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Autore: Jsnow    10/08/2015    0 recensioni
Prima degli avvenimenti narrati in questa FF: Cem cade nel tombino dopo che Metin lo ha schiaffeggiato (2° Serie). Cem si risveglia e litiga con Lena dicendole che non vuole stare con lei, perché non ha fatto altro che credere sempre alla buona fede di Axel e non a lui. Lena disperata, dice a Doris che passerà le vacanze estive dalla sua amica Khaty in America e parte il giorno seguente.
La FF parte dal RITORNO di Lena a Berlino.
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incest, Triangolo
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2.CAPITOLOIo sono il Capo






 

-NON E’ POSSIBILE!- do un pugno alla parete della mia stanza.
-Cem tutto bene?- Nelha mi guarda storcendo le labbra e guardandomi in un modo che non sopporto. Mi sta giudicando. Vuole sondare la mia mente. Lo so, la vedo. Lo sento.
-Niente- sbotto infastidito, mentre mi sfilo l’asciugamano di dosso e cerco le mutande. Le trovo appallottolate sulla playstation. Da quando quella tedesca pazza è andata via, non distinguo più le cose da mettere da quelle sporche.
-Allora stasera è al Cevran alle undici- mi dice la ragazza che mi sono fatto per tutta l’estate, mentre entra nella sua minigonna dorata lanciandomi uno sguardo attento. Sta ancora cercando di capire cos’ho che non va.
-Mmh- emetto un grugnito sperando che esca in fretta dalla mia stanza.
-Non fate tardi- continua poi mentre si infila una magliettina sottile azzurra che le mette in risalto i capezzoli turgidi.
Quando l’ho incontrata, Nelha è stata l’unica con cui io sia riuscito a sfogare tutto il dolore represso per quello che Lena mi aveva fatto. Ed era stata anche la prima con cui avevo fatto sesso. Da allora avevamo continuato a farlo regolarmente e la cosa mi piaceva. Ma in quel momento il suo corpo non mi diceva niente e volevo solo che se ne andasse.
-Okay- mormoro prima che lei mi sfiora le labbra con le sue ed esce dalla mia stanza.
Sono solo e finalmente posso riflettere. Mi siedo sul letto ancora mezzo nudo e rivedo Lena in camera sua, con un’espressione indecifrabile e quella sua parlantina che non ho mai sopportato.
“E’ tornata” mi dico passandomi le mani fra i capelli ancora umidi.

“E’ già tornata”.

Chiudo gli occhi e rivivo il primo bacio, quello per cui è nato tutto questo casino.
-Cazzo- implodo alzandomi dal letto come una furia.
-Se vuole di nuovo rovinarmi, avrà quello che si merita!- urlo alla stanza vuota.
In quel momento dalla porta fa capolino Yağmur.
-Tutto bene? Nelha mi ha detto che alle undici dobbiamo essere in quel locale, come si chiama?-. Non le rispondo, ma mi infilo i jeans. Anche se mia sorella è diventata più elastica riguardo il corpo dell’altro sesso, mi fa sempre uno strano effetto che mi veda in mutande.
-Invito anche Lena- aggiunge poi, e a quest’affermazione non posso non rispondere.
-No!- sbotto.
-No? Ma lei sarà contenta di poter partecipare ad una festa. Lei adora le feste- lo dice con il suo vecchio tono. Quello infastidito a tratti sconcertato. Sorrido sotto i baffi pensando che le vecchie abitudine sono difficili da perdere. Poi in quell’istante so per certo che tutti e due stiamo ricordando la primissima volta che abbiamo visto Lena “divertirsi” ad una festa. Non è finita bene. Ed io ci avevo anche rimesso metà chiappa.
-Non avrà voglia. E’ appena ritornata- mugugno cercando di trovare una scusa plausibile. Non la volevo davanti agli occhi per tutta la serata.
-Di cosa parlate?- un’altra testa sbuca dalla porta socchiusa. E’ lei.
Il cuore comincia a pulsarmi nelle tempie e in una zona molto in basso.
-Di una festa!-
-Non sono affari tuoi-.
Io e Yağmur rispondiamo contemporaneamente.
-Una festa?- Lena entra completamente nella stanza e per poco non mi affogo con la mia stessa saliva. E’ avvolta nel mio vecchio accappatoio blu e bianco. Lei mi lancia uno sguardo rendendosi conto che la sto guardando. Si morde il labbro inferiore come fa spesso quando è nervosa, e sento un tremito percorrermi le braccia.
-Nelha ci ha invitato ad una festa organizzata da un suo amico. Puoi venire anche tu se ti va-.
Finalmente Lena distoglie gli occhi da me, e guarda mia sorella.
-Ma certo. Che bell’idea-. Cerco di fissarla in cagnesco ricordandomi che mi ha solo preso in giro.
-Non è una festa per te. Sono tutti ad alto livello- dico sfiorandomi il naso con un dito e guardando in aria con fare presuntuoso e indifferente.
Con la coda dell’occhio sbircio l’espressione di Lena. Ha il viso affranto ma cerca di tutti i modi di non darlo a vedere.

“Merda”.

Stringo i pugni per non fare la femminuccia e dirle quanto dannatamente mi è mancata.
“Io sono il Capo” mi ripeto chiudendomi nel mio broncio.
-Ci verrò- afferma guardandomi con determinazione.
-Quello è il mio accappatoio. Toglitelo- controbatto senza battere ciglio. Nello sguardo di Lena compare un bagliore di malizia.
-Vuoi che me lo tolga?- dice abbassandolo giù dalla spalla lasciando scoperto un lembo di pelle di troppo.
-Per l’amor di Allah, Lena!- Yağmur alza le mani al cielo ed esce dalla stanza esasperata. Avrei voluto fermarla e dirle di restare lì. Di non lasciarmi da solo con Lena.
-Allora?- mi provoca lei avvicinandosi pericolosamente. Siamo a qualche centimetro di distanza, ma io mantengo il sangue freddo.
-Puoi anche togliertelo. Tanto vedere le tue tette da quindicenne non mi fa niente. Ho visto ben altro livello in questi mesi- alzo le sopracciglia allusivo, stuzzicandola con un pizzico di cattiveria. Non me ne pento. Mi ha fatto troppo male. Sono stato uno straccio per lei, e ho giurato a me stesso, e a Costa, che non sarei mai più stato così per una ragazza.
-Sei un animale, Cem!- mi urla in faccia, rossa come un peperone. Poi si strappa letteralmente il mio accappatoio di dosso e me lo getta in faccia.
-E chiudi la porta- le grido dietro, mentre esce dalla mia camera come una furia e ho solo una visione sfuggente del suo sedere nudo. Sbatte la porta così forte che pezzi d’intonaco bianco cadono sul pavimento già incrostato dalla sporcizia di giorni.
Respiro forte cercando di calmare l’eccitazione che sento dentro. Cerco di convincere le mie gambe a restare ferme dove sono e a non correrle dietro per baciarla e farla mia in un modo o nell’altro.
Chiudo gli occhi e mi calmo.
Quella sera le avrei fatto vedere che non mi faceva più nessun effetto.
In fondo, io ero il Capo.

 

  
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