Matteo era immobile nel letto dell’ospedale. Alcuni raggi del sole riuscivano a penetrare dai fori delle persiane, creando una desolata penombra. L’unico rumore era provocato dal respiro dell’uomo, completamente intubato. Sembrava che stesse dormendo beato, invece lottava tra la vita e la morte. Mario gli teneva la mano e lo fissava ininterrottamente. Sperava che da un momento all’altro avrebbe aperto gli occhi. Gli avrebbe sorriso e gli avrebbe detto: “Che guardi?” Ma questa sua speranza, di giorno in giorno si stava affievolendo.
Le parole del medico gli risuonavano ancora in testa, scendendo giù al cuore, lacerandolo.
“Lei è un parente?”
“Sono il suo compagno."
[...]
“Ah, ho capito. E cosa intendete fare? Si deve operare?”
“Senta, come le dicevo dobbiamo fare altri accertamenti per essere sicuri [...] Mi spiace, il suo compagno non ce la farà."
Ora era lì, solo, in quella stanza avvolta dalla tristezza. Erano soli al mondo.