo nulla di lei, ma ci son cose che vanno al di là di quello che noi possiamo sapere o toccare. Non lo senti anche te, non riesci a vedere la luce che questa donna emana? Credo che sia stata davvero mandata dagli Dei, e io obbedisco a ciò che il fato mi ha messo sul cammino. - Cloe fissò con dolcezza e gratitudine la levatrice. - Lo sai bene che nemmeno tu avresti potuto prenderti carico della mia piccola. Mi fido di questa donna, delle sue parole... ma soprattutto, mi fido di ciò che in questo momento mi dice il mio cuore.
La levatrice non ebbe più nulla da dire, mentre la donna sconosciuta sorrise soddisfatta a Cloe.
- Piccola mia, - Cloe si rivolse alla bambina che stringeva dolcemente, - sappi che sia io che tuo padre ti abbiamo amata fin dal primo momento in cui abbiamo saputo di aspettarti. Purtroppo nessuno di noi potrà mai vederti crescere, nessuno di noi potrà mai sentire la tua prima parola, assistere ai tuoi primi passi, vederti crescere di giorno in giorno. Nessuno di noi ti starà accanto quando avrai la prima cotta, o quando ti sposerai e avrai a tua volta dei figli. - Cloe piangeva mentre parlava alla piccola neonata che se ne stava beata fra le sue braccia. Era sempre più pallida, e la voce si stava sempre più affievolendo. - Abbiamo pregato tanto gli Dei di donarci una figlia, e ora che finalmente ti abbiamo avuta, il nostro tempo su questa Terra è giunto al termine.
Spero che tu potrai davvero essere felice, vivere un'esistenza piena e priva di rimpianti. Fai la brava, piccola mia.
La donna prese la piccola dalle braccia della madre, tremante per l'emozione, e intenerita per le parole che aveva appena udito. Anche senza che le due si conoscessero, in pochi minuti avevano trovato il modo per intendersi, anche senza usar le parole. Il tempo di Cloe era oramai giunto.
- Kore.
- Come? - chiese la levatrice.
- È il nome che le darò. Approvi, Cloe? - chiese la donna.
Cloe annuì sorridendo, mentre l'ultima lacrima le solcava il volto.
- Addio Cloe, grazie per questo meraviglioso dono. Ti giuro che questa bambina la proteggerò per tutta la mia vita. - disse la sconosciuta fissando un punto vuoto accanto al letto dove giaceva Cloe.
- Tu sei Demetra, non è vero? La madre della terra, e protettrice dei raccolti. - Demetra annuì.
La Dea non avrebbe mai inviato le sue ninfe per quell'importante compito. Neppure Anthea o Egeria. Quello era un compito che doveva svolgere lei stessa.
Non appena lo spirito di Cloe lasciò le sue vesti mortali, la sua vista venne purificata, permettendole di vedere la sconosciuta per quello che era.
- Se mia figlia verrà protetta da te, la mia anima potrà raggiungere in pace il Sottosuolo. Grazie, mia Dea. - l'anima di Cloe si dissolse, e Demetra salutò l'anziana levatrice.
- Andiamo Kore, c'è una cosa importante che ora dobbiamo fare.
- Te ne prenderai davvero cura? - le chiese la levatrice mentre Demetra usciva dalla capanna.
- Sì. È solo per questo che sono giunta qui. Addio donna, e grazie per aver aiutato Cloe nel mettere al mondo mia figlia. - Demetra strinse la bambina e si allontanò dalla casa.
- Per quanto le Moire possano anche averti avvisata, alla fine farai esattamente quello che noi ci aspettiamo, Dea della natura. - disse la levatrice sorridendo, sparendo alla vista di mortali e immortali.
 
 
- Ma che carina!
- È proprio un amore.
- La nostra principessa sarà la più bella e la più amata di tutte!
Non appena arrivata al grande cerchio di pietra, posto in un luogo remoto e antico, dove nessun mortale aveva mai messo piede, Demetra venne accolta con gioia dalle sue adorate ninfe.
- Avete già preparato tutto? È quasi ora. - chiese Demetra con impazienza. Kore dormiva tranquilla, ignara di quello che stava per accadere.
- Dunque è questa la piccola? - chiese Zeus, appena giunto sul posto.
- Fratello! Sì, è lei. - disse Demetra con orgoglio nella voce. - Non è splendida?
- Sì, lo è. - Sorrise dolcemente il fratello. Come Demetra, anche Zeus aveva i capelli biondi, lunghi e scompigliati, e gli occhi chiari. Il fisico era muscoloso e abbronzato. Zeus non era mai stato un Dio particolarmente attento alla cura del suo aspetto, la fine barba che gli cresceva però, gli donava un aspetto ancora più gradevole, nonostante lui non vi prestasse cura.
Zeus amava la moglie, ma per qualche strano scherzo del destino, attirava sempre l'attenzione del gentil sesso. Sapeva di essere colpevole degli innumerevoli tradimenti commessi a discapito della povera moglie a lui pienamente devota, e stava cercando di cambiare.
Il fatto che lui fosse una calamita per chiunque, non significava che dovesse per forza cedere ai primitivi impulsi.
Zeus voleva cambiare.
Zeus però non voleva solo diventare un marito migliore, voleva anche diventare un buon padre.
La sua amata sorella gli aveva chiesto, per la prima volta, un favore. Ed era un grosso favore, ma per lei lo avrebbe fatto volentieri.
Nella sua lunga vita aveva dato origine a un'infinità di figli, ma per quanti di essi si era dimostrato degno come padre, e presente? Più volte se l'era chiesto, e la risposta era sempre stata per lui molto deludente.
Demetra gli stava dando l'opportunità di mettere una pietra sopra al passato, e cominciare un nuovo capitolo.
- Le hai già dato un nome? - le chiese prendendo la piccola in braccio.
- Kore.
- Fanciulla?
- Sì, resterà per sempre la mia bambina. Per sempre la mia piccola e dolce Kore. Non permetterò a nessuno di portarmela via. - Demetra era contenta per come si stavano svolgendo le cose. Tutto sembrava andare per il meglio, ma nella sua testa riecheggiavano le parole delle Moire. Lei avrebbe fatto di tutto per non perdere quella preziosa figlia. - Nessuno.
Zeus non era stato messo a conoscenza di quel particolare. Demetra non lo aveva ritenuto necessario. Le sarebbe semplicemente bastato che il fratello proteggesse assieme a lei quella bambina.
- È tutto pronto, mia signora. - Anthea richiamò le due divinità, Giove e la Luna erano allineati. Era giunta l'ora di compiere il rito.
Al centro del grande cerchio di pietra vi era una conca. In quella conca, la grande Madre Gaia aveva generato il suo primo figlio: Urano.
Quello era stato da allora il luogo dove si concentrava la più grande fonte di magia e di vita di tutto il mondo. Perché era da lì che il mondo aveva avuto modo di evolversi e di crescere.
Le cinque ninfe rovesciarono le acque infere nella conca, in contemporanea, mentre Demetra e Zeus incidevano i rispettivi polsi lasciando che una goccia del loro sangue scivolasse mescolandosi al liquido.
Le due divinità immersero la bambina nella conca, lasciando che il miracolo promesso avvenisse.
Il cielo si oscurò, il vento prese a soffiare con violenza e le acque insanguinate nelle quali vi era stata immersa la piccola Kore, vorticavano velocemente.
Demetra, spaventata, fece per prendere la bambina, temendo che potesse accaderle qualcosa di male. Temendo di essere stata ingannata. Zeus però la fermò.
- Calmati, sorella. Manca poco. - le indicò la bambina, che se ne stava tranquilla, con gli occhioni spalancati e puntati verso di loro.
Il corpo della piccola assorbì le acque infernali imbevute del sangue divino dei suoi genitori adottivi, e tutto si placò.
Demetra raccolse la piccola che sorrideva, e con le lacrime agli occhi la strinse dolcemente.
- Non saremo mai sole, piccola mia. Tu ed io, per sempre insieme. Mia dolce Kore. - la neomamma riempì di soffici baci la testolina della bambina, mentre le sue ninfe e Zeus osservavano inteneriti la scena.
Zeus si avvicinò alla sorella, e prese in braccio la sua nuova bambina.
- Con te sarà tutto diverso, vero Kore? - la bambina sorrise, sicura fra le braccia del padre. - Non resta che dare una grande festa. Tutti sapranno della nascita dell'unica figlia di Demetra e di Zeus. Sarai amata e coccolata, come poche altre prima di te. Sarai il vanto dell'Olimpo e nessuno oserà mai farti del male. - Demetra inviò a casa le sue ninfe, e, assieme al fratello e alla piccola, si recò sul monte Olimpo, per dare a tutti quella lieta notizia.
Per anni si era disperata, sentendosi diversa. Pur essendo una delle tre Dee figlie di Crono, Demetra aveva avuto complessi d'inferiorità per il fatto di non essere mai riuscita ad ottenere quell'unica cosa che aveva sempre desiderato. Ma finalmente era riuscita a raggiungere quel tanto sospirato obiettivo. Era così soddisfatta che donò agli uomini uno dei più grandi raccolti che la storia poté ricordare. Demetra era generosa, e voleva che anche gli uomini potessero gioire con lei della sua immensa felicità.
 
Arrivati a casa, nell'immenso palazzo, dimora degli olimpici, Zeus fece immediatamente preparare un grande banchetto. Per cinque giorni si sarebbe festeggiata la nascita della piccola Kore. Mortali e immortali avrebbero reso onore alla piccola, anche se nessuno avrebbe mai conosciuto le sue vere origini.
Incredulità, sorpresa, gioia... solo alcune delle emozioni che suscitò quella notizia sul sacro suolo divino.
Poseidone non perse tempo, e si congratulò immediatamente con il fratello e la sorella.
- È una bambina davvero graziosa. - disse lui, mentre la piccola, appena svegliata, giocò coi lunghi e ondulati capelli argentei dello zio. - Ed è anche molto vivace! - rise, alla forte stretta della piccola che rideva per chissà quale motivo.
In quei giorni era stata coccolata e ammirata da tutti.
Non v'era stato alcun dio o alcuna Dea, che non le avesse reso omaggio.
Anzi, una c'era stata. Si trattava di Era, e il suo distacco era comprensibile. Aveva sempre dovuto sopportare i continui tradimenti del marito, ma non avrebbe mai pensato che la sua amata sorella Demetra avrebbe potuto tradirla in quella maniera. Non lei.
La sua adorata sorella maggiore, la stessa che l'aveva cullata e consolata quando era stata ingoiata dal terribile padre: Crono.
Da bambina Era non era particolarmente vivace, era anzi timida, riservata e taciturna.
Fu solo quando conobbe Zeus che la Dea fiorì, lasciando spazio all'incantevole e seducente donna che ha affascinato a sua volta il Re degli Dei.
Capelli lisci e neri come l'ebano, labbra rosse e carnose, occhi verdi come gli smeraldi e il corpo sinuoso e morbido.
Per anni si era interrogata sul motivo che poteva spingere l'amato marito a tradirla, ma non era mai riuscita a darsi delle risposte.
Con lui era amorevole, condiscendente, avevano sempre condiviso insieme le gioie del letto... lo aveva sempre accontentato in ogni sua richiesta.
Eppure... lui preferiva passare il tempo con le altre, lasciandola sola in balia delle malelingue.
 
Lei era la regina degli Dei, temuta e rispettata. Sapeva però che alle sue spalle le altre divinità si beffavano di lei per quello che il marito le faceva.
Fu solo dopo il fattaccio con Ercole, che finalmente la acque si calmarono, e che le altre divinità misero freno alle loro lingue.
Era non riusciva a concepire il fatto che suo marito, che da un certo periodo aveva cominciato a comportarsi come si conveniva, ovvero da marito devoto e fedele, avesse potuto tradirla con la loro stessa sorella.
Una parte di lei fremeva dalla rabbia, voleva solo lanciare maledizioni al marito e alla sorella. Però c'era una parte di lei, nel profondo, che non riusciva ad odiare quelle due persone che per lei contavano così tanto.
Appena le fu possibile, Era abbandonò i festeggiamenti, rinchiudendosi nei suoi alloggi con le sue fedeli ancelle e il suo Abidos, il suo pavone da compagnia.
 
Dall'altra parte del palazzo, nella sala adibita ai festeggiamenti, arrivò anche l'altro fratello, quello temuto, quello che se ne stava sempre in disparte.
- Quindi... congratulazioni. Non mi avevi detto di essere incinta l'altro giorno quando sei venuta a trovarmi. - a quelle parole Demetra sussultò.
- Non credevo fosse importante per te sapere se c'era o meno vita nel mio grembo. - rispose secca lei. - Normalmente chiedi a tutte le Dee se sono incinte? Io non credo.
- In effetti no. Ma le uniche tre Dee di cui mi sia mai importato qualcosa sono le mie amate tre sorelle. E se non ricordo male, tu sei una di esse. O è cambiato qualcosa nelle ultime ore? - chiese lui con voce piatta.
- Sempre i soliti modi, eh Ade! - Zeus interruppe il tutt'altro che gradevole discorso dei due.
- Fratello, congratulazioni anche a te per la splendida bambina. Non vi somiglia per niente, e forse è un bene. - quella risposta fece arrabbiare Demetra, ma Zeus riuscì a tenerla a bada. Entrambi temevano che si sapesse delle origini della piccola.
Non vi erano leggi che vietavano agli dei di trasformare umani in divinità, ma era una cosa assai rara, e avveniva solo nei casi in cui vi fosse veramente una giusta motivazione.
Le motivazioni di Demetra, non erano poi così giuste. Erano solo i capricci di una donna che non riusciva a procreare, e si era presa una figlia dal mondo degli uomini.
Demetra temeva la vergogna e gli scherni da parte dei suoi stessi simili. Perché li conosceva.
Gli Dei si annoiavano molto facilmente, e ogni scusa era buona per spettegolare ai danni di questo o di quell'altro.
Se si fosse venuto a sapere che lei, la Dea delle Messi, era sterile, non avrebbe più avuto un momento di pace.
Dalla vergogna non se la sentì nemmeno di parlare con le sue stesse sorelle, che probabilmente l'avrebbero sostenuta e appoggiata nella scelta che aveva fatto.
- Essere figlia di due colossi come voi, non sarà facile da gestire. Ma immagino che con le cure amorevoli di mamma e papà, questa piccola crescerà bene. - disse il Dio dell'Oltretomba.
- Puoi starne certo, fratello. Stavolta sarà tutto diverso. - sentenzio il Re degli Dei.
Intanto, la piccola Kore si rivolse verso lo zio, e sorrise.
Tutti gli altri figli di Zeus, o di altre divinità, che avevano visto Ade per la prima volta, si erano messi a piangere. Ma lei no. Lei sorrise.
- Che strano. Credo che per la prima volta, i tuoi modi di fare, e la tua brutta faccia, non abbiano intimorito nessuno. - Zeus rise. Non voleva certo offendere il fratello di cui aveva una così grande considerazione, ma erano talmente rare le occasioni in cui poteva scherzare con lui, o ridere bonariamente di lui, che vedendo la figlia serena di fronte al Dio più temuto nell'intero Universo, non poté fare a meno di esprimere quella battuta.
Ade non era certo un Dio dal brutto aspetto.
Gli uomini lo immaginavano orribile, dato anche il ruolo che Ade ricopriva. E a lui stava bene.
Ade voleva essere temuto, poiché non stava bene che gli uomini si burlassero della morte.
Veniva venerato, ma i suoi riti venivano celebrati unicamente di notte... Temuto, rispettato, e a tratti anche amato.
Era quello che voleva, e nulla di più di quello che già aveva l'avrebbe reso felice.
La pelle bianca come quella di un cadavere, il fisico atletico, ma non eccessivamente muscoloso, e lo sguardo così tagliente che si diceva fosse in grado di spezzare le anime stesse.
Ade era potente, più di Zeus stesso, ma non per questo lui si era mai vantato, o aveva preteso qualcosa dalla superficie o dai fratelli.
Il suo regno, l'Averno, era quello che contava più abitanti di qualunque altro. Tutti, in un modo o nell'altro, presto o tardi, si sarebbero infine trovati al cospetto di Ade.
- Mi dovrò impegnare allora. Se non spavento più nemmeno i bambini, la mia reputazione è a rischio. - Il Dio accarezzò la testolina di Kore e le sorrise a sua volta. Un sorriso sincero però, non di scherno. Era raro vedere Ade di così disteso. - Vogliate perdonarmi, ma il mio lavoro mi reclama. Devo tornare nel mio regno dove, lo sapete bene, vi è ben poco spazio per il riposo. - Ade fece per congedarsi quando, ad un tratto, si ricordò di qualcosa.
- Ho un dono per la piccola. Tenete. - disse allungando un melograno rosso. - Non è del mio regno, state tranquilli, ma viene dall'albero che sta alle porte dell'ingresso dell'Averno. Come auspicio per una vita ricca e vitale. - consegnato il regale frutto, il temuto Dio e Signore incontrastato degli Inferi, lasciò quella allegra festa.
 
I festeggiamenti continuarono ancora, e una volta finiti, Demetra si ritirò con la bambina nel suo palazzo nascosto, con l'accordo che Zeus avrebbe potuto visitare la piccola e tenerla con sé, ogni tanto.
Demetra sapeva che senza il fratello non avrebbe mai potuto concludere il rito, ma in cuor suo, sentiva come un peso enorme il fatto di doversi separare di tanto in tanto dalla figlioletta.
 
Cominciò così la vita della piccola Kore, la bambina dagli occhi ambrati e i capelli color della terra baciata dall'alba.
La bimba cresceva sana e forte, amata da tutti, soprattutto dai genitori che la ricoprivano di attenzioni.
Kore era stata la prima figlia che Zeus avesse mai accudito con così tante premure. Si era rivelato un padre attento e dedito alle coccole verso la piccola.
Nonostante non avesse mai avuto così tante attenzioni per i suoi figli naturali, questi, vedendo la gioia del padre, non provarono rabbia nei confronti della sorellastra.
 
La vita mondana sul monte Olimpo proprio non faceva per la piccola Dea. Le piaceva stare a contatto con gli altri Dei e le altre Dee, ma il comportamento da tenere, tutte quelle regole e quei vestiti così scomodi, non facevano per lei.
Kore desiderava solo stare nel bel palazzo della madre, circondata dalla natura rigogliosa che le rispondeva. Voleva starsene scalza, coi piedi liberi dai calzari, senza vesti eleganti che la intralciavano nei movimenti.
 
Quando invece era costretta a restare sull'Olimpo, preferiva stare con le sorellastre, Atena e Artemide.
Le due Dee erano solite passare il tempo con la bambina, la quale era molto curiosa, e con piacere apprendeva dalle sorelle maggiori quante più informazioni potevano loro offrirle.
 
Kore era felice, voleva solo vivere con semplicità la propria vita senza le inutili regole che la vita sull'Olimpo, e la sua stessa madre, cercavano di imporle.
 
Per quanto Demetra avesse cercato di educarla per essere una vera signorina, Kore finiva per fare sempre tutto di testa propria. Tanto che alla fine anche la madre si arrese.
Demetra era molto attaccata alla figlia, quella figlia che come lei aveva un certo ascendente sulla natura.
Demetra era comunque fiera di Kore, anche se spesso vi erano motivi di contrasto. L'amore che la legava alla figlia, e l'amore che Kore provava per lei, era molto più forte di qualsiasi altro legame di sangue.
L'ombra dell'avvertimento delle Moire però non aveva mai abbandonato Demetra, la quale cercava comunque di tenere alle giuste distanze tutte le divinità maschili, con l'eccezione del buon padre.
Kore era ancora piccola, e Demetra avrebbe fatto di tutto coi suoi poteri per rallentare la crescita della sua bambina... ma di quanto avrebbe potuto rallentare quel processo naturale e inarrestabile?
 
Zeus stava tenendo fede alla sua parola, trattando Kore come una sua legittima figlia. La portava spesso con sé durante le sue passeggiate o apparizioni nei templi.
Kore si divertiva molto più col padre che con la madre, la quale era fin troppo seria, e per nulla incline agli scherzi.
Assieme a lui infatti, Kore progettava scherzetti innocui ai danni dei fratelli o delle sorelle. Piccoli scherzetti che non avevano mai ferito nessuno e che anzi, strappavano qualche risata.
Un giorno, però, qualcosa non andò come previsto.
 
Quel giorno, inaspettatamente, la vittima fu Era, e la rabbia della potente regina si scagliò sulla piccola Kore.
Lo scherzo non era stato pensato per lei, ma per Hermes.
Zeus aveva mandato a chiamare il figlio messaggero, e, insieme alla piccola Kore, avevano preparato una piccola rete per intrappolarlo.
I due erano pronti, nascosti dietro al portone, attendendo che esso si aprisse, pronti a lanciare la loro rete per acciuffare quell'inafferrabile Dio.
Sfortunatamente da quella porta non entrò Hermes, ma la regina, Era.
Kore si spaventò. L'istinto la voleva spingere a nascondersi dietro al padre, ma non aveva scordato gli insegnamenti della madre. Kore, allora, uscì dal nascondiglio pronta a scusarsi, finendo sotto lo sguardo accusatore di Era.
Da sempre aveva sentito gli occhi della zia su di sé. Sentiva di non piacerle, ma non ne aveva mai parlato con nessuno. Nemmeno con le amate sorelle o con le fedeli ninfe a seguito della madre.
Non le piaceva, ma Era non si era mai comportata male con lei. Erano solo quegli sguardi di ghiaccio che ogni tanto le lanciava, a far tremare la piccola Kore.
- Perdonatemi, mia Regina. - disse la piccola Kore balbettando. - Stavamo aspettando Hermes, non voi. Non ci saremmo mai permessi di... - ma prima che la piccola avesse il tempo di finire, Era le piantò un sonoro schiaffo sulla guancia, e la afferrò per il vestito, sollevandola da terra.
- Tu, piccola bastarda! - Era non si era accorta di Zeus che la fissava impietrito dal portone.  - Non so con quali sottili arti tua madre abbia sedotto mio marito, ma tutti quelli come te meritano solo la morte. - senza alcun freno, la Dea furente, lasciò cadere la piccola a terra, e non contenta fece per strangolarla.
Solo l'intervento del Padre degli Dei la fermò da quello che stava per commettere.
Gli Dei non possono morire come dei comuni mortali, ma era il gesto in sé ad essere disumano e indegno di lei.
Zeus cercò di far calmare Kore, che piangeva e tremava come mai prima di allora. Mandò così a chiamare Artemide e Atena, che presero con loro la piccola, cercando di farla distrarre, permettendole di ritrovare la solita allegria e vivacità.
Zeus trascinò la moglie nelle sue stanze e la gettò con violenza sul letto.
- Tutto questo per un banale scherzo? - chiese lui, fissandola con gli occhi che erano diventati due fessure. La sua voce era piatta, priva di emozioni, non v'era traccia di rabbia o alterazioni in essa. Il giovane Dio che si divertiva con poco, e provava grande piacere negli scherzetti e nelle piccole cose, aveva lasciato il posto all'autorevole e timorato Padre degli Dei.  Si stagliava immobile e imponente davanti ad Era. Non gli serviva alzare la voce o gridare, era il suo corpo a parlare per lui, i muscoli tesi e i movimenti lenti ma minacciosi. Anche i suoi poteri, all'esterno, davano voce a quello che provava: fuori dal palazzo, si stava preparando una delle più grandi tempeste mai conosciute.
Zeus conosceva il temperamento vendicativo della moglie, ma mai prima di allora l'aveva vista in azione.
Lui stesso, per un attimo, aveva tremato di fronte alla rabbia di lei.
- Quello scherzetto innocente lo aveva preparato con me. Era una cosa innocente, mia cara. E tu, - la afferrò per i capelli fin quasi a strapparglieli, - tu, con tutta la tua arroganza, hai minacciato una bambina innocente.
- Innocente! Innocente, tu dici? - con le lacrime per il dolore fisico, ma soprattutto, per le innumerevoli ferite al cuore che il marito le aveva inferto, Era si difese. - Quella bambina è frutto del tuo ennesimo tradimento, e io come una sciocca avevo creduto alle tue scuse. Avevo creduto alle tue bugiarde parole! Tu mi fai schifo, non sei degno del ruolo che ricopri, tu sei solo feccia, sei solo fe... - Zeus, furente di rabbia schiaffeggiò per la prima e unica volta la moglie.
- Bada, donna. So che sei alterata, ma non ti permettere un'altra volta di proferire queste ingrate parole verso di me o ti getterò nel Tartaro. E tu mi conosci, sai che non muovo queste minacce a vuoto. - un lampo divise in due il cielo, e un terribile tuono fece tremare le fondamenta stesse della Terra.
- Perché, Zeus? Perché Demetra? - Zeus era furioso, ma temeva che nonostante le minacce, la moglie avrebbe potuto ancora in futuro minacciare la vita della sua bambina.
"Dovrei dirle la verità" pensò. Era si era comportata in maniera orribile, ma quante volte lui l'aveva ferita?
"Però avevo anche promesso a Demetra che non avrei mai tradito la sua fiducia, rivelando ad altri il suo segreto!" Il Re degli Dei si trovava di fronte a un grosso dilemma.
Doveva salvaguardare la salute di Kore, e anche il suo matrimonio. Era quella l'unica cosa sensata da fare.
- Era, ciò che sto per rivelarti metterà fine a questi inutili battibecchi... Kore non è mia figlia, io l'ho solo adottata. - La moglie lo fissò incredula.
- Demetra è sterile. La bambina era mortale, e con un antico rito abbiamo reso immortale la piccola. Il mio sangue e quello di Demetra è servito allo scopo. Io sono solo il suo padre adottivo, - Era rise istericamente, rilasciando tutta la tensione degli ultimi anni. - però io l'amo come se fosse carne della mia carne.
Era si inginocchiò di fronte al marito, implorando il suo perdono e promettendo che avrebbe trattato con dolcezza la bambina.
- Mi fido di te, donna, ma osa rivelare ad altri quello che oggi hai scoperto, e capirai sulla pelle cosa significa farmi adirare. Quanto ti ho detto prima non l'ho dimenticato, e farai bene a non dimenticarlo neppure tu. Non devi questo solo a noi, ma anche a nostra sorella, che ha già sofferto molto in solitario, e alla bambina che non sa nulla... - inspirò, poi concluse - ... E mai nulla di tutto ciò dovrà arrivare alle sue orecchie.
Era promise, cercando un contatto fisico col marito, ma lui rifiutò. Era ancora molto alterato per quello che era accaduto.
- Ora andrò da lei. Ricomponiti e cambia atteggiamento, Era. Non voglio arrivare al punto di punirti seriamente. Mi sono spiegato? - chiese lui, con sguardo fisso su di lei.
Era annuì, più serena. Serena come non lo era più da parecchi secoli.
 
Passarono un po' di giorni dall'accaduto, durante i quali Kore non si avvicinava mai al padre, se sapeva che la regina era nelle vicinanze.
Demetra, che era impegnata sulla Terra nella cura dei campi e delle colture, non aveva saputo nulla di quanto era successo all'amata figlia.
In realtà nessuno lo sapeva, quella era una cosa rimasta fra Zeus, Kore, Era e le figlie di lui: Artemide e Atena.
Per la Regina degli Dei, chiedere perdono era un compito tutt'altro che semplice. Tuttavia, voleva rimediare al torto che aveva fatto alla bambina. Sapeva di aver agito in maniera sciocca ed eccessiva. Era stato davvero un colpo basso aggredire una bambina che, di fatto, non le aveva fatto alcun vero torto.
Passeggiando nei giardini del palazzo, Era trovò Kore, la quale, non appena la vide, cominciò a tremare, impietrita e spaventata.
- Piccola, non devi avere paura. - cercò di tranquillizzarla lei. Ma Kore continuava a tremare, memore di quanto era accaduto.
- Sono venuta qui... per scusarmi. -  La Dea si inchinò. L'espressione triste nello sguardo della Dea, e la voce spezzata, fecero si che Kore la guardasse, capendo che la Dea era sincera.
- Ho sbagliato a trattarti in quell'orribile maniera. Non è colpa tua se mio marito è... beh, quello che è. - Era non poteva dire alla bambina la verità che aveva appreso. Le disse una mezza verità, del resto, tutti sapevano della natura da seduttore che contraddistingueva il Padre degli Dei.
Kore annuì.
- Non volevo farti soffrire, mia Regina. - disse la piccola con voce flebile.
- Non è colpa tua. Sono io che ho agito in maniera esagerata. Potrai mai perdonarmi? - Kore annuì, e inaspettatamente, gettò le braccia al collo della Madre degli Dei.
Era sorrise piena di felicità.
- Ho un regalo per te, piccola Kore. - disse Era sciogliendo dolcemente l'abbraccio della piccola.
Chiamò una delle sue ancelle, la quale arrivò con un fascio di narcisi.
- Sono bellissimi. - esclamò la piccola con gli occhi che brillavano.
- So che ti piacciono tanto i fiori, e ho pensato che questi avrebbero potuto renderti contenta.
- Allora anche io ti regalerò dei fiori.
- Ma non è necessario.
Kore non dovette pensare a lungo, sorrise e si concentrò, fino a  quando il giardino non si riempì di papaveri, i fiori sacri alla Dea, stupita quanto la sua ancella per il meraviglioso spettacolo.
- Sono stata brava? - chiese Kore con un sorriso immenso.
Era la prese in braccio, la strinse forte forte a sé e le disse: - Sei stata bravissima, figlia mia.
Zeus aveva assistito di nascosto alla scena. Non le raggiunse, voleva che quel momento fosse solo loro. Zeus si era stupito della reazione violenta che Era aveva dimostrato nei confronti di Kore... ma si stupì ancora di più quando la sua stessa Regina si inginocchiò in segno di penitenza davanti alla bambina. Non aveva mai visto sua moglie sotto quella luce, e alla fine si ricordò perché avesse sposato quella creatura meravigliosa. Lei era una signora fiera e tenace, ma al contempo nascondeva le sue fragilità, la sua incredibile sensibilità e tenerezza, usando quella maschera di donna inavvicinabile.
Con questi pensieri di puro amore, il Padre degli Dei abbandonò contento sua figlia e la sua nuova Madre, ritirandosi nella sala del trono.
Era avrebbe prestato fede a quello che aveva promesso al suo amato sposo, anche perché aveva sempre dimostrato di essere una donna di parola.
Da quel giorno, Era divenne come una seconda madre per la piccola Kore, e l'avrebbe aiutata nel cammino che il fato aveva già pronto per lei.






 
L'angolo di Shera ^^

Primo capitolo, operazione riuscita!
Parto subito col ringraziare voi che mi avete commentata, aggiunta a preferiti, seguite o ricordate. Quindi un grazie speciale a ANCIENT IRIS, Saliman, Elpida, Renesmee94, evy88 e Mary40. Lo apprezzo moltissimo, quindi grazie di cuore <3.
Come avrete certamente capito, io sono una grandissima sfacciata.
Dovevo mettere nell'intro. dimenticate ciò che sapete degli Dei della mitologia greca, perché io l'ho fatto.
Non so, forse volevo renderli ancora più umani, e forse il giusto titolo per questa storia avrebbe dovuto essere "Redenzione", dato che ne ho parlato parecchio. Di Demetra ho parlato gran poco, ma tranquilli, il prossimo capitolo parleremo ancora di lei, e ci sarà un lieve balzo indietro.
Non credo che parlerò troppo di pappette e simili, ma qualche aneddoto sulla neonata Kore, credo che non ci starebbe male.
Alcune cose, alcuni personaggi, sembreranno, e perdonate il francesismo, cagati lì per caso... ebbene, io spero di smentire questo.
Avere una storia con tanti personaggi, e riuscire a caratterizzarli tutti come gli Dei comandano, non è facile. e io non sono George R. R. Martin. Oh sì, sono una fan del trono dei troni Trono di spade.


Era ho voluto renderla molto più fragile di quanto la mitologia non insegni. A conti fatti lei è una donna, ripetutamente tradita. La rabbia è comprensibile, e anche la poca lucidità. Non è mai da giustificare un atto di violenza, ma bisogna sempre vedere le cose sotto diversi punti di vista.
Zeus... l'avrete capito, provo una certa simpatia nei suoi confronti. Sono il genere di donna che non vede MAI di buon occhio il tradimento. Però voglio credere nel riscatto, almeno sulla carta. Di base dico sempre "Se uno tradisce, tradirà ancora". In questa storia però voglio credere in un lieto fine... più o meno.

Chi mi conosce, sa che ho una certa simpatia per le storie tragiche XD, sebbene cerchi sempre di regalare un lieto fine ai miei personaggi.

Ah per Ade... ricordatevi sempre che quest'uomo, questo Dio, la sa lunga. Non c'è bisogno che dica altro. È un simpatico modo per farvi cominciare a pensare a macchinose idee pronte per il racconto, e poi stupirvi facendo tutt'altro.
In realtà, ci sono poche cose certe su questa storia, a parte i due perni: la storia dei protagonisti, ovviamente, e ciò che muoverà tutto... ma quello me lo tengo per me.

Prima che me ne dimentichi. La scelta del nome della madre naturale di Kore. Cloe, si dice, è uno dei tanti nomi di Demetra, infatti significa erba verde, erba che spunta. La ricerca, con questo racconto, è fondamentale. Per le ninfe a seguito di Demetra ho giusto spaziato un poco. Egeria ad esempio l'ho presa "in prestito" alla mitologia romana. Egeria era amante, moglie e consigliera di uno dei sette re di Roma: Numa Pompilio. Demetra è una regina, a modo suo, e ogni buon sovrano necessita di un gruppo di consiglieri e persone fidate. 

Ringrazio il mio beta, e adorato moroso, per l'aiuto (dice che sto migliorando, ci mette poca mano oramai :D). 
Ho aspettato a lungo prima di buttarmi in questo nuovo progetto, e pare che le premesse siano buone.
È stato così anche per il principe Scorpione, favola che tra l'altro dovrei anche ripubblicare aggiornata (dato che ho fatto un bel po' di modifiche). Insomma, prendiamoci il dovuto tempo.

Sto facendo i miei siparietti decisamente troppo lunghi.
Per stavolta chiudo qui. Vi ringrazio ancora per il sostegno e i pareri, aspetto adesso le vostre opinioni.

Un bacione e alla prossima. <3


 
Shera



P.s. Ho leggermente modificato il testo, togliendo una parte che verrà ripresa nel prossimo capitolo.
Dato che non toglieva nulla a questo, e che invece era di grande aiuto nel prossimo ^^.

A presto ♥
  
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