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Autore: Dmitrij Zajcev    08/08/2015    1 recensioni
Noah Skirata, un mandaloriano vissuto durante le guerre Mandaloriane, combatté al servizio di Mand'alor il definitivo come capo della squadra rossa, una task force di mandaloriani, formata da sei membri, il cui obbiettivo era quello di eliminare i nemici principali dei mandaloriani, di battaglia in battaglia. Durante la guerra, la sua vita cambierà, facendogli vivere delle avventure per tre epoche diverse.
N.B.: Poiché i mandaloriani tendono a parlare mischiando il basic (linguaggio comune della galassia) e il Mando'a (linguaggio dei mandaloriani), alla fine di ogni capitolo ci sarà un piccolo glossario delle parole o frasi dette durante il capitolo. Frasi/parole che vengono riutilizzate in capitoli successivi non verranno ritradotte.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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3964 BBY (3964 anni prima della battaglia di Yavin), Orbita del pianeta Tatooine. 

Luci rosse, rumori di passi veloci, voci concitate, odore di ozono e la sgradevole sensazione post- salto iperspaziale. Questo è ciò che vedo, sento, odoro e provo, mentre mi alzo lentamente dalla branda. Mezzo addormentato, mi avvicino al lavandino del mio alloggio sulla Auretiic Naast, la "Foreign destroyer". Lentamente, mi sciacquo il viso, osservandomi allo specchio come se fosse la prima volta. Ventiquattro anni. Sono un Taung di ventiquattro anni, e ne dimostro almeno dieci di più. Solo i miei occhi smeraldini dimostrano la mia vera età, pieni di forza e desiderosi di entrare in battaglia, come un bambino alla sua aka d'iniziazione, desideroso di eliminare gli Auretiic della Repubblica, quegli sciocchi non mandaloriani. Alzo lo sguardo sul soffitto, mentre sento gli altoparlanti avvisare che siamo arrivati sull'orbita di Tatooine. Luci rosse. Non dobbiamo partire ancora. Vuol dire che il comandante Cassus Fett non ci ha ancora dato i briefing e i compiti necessari. Accarezzandomi i lunghi capelli neri tenuti in trecce dread, neri come lo spazio profondo, mi avvicino all'armadio dell'alloggio e digito il codice di sblocco della serratura magnetica. L'armadio, aprendosi, sembra che mi voglia abbracciare, con la mia beskar'gam e le mie besbe'trayce rispettivamente al centro e sulle ante interne dell'armadio: placche verde, il dovere di ogni mando'a ad obbedire a Mand'alor e a seguirlo, su veste nere, a significare la giustizia dei Mando'ade. Anche il simbolo dei mandaloriani, il teschio di mitosauro, è color nero. L'elmo, nero con i bordi verdi, è l'ultima cosa che devo indossare. Non voglio attivare subito il mio visore elettronico. Lentamente, come se non dovessi entrare in battaglia, come se mi stessi vestendo solo per andare in giro per la nave, durante il salto iperspaziale, indosso la mia seconda pelle. Solo allora, mi sento veramente me. Senza la mia armatura, come penso tutti i mandaloriani, non sarei nemmeno nudo… non avrei nemmeno una pelle. È vero ciò che dicono sempre gli anziani… "Verd ori'shya beskar'gam." Un guerriero è più che la sua armatura, ma la vera pelle di noi mandaloriani è questa. Questa armatura in beskar, in ferro mandaloriano. Lo stesso nome lo dice: Beskar'gam: pelle di ferro. Sorridendo, osservo le cicatrici e le bruciature che porto con onore sull'armatura. Ogni cicatrice è una singola battaglia che ho combattuto e vinto. Dopo aver osservato e accarezzato la mia "pelle" come un bambino, prendo le armi che mi serviranno: Il jet-pack, che indosso come zaino è la prima cosa. La seconda sono le armi da mischia: un paio di vibrocoltelli, e due beskad, le spade a lama curva, tipiche di noi mandaloriani. Sulle due fondine che porto ai fianchi, infodero i miei squartatori mandaloriani: pistole blaster con caricatori a tamburo: ogni caricatore è da undici colpi, ognuno con una potenza di fuoco tale da aprire un buco di 5 cm di raggio nel punto d'impatto e di oltrepassare gli scudi personali, disattivandoli quel tanto che basta per sorpassarli. Ora mi mancano solo i due fucili, uno d'assalto e uno da cecchino, e i generatori shockwave. I primi li infodero su fondine apposite, presenti dietro il jet-pack in modo che siano incrociate. Gli shockwave, le ultime armi che prendo, li metto alla cintura in apposite "tasche". La loro potenza esplosiva è spaventosa: essere colpita dalle onde soniche rilasciate da queste granate strappa in due il corpo del pover'uomo o donna che ne è stato investito. 

Prima di uscire, prendo il mio Buy'ce e lo indosso. Sorrido, vedendo l'ormai familiare console che mi tiene collegato con la mappa del pianeta o della nave, con i miei compagni di squadra, la Ge'tal Tsad, e tutte le altre funzioni essenziali per svolgere le missioni. Il tutto controllabile con la retina e la voce. Quando esco dal mio alloggio, dirigendomi verso l'hangar, sento una voce femminile, familiare, che mi chiama. 

«Tal'vod! Aspettami!»

Rey Vevut. La mia sorella di sangue e adottiva, di otto anni più giovane di me. Per essere così giovane, Rey ha una grande abilità nel computer e con gli strumenti informatici. Come suo solito, mentre mi sta parlando, tiene in mano il suo datapad con cui cerca informazioni o si collega a console e sistemi informatici vicini per scaricarne informazioni e hackerarli. 

«Cosa succede Rey, sorella mia?»

«Guarda qui, Noah. Agenti imperiali. Ho saputo che verranno a darci supporto tattico.»

Si collega alla console del mio elmo, trasmettendomi una olo-comunicazione di poche ore fa, dove un chiss, esseri dalla pelle blu e dagli occhi rossi - a malapena riconoscibile a causa della luce blu dell'oloproiettore, avvisa con il suo accento sibilante l'arrivo di otto agenti imperiali, che verranno "agganciati" a ogni task force, due per ognuna. Scuoto la testa, scocciato. Li odio quei bastardi. Sia loro che i Sith, quei dar'jetii dannati. Non sanno combattere con onore! Sempre a lasciare il lavoro sporco agli altri! Sempre a usare inganni e sotterfugi per combattere!

«Haar'chak! Non mi piace affatto! Rey, ora andiamo all'Hangar. Mentre Cassus ci fornisce le informazioni di cui abbiamo bisogno, tu collegati al computer di bordo della Shadow Flame. Appena avremo le informazioni necessarie e ci sarà dato l'ordine di partire, andiamo. Con o senza agenti imperiali. Non mi importa niente di quei dannati.»

Furioso, mi dirigo verso il luogo della riunione, mentre mando un audio messaggio al comlink incorporato negli elmi al resto della squadra:

«Tenetevi vicini alla nave. Appena ci verrano dati gli obbiettivi della missione, Partiamo.»

Pochi minuti standard dopo, io e Rey arriviamo all'Hangar. Su una passerella, leggermente rialzata, vedo il nostro comandante nella sua classica armatura gialla con la cappa a coprirgli il braccio: Cassus Fett. Accanto a lui, quattro da una parte e quattro dall'altra, gli otto agenti imperiali. Non vedo l'ora che la riunione per il briefing di missione finisca, così possiamo andarcene immediatamente sulla Prudii Tracinya. Mi avvicino al resto della squadra, davanti alla nave, e osservo il nostro comandante, mentre ci dà gli ordini.
 
Glossario
Auretiic Naast: distruttrice dei forestieri (più generale non-mandaloriani).
Aka: missione
Beskar'gam: Armatura
Besbe'trayce: Armi
Mand'alor: Mandalore (signore dei mandaloriani)
Mando'ade: Mandaloriani (figli di Mandalore - inteso come pianeta -)
Verd ori'shya beskar'gam: un guerriero è più che la sua armatura.
Beskar: ferro mandaloriano
Beskad: spade a lama curva
Buy'ce: elmo
Ge'tal Tsad: Squadra Rossa
Tal'Vod: Fratello/sorella di sangue
Dar'jetii: Sith (arcaico)
Haar'chak: dannazione
Prudii Tracinya: Shadow Flame
  
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